di Manlio Dinucci
18 Settembre 2018
dal Sito Web
IlManifesto
trascrizione
di
Claudiordali
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Versione in
spagnolo
La
Lettonia sta costruendo una recinzione metallica di 90 km, alta
2,5 metri, lungo il confine con la Russia, che sarà ultimata entro
l’anno.
Sarà estesa nel 2019 su oltre 190 km di confine, con un costo
previsto di 17 milioni di euro.
Una analoga recinzione di 135 km viene costruita dalla Lituania al
confine col territorio russo di Kaliningrad.
L’Estonia ha annunciato la prossima costruzione di una recinzione,
sempre al confine con la Russia, lunga 110 km e alta anch’essa 2,5
metri. Costo previsto oltre 70 milioni di euro, per i quali il
governo estone chiederà un finanziamento Ue.
Scopo di tali recinzioni, secondo le dichiarazioni governative, è,
"proteggere i confini esterni dell’Europa e della Nato".
Esclusa la motivazione che essi debbano essere "protetti" da
massicci flussi migratori provenienti dalla Russia, non resta che
l’altra:
i confini esterni della Ue e della Nato devono essere
"protetti" dalla "minaccia russa".
Poiché la recinzione costruita dai paesi baltici lungo il confine
con la Russia ha una efficacia militare praticamente nulla, il suo
scopo è fondamentalmente ideologico: quello di simbolo fisico che,
al di là della recinzione, c’è un pericoloso nemico che ci minaccia.
Ciò rientra nella martellante psyop politico-mediatica per
giustificare l’escalation Usa/Nato in Europa contro la Russia.
In tale quadro, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si
è recato in Lettonia due volte, la prima in luglio in un giro di
visite nei paesi baltici e in Georgia.
Al pranzo ufficiale a Riga, il presidente della Repubblica italiana
ha lodato la Lettonia per aver scelto la,
"integrazione all’interno della Nato e dell’Unione Europea" e aver
deciso di "abbracciare un modello di società aperta, basata sul
rispetto dello stato di diritto, sulla democrazia, sulla centralità
dei diritti dell’uomo".
Fonte: Pandora TV
(IT/EN/PT/FR/SP/DE/RU/NO)
Lo ha dichiarato al presidente lettone Raymond Vejonis, il quale
aveva già approvato in aprile il disegno di legge che proibisce
l’insegnamento del russo in Lettonia, un paese la cui popolazione è
per quasi il 30% di etnia russa e il russo è usato quale lingua
principale dal 40% degli abitanti.
Una misura liberticida che, proibendo il bilinguismo riconosciuto
dalla stessa Unione europea, discrimina ulteriormente la minoranza
russa, accusata di essere "la quinta colonna di Mosca".
Due mesi dopo, in settembre, il presidente Mattarella è tornato in
Lettonia per partecipare a un vertice informale di Capi di Stato
dell’Unione europea, in cui è stato trattato tra gli altri il tema
degli attacchi informatici da parte di "Stati con atteggiamento
ostile" (chiaro il riferimento alla Russia).
Dopo il vertice, il Presidente della Repubblica si è recato alla
base militare di Adaži, dove ha incontrato il contingente italiano
inquadrato nel Gruppo di battaglia schierato dalla Nato in Lettonia
nel quadro della "presenza avanzata potenziata" ai confini con la
Russia.
"La vostra presenza è un elemento che rassicura i nostri amici
lettoni e degli altri paesi baltici", ha dichiarato il Presidente
della Repubblica.
Parole che sostanzialmente alimentano la psyop, suggerendo
l’esistenza di una minaccia per i paesi baltici e il resto
dell’Europa proveniente dalla Russia.
Il 24 settembre arriverà in Lettonia anche Papa
Francesco, in visita
nei tre paesi baltici.
Chissà se, ripetendo che si devono,
"costruire ponti non muri",
..dirà qualcosa anche sulla nuova cortina di ferro che, dividendo la
regione europea, prepara le menti alla guerra.
Oppure se a Riga, deponendo fiori al "Monumento per la libertà",
rivendicherà la libertà dei giovani lettoni russi di imparare e
usare la propria lingua.
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