di Valdir da Silva Bezerra 06 aprile 2023 dal Sito Web SputnikNews traduzione di Nicoletta Marino Versione originale in spagnolo
Il presidente russo Vladimir Putin e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov © Sputnik / PISCINA
La Russia ha approvato il 31 marzo un nuovo concetto di politica estera, le cui implicazioni porteranno a conseguenze importanti per il ruolo del Paese nelle relazioni internazionali.
In primo luogo, la Russia si presenta ancora una volta come un polo di potere che intende opporsi al modello mondiale unipolare difeso dagli USA, modello che ha la tacita acquiescenza dei suoi alleati europei.
In questo modo Mosca cercherà di disattivare le basi di appoggio "all'unilateralismo" statunitense nel mondo, a favore di una ridistribuzione del potere globale (sia politico che economico) verso nuovi poli di potere e nuovi centri di influenza regionali.
Allo stesso tempo, dal documento si evince che Mosca rimane aperta al dialogo con l'Occidente, a dimostrazione della sua intenzione di non chiudere definitivamente le porte a una cooperazione bilaterale più equa.
Con ciò, la Russia intende collaborare con i paesi occidentali come "uguale tra pari", cioè che i loro interessi e le loro preoccupazioni siano presi in considerazione da Europei e Americani, un punto che, va notato, è sempre stato presente nella politica del presidente russo Vladimir Putin negli anni 2000.
In secondo luogo, la Russia sottolinea l'importanza di preservare le sue tradizioni storiche e la sua millenaria specificità di civiltà basata sull'unione di culture e popoli diversi che hanno risieduto per secoli sul suo territorio.
Il ruolo del paese in questo contesto è quello di iniziatore di un nuovo progetto di integrazione della civiltà in Eurasia, con l'aspirazione di diventare un centro di potere e un'influenza indipendente nelle relazioni internazionali.
Il "collettivismo" predominante nello spettro sociale e di sviluppo russo si oppone così al progetto "individuale" e materialista dell'Occidente come modello di organizzazione sociale.
Si tratta, in pratica, di porre fine all'ennesima crociata degli Americani e (come potrebbe essere altrimenti) dei paesi europei nella loro nuova "missione civilizzatrice" nel mondo, pratica che contiene di per sé chiari segnali di condiscendenza verso società ritenute - per così dire - "meno avanzato".
Quando l'imperialismo politico dei paesi occidentali si diffuse nel mondo tra XVI e XIX secolo, vi era, oltre alle ragioni economiche, l'intenzione appunto di "civilizzare" altri popoli ritenuti inferiori e arretrati.
Oggi, però, la Russia dimostra i limiti di questo nuovo progetto e lo fa insieme ad altre importanti civiltà - o perché non dire civiltà-Stati - come è il caso, ad esempio, di Cina e India.
Nei confronti di questi due Paesi, il nuovo concetto di politica estera russa pone su di essi particolare enfasi, dimostrando il consolidamento della "svolta asiatica" di Mosca in un contesto di crescente isolamento dall'Occidente.
Del resto, l'idea di difendere gli interessi nazionali della Russia attraverso una più stretta cooperazione con potenze asiatiche come Cina e India era già stata sostenuta alla fine degli anni '90 dall'eminente diplomatico Yevgeni Primakov, che fu ministro degli Esteri tra il 1996 e il 1998 e il Primo ministro russo tra il 1998 e il 1999.
Stabilendo alleanze con Cina e India, la Russia intende proseguire il processo di consolidamento di un mondo multipolare che rifletta la pluralità di civiltà e sistemi di valori nelle relazioni internazionali.
Non a caso, lo stesso presidente Putin ha riconosciuto Primakov come,
Nel piano attuale,
In questo contesto:
Pertanto, questo (ri)avvicinamento della Russia all'Africa e all'America Latina (suggerito proprio nel suo nuovo Concetto di politica estera) mira a espandere la politica estera di Mosca in aree in cui, fino ad allora, la sua presenza era stata limitata, soprattutto dopo il crollo sovietico.
Indubbiamente, il futuro prevede l'emergere di nuove alleanze e partnership che dimostrino che la Russia non è, e non è mai stata, veramente isolata (come l'Occidente vorrebbe farci credere), oltre a:
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