di Diego Herranz 06 Febbraio 2017 dal Sito Web Publico traduzione di Nicoletta Marino Versione originale in spagnolo
Da sinistra a destra: il presidente del Brasile, Michel Temer, di Russia, Vladimir Putin, il Primo Ministro dell'India, Narendra Modi, il presidente della Cina, Xi Jinping, e quello del SudAfrica, Jacob Zuma in una foto di famiglia della cuspide dei BRICS in Goa (India). REUTERS/Danish Siddiqui
Chiuso per fine esercizio…
Questo sembra il fine immediato dei BRICS, acronimo promosso nel 2001 da Jim O'Neill quando era il capo economista di quando dirigeva come economista la Goldman Sachs.
La nascita dei grandi mercati emergenti ebbe successo il primo decennio.
In quel periodo, i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), spinti dalla dimensione delle loro economie, dai forti ritmi di crescita e dal loro potere crescente negli affari geo strategici nei confronti delle potenze industriali sempre più deboli - immerse dal 2007 in una crisi finanziaria di proporzioni storiche - riuscirono a far fronte alla tempesta se paragonati ai loro rivali occidentali.
Questo fu il cosiddetto 'decoupling', un fenomeno mai visto prima in cui queste economie, non considerate come investitori commerciali, riuscirono a eludere il brusco affondamento degli Stati Uniti e del resto del G7, aumentando così la misura del loro PIB fino a incamerare - con unica eccezione il Sud Africa, il convitato inerte del gruppo dal 2011 solo perché aveva la maggior economia africana - e diventare la top ten dei maggiori mercati del pianeta.
Incrementarono l'elenco dei nuovi ricchi (multimilionari con patrimoni a otto cifre) disposti ad acquistare beni e servizi cari e ad alto rischio. E ridussero senza grandi scene - questo è certo - la discrepanza delle loro diseguaglianze in delle società in cui ancora convivono i cosiddetti "quattro mondi":
In pochi angoli del pianeta convivono questi quattro stati sociali così visibilmente e con così ferree linee rosse di demarcazione.
I BRICS hanno dismesso lo status di "giocatori che dominano l'economia e i mercati globali".
I BRICS hanno vissuto anni di gloria.
A difesa della teoria di O'Neill che la dimensione dei loro mercati (che ammontano alla quinta parte del PIB, il 40% della popolazione e il 25% del territorio della Terra) conferiva loro il ruolo di "giocatori che dominano l'economia e i mercati globali" i capi di questo quintetto si definirono come gruppo geo strategico alternativo al G7, dal quale uscì due anni fa la Russia, invitato politico a questo vertice, grazie al suo conflitto con l'Ucraina.
Ponte di Moskvoretsky nel centro di Mosca REUTERS
In queste riunioni si accordarono per un'azione univoca per l'energia, gli investimenti, la finanza e anche nel campo della sicurezza e difesa e della diplomazia in campo politico.
Di fronte alle alleanze occidentali del G7 e delle nazioni limitrofe, il pugno duro e la capacità di influenza sembrava crescere senza rimedio. Però la congiuntura economica e finanziaria e soprattutto l'arrivo dell'Amministrazione Trump minaccia di far cambiare passo a tutti loro.
La fine del 'decoupling' ha interrotto la loro prosperità in particolar modo in Brasile e Russia in misura minore, in Cina, India e Sud Africa.
Dal 2012, il decoupling ha smesso di far vedere la sua efficienza.
L'abbandono trasforma lo stadio brasiliano di Maracaná a São Paulo in un luogo fantasma EFE
Il colpo di grazia ai BRICS sembra che proverrà dalla politica economica del nuovo inquilino della Casa Bianca.
L'incarico che Trump ha assegnato al suo segretario del Tesoro, Steven Mnuchin, di applicare il protezionismo commerciale con il ritorno alla strategia storica del dollaro forte e un cocktail di sgravi fiscali - in particolare - alle classi più benestanti, le più propense agli investimenti ad alto rischio come successe negli anni precedenti alla crisi del 2008 con il taglio imposto del 5% al più ricco, di George W. Bush e il fervore per gli swaps e i prodotti derivati e strutturati - di stimoli all'attività e di aumento di spese in infrastrutture e alla difesa, non fanno prevedere dei tempi buoni per i cinque grandi mercati emergenti.
Le loro monete, il senso sugli investimenti e le borse hanno risentito degli effetti.
In attesa che la Riserva Federale, la prima grande Banca centrale che ha iniziato la tendenza al rialzo, dopo anni di tipo di interesse vicino a tasso zero, decida di continuare con questa scalata al prezzo del denaro americano.
Un movimento che puntellerebbe ancora di più i chiodi sulla bara dei BRICS che il Presidente americano ha già infilato.
Le monete dei paesi emergenti hanno avuto una caduta del 1,7% nei confronti del dollaro per la vittoria elettorale di Trump. La seconda caduta più importante negli ultimi cinque anni.
Però sono state più brusche le retrocessioni del 6% dei titoli di stato in dollari di questi paesi e del 7,4% sulle obbligazioni in valuta nazionale, i più esposti al rischio di deprezzamento.
Gli agricoltori lavorano in una risaia Nel paese di Kothari, distretto di Nagaon, in India REUTERS
Negli studi portati avanti dalle banche d'investimento si prospetta la fine dei BRICS come nucleo egemonico degli emergenti e l'istituzione di disposizioni e portafogli di capitale, a livello individuale e di gruppo, pensate in funzione di ogni mercato concreto.
Ci sono voci economiche che si defilano dal termine BRICS perché i suoi membri hanno più divergenze rispetto alle coincidenze assegnate dal loro mentore Jim O'Neill.
Ethan S. Harris, economista globale della Bank of America Merrill Lynch, afferma che questo forum,
E tutta una critica mossa a O'Neill.
Adesso meno che mai, dagli Stati Uniti in poi le mentalità dell'ordine mondiale stanno cambiando. Tra l'altro - dice - perché le similitudini in termini di popolazione e grandezza dei loro PIB contrastano con le loro marcate differenze in altri ambiti.
Due di loro - chiarisce - sono grandi produttori di materie prime (Russia e Brasile) mentre Cina e India ne sono grandi consumatori.
Non sono nemmeno sulla stessa lunghezza d'onda sul valore e sulla strategia delle loro monete e nei ritmi di dinamismo delle loro economie. Per non parlare dei modelli politici e dei loro modelli di crescita.
Hanno dimostrato anche scarsa sintonia politica perché hanno diversi interessi geostrategici e forme di affrontarli.
Senza menzionare le ombre dei recuperi di Russia e Brasile e i loro minimi progressi recenti sui loro redditi pro capite, imprescindibili per raggiungere i livelli di vita dei loro rivali industrializzati. O il dubbio e il sospetto che la Cina e l'India lasceranno per essere dichiarate economie di mercato.
Di fronte a tali argomenti , gli investimenti sono diventati selettivi.
Nonostante delle voci nostalgiche come quella del senatore russo Alexéi Pushkov, che ha dichiaratto che nel 2020 l'economia mondiale sperimenterà "un cambiamento irreversibile" tra cui il peso produttivo dei BRICS supererà quello della nazioni occidentali.
Dopo il 2015, il PIB del G7 era al 46,3% e quello dei cinque paesi emergenti al 22,2% dell'economia mondiale al prezzo di mercato cioè in dollari americani.
Perché in quanto a capacità del potere d'acquisto (che considera la capacità di acquisizione e il valore delle divise monetarie, tra tanti parametri), tra i due blocchi la differenza era di sei decimi
Anche le analisi commerciali e di investimenti convergono sui rischi della scomparsa del blocco BRICS.
Atradius, la divisione delle assicurazioni sulle esportazioni di Credito e Cauzioni, crede che l'elezione di Trump e gli effetti della politica economica e monetaria degli Stati Uniti,
Gli stimoli fiscali accelereranno il "concordato sui tipi di interesse" per l'evoluzione del ciclo degli affari. - in fase prossima al riscaldamento dopo otto anni di crescita ininterrotta - che causerà "uscita di capitali" e una recrudescenza delle condizioni finanziarie.
I mercati emergenti, enfatizzano da Atradius - "sono in allarme".
Non solo nei BRICS, dove i rischi si accentreranno, in particolare il Brasile e in Sud Africa le cui monete saranno sottoposte ad una volatilità notevole, come alle altre latitudini del pianeta.
Soprattutto in Turchia,
...quasi tutto in moneta straniera e per "l'elevato rischio politico" del governo di Erdogan.
Rischio minore per la Russi, l'India e la Tailandia viste le ridotte necessità di finanziamento e la minore dipendenza dei flussi dei loro capitali stranieri nel 2017.
Folla di cittadini cinesi affollano la zona del Bund di Shangai REUTERS
I più vulnerabili saranno Cina e Messico, dove esistono le barriere doganali e il protezionismo dalle industrie americane. E infine le economie del Sud Est asiatico e di America Latina.
Tesi questa su cui concorda la Banca Internazionale dei Pagamenti (BIS, sigla in inglese).
Hyun Song Shin, consigliere economico di questa istituzione che ha predisposto le norme di Basilea per l'insolvenza bancaria, ammette che un maggiore forza del dollaro avrà ripercussioni sui mercati emergenti non solo commerciali ma anche finanziarie.
Il valore del dollaro farà aumentare le condizioni finanziarie dei mercati emergenti e aumenteranno i rischi.
Molte imprese hanno agevolazioni finanziarie in dollari, così che per ripagare i sostanziali livelli di indebitamento, dovranno usare adesso le loro monete nazionali.
E gran parte di questi crediti sono stati emessi dalle banche dei loro paesi.
Secondo la sua visione,
Il che implica per i paesi emergenti un rincaro delle condizioni finanziarie.
Inoltre la corsa al rialzo del dollaro genererà senza dubbio più rischi e volatilità in Borsa come afferma Shin.
L'Istituto Internazionale delle Finanze (IIF), il datore di lavoro della banca precisa che gli investitori hanno ritirato 7.000 miliardi di dollari dalle piattaforme commerciali di questi paesi dopo la vittoria elettorale di Donald Trump.
Mentre il prestigioso Istituto IFO tedesco presagiva una contrazione tra il 3,7% e il 5% del PIB del Messico per le rappresaglie doganali, politiche e industriali degli Stati Uniti contro il suo vicino del sud la cui moneta è stata la più castigata degli ultimi mesi.
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