da Carlo Petrini
La Repubblica
26 Settembre 2011
dal Sito Web
Slowfood
Le api in Italia sono tornate.
Vi ricordate che anni fa regolarmente
se ne denunciavano morie impressionanti?
Bene, da quasi tre anni il
Ministero dell’Agricoltura ha sospeso l’utilizzo dei pesticidi che
secondo gli apicoltori erano i principali responsabili
dell’uccisione delle api e oggi finalmente:
«Vien da dire che un
altro mondo è possibile - dichiara Francesco Panella, il Presidente
di
U.N.A.API, l’associazione nazionale apicoltori
- non soltanto la
produzione di miele ha avuto un incremento per ogni annata, ma le
api non sono mai state così bene, belle e floride, capaci di
lavorare meglio e di più. Non si registrano più morie».
E, secondo
il rapporto dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria di
quest’anno, la produzione di miele nel 2010 è aumentata del 26,3%
rispetto al 2009. Niente di tutto ciò è avvenuto in Francia, per
esempio, dove i pesticidi incriminati sono ancora consentiti.
Quest’”altro mondo possibile” rischia però di ridiventare chimera.
Il Ministero sta rinnovando ciclicamente la sospensiva per
l’utilizzo dei pesticidi. Lo faceva di anno in anno, ma all’ultima
scadenza, a giugno, ha prorogato il divieto soltanto fino al 30
ottobre prossimo.
Tra l’altro tra lo stupore di chi ha seguito la
vicenda, perché le prime dichiarazioni ministeriali parlavano di una
nuova scadenza a dicembre, poi non confermata in Gazzetta Ufficiale.
Un comportamento che non fa dormire sonni tranquilli agli apicoltori,
perché invece di constatare gli ottimi risultati ottenuti dal
settore, il Ministero sembra sempre sul punto di cedere alle forti
pressioni che esercitano i produttori di pesticidi.
I veleni in
questione si chiamano
neonicotinoidi, e vengono impiegati per la
concia dei semi di mais, si diffondono con le polveri che si alzano
durante la semina:
un intervento preventivo, che dovrebbe proteggere
le piantagioni da parassiti come la Diabrotica, un insettino giallo
e nero che se dilaga può compromettere interi raccolti.
Infatti
viene anche utilizzato come spauracchio per vendere più pesticidi,
oppure gli Ogm.
È abbastanza tosto, negli Stati Uniti hanno
recentemente scoperto che alcune popolazioni sono mutate sviluppando
una resistenza agli
Ogm creati per contrastarlo. Però si può
controllare anche senza interventi così drastici e invasivi, che
spesso si rivelano poco efficaci.
Questi ultimi tre anni sono lì a dimostrarlo.
Gli agricoltori,
impossibilitati a comprare i semi conciati con i pesticidi, sono
tornati a praticare l’antica tecnica della rotazione delle colture.
È non è successo niente di eclatante. Durante questo periodo tutti i
problemi sbandierati dall’industria, relativi a malattie, insetti e
virus, sono rimasti a minimi insignificanti di incidenza.
Gli stessi
dati di quando si usavano i pesticidi. Anzi, ci sono stati dei
miglioramenti consistenti.
Prendiamo proprio questa
Diabrotica:
il
Monitoraggio Interregionale preposto al controllo del parassita ha
accertato che si è passati, per danni pari o superiori al 5% del
raccolto, dall’1,45% di ettari colpiti sul totale coltivato del 2009
allo 0,01% del 2010!
La rotazione, una delle più antiche tecniche
agricole mai inventate funziona ancora, anche nel XXI secolo, e
meglio dei pesticidi usati senza criterio.
Anche altri parassiti e virus alla fine incidono poco: non si supera
mai l’1% di probabilità che attacchino. Se contiamo che i pesticidi
aumentano i costi di produzione tra i 20 e i 30 euro in più ad
ettaro, con un’azione preventiva il rischio di fare una spesa
inutile è piuttosto alto.
Vale a dire, come sostiene Lorenzo Furlan, dirigente del settore
ricerca agraria dell’agenzia regionale
Venetoagricoltura e
ricercatore con una lunga serie di pubblicazioni alle spalle:
«È
come se avessi in casa una zanzara e tentassi di eliminarla con un
bazooka.
Probabilmente la centrerei, ma insieme a buona parte della
casa stessa. Per anni a fronte di una probabilità d’infestazione
dell’1% gli agricoltori erano abituati a comportarsi come se il
pericolo fosse del 60 o 70%, vale a dire che utilizzavano questi
prodotti in maniera preventiva e spesso inutile.
Tra l’altro, dei 4 neonicotinodi “incriminati”, soltanto uno è davvero efficace se si
presenta il problema, ma solo quando si presenta. In realtà è più
facile prevenire a monte con tecniche colturali: se pianto mais per
20 anni di fila nello stesso appezzamento è praticamente sicuro che
prima o poi si presenterà la Diabrotica.
Cambiare coltura anche solo
ogni 3 o 4 anni riduce tantissimo queste probabilità».
E con un buon
monitoraggio si può prevedere con una certa precisione dove sarà
necessario intervenire.
La sostanza è che continuiamo ad abusare di antiparassitari che sono
letali per le api e non fanno certo bene agli altri esseri viventi.
Molti degli insetticidi che si utilizzano in agricoltura sono a base
di questi neonicotinoidi e vengono irrorati su molte altre
coltivazioni, ad esempio in maniera cospicua sui vigneti. È una
iattura di ogni monocoltura che si ripeta per molti anni sugli
stessi terreni, dove la rotazione è sparita.
Se da un lato quindi ci tengo a sensibilizzare sulla legittima
richiesta degli apicoltori che vorrebbero finalmente bandita per
sempre la concia dei semi con i neonicotinoidi dopo la prossima
scadenza di ottobre, mi viene anche da rilanciare: andrebbero
vietati in ogni forma e per ogni coltura.
Tecniche semplici come la
rotazione dei terreni possono sopperire adeguatamente, interventi
più mirati e meno invasivi possono essere sufficienti.
Le api non
hanno soltanto una valenza importante perché sono insetti
impollinatori o perché c’è tutta un’economia di produttori che ci
vive intorno, sono preziose anche perché sono le sentinelle
ambientali più sensibili.
Viene da sottoscrivere una proposta che
inizia a circolare: se davvero la nuova PAC, la Politica Agricola
Comunitaria in preparazione per il 2013,
-
Vorrà avere una svolta
“verde” verso la sostenibilità, allora perché non mettere per legge
che la sua valenza venga misurata anche sulla salute degli alveari
in tutta Europa?
-
Farne uno degli indicatori principali?
Vedremo al
momento opportuno, intanto aspettiamo Ottobre all’erta, perché non
vogliamo più un’altra sospensiva, ma un divieto definitivo:
le api
sono troppo importanti.
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