Enzo Daedro
19 Marzo 2006
dal Sito Web
PsicoFXP
traduzione
Nicoletta Marino
Versione originale
TERRA DI PREGHIERE
Egitto. Terra di costruttori, di magniloquenti opere, di martiri e
re. Luogo scelto da certi Dei adesso dimenticati - che benedissero i
contadini con la saggezza delle stelle.
L’ombra di un vigoroso
passato si perde nello sbocco del Nilo. I figli hanno trasformato il
paradiso in un affare, il simbolo in denaro. Non sembra vero che
tutta quella bella cultura si stia perdendo. Il peggior nemico della
storia è l’economia. Las povertà e la mancanza di mezzi rovina il
nido dei faraoni.
E’ in ballo la memoria di una nazione.
SCAVO INTRICATO
Nel 1987 l’egittologo francese Louis Caparat iniziò i negoziati con
il governo egiziano per fare una serie di scavi nella
Grande
Piramide di Cheope.
La ragione era un po’ sentenziosa:
Caparat
affermava che non erano state ancora scoperte le sale più importanti
della piramide. Solamente i suoi tre aiutanti e lui avrebbero potuto
scavare in quel luogo ed accedere ai tesori occulti.
Il ministro della Pubblica Istruzione ed l cancelliere francese di
allora vollero almeno delle prove.
Caparat portò in questa fase una
serie di piani e manoscritti dove si affermava - in un certo modo - che tra i siti scoperti dagli inizi del secolo fino agli anni ’80
c’erano delle zone grigie. I precedenti archeologi non avevano
potuto accedere a quei luoghi. Caparat presentò anche una lettera di
una industria nordamericana che metteva a disposizione una moderna
scavatrice che avrebbe aiutato molto il lavoro. Il ministro chiese
una settimana di pausa.
Nell’inverno dell’88, Caparat ed i suoi assistenti già stavano
scavando dentro Cheope.
Gli furono concessi quattro mesi, con la
possibilità di estendere il periodo se si arrivava a trovare qualche
indizio. Il lavoro fu preciso ed arrivò a far esaurire l’archeologo.
La tenace persistenza, nonostante tutto, fu il suo miglior
consigliere. Avanzavano con rapidità giorno dopo giorno. La
scavatrice americana funzionava con incredibile successo; si bloccò
in alcuni punti.
Un breve tempo uno degli aiutanti di Caparat - Ernest - iniziò a
provare un disturbo al petto. Non poteva ingerire nessun alimento.
Vomitava in modo strano, non riusciva a dormire e si arrabbiava
quando lo toccavano. Una suggestiva macchia rossa gli circondava il
collo.
L’archeologo lo accompagnò all’ospedale più vicino. Per sua sfortuna
dovettero ricoverarlo. I medici lo esaminarono. Sembrava soffrire di
un virus non ben identificato che atrofizzava i condotti interni dei
polmoni.
Le fosse nasali emanavano una grande quantità muco di
colore rossastro.
Nel libro dal
egittologo Jaromir Malek "In
The Shadow Of The Pyramids" (1986 - Fotografie di Werner Forman)
sono esposte fotografie di un murale della mastaba di Akhti-Hotep (o
Ptah-Hotep) a Sakkara.
In questo murale, appare uno strano "essere" che potrebbe collegarsi alla
storia di Enzo Daedra,
sulle scoperte di Louis Caparat:
Il suo aspetto ricorda molto le descrizioni moderne degli equipaggi UFO,
conosciuti popolarmente
come i "Grigi".
Come precauzione, il medico chiese a Caparat di smettere gli scavi.
Avrebbe potuto trattarsi di una qualsiasi trappola creata e
sviluppata dagli antichi Egiziani.
L’archeologo si trovò di fronte ad una decisione seria da prendere: o
abbandonare gli scavi o continuare da solo.
Gli altri aiutanti non
vollero continuare; temevano il contagio.
LA SCOPERTA
In piena ricerca attraversò lunghi tunnel e sopravvisse a qualsiasi
inconveniente sia climatico che fisico.
