di Thierry Meyssan
19 Giugno 2011
da
VoltaireNet Website
traduzione
Nicoletta Marino
Versione originale
Nelle operazioni condotte contro la Libia e la Siria troviamo gli stessi
attori e le stesse strategie.
La situazione in questi due paesi però non può essere paragonata visto che
gli esiti saranno diversi.
Thierry Meyssan analizza il semifallimento sperimentato dalle forze
colonialiste e antirivoluzionarie e predice una sorta di “movimento a
pendolo inverso” del mondo arabo.
Il ministro francese degli Affari esteri Alain Juppé
e la sua collega U.S. Hillary Clinton
a Washington il 6 giugno 2011.
Gli sforzi per destabilizzare il governo siriano hanno molto in comune con
quanto è stato portato avanti in Libia.
I risultati, comunque, sono sostanzialmente diversi e dovuti al background
sociale e politico di ciascun paese. Il progetto di scompaginare
simultaneamente questi due Stati
fu portata avanti da John Bolton il 6 maggio 2002, quando era il
Sottosegretario di Stato sotto l’amministrazione Bush.
La sua effettuazione sotto l’amministrazione Obama nove anni dopo
- nel
contesto del Risveglio Arabo - non è senza problemi.
Come in Libia, il piano originale contemplava un colpo di stato militare, ma
si è subito visto che era impossibile in quanto gli ufficiali non erano
dell’avviso. Secondo le nostre fonti, un piano analogo era stato progettato
per il Libano. In Libia il complotto è andato a segno e il Colonnello
Gheddafi ha proceduto all’arresto del Colonnello Abdallah Gehani. [1]
Comunque il piano iniziale sarebbe dovuto essere rivisto alla luce
dell’inaspettato scenario della “Primavera araba”.
L’Azione Militare
L’idea centrale era di fomentare una sommossa in un’area ben circoscritta e
di proclamare la stabilizzazione di un emirato arabo che sarebbe servito da
piattaforma per lo smembramento del paese.
La scelta del distretto di Daraa può essere spiegata con il fatto che è la
più vicina al confine giordano e agli Altipiani israeliani del Golan. Questa
posizione avrebbe reso facile il rifornimento ai secessionisti.
Un incidente ha contribuito al coinvolgimento degli studenti che è sfociato
in provocazioni. E’ successo oltre ogni aspettattiva vista la brutalità e la
stupidità del governante locale e del capo della polizia. Quando sono
iniziate le dimostrazioni, dei cecchini era situati sui tetti per sparare a
caso sulla folla e contro le forze di polizia. Un copione simile fu usato a
Bengasi per alimentare la rivolta.
Erano pianificati altri scontri, nell’area di confine per assicurare un base
di supporto, prima nel nord del Libano, poi al confine con la Turchia.
Le scaramucce erano capitanate da piccoli commando, perlopiù composti da una
quarantina di uomini, riunendo individui reclutati con lo spot ispettori
stranieri mercenari riportato nel network del Principe saudita
Bandar bin Sultan’.
Bandar aveva viaggiato in Giordania per supervisionare l’inizio delle
operazioni insieme agli ufficiali della CIA e del Mossad.
La Siria, però, non è la Libia ed il risultato è stato diverso. Infatti,
mentre la Libia è uno stato creato dia poteri coloniali che ha riunito la
Tripolitania, la Cirenaica e Fezzan con la forza, La Siria è storicamente un
paese che è stato ridotto come è oggi da quegli stessi poteri.
Quindi mentre la Libia è spontaneamente alla mercé di forze centrifughe, la
Siria attrae forze centripete dedite alla ricostruzione della Grande Siria (che
comprende la Giordania, i territori occupati palestinesi, il Libano, Cipro e
parte dell’Iraq). La popolazione della Siria non può anzi ripudiare nessun
paino di partizione del paese.
Inoltre si può fare un paragone con l’autorità del colonnello Gheddafi e
quella di Hafez al-Assad (il padre di Bashar). Hanno entrambi scalato il
potere nello stesso periodo e fatto uso della loro intelligenza e della
brutalità per ottenere il governo.
Bashar al-Assad, al contrario, non si è impadronito del potere né ha atteso
di ereditarlo. Ha accettato di ricoprire la carica di presidente alla morte
del padre perché suo fratello maggiore è perito in un incidente e perché
solo il retaggio della sua famiglia avrebbe potuto prevenire una lotta di
potere tra i generali di suo padre.
