di Willians De Jesús Salvador 15 Marzo 2017 dal Sito Web Katehon traduzione di Nicoletta Marino Versione originale in spagnolo
L'ordinamento della società globale sta sperimentando cambiamenti in diversi settori geostrategici che obbligano a fare un riordino diplomatico del mondo contemporaneo.
La nuova amministrazione nordamericana ha pianificato un cambiamento radicale riguardo agli alleati politici e agli oppositori, alla migrazione e al commercio estero verso la Cina, l'Unione Europea, l'America Latina e qualche cosa con la Federazione Russa.
La diplomazia è lo strumento per agire in politica estera di una nazione o di uno Stato attraverso la quale si stendono i rapporti con il resto dei paesi, è quella che si basa su principi universali dei diritti e dei doveri stabiliti dalla comunità internazionale.
Il nuovo ordine internazionale nacque nel 1945 sotto la leadership degli Stati Uniti d'America e dei suoi alleati; il contrappeso era l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. La lotta era ideologica tra due grandi correnti filosofiche espressa nel campo della politica e dell'economia: il capitalismo e il comunismo.
Allora il mondo era bipolare…
La caduta dell'URSS o la disintegrazione delle strutture politiche federali e del governo centrale dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), che poi culminò nell'indipendenza delle cinque Repubbliche che la integravano, col Trattato di Belavezha si fece un accordo internazionale firmato l'8 dicembre 1991 che diede il via ad un mondo unipolare capitalista, dando inizio così alla tristemente famosa era del neoliberalismo.
Nel XIX secolo gli Stati Uniti d'America emergono con grande gioie e aspettative reali per il loro sviluppo industriale e marittimo però preferivano lavorare con un basso profilo diplomatico, visto che la loro politica era protezionista in maniera commerciale e dedicavano i loro sforzi alla costruzione di una nazione autonoma e distante dalla Gran Bretagna.
Infine manteneva una distanza prudente dal resto d'Europa che costituiva un polo di potere globale.
La visione della politica estera americana è stato un processo elaborato attentamente e si manteneva nelle linee e secondo l'ispirazione dei suoi fondatori.
La politica estera che era in uso all'inizio della repubblica era orientata a rafforzare l'indipendenza della nuova nazione, per questo lavorarono diplomaticamente in maniera neutrale e questo le procurò dei grandi benefici durante le guerre napoleoniche ; dobbiamo ricordare che gli Stati Uniti furono una nazione che si fondava inspirandosi ai postulati della Rivoluzione francese.
Gli Stati Uniti accentrarono la loro politica espansionista a partire dal 1974, anno in cui si definirono i confini con il Canada e la Florida in loro favore.
Nel 1803 comprarono dalla Francia la Louisiana: l'imperatore Napoleone giustificò la vendita con la scusante che così creava un nemico contro la Gran Bretagna.
Poi iniziarono a reclamare agli Spagnoli dei territori in Florida e in Texas. James Monroe no credeva che fosse contraddittorio giustificare l'espansione territoriale verso l'ovest in quanto era una condizione imprescindibile per trasformare gli Stati Uniti in una grande nazione.
La politica estera del presidente Donald Trump, è un regredire in un mondo globalizzato e ci sono quelli che la fanno rientrare nello spirito della Dottrina Monroe (1823), che era una dichiarazione universale isolazionista, anche se sempre in agguato di una qualsiasi segno di debolezza delle potenze europee in modo da spingere gli Stati Uniti a trovare una via autonoma; la missione era evitare qualsiasi progresso europeo nel nuovo mondo.
Washington non desiderava far parte di nessuna delle alleanze europee: questa determinazione era associata agli innati principi di libertà e indipendenza.
Per Jefferson le relazioni internazionali si basavano sul rispetto di tutti i valori intrinsechi di una nazione e gli Accordi e i Trattati si onoravano: egli credeva in,
Quando nel XX secolo il mondo progredisce grazie alle grandi invenzioni dell'energia elettrica, del telefono, della radio, e dell'aviazione e si perfeziona il trasporto a tutti i livelli e poiché le mire espansioniste della politica estera nordamericana erano raggiunte ed essendo libera da impegni con le potenze di oltremare, arriva il momento del salto per aprirsi al mondo della diplomazia autarchica americana.
Inizia un nuovo ciclo diplomatico nordamericano…
Gli Stati Uniti diventano il centro della civiltà occidentale, come descritto da Walter Lippmann.
Il momento esatto fu alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con il fine di servire da muro di contenimento per l'espansione del comunismo, pur conservando il pragmatismo diplomatico, e stabilendo linee di confine tra le nazioni alleate e quelle che per diversi fattori sia geopolitici che ideologici non coincidevano con la politica statunitense.
Questo ciclo di politica estera nordamericano di coesistenza con un mondo bipolare durò quattro decadi. Questo giornale lo inserisce nella storia contemporanea come "Guerra Fredda".
Nella decade del 1990 inizia "l'Era Unipolare" che è durata un quarto di secolo, e dobbiamo ammettere che per gli Stati Uniti il peso era molto grande perché non c'è economia che regga a fare da poliziotto di tutto il mondo con più di sette miliardi di abitanti.
Adesso siamo agli inizi di una nuova era globale, prodotto della decisione degli Stati Uniti di ripiegare su se stessi e isolarsi. Questo darà luogo inesorabilmente a un mondo multipolare.