Era risaputo che la
pressione atmosferica era bassa, il che impediva di respirare bene;
per questo lavorava dalle sei della mattina fino alle tre del
pomeriggio. Poi si dedicava ad analizzare i risultati e ad annotarli
sui suoi registri.
Una settimana prima che scadesse il lasso di tempo programmato dal
governo egiziano, Caparat quello che sembrava essere l’inizio di un
accesso. Segnò il bordo superiore con il suo strumento; una piccola
scopa lo aiutò a pulire il terreno. La terra era spessa. Non si
lasciava lavorare facilmente. Caparat scoprì tre geroglifici
intrecciati da quanto sembrava un ramo di olivo. Impiegò quasi
un’ora per codificarli.
I segni si riferivano al faraone Cheope ed
ai suoi discendenti. L’archeologo emozionato si mise in contatto con
il cancelliere francese. Lo scavo ricevette l’appoggio diretto del
governo egiziano. Colui che prima era un semplice sognatore , era
riconosciuto come un ricercatore di talento.
Anche se comunque
mancava molto da scoprire, Cheope sorprendeva nuovamente il mondo.
LA TOMBA DE
CRISTALLO
Un centinaio di uomini e 61 giorni furono sufficienti per liberare
dagli ostacoli il prezioso passaggio.
La porta era in buono stato.
Faceva mostra di di una quantità interessante di figure,
rappresentate come bassorilievo dal taglio delicato. Con l’aiuto di
un traino esterno si riuscì a buttar giù gli ostacoli che impedivano
l’accesso. Gli scienziati si coprirono il volto con maschere.
Esaminarono, con precauzione il luogo. Era completamente buio.
Caparat fu il primo ad avanzare sul terreno sconosciuto.
Sorprendentemente il posto due fori circolari di una ventina di
centimetri (aprox.) posti in ambedue gli estremi del posto attraverso
i quali veniva aria.
Ecco la sorpresa: Caparat si era imbattuto in
una gigantesca tomba di cristallo massiccio. Chiamò i suoi
assistenti che erano ritornati a lavorare con lui dopo la buona
notizia- e chiese loro che illuminassero l’oggetto subito.
Con orrore di molti, un cadavere giaceva nella tomba. E non sembrava un
essere umano.
Foto dalla mummia di un
umanoide pubblicate dalla rivista egiziana Rose El-Yussuf nel marzo 2001.
É questo Filitón il "costruttore misterioso", figlio delle stelle, descritto
da
Flavio Giuseppe?
E 'sorprendente la somiglianza con la descrizione degli umanoidi del
mistero
Roswell.
(Dal libro
La conexión Atlante
di Santiago Martinez Concha)
Il corpo fu deposto in una ambulanza speciale e fu portato in un
centro di ricerche dove si sarebbero fatti diversi esami.
La
tensione crebbe quando Caparat trovò tra i piedi dell’essere un
papiro antichissimo. Abbandonò il posto e si ritirò nel suo alloggio
in un albergo. Il ministro degli Esteri egiziano arrivò sugli scavi
insieme alle forze di polizia.
Chiuse la zona e ne proibì l’accesso.
IL PATTO DI CHEOPE
Caparat trascrisse la traduzione con molta attenzione e si
meravigliava ad ogni nuova codifica.
I geroglifici non possedevano
la costruzione della fonetica normale; lo stile variava col segno.
Sembrava che il faraone Cheope avesse firmato un trattato con un
alieno proveniente da un sistema stellare lontano. L’essere gli
offriva completa protezione per tutta la vita in cambio di un
rifugio.
Gli spiegava anche il divenire della storia dell’uomo; la
possibilità di viaggi interplanetari, di scambi di persone da un
mondo all’altro. Il Faraone meravigliato accettò l’offerta.
Firmarono un patto in cui si esplicitava che l’alieno avrebbe potuto
risiedere in Egitto tutto il tempo che voleva. La creatura visse in
pace tutto il resto della sua longeva vita. La tomba fu costruita
con un disegno che preparò prima di morire.
Caparat ricette la visita della Polizia in hotel. Gli tolsero il
papiro ed i suoi quaderni di appunti.
Fu obbligato a rientrare in
Francia.
UNA PRODEZZA INAVVERTITA
Personalmente mi è difficile credere che la storia che racconta
Louis Caparat non sia un po’ esagerata. Mi sono messo in contatto
con il ricercatore che mi confermò che nessun fatto descritto fu
inventato. Affermò ancora una volta ognuno dei suoi postulati.
Una cosa è certa; l’aiutante malato di Caparat morì. Lo dimostra il
registro dell’ospedale. E’ reale anche lo scavo. Purtroppo l’attuale
ministro degli esteri egiziano non ha voluto rispondere alle mie
innumerevoli lettere. Il fatto della Tomba di cristallo di Cheope
sembra infastidire alcuni rappresentanti.
Perché si infastidiscono
quando si parla di un qualcosa che non è mai esistito?
UN GIORNALE AMERICANO DICE...
'UN ALIENO MORTO TROVATO A GIZA NEL 1988'
Joseph Trainor
UFO ROUNDUP
Volume 5 - Number 9
March 2, 2000
dal Sito Web
UFOInfo
traduzione
Nicoletta Marino
Versione originale
Un strana storia sulla Grande Piramide di Giza è apparsa a marzo
2000 riportata dal quotidiano egiziano Rose El-Yussuf.
Secondo quanto scritto, nel 1988 l’egittologo francese Louis Caparat,
“ha scoperto una stanza segreta nella Grande Piramide di Cheope(il
suo nome greco. Il vero nome del faraone era Khufi –J.T.).”
L’alieno umanoide,
“fu ritrovato in una cassa di cristallo
trasparente. Sulle prime l’alieno sembrava ibernato” o in uno
sonno apparente.
Caparat riportò” di avere trovato anche un testo scritto su un
papiro” che descriveva l’incontro tra il faraone Khufu con l’alieno,
che gli disse che i viaggiatori della sua specie sarebbero arrivati
dallo spazio.
L’alieno, si suppone, che suggerì il disegno della piramide e
persuase gli Egiziani a costruirla come loro luogo dopo la morte.
“Caparat mandò un messaggio ad un suo collega in Spagna,
Francisco
de Braga, un biologo, invitandolo a venire in Egitto" a prelevare
campioni di sangue, cellule, tessuto e DNA dell’alieno morto.
Ma quando il dott. De Braga arrivò al Cairo, fu fermato dal Ministro
di Stato della Sicurezza e rimesso su un aereo per Madrid.
Secondo Rose El-Yusuf, l’alieno morto fu portato in un
laboratorio in
una località sconosciuta, dall’Intelligence egiziana.
(Grazie a Wisam Mohammad e Alfredo Dissoni per questa storia)
Commento dell’Editore:
Mie cari lettori, prendete questa storia con
un grano di sale. Misteriosi corpi morti furono ritrovati attorno la
Grande Piramide fin dai tempi di Abdullah Al Mamun che per primo
entrò nella struttura nell’813 a.C.
Abdullah che fu il figlio del califfo Haroun Al Raschid, trovò un
gruppo di egiziani che con alacrità fece un buco giusto nella parete
della Piramide.
Secondo l’autore Peter Tompkins:
“Alcuni autori arabi hanno
riportato che Al Mamun trovò nel sarcofago una statua di pietra
dalle forme umane. All’interno, essi dissero, un corpo che portava
un pettorale d’oro con molte pietre preziose, una spada incredibile
sul suo petto, un rubino sulla testa grande come un uovo che
sprizzava luce come fosse giorno. “Vedi I segreti della Grande
Piramide di Peter Tompkins, Harper and Row, New York, N.Y. 1971, pag.
15.”
Bisogna comunque dire che ci sono tanti racconti sulla Grande
Piramide che girano fin dal 1996, compresa la visita del gruppo
dell’UNESCO, con veicoli militari ed elicotteri neri visti a Giza,
ed il recente giro della grande costruzione.
Non c’è nessuno che sappia cosa sta succedendo in quel posto.
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