di Patrizio Ricci
06 Agosto 2025

dal Sito Web VietatoParlare

 

 

 

 

 



Un'intervista Preziosa e Scomoda


Sul canale "Neutrality Studies" è stata pubblicata un'intervista di grande rilievo a Benoît Paré, ex ufficiale della riserva dell'esercito francese e analista per il Ministero della Difesa.

 

Dal 2015 al 2022 ha partecipato alla missione dell'OSCE nel Donbass come osservatore del cessate il fuoco, raccogliendo le sue esperienze nel libro "Quello che ho visto in Ucraina 2015-2022".
 

 

 


Chi è Benoît Paré


Paré è una figura atipica:

militare con esperienza nei Balcani, in Libano e Afghanistan, ma anche esperto di relazioni civili e missioni internazionali.

La sua lunga permanenza sul campo, unita al ruolo nell'unità dell'OSCE incaricata di documentare le violazioni dei diritti umani, lo rende una delle voci più qualificate - e più censurate - sul conflitto in Ucraina.

Uno sguardo che rompe la narrazione dominante:

"La verità non è mai neutrale" - questo sembra il filo conduttore della sua testimonianza.

Nell'intervista, Paré descrive una realtà completamente diversa da quella propagandata dai media occidentali:

  • una guerra iniziata ben prima del 2022

  • un processo di pace sistematicamente sabotato da Kiev

  • un Occidente più preoccupato di mantenere il controllo geopolitico che di cercare una vera soluzione diplomatica.

 

 


Una Missione Civile trasformata in Osservazione Militare

La missione dell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) nasce nel marzo 2014 con lo scopo ufficiale di monitorare la situazione in Ucraina, favorire il dialogo e verificare il rispetto dei diritti umani.

 

Ma fin dall'inizio - racconta Paré - fu chiaro che il contesto stava rapidamente degenerando.

Con l'inasprirsi del conflitto, la composizione della missione cambiò: dall'80% di civili si passò all'80% di personale con esperienze militari, di polizia o intelligence.

 

Lo stesso Paré, con esperienza in Ex-Jugoslavia, Libano e Afghanistan, fu inserito nell'unità "Human Dimension", incaricata di investigare sulle violazioni dei diritti umani da entrambe le parti.

 

 

 


I Numeri che Nessuno ha Voluto Ascoltare

Uno degli aspetti più sconvolgenti riguarda l'origine delle violazioni del cessate il fuoco.

 

Secondo i dati raccolti con telecamere OSCE (le uniche fonti ritenute affidabili al 100%), la maggior parte dei colpi di artiglieria partiva dalle postazioni ucraine contro le aree controllate dai separatisti.

Tra il 2016 e il 2018, il 72% delle vittime civili dei bombardamenti erano nei territori di Donetsk e Lugansk, ovvero causate dalle forze ucraine.

 

Nonostante questi dati fossero condivisi in via confidenziale con ambasciate occidentali (Francia, Germania, USA, UK), nessun governo europeo ha mai modificato la narrativa pubblica.

 

 

 


Ucraina - Stato di Diritto o Stato di Ppolizia?

Paré racconta con precisione l'apparato repressivo messo in piedi dall'Ucraina nel Donbass.

 

Fino al 2018, l'operazione militare era sotto il controllo dell'SBU (i servizi segreti ucraini), che avevano pieni poteri:

  • intercettazioni

  • arresti arbitrari

  • torture

  • processi farsa

Chiunque telefonasse a un parente o amico nel Donbass rischiava l'accusa di "tradimento" per aver "comunicato posizioni militari".

 

Le condanne erano sistematiche:

99,9% dei processi finivano con la colpevolezza, senza possibilità di assoluzione.

L'OSCE, pur raccogliendo testimonianze e prove mediche, non poteva denunciarlo pubblicamente:

avrebbe perso il mandato.

"Ci impedivamo da soli di adempiere al nostro mandato", afferma amaramente Paré.

 

 


Il Doppio Standard dell'OSCE - Accesso Negato alla Giustizia nei Territori Separatisti

L'OSCE non riconosceva le autorità di Donetsk e Lugansk, e per questo non poteva interagire ufficialmente con i giudici locali, né monitorare i processi.

 

Anche quando i civili chiedevano di presenziare a un processo per verificare eventuali violazioni, l'organizzazione rifiutava.

A differenza delle Nazioni Unite, che adottavano soluzioni pragmatiche (scrivendo ai singoli funzionari anziché alle "istituzioni illegittime"), l'OSCE si autocensurava per non irritare Kiev, la quale minacciava la revoca del mandato in caso di "riconoscimenti" indiretti.

 

 

 


Chi ha Sabotato gli Accordi di Minsk?

Il punto centrale dell'intervista è l'analisi del fallimento degli Accordi di Minsk, firmati tra il 2014 e il 2015 per regolare il conflitto nel Donbass.

 

Paré è categorico:

"Il principale responsabile è l'Ucraina"...!

Minsk prevedeva 13 punti, tra cui:

  • statuto speciale per Donetsk e Lugansk
     

  • amnistia per i combattenti
     

  • dialogo diretto tra le parti
     

  • riforma costituzionale in Ucraina

Nel 2015, il parlamento ucraino provò a votare la concessione dello statuto, ma i nazionalisti circondarono l'edificio e lanciarono granate, uccidendo tre poliziotti.

 

Le forze politiche filo-governative (tra cui il partito di Yulia Tymoshenko) si ritirarono dal processo, e il cambiamento costituzionale fu bloccato definitivamente.

Zelensky, eletto nel 2019 con una maggioranza assoluta, avrebbe potuto applicare gli Accordi, ma fu dissuaso da un documento chiamato "Red Line Memo", pubblicato da 70 ONG finanziate da USAID, Soros e NATO.

 

 Il documento imponeva limiti espliciti su cosa potesse o non potesse fare.

 

 

 


Le Provocazioni che hanno Portato alla Guerra

Paré analizza in dettaglio i giorni precedenti il 24 febbraio 2022.

 

Dal 16 febbraio - giorno indicato dagli USA come possibile inizio dell'invasione - aumentano bruscamente le violazioni del cessate il fuoco.

Grazie ai dati raccolti con le telecamere, Paré afferma che i bombardamenti furono avviati dall'artiglieria ucraina, in particolare dalla città di Popasna.

"Tutto lascia pensare a una provocazione deliberata per indurre la Russia ad attaccare", conclude.

 

 

 

L'Accordo Sabotato a Istanbul - Il ruolo di Bucha e Boris Johnson

Nel marzo 2022, Russia e Ucraina erano vicine a un accordo:

Mosca accettava il ritiro al 24 febbraio in cambio della neutralità ucraina e della rinuncia a entrare nella NATO.

Un'intesa storica...

Ma subito dopo l'episodio di Bucha (che Paré ritiene in parte costruito), Boris Johnson vola a Kiev e impedisce la firma, promettendo vittoria militare con le armi NATO.

Il resto è storia...

 

 

 


L'invasione Russa - Mossa disperata o inevitabile?

Paré afferma che Putin comprese nel novembre 2021 che gli Accordi di Minsk erano morti, dopo che Germania e Francia rifiutarono di spingere Kiev al dialogo con i separatisti.

Dopo il rifiuto americano a garantire la non-adesione dell'Ucraina alla NATO, e la firma di due accordi strategici USA-Kiev, la Russia concluse che,

era necessario agire prima dell'installazione di armamenti occidentali sul proprio confine.

 

 


Il Vero Aggressore

La narrazione dominante presenta la Russia come aggressore ingiustificato.

 

Ma il racconto di Benoît Paré - corroborato da anni di dati, testimonianze, statistiche, documenti e missioni OSCE - capovolge completamente questo schema.

È l'Ucraina, sotto la regia degli Stati Uniti e dei loro apparati paralleli (ONG, servizi, fondazioni), ad aver sistematicamente:

  • violato gli accordi di pace;
     

  • bombardato popolazioni civili russofone;
     

  • impedito ogni forma di dialogo reale;
     

  • rifiutato il rispetto dei propri impegni internazionali;
     

  • criminalizzato ogni dissidenza interna.

 



Approfondimenti

 

 

 

 



Chi ha ancora il Coraggio di parlare di "Guerra Non Provocata"?


La testimonianza di Paré è un atto di accusa storico contro l'ipocrisia dell'Occidente, che non solo ha tradito gli Accordi, ma ha deliberatamente innescato un conflitto per procura,

sacrificando l'Ucraina per un'agenda geopolitica altrui...!!!