Il presidente è il capo della politica estera e pertanto traccia il cammino; ogni statista ha le sue linee, di regola conservano le linee maestre della diplomazia del proprio paese, anche se in alcuni casi ci sono presidenti che hanno uno stile nuovo e rompono con le tradizioni, logicamente conservano il protocollo e i cerimoniali stabiliti dai trattati internazionali.
Negli ultimi tempi i presidenti hanno incrementato la diplomazia dei vertici e quella diretta per cui gli ambasciatori di quei paesi perdono potere e devono dedicarsi a incrementare un'agenda commerciale e culturale. Il presidente Trump preferisce tornare alla diplomazia bilaterale.
L'ascesa del Donald Trump sembra dare inizio a un nuovo ciclo per la diplomazia universale caratterizzato dallo smantellamento dell'ordine mondiale imperante.
Questo significherebbe la fine dell'egemonia globale degli Stati Uniti d'America che dà luogo a un nuovo riordino dell'asse del potere globale (sembra dare inizio all'Era Multipolare) che grosso modo possiamo dividere come segue:
Nei circoli di potere e in quelli politici nordamericani c'è un'enorme turbolenza per le relazioni del nuovo presidente nordamericano Trump e il presidente della Federazione Russa.
Ci si è posti dei grandi interrogativi e quindi delle congetture di diversa natura tra le tante gli interessi commerciali del magnate Trump in Russia.
C'è chi perde di vista che come disse John Quincy Adams, sesto presidente degli Stati Uniti:
In politica internazionale le alleanze non hanno un carattere eterno e nemmeno le contraddizioni tra le nazioni durano per sempre, tutto dipende dalle circostanze e dagli interessi geopolitici ed economici.
Per esempio: nella Seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti del Nord America e la URSS, nonostante avessero orientamenti politici diversi, si allearono e fu l'Esercito Rosso che vinse la battaglia di Berlino.
Questa iniziò il 20 aprile 1945 dopo aver iniziato una grande offensiva dell'Unione Sovietica contro la città, capitale del III Reich e finì il 2 maggio del 1945 quando i difensori tedeschi si arresero e l'Esercito Rosso russo fece scacco matto a Hitler; gli Alleati con Stati Uniti in testa brinderanno alla vittoria.
Gli Stati Uniti durante il governo del presidente Richard Nixon stabilì relazioni con la Cina Comunista, dove viaggiò dl 21 al 28 febbraio 1972 a Pechino, Hangzhou e Shangai, lasciando plasmati nel Comunicato di Shangai, i punti di vista della politica estera statunitense e cinese: in questo documento saranno piantate le basi delle relazioni bilaterali cinoamericane per molti anni.
Fino ad ora quelle relazioni sono state eccellenti, hanno evitato le tensioni nel continente asiatico. Un fatto storico rilevante fu un'intervista personale con Mao.
Altro esempio è il Vietnam: una volta finita la cosiddetta "Guerra del Vietnam", si ristabiliscono le relazioni diplomatiche e commerciali con gli Stati Uniti e oggi il Vietnam è una grande fabbrica nordamericana.
L'amministrazione Reagan ha realizzato alla fine degli anni 80 gli avvicinamenti appropriati con l'URSS approfittando dell'apertura del presidente Mijaíl Gorbachov e della Perestroika, che significa "ristrutturazione", la riforma economica destinata a sviluppare una nuova struttura dell'economia interna dell'Unione Sovietica.
Questo avvicinamento alleggerì le tensioni di un olocausto nucleare.
Finalmente il presidente Barack Obama ha aperto le porte diplomatiche stabilendo relazioni con Cuba, che detto tra noi non vanno con la fluidità sperata, ma abbiamo la speranza che arrivino a compimento.
Non esistono ragioni per mantenere una relazione tesa tra Washington e Mosca; mi direte che si per via dell'occupazione da parte della Russia della Penisola di Crimea e per i conflitti nati in Ucraina.
Sull'Ucraina devo dirvi che è una specie di terra di nessuno se andiamo a rivedere la sua storia.
Di contro, la Russia è un contrappeso ideale nei conflitti di Iran, Siria e Corea del Nord e allo stesso tempo può essere il miglior alleato per normalizzare le relazioni tra Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese dopo i reclami di Trump in materia commerciale in favore del colosso dell'Asia.
Penso che sia necessaria una Riunione del G7 prima della riunione di Trump e Putin, tutti i grandi paesi devono essere attori nella ricostruzione del nuovo ordine globale se non lo vogliono capire è per ostinazione o per interessi individuali.
Signori, dimenticatevi delle vecchie contraddizioni tra Occidente ed Eurasia…
Anche nell'ordine economico ci sarà un riordinamento globale, non ci sarà più il capitale speculativo poiché transita per via virtuale e per vie spurie per le autostrade cibernetiche finanziarie globali.
Come è arrivato alla fine nel 1991 il socialismo dando luogo a un nuovo ordine normativo economico dei paesi dell'élite comunista, adesso ha toccato il fondo il neoliberalismo come espressione dominante delle società capitaliste.
Oggi tutte le nazioni sono capitaliste…
E' giunta l'ora però di domare questo puledro selvaggio dello spietato neoliberalismo che è speculativo e che concentra la ricchezza nelle mani di pochi a livello mondiale, mentre un segmento dell'umanità vive a livelli di povertà estrema.
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