da Swiss Propaganda Research
Giugno 2016
dal Sito Web SPR
tradotto in inglese da Terje Maloy
03 Marzo 2019
dal Sito Web
InformationClearingHouse
traduzione
di
Claudiordali
Versione originale in Tedesco
Versione in Spagnolo
Versione in inglese
È uno degli aspetti più importanti del nostro sistema mediatico,
eppure è ancora poco conosciuto al pubblico:
a maggior parte delle
notizie internazionali trasmesse dai media occidentali viene fornita
da sole tre agenzie di stampa globali con sede a New York, Londra e
Parigi.
Il ruolo chiave svolto da queste agenzie sta a significare che i
media occidentali spesso parlano degli stessi argomenti, persino
usando le stesse parole.
Inoltre, i governi, i servizi di intelligence e l'esercito
utilizzano queste agenzie di stampa globali come dei moltiplicatori
per diffondere i loro messaggi in tutto il mondo.
Uno studio sui reportage della guerra in Siria di nove importanti
quotidiani europei, illustra chiaramente questi aspetti:
-
Il 78% di tutti gli articoli si basa tutto o in parte sui rapporti
di agenzia e lo 0% sulla ricerca investigativa
-
inoltre, l'82% di tutte le opinioni e le interviste sono a favore
dell'intervento americano e della NATO, anche se la propaganda lo
attribuisce esclusivamente all'altra parte
Introduzione -
"Qualcosa di Strano"
"Come fa il giornale a sapere quello che sa?"
La risposta a questa domanda potrebbe sorprendere alcuni lettori di
quotidiani:
"La principale fonte delle informazioni sono le storie provenienti
dalle agenzie di stampa. Le agenzie di stampa quasi anonime sono in
qualche modo la chiave degli eventi mondiali.
Quindi, quali sono i nomi di queste agenzie, come funzionano e chi
le finanzia? Per giudicare quanto bene uno è informato sugli eventi
in Oriente e Occidente, dovrebbe conoscere le risposte a queste
domande."
(Höhne 1977, p.11)
Un ricercatore svizzero sui media puntualizza che:
"Le agenzie di informazione sono i fornitori più importanti di
materiale per i mass media.
Nessun quotidiano è in grado di lavorare senza di loro. Per cui, le
agenzie di stampa influenzano l'immagine che abbiamo del mondo;
prima di ogni altra cosa veniamo a conoscenza di ciò che hanno
scelto."
(Blum 1995, pagina 9)
Data la loro fondamentale importanza, è ancora più sorprendente che
queste agenzie siano poco conosciute al pubblico:
"Gran parte della società non è per niente consapevole che esistono
le agenzie di stampa ... In realtà, svolgono un ruolo enormemente
importante nel mercato dei media, ma nonostante questa enorme
importanza, in passato si è prestata loro poca attenzione."
(Schulten-Jaspers 2013, pagina 13)
Persino il capo di un'agenzia di stampa ha notato che:
"C'è qualcosa di strano nelle agenzie di stampa: sono poco
conosciute al pubblico: a differenza del giornale, la loro attività
non si svolge sotto i riflettori, tuttavia le troviamo sempre come
le fonti delle notizie."
(Segbers 2007, pagina 9)
"L'Invisibile Centro Nevralgico del Sistema Mediatico"
Quindi, quali sono i nomi di quelle agenzie che sono "sempre la
fonte della notizia"?
Ora sono rimaste solo tre agenzie globali:
-
The American Associated Press (AP) con oltre 4000 dipendenti in
tutto il mondo.
L'AP appartiene alle aziende mediatiche statunitensi e ha la sua
redazione principale a New York. Le notizie di AP vengono utilizzate
da circa 12.000 media internazionali, raggiungendo ogni giorno oltre
la metà della popolazione mondiale.
-
L'agenzia quasi-governativa francese France-Presse (AFP), con sede a
Parigi e con circa 4000 dipendenti. L'AFP invia oltre 3000 articoli
e fotografie ogni giorno ai media di tutto il mondo.
-
L'agenzia britannica
Reuters
a Londra, che è di proprietà privata e
impiega poco più di 3000 persone. La Reuters è stata acquisita nel
2008 dall'imprenditore canadese Thomson, una delle 25 persone più
ricche del mondo, e si è fusa nella Thomson Reuters con sede a New
York.
Inoltre, molti paesi gestiscono le proprie agenzie di stampa.
Tuttavia, quando si tratta di notizie internazionali, di solito si
basano sulle tre agenzie globali e semplicemente copiano e traducono
i loro rapporti.
