Coronavirus,
Zangrillo:
"Non sono pentito di quanto detto, sono
rinfrancato dalla forza della verità. Io molto più
scienziato di tanti altri" Coronavirus, il caso Zangrillo e
"il virus che clinicamente non esiste più".
Le spiegazioni
della scienza: dalla carica virale ridotta al cambio di
politica sui tampon.
"Non sono assolutamente pentito di quello che ho detto, ma
sono rinfrancato dalla forza della verità, perché, come
maliziosamente qualche testata mi titola e sottotitola, io
non ho affermato che il virus è scomparso.
Non sono
assolutamente persuaso del fatto che il virus sia scomparso,
anzi sono certo che sia ancora tra di noi, però ci sono
anche tanti virus.
Io ho detto testualmente che il virus è
clinicamente scomparso. Chi omette l'avverbio 'clinicamente'
per farmi del male, fa male a se stesso".
Sono le parole
pronunciate ai microfoni di "Uno, nessuno, 100 Milan"
(Radio24) da Alberto Zangrillo, direttore delle Unità di
anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare
dell'Irccs ospedale San Raffaele di Milano, cheieri ha
definito il coronavirus "clinicamente scomparso".
E
aggiunge:
"L'osservazione clinica dice che non ci sono più
malati covid gravi.
Ed è una notizia che dovrebbe essere
accolta con grandissima gioia da parte di tutti.
E' chiaro
che non invito affatto giovani a festeggiare in piazza senza
mascherina, abbracciandosi e sbaciucchiandosi.
Come ho
sempre detto, invito tutti alla prudenza e a seguire quelle
norme di buon senso che ci porteranno sicuramente nel giro
di un mese a dimenticarci del dramma che abbiamo vissuto.
E
dico sempre queste cose con un retropensiero molto doloroso
a tutte le persone che non ce l'hanno fatta e a tutti i loro
congiunti. Questo lo dico veramente con molta forza e
fermezza".
Sulle polemiche esplose per le sue dichiarazioni,
puntualizza:
"Ci sono state reazioni del mondo scientifico
alle mie parole? Io faccio parte del mondo scientifico. La
mia università è il mondo scientifico. Il ranking della mia
università è il primo ranking a livello nazionale.
Non è che
siamo a Roccacannuccia. C'è una cosa fastidiosa e un po'
suggestiva nel nostro Paese: sembra quasi che i clinici
siano da una parte e gli scienziati dall'altra.
Allora ci
dobbiamo intendere sulla qualifica di scienziato, perché se
andiamo a vedere i parametri - continua - io sono molto più
scienziato di tanti autoproclamati scienziati, anche facenti
parte del comitato scientifico.
In Italia e nel mondo per
essere scienziati bisogna produrre scientificamente e la
produzione scientifica ha dei parametri molto precisi, che
sono visibili a tutti.
Basta andare sui motori di ricerca o
consultare le librerie internazionali e si vede cosa ha
prodotto scientificamente Zangrillo rispetto a Mario Rossi.
E poi alla fine, se si vuole, facciamo la classifica".
Zangrillo chiosa:
"E' vero, i cittadini sono un po'
disorientati per queste polemiche.
Io dal primo momento,
cioè dal 22 febbraio, e nelle settimane successive in cui ho
vissuto un dramma personale, ero, e sono tuttora,
estremamente infastidito dall'enunciazione dei numeri,
perché i numeri in qualche modo spaventano e terrorizzano.
Ho sempre trattato gli italiani come persone con la testa
sulle spalle. E lo hanno dimostrato.
Agli italiani ora va
raccontata la verità - conclude - e cioè che ne stiamo
uscendo e che bisogna continuare ad applicare le norme di
buon senso.
A qualcuno forse fa comodo pensare che il virus
tornerà più minaccioso di prima.
Io spero di no, ma gli
italiani devono sapere la verità, altrimenti facciamo la
figura degli untori, non ci vuole la Grecia, la Sardegna
chiude i confini regionali e così via".