E’ stato poi l’esercito che lo ha cercato a Londra dove egli praticava
tranquillamente la sua professione di oftalmologo; è stata la sua gente che
lo ha creato cavaliere. Indubbiamente è il leader politico più popolare del
Middle East. Fino a due mesi fa era anche l’unico che girava senza guardie
armate e si sentiva sicuro tra la folla.
L’operazione militare per destabilizzare la Siria e la campagna di
propaganda che ne è scaturita era stata orchestrata da una coalizione di
stati sotto il coordinamento degli USA, esattamente come la NATO coordina i
suoi stati membro e non a bombardare e stigmatizzare la Libia.
Come abbiamo detto sopra
le forze mercenarie sono state fornite con i
complimenti del Principe Bandar bin Sultan, che è stato costretto a bussare
a diverse porte, Pakistan e Malesia compresi, chiedendo di incrementare il
suo esercito personale impiegato a Manama e Tripoli.
Come esempio possiamo citare l’istallazione ad hoc di centri di
telecomunicazioni negli edifici del Ministro delle Telecomunicazioni del
Libano.
Senza voler provocare la popolazione contro “il regime”, questo bagno di
sangue ha innescato uno sfogo a livello nazionale del Presidente Bashar
al-Assad. Consapevoli che sarebbero stati trascinati in una guerra civile
secondo un disegno, i Siriani si sono coalizzati spalla a spalla. Il numero
totale della protesta antigovernativa va verso i 150 - 200.000 partecipanti
su una popolazione di 22 milioni di abitanti.
Di contro i favorevoli al governo hanno un incremento come mai si era visto
prima nel paese.
Le autorità hanno reagito con calma di fronte a questi eventi. Il Presidente
finalmente ha messo in atto le riforme che erano state nella sua agenda per
lungo tempo, ma con resistenza da parte della maggioranza della popolazione
provocata dalla paura che le loro società si occidentalizzassero. Con
l’ansia di non cadere nell’anarchismo, il Partito Bath ha abbracciato un
sistema pluripartitico.
L’esercito non si è accanito sui dimostranti - contrariamente a quanto hanno
riportato
i media occidentali e sauditi - bensì sui gruppi armati.
Sfortunatamente l’elevato numero di ufficiali, la maggior parte addestrati
dall’USSR, hanno sbagliato a non avere nessun freno contro i civili che
erano capitati in mezzo.
La guerra economica
A questo punto la strategia dell’Arabia occidentale aveva bisogno di essere
rivista.
Realizzato che l’azione militare avrebbe fatto cadere il paese nel caos in
breve tempo, Washington decide di indebolire la società siriana a medio
termine. La giustificazione logica è che le linee di condotta del governo di
Al-Assad avevano forgiato una classe media(il vero sostegno di una
democrazia) e che sarebbe stato fattibile rivoltare questa classe contro di
lui. In questo caso, si sarebbe generato un collasso economico del paese.
Ora, la principale risorsa della Siria è il petrolio, anche se la produzione
non compare rispetto al volume prodotto dai suoi ricchi vicini.
Per il mercato del petrolio, la Siria dovrebbe avere l’abilità di depositare
nelle banche occidentali che servono da garanzia durante le transazioni.
Dovrebbe inoltre bloccarle per non far crollare il paese. Quindi
l’espediente di trasformare la loro immagine per far accettare le “sanzioni
contro il regime” dalla opinione pubblica occidentale.
In linea di principio, un congelamento richiede una risoluzione del
Consiglio di Sicurezza, la Cina è un problema anche se non è nella posizione
di opporsi in quanto è ancora nella lista nera per il fatto che non vuole
rinunciare al veto di potere per quanto riguarda il contesto libico per il
passaggio del petrolio in Arabia.
Ma la Russia potrebbe farlo senza perdere le sue basi navali nel
Mediterraneo dovrebbe conservare quelle del Mar Nero rimanendo chiusa dietro
i Dardanelli.
Il Pentagono ha cercato anche di intimidire la Russia schierando i suoi
missili guidati cruiser, gli USS Monterrey, nel Mar Nero per sottolineare la
futilità delle ambizioni navali russe.
Ad ogni modo, l’amministrazione Obama può decidere di far rivivere l’Atto di
responsabilità siriana del 2003 che le concedeva di congelare le risorse
siriane indipendentemente da una risoluzione americana o dall’approvazione
del Congresso. La storia recente ci ha mostrato, specialmente per Cuba e
Iran, che Washington può facilmente convincere gli alleati europei ad
approvare sanzioni che loro applicano unilateralmente.
Quindi, le poste in gioco si sono spostate adesso dal campo di battaglia ai
media.