Le tre agenzie di stampa globali Reuters, AFP e AP, e le tre agenzie
nazionali dei paesi di lingua tedesca:
Wolfgang Vyslozil, ex amministratore delegato dell'agenzia austriaca
APA, ha descritto il ruolo chiave delle agenzie di stampa con queste
parole:
"Le agenzie di stampa sono raramente conosciute al pubblico. Si può
dire che sono i media più influenti e allo stesso tempo meno
conosciuti.
Sono le istituzioni chiave di enorme importanza per qualsiasi
sistema mediatico. Sono il centro nevralgico invisibile che collega
tutte le parti di questo sistema.
(Segbers 2007, p.10)
Piccole Sigle, Grande Effetto
Tuttavia, c'è una semplice ragione per cui le agenzie globali,
nonostante la loro importanza, sono praticamente sconosciute al
pubblico in generale.
Per citare un professore svizzero:
"La radio e la televisione di solito non citano le loro fonti, e
solo gli specialisti sono in grado di decifrare i riferimenti sulle
riviste."
(Blum 1995, pag 9)
Il motivo di tutta questa discrezione dovrebbe essere chiaro: i
notiziari non sono particolarmente desiderosi di far sapere ai
lettori che non hanno svolto ricerche per la maggior parte dei loro
stessi articoli.
L'immagine seguente mostra alcuni esempi di identificazione della
fonte sui giornali popolari in lingua tedesca. Accanto alle
abbreviazioni dell'agenzia troviamo le iniziali degli editori che
hanno modificato il rispettivo rapporto di agenzia.
Le agenzie di stampa
come fonti degli articoli dei quotidiani.
Occasionalmente, i giornali usano
il materiale di agenzia
ma non lo
etichettano affatto.
Uno studio del 2011 dell'Istituto Svizzero di Ricerca sulla Sfera
Pubblica e la Società dell'Università di Zurigo, è giunto alle
seguenti conclusioni (FOEG 2011):
"Gli articoli delle agenzie vengono sfruttati integralmente senza
essere etichettati, oppure vengono parzialmente riscritti per farli
apparire come un pezzo editoriale.
Inoltre, c'è la prassi di "vivacizzare" i rapporti di agenzia con un
po' di impegno; ad esempio, vengono utilizzate tecniche di
visualizzazione:
i rapporti di agenzia non ancora pubblicati vengono arricchiti con
immagini e grafiche, per poi essere presentati come rapporti
completi."
Le agenzie svolgono un ruolo rilevante non solo per la stampa, ma
anche per le emittenti televisive private e pubbliche.
Questo è stato confermato da Volker Braeutigam, che ha lavorato per
l'emittente statale tedesca ARD per dieci anni e vede con occhio
critico il predominio delle agenzie:
"Il problema fondamentale è che la redazione di ARD riceve le sue
informazioni principalmente da tre fonti:
le agenzie di stampa DPA/AP, la Reuters e l'AFP: una
tedesco-americana, una britannica e una francese.
L'editore che lavora su una notizia deve solo selezionare sullo
schermo quei passaggi di testo che considera essenziali, riordinarli
e incollarli insieme abbellendoli un po'."
Anche la Radio e Televisione Svizzera (SRF) si basa per la maggior
parte sui rapporti di queste agenzie.
Rispondendo a quegli spettatori che chiesero come mai non fu
segnalata la marcia per la pace in Ucraina, i redattori
dissero:
"Fino ad oggi, non abbiamo ricevuto un solo rapporto su questa
marcia dalle agenzie indipendenti Reuters, AP e AFP."
Infatti, non solo il testo, ma anche le immagini, i suoni e le
registrazioni video che vediamo tutti i giorni sui nostri mezzi di
informazione, provengono per lo più dalle stesse agenzie.
Ciò che il pubblico inconsapevole potrebbe considerare come un
contributo del proprio giornale o emittente televisiva locale, è in
realtà un articolo copiato da New York, Londra e Parigi.
Alcuni media hanno persino fatto un passo avanti e, per mancanza di
risorse, hanno appaltato tutta la redazione estera a un'agenzia
esterna. Inoltre, è ben noto che molti siti di informazione su
Internet pubblicano principalmente i rapporti di agenzia (si veda ad
esempio Paterson 2007, Johnston 2011, MacGregor 2013).
In definitiva, tutta questa dipendenza dalle agenzie globali crea
una sorprendente somiglianza negli articoli di cronaca
internazionale:
da Vienna a Washington, spesso i media riportano gli stessi
argomenti, usando molte frasi uguali, un fenomeno che potrebbe
essere associato a quello dei "media controllati" negli stati
autoritari.
L'immagine seguente mostra alcuni esempi tratti da pubblicazioni
tedesche e internazionali. Come potete vedere, nonostante
l'obiettività dichiarata, a volte si insinua un leggero pregiudizio
geo-politico.
"Putin minaccia", "l'Iran provoca",
"la NATO è preoccupata", "la
roccaforte di Assad":
le somiglianze nel contenuto e nella
formulazione
dovute ai rapporti delle agenzie di stampa globali.
Il Ruolo dei Corrispondenti
Molti dei nostri mezzi di informazione non hanno dei propri
corrispondenti esteri, quindi, per le notizie straniere, non hanno
altra scelta che affidarsi completamente alle agenzie globali.
E per quanto riguarda i grandi quotidiani e le emittenti televisive
che hanno i propri corrispondenti internazionali?
Nei paesi di lingua tedesca, ad esempio, questi includono giornali
come:
-
NZZ
-
FAZ
-
Sueddeutsche Zeitung
-
Welt
...e le emittenti televisive pubbliche.
Prima di tutto, è necessario tenere presente le dimensioni:
mentre
le agenzie globali hanno diverse migliaia di dipendenti in tutto il
mondo, il quotidiano svizzero NZZ, noto per la sua cronaca
internazionale, ha solo 35 corrispondenti stranieri (compresi quelli
commerciali).
Nei paesi grandi come la Cina o l'India, c'è solo un corrispondente;
tutto il Sud America è coperto da due giornalisti, mentre nella
grande Africa non c'è nessuno di permanente.
Inoltre, i corrispondenti si avventurano raramente nelle zone di
guerra. Per la guerra in Siria, ad esempio, molti giornalisti "hanno
svolto il loro lavoro" da città come Istanbul, Beirut, Il Cairo o
addirittura da Cipro.
Inoltre, molti giornalisti non hanno le competenze linguistiche
necessarie per capire il popolo e i media locali.
In queste circostanze, i corrispondenti come riescono a sapere quali
sono le "notizie" per la loro zona di mondo?
La risposta ancora una volta è:
dalle agenzie globali.
Il corrispondente olandese per il Medio Oriente
Joris Luyendijk, ha
descritto straordinariamente come lavorano i corrispondenti e come
dipendono dalle agenzie mondiali, nel suo libro "People
Like Us - Misrepresenting the Middle East":
"Pensavo che i corrispondenti fossero gli storici del presente.
Pensavo che quando fosse capitato qualcosa di importante, lo
avessero inseguito, scoperto cosa stava succedendo e fatto rapporto
sulla vicenda. Tuttavia, io non sono mai andato da nessuna parte per
scoprire ciò che stava succedendo, o ciò che era successo molto
tempo prima. Sono andato a presentare la notizia sul posto.
Quando succedeva qualcosa nei Paesi Bassi, i redattori chiamavano,
mandavano dei comunicati stampa via fax o e-mail, e io li raccontavo
alla radio con parole mie, oppure rielaboravo un articolo per il
giornale.
Questo fu il motivo per cui i miei redattori ritennero più
importante riuscire a raggiungermi sul posto, che farmi andare in
giro a capire cosa stava succedendo. Le agenzie di stampa fornivano
informazioni sufficienti per essere in grado di scrivere o parlare
di qualsiasi crisi o riunione al vertice.
Ecco perché quando sfogliate qualche giornale diverso o guardate più
notiziari, spesso trovate le stesse immagini e le stesse storie.
I nostri colleghi e colleghe negli uffici di Londra, Parigi, Berlino
e Washington, pensavano tutti che i notiziari fossero dominati dalle
notizie sbagliate e che stessimo seguendo troppo servilmente gli
standard delle agenzie di stampa.
L'idea comune è che i corrispondenti siano in possesso "della
notizia", ma la realtà è che la notizia si trova sul nastro
trasportatore di un panificio industriale.
I corrispondenti si mettono alla fine del nastro trasportatore
convinti davvero di essere quelli che hanno cotto la pagnotta,
mentre in realtà l'hanno solo confezionata.
In un secondo momento, un amico mi chiese come riuscivo a rispondere
senza esitazione a tutti i botta e risposta che avvenivano ogni ora.
Quando gli dissi che, come al telegiornale, conoscevo tutte le
domande in anticipo, la sua risposta fu un susseguirsi di insulti.
Il mio amico aveva capito che, per decