di Richard A. Lovett

04 Ottobre 2019

dal Sito Web CosmosMagazine

traduzione di Nicoletta Marino

Versione originale in inglese

 

 

 

 

Questa immagine mostra i filamenti

in un enorme ammasso di galassie

usando la simulazione C-EAGLE

Joshua Borrow utilizza C-EAGLE

 

 

 

Gli astronomi lo hanno confermato

osservando il gas

a miliardi di anni luce di distanza...

 

 

 

Fasci di gas debolmente luminosi che circondano le galassie a 12 miliardi di anni luce di distanza hanno dato agli astronomi la prima possibilità di confermare l'esistenza di una struttura nota come "la rete cosmica".

 

La rete è una ragnatela di filamenti di gas, il cui modello standard di cosmologia afferma che si sarebbe formato all'indomani del Big Bang.

 

La teoria dice che laddove si incrociano questi filamenti giganti, è dove si formano le galassie.

 

Indizi che tali filamenti potrebbero esistere, afferma Erika Hamden, un'astrofisica dell'Università dell'Arizona, di Tucson, in precedenza era stata prospettata nello spettro di galassie distanti, che contenevano bande di assorbimento che indicavano che la luce da loro era passata attraverso grandi nuvole di idrogeno dirette verso la Terra.

"Quindi si può dire che c'è un mucchio di idrogeno tra noi e le galassie", dice.

Ma non era chiaro se ciò volesse significare che la luce fosse passata attraverso uno o più filamenti della rete cosmica, o qualcos'altro.

 

In un articolo (Gas Filament of the Cosmic Web, located around Active Galaxies in a Protocluster), pubblicato sulla rivista Science, tuttavia, un team guidato da Hideki Umehata, astronomo del Cluster RIKEN per la ricerca pionieristica, in Giappone, ha utilizzato uno dei i più grandi telescopi per osservare una massiccia protogalassia conosciuta come SSA22, a 12 miliardi di anni luce di distanza in direzione della costellazione dell'Acquario.

 

È abbastanza inverosimile che la luce proveniente da essa ha viaggiato verso di noi per gran parte della storia dell'Universo... il che significa che la squadra di Umehata stava guardando indietro nel tempo di soli 1,8 miliardi di anni dopo il Big Bang.

 

Il team di Umehata ha quindi diretto la luce attraverso uno spettroscopio per cercare il bagliore dell'idrogeno illuminato dalle radiazioni ad alta energia delle galassie vicine.

Queste galassie "si comportano come delle torce elettriche", spiega Hamden, il cui articolo (Osservando la rete cosmica) con il commento di Umehata appare nello stesso numero.

Il rilevamento è stato reso possibile, aggiunge, grazie a uno strumento spettrografico chiamato Multi Unit Spectroscopic Explorer (MUSE):

uno spettrografo ad alta risoluzione che consente agli astronomi di cercare segni spettroscopici di cose come l'idrogeno, con un ampio campo visivo.

"Questa è l'unica ragione per cui si potrebbe fare", dice Hamden, "perché queste strutture sono così grandi che è necessario un grande campo visivo... per vederle."

È un risultato importante, aggiunge, perché la rete cosmica è una delle previsioni chiave del modello standard di cosmologia.

 

Trovarne un pezzo,

"sarebbe un indice del fatto che siamo sulla buona strada".

È anche importante, dice lei, perché gli astronomi hanno creduto per tanto tempo che la maggior parte della materia normale nell'Universo non sia nelle galassie.

 

Dimostrare che la rete esiste è quindi un passo importante per capire dove si trova. Il prossimo passo, secondo Umehata, è cercare altri filamenti.

 

Quindi afferma che :

"Abbiamo appena aperto una piccola finestra. La rete cosmica dovrebbe essere molto più grande."

Inoltre, aggiunge,

"sarebbe utile cercare elementi diversi dall'idrogeno, come elio o carbonio, e cercare filamenti più vecchi più vicini alla Terra."

 

"Sarebbe emozionante vedere l'evoluzione dei filamenti e la formazione di galassie all'interno dei filamenti, attraverso il tempo cosmico."