di "3a Vía - Pagina de Paleoastronáutica"
2003
traduzione
Nicoletta Marino
Versione originale
L’immagine più estesa della navigazione degli antichi Egiziani si è
associata sempre ai loro viaggi sul Nilo, però esistono una gran
quantità di indizi che indicano inequivocabilmente la loro presenza
sul mare.
Su pitture murali antiche più di 3000 anni, appaiono scene
di marinai che con le loro imbarcazioni danno prova della profondità
del mare vicino alla costa con un peso attaccato ad una lunga corda.
Le imbarcazioni più antiche che si conoscono erano costruite con
un’armatura di legno ed erano grandi abbastanza da contenere come
minimo 20 rematori. Erano equipaggiate con un solo albero dotato di
una vela rettangolare, e uno o due grandi remi situati a poppa che
facevano le funzioni di timone, in quanto erano capaci di
trasportare vari capi di bestiame o il peso equivalente di mercanzie.
La loro attività commerciale si estendeva in vari punti del
Mediterraneo e del Mar Rosso.
Nella Pietra di Palermo appaiono dati del tempo del Faraone Snefru
(IV dinastia) dove si parla di una spedizione commerciale di
quaranta imbarcazioni per la città di Biblos, nelle terre di Canaan
al fine di caricare legno di cedro, un materiale molto apprezzato
dagli antichi Egiziani. Si parla anche della costruzione di
un’imbarcazione di 52 metri di longitudine.
In uno dei papiri conservati nel British Museum appare il nome di un
grande porto commerciale, “Per Neferu” ( Buon Viaggio), punto
strategico per l’arrivo e la partenza delle rotte marittime
commerciali verso le terre asiatiche. Appaiono anche diverse
relazioni sul materiale necessario per la costruzione di diversi
tipi di imbarcazioni.
Nel tempio funerario del Faraone Sature (V dinastia) esistono
diversi rilievi di imbarcazioni egiziane che ritornano dopo una
spedizione in terre asiatiche cariche di schivi e prigionieri.
LE GRANDI SPEDIZIONI MARITTIME
C’è una leggenda riportata anche dallo storico Erodoto in cui si
narra che durante il regno di Necao II (616 a.C.) fu intrapresa una
spedizione su incarico del faraone stesso in cui si scelsero i
migliori marinai del tempo, i Fenici.
Per due anni, una flotta
fenicia armata da Necao II realizzò un viaggio di più di 20.000
chilometri attorno al continente africano.
Anche i Greci hanno raccolto storie di altri tra i migliori
navigatori del mondo antico oltre i Fenici ed i Cartaginesi. Il capo
cartaginese Annone percorre in
Riproduzione pittorica di un’imbarcazione egiziana di altura nel
tempio funerario del faraone Sahure. |
numerose occasioni la costa
occidentale africana, fondando diverse colonie come Karikon, Teichos,
Gytte, Akra, Thymiaterión, etc…
In una delle occasioni organizzò una spedizione da Cartagine a cui
parteciparono almeno 60 navi e fondò durante il percorso sette
colonia. Non si sa con esattezza dove giunsero durante la loro
avventura, però le descrizioni ci parlano di una montagna molto alta
che sputava fuoco e che chiamarono “il trono degli dei”, il che ha
fatto pensare che la spedizione di Annone arrivo fino in Camerun.
Nel 330 a.C., Piteas organizzò una spedizione fino al Circolo Artico,
solcando il Mar Baltico attraverso i pericolosi iceberg galleggianti.
Nel racconto delle loro avventure appaiono degli aspetti che
confermano appieno la veridicità di questa spedizione come la
descrizione netta delle interminabili notti polari, un fenomeno
sconosciuto nel mondo mediterraneo.
L’Egitto fu una potenza politica, economica e militare e dispose di
ogni tipo di mezzi, beni propri o di popolazioni satelliti come i
Fenici, i Cartaginesi o i Greci per realizzare grandi spedizioni in
diversi punti geografici del pianeta.
Ma fin dove arrivarono i suoi limiti?
AUSTRALIA META FINALE
Una delle opere maestre della letteratura egiziana che è arrivata
fino a noi, è quella conosciuta come “Il racconto del naufrago”.
Sono narrate le avventure di uno sfortunato marinaio che naufragò
mentre si dirigeva con la sua imbarcazione a prendere minerali in
territorio nubiano. L’equipaggio era di 120 marinai e le misure
dell’imbarcazione erano di 60 metri lunghezza e 20 di larghezza.
Affondò durante una forte tempesta sballottata tra onde di 4 metri
di altezza.
A sinistra, immagine del dio egiziano Anubis
nel Parco Nazionale
della Valle del Cacciatore in Australia.
A destra, insieme di alcuni degli oltre 250 geroglifico rinvenuti
nello stesso luogo
e che ci narrano dell’arrivo improvviso di una
spedizione egiziana dei tempi della IV dinastia.
Qualcosa di simile dovette succedere nella storia che si ricava da
un insieme di geroglifici trovati in un luogo così lontano dai
percorsi degli Egiziani. Ci riferiamo all’Australia e più
esattamente al Parco Nazionale della Valle del Cacciatore a nord di
Sidney.
Sulle rocce di un monte appaiono più di 250 geroglifici; spicca tra
loro un cartiglio con il nome di Djef-Ra (Diodefre), figlio di Keope
e nipote di Snefru, il che situa questo avvenimento storico
nell’Antico Impero e più esattamente durante la IV dinastia.
In questi geroglifici si parla dell’avventura di una spedizione al
comando di Djes- Djes-Eb, un nobile egiziano che insieme al suo
equipaggio naufraga in terre straniere, dove dopo molte calamità
morirà per il morso di un serpente velenoso.
A sinistra la “Pietra di Tjurunga", localizzata in Australia
Occidentale,
un simbolo classico dell’arte egiziana durante il regno
di Akenaton,
dove i raggi solari erano sempre rappresentati con "piccole
mani" che toccavano l’umanità.
A destra la famiglia di Akenaton è avvolta dai raggi di Aton (il
Sole).
Osservate le piccole mani al termine dei raggi del Sole in
ambedue rappresentazioni
Nel Queensland, altra zona dell’Australia, sono
stati trovati vari scarabei sacri egiziani e la statua
di un babbuino, un animale sconosciuto da
queste parti e che
A destra, la statua di un babbuino.
Questo animale
Rappresentava il dio egiziano della scienza Thot. |
gli Egiziani usavano, come
pure l’uccello ibis, per rappresentare il dio
della scienza
Thot.
Un’ altra di queste curiose
statue, è stata localizzata a Leura, sulle
Montagne Azzurre del Nuovo Galles del Sud.
In questa stessa località, vicino Kyogle, la figlia di un
agricoltore trovò nel campo un amuleto di ambra a forma di obelisco
con strane iscrizioni. Esperti del Museo di Mineralogia decretarono
che l’amuleto era egiziano e lo datarono antico di 5000 anni.
In una grotta di Terra di Arnhem esiste il disegno di un Dio Horus
ed anche nel Museo di Katoomba si possono vedere monete sia egiziane
che romane trovate in diversi punti dell’Australia.
Vicino al fiume Hawkesbury nel Nuovo Galles del Sud sono state
ritrovate due statue; si riscontrano chiari elementi semitici del
viso nelle teste. Nel museo di Perth si vede un piatto scoperto nel
1972, di origine fenicia, dove appare una stella di Davide insieme a
caratteri fenici ed egiziani.
La cosiddetta Pietra Tjuringia trovata nell’Australia centrale è una
copia identica di come gli Egiziani rappresentavano il simbolo di
Aton (il Sole) nell’anno 1000 a.C.
TRACCE IN EGITTO
Non esistono solo tracce della visita di antichi Egiziani in
Australia; anche in Egitto possiamo trovarne e ci indicano che in un
momento dato della Storia i popoli di Egitto ed Australia hanno
incrociato i loro destini.
Nel 1984 il giornale “Cairo Times” pubblicò la notizia del
ritrovamento di fossili di canguro vicino l’Oasi di Siwa.
(Vedi Lost
cities of ancient Lemuria & the Pacific,
per David Hatcher
Childress).
Nella
Necropoli di Saqquara, nel complesso funerario del Faraone Unas (VI
dinastia) si sono trovate scene di caccia con diversi animali, tra
loro incredibilmente appaiono dei canguri. Anche a Tell al-Amarna,
la capitale fatta costruire da Akenaton, ci sono disegni di questi
animali.
La presenza di boomerang su rilievi egiziani che apparvero già ai
tempi di Tutankhamon costituiscono uno dei misteri più grandi, non
solo per la loro presenza nella terra del Nilo, ma per l’utilizzo da
parte degli aborigeni australiani.
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A sinistra immagine di un canguro apparso nel complesso funerario
del faraone Unas a Saqquara (VI dinastia) tra le varie scene di
animali. A destra, la stessa immagine dipinta di nero per far
risaltare le forme di questo animale tipicamente australiano.
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Alla fine del diciottesimo secolo, fu scoperta l’esistenza di uno
strano aggeggio dalle capacità aerodinamiche incredibili, prodotto
di molti anni di studio e che non cessa di essere il simbolo di un
anacronismo storico degli studi di questi popoli primitivi.
Sicuramente non tutti i boomerang utilizzati dagli aborigeni hanno
la proprietà di ritornare al punto di partenza una volta lanciati, e
questa caratteristica per molti di loro era sconosciuta. Solo alcune
tribù erano capaci di immettere questa capacità nella costruzione
dei boomerang che fu ereditata da tempi remoti.
Questo fatto ci ha fatto pensare che la fabbricazione dei boomerang
era in pieno processo involutivo all’arrivo degli scopritori europei
dell’Australia e che solo alcune tribù aborigene ne conservavano una
tecnica, un’estetica ed una qualità di finitura capaci di ottenere
la forma aerodinamica perfetta per essere dotati del fenomeno di
ritorno una volta lanciati.
L’uso che sembra ne fecero gli Egiziani fosse quella di un’arma a
mano ed occasionalmente di arma da lancio per la caccia.
Ciononostante sono stati trovati boomerang perfetti, capaci di
tornare di nuovo al punto di partenza, una caratteristica che non
conoscevano e che è sinonimo dell’origine straniera di questi
artefatti.
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A sinistra collezione di boomerang nel Museo Egizio del Cairo. A
destra un aborigeno australiano prepara il suo boomerang per recarsi
a caccia. |
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A sinistra scena della caccia agli uccelli nell’antico Egitto con
boomerang. A destra boomerang trovati da Howard Carter nella tomba
di Tutankamon.
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ALTRE GEROGLIFICI
TROVATI
PIRAMIDI AUSTRALIANE
Le notizie che riportano la presenza di costruzioni a forma
piramidale in Australia sono varie; alcune di loro sono state
possibili grazie a forme geografiche naturali. Naturalmente questa
possibilità è stata naturalmente scartata dagli archeologi.
Una delle più famose “piramidi” si trova a Gympie, nel nord del
Queensland, una costruzione a gradoni di 40 metri di altezza, dove
curiosamente si trovano numerosi pezzi con rappresentazioni di
scarabei sacri e la statua di uno dei “babbuini” riportata
precedentemente.
Secondo le tradizioni aborigene, questa ed altre costruzioni
megalitiche esistenti in tutta l’Australia sono state realizzate da
una
razza gigantessa (si possono vedere tracce di orme fossili di
una misura gigantesca dalla fisionomia umana su strati di scisto
sulle Montagne Azzurre, nel Nuovo Galles del Sud).
Ufficialmente, questa costruzione, è addebitata ad agricoltori
immigrati in Australia nel secolo XIX, che eressero delle terrazze
per coltivare, ma la cattiva qualità del terreno fece s’ che le
abbandonassero. Un’altra di queste costruzioni piramidali tra le più
famose, si trova vicino a Port McQuarie, nel Nuovo Galles del Sud.
Per la sua costruzione si utilizzarono blocchi di pietra che in
alcuni casi raggiungevano le 40 tonnellate. Anche vicino a Gordonvale, al sud di Cairns, esiste un’altra costruzione a gradoni.
Comunque, tutte queste evidenze di un passato sconosciuto sono
completamente ignorate e non accettate da coloro che in forma
interessata hanno scritto la Storia.
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