di Magalí de Diego 29 Agosto 2018 dal Sito Web AgenciaCTyS traduzione di Nicoletta Marino Versione originale in spagnolo
Nel 2017 in Argentina sono state vendute quasi 34 milioni di scatole di ibuprofene.
Chi avrebbe mai immaginato che avrebbe causato mutamenti ed effetti negativi sui pesci.
Un nuovo caso di “contaminatori emergenti" che provoca danni all'ambiente e richiede una regolamentazione urgente.
Nei corridoi dei treni si sente un uomo che urla:
Ogni anno in Argentina si vendono milioni di scatole di ibuprofene.
Il 40% si compra senza ricetta, quindi è probabile che in molti casi non sia necessario il suo consumo.
Il problema è che non si cura solo chi ha preso la pasticca:
Questo analgesico sta in un gruppo di contaminanti denominati contaminanti emergenti:
Questi contaminanti, poi, possono essere rischiosi per la salute degli esseri umani se i sistemi di depurazione non riescono a fermarli o renderli inattivi e possono essere riciclati nelle reti di distribuzione dell'acqua potabile.
Il regolamento ambientale e sanitario non li controlla perché fino ad ora non sono stati considerati una minacciam, però, grazie a recenti ricerche sui loro effetti abbiamo iniziato a considerali tali.
Così dall'Università Nazionale di Luján (UNLu), nel Programma di Ecofisiologia Applicata che dipende dall'Istituto di Ecologia e Sviluppo Sostenibile (INEDES), la dottoressa Bettina Eissa e il gruppo di ricerca del suddetto laboratorio decisero di iniziare la ricerca sulla presenza di farmaci nei corpi idrici, appunto l'ibuprefene e il corrispondente impatto ambientale che generano.
Il gruppo di ricerca da sinistra a destra: Gabriel de Diego, Juan Pablo Ferro, Ayelen Gonzalez Nuñez e la dott.ssa Bettina Eissa.
Le principali vittime? I pesci…
La scelta del composto da studiare non fu casuale.
Secondo la Confederación Farmacéutica Argentina (COFA), nel 2017, tra i 7 prodotti più venduti nel paese, si vendettero almeno 34 milioni di scatole di ibuprofene, sia con che senza ricetta.
In queste cifre gonfiate di consumo, la presenza di ibuprofene nell'acqua è molto più forte di altri composti.
Nel caso di questo medicamento, i ricercatori hanno osservato che oltre ciò che proviene dai servizi igienici e lavabi o dal suo imprudente scarto quando arrivano alla data di scadenza.
Un'altra situazione preoccupante proviene dagli impianti di depurazione di acque reflue dove questa droga può attraversare le barriere farmaceutiche ed arrivare ai corsi d'acqua senza grandi difficoltà.
Sebbene l'ibuprofene non sia il più tossico, avendo livelli di consumo così alti, i suoi effetti sulla fauna acquatica sono già visibili.
Per quanto riguarda la riproduzione, poi, si trova una sproporzione tra maschi e femmine: ci sono molto meno maschi.
Questa situazione deriva dagli anticoncezionali che contengono un alto livello di estrogeni che è presente nei corsi d'acqua.
Per quantoriguarda l'ibuprofeno, a livello di genotossicità e di comportamento, ci sono risultati variabili, però nelle madrecitas de agua - la specie analizzata, nativa della fauna della pampa - ci sono cambiamenti nei comportamenti nel corteggiamento.
Il consumo incessante di medicinali è un problema che ha già messo in allarme le massime autorità sdella sanità a livello mondiale.
Forse, parte della sfida sia capire che quella innocente pasticca, così a portata di mano nella borsa e in qualsiasi ufficio, non è innocua per l'essere umano e molto meno per l'ambiente non è innoqua per l'essere umano e molto meno per l'ambiente in cui vive…
|