
di Franca Giansoldati
11 Aprile 2025
dal Sito Web
IlMessaggero
Versione in inglese
Informazione inviata da Nicoletta Marino

Arturo Sosa
Carrozzina, cannule al naso, fatica nei movimenti e a parlare.
Più che una fase nuova del pontificato,
attualmente condizionato dai postumi della brutta polmonite
bilaterale in via di guarigione, si tratta di,
"una nuova fase della vita del Papa".
Così osserva il "Papa
Nero", padre
Arturo Sosa, Superiore
Generale della Compagnia di Gesù, durante un incontro con la
Stampa Estera.
Si sofferma a riflettere su come
Bergoglio stia affrontando
questo periodo, che è certamente più faticoso e diverso rispetto al
passato.
"È chiaro che ora non può fare le cose che
faceva prima, quando era più giovane, ma i processi che ha
avviato vanno avanti.
Non dipendono solo da lui, ma da tantissime
persone coinvolte. Ci sono molte nomine episcopali che ha fatto
nel mondo e che vanno in questa direzione" ha detto.
In altre parole, la Chiesa, aperta a tutti e
disposta a dialogare, continuerà nella sua missione protesa a
strutturare meglio il
Concilio Vaticano II.
Nessuna battuta d'arresto, quindi, ma un'evoluzione basata su quanto
seminato in questo decennio, dalla riforma della Curia al processo
sulla sinodalità, dal dialogo con le altre religioni all'ecumenismo.
"Abbiamo una Chiesa che ha certamente
accelerato la messa in pratica del Vaticano II", ha sottolineato
Sosa.
"Il cammino è stato avviato".
Sulla condizione di salute di Bergoglio, il
numero uno dei gesuiti informa che le notizie sulle condizioni
del Papa le legge dai giornali.
Quando a febbraio è stato ricoverato, lui si
trovava all'estero e per un lungo periodo è rimasto fuori Roma, in
India e poi in altri luoghi in Oriente.
"Leggevo ciò che mi arrivava, ma ho vissuto
quel periodo con grande pace, innanzitutto perché ero sicuro che
Francesco non voleva morire e avrebbe fatto di tutto per
superare la malattia.
Inoltre, sapevo che era curato nel migliore
dei modi. In ogni caso, nessuno di noi è eterno; la vita finisce
quando Dio vuole...
Allora, quando non ci sarà più Francesco, noi
gesuiti continueremo a servire la Chiesa. Per noi, il nostro
fratello è il Papa, non è solo un gesuita arrivato a
quell'incarico.
Noi obbediamo al Papa, a quello che c'era
prima e a quello che verrà".
A padre Sosa è stato chiesto se
Francesco è incline ad obbedire ai medici curanti.
"Un gesuita dovrebbe obbedire, come ci ha
insegnato Sant'Ignazio. Quindi, dovrebbe obbedire anche ai
medici, soprattutto se è malato.
Tuttavia, se dovessimo pubblicare una
statistica, beh... noi gesuiti faremmo tutti una pessima figura,
perché spesso i gesuiti devono essere portati dal medico quasi a
forza".
Attualmente, la Compagnia conta 13.768 gesuiti e
650 novizi, con un'età media di 56 anni (che però in Africa scende a
43 anni, mentre in Europa sale fino a 70).
Pochi giovani e molti anziani...
|