All’opinione pubblica sarà dato modo di vedere tutto e di più vista la sua
mancata conoscenza sulla Siria e vista la loro fede cieca nelle tecnologie.
La guerra dei media
All’inizio, la campagna di propaganda ha focalizzato l’attenzione pubblica
sui crimini che presumibilmente ha commesso il “regime” in modo da
distogliere qualsiasi domanda sulla natura della nuova opposizione.
Infatti, questi gruppi armati hanno poco in comune con i dissidenti
intellettuali che riporta la Dichiarazione di Damasco. Nascono dai circoli
estremisti religiosi sunniti. Questi fanatici ripudiano il pluralismo
religioso del Levante e ambiscono ad affermare la loro immagine. Non
contestato il Presidente Bashar Al-Assad perché reputano che sia troppo
autoritario, bensì perché è un Alawi, che ai loro occhi è sinonimo di
eretico.
La propaganda anti Bashar è basata su un’inversione della realtà.
Un esempio divertente è il caso del blog "Gay Girl in Damascus", creato il
21 febbraio 2011. Pubblicato in inglese dalla venticinquenne Amina, il
website è diventato una sorgente di riferimenti per i media occidentali.
L’autore descrive la condizione di una giovane lesbica sotto la dittatura di
Bashar ed il quotidiano rivelarsi della repressione terribile scatenata
contro la rivoluzione.
Come donna gay, ha raccolto la protettiva empatia dei sostenitori dei web
occidentali che si sono mobilizzati non appena i servizi segreti del regime
hanno annunciato il suo arresto.
Comunque, Amina era una finzione. Ingannati dall’indirizzo IP, un americano
di 40 anni “studente” è il vero autore di questa messinscena. Questo
propagandista che aveva presumibilmente preparato un PhD in Scozia, aveva
recentemente partecipato in Turchia ad una conferenza pro Occidente che
incoraggiava l’intervento NATO.
Ovviamente non ha badato troppo alla sua capacità come studente.[2]
Quello che è stato particolarmente sorprendente non è la credulità dei
seguaci di Internet che hanno abboccato all’amo (la bugia) sulla fasulla
Amina, ma sullo sfogo dei difensori della libertà a difesa di coloro che
calpestano quegli stessi diritti di libertà. Nella Siria secolare, la vita
privata è sacrosanta e l’omosessualità, anche se proibita dai testi, non è
frenata. Può causare malessere in famiglia, ma non nella società.
D’altra parte coloro che sono chiamati dai media rivoluzionari e che
consideriamo invece controrivoluzionari, sono veementi omofobici. Stanno
contemplando anche l’introduzione di pene corporali o, in alcuni casi, la
pena di morte per punire quel “vizio”.
L’inversione della realtà è un principio che è stato applicato su larga
scala.
Possiamo richiamarci ai resoconti delle Nazioni Unite sulla crisi umanitaria
in Libia che affermano che centinaia di migliaia di lavoratori immigrati
stanno attraversando il paese per sfuggire alla violenza. La conclusione
tratteggiata e scaturita dai media occidentali è che il “regime” di Gheddafi
è stata rovesciata in favore dei ribelli di Bengasi.
E ancora, non era il governo di Tripoli responsabile di questa tragedia, ma
i cosiddetti rivoluzionari di Cirenaica che stavano dando la caccia agli
Africani.
Mossi da un’ideologia razzista, li accusano di essere al servizio del
Colonnello Gheddafi e linciano tutti coloro chiunque capiti loro sottomano.
In Siria, l’immagine di gruppi armati arroccati sui tetti e che sparano a
raffica sulla folla o sulle forze di polizia sono state mandate in onda su
networks della televisione nazionale. Le stesse immagini, poi, sono state
rilasciate e usate dai canali televisivi occidentali e sauditi per
attribuire questi crimini al governo di Damasco.
Infine, il piano per destabilizzare la Siria non sta andando poi così bene…
Ha avuto successo sulla persuasione della pubblica opinione sul fatto che il
paese è tra le grinfie di una dittatura brutale, ma ha anche rinsaldato la
grande maggioranza della popolazione siriana con il governo in carica. Per
ultimo il piano potrebbe ritorcersi coloro che lo hanno programmato, in modo
notevole contro Tel Aviv.
A febbraio 2011 siamo stati testimoni di un’ondata rivoluzionaria del mondo
arabo, seguita ad aprile - maggio da un’ondata controrivoluzionaria.
Il ritmo del pendolo è ancora in atto.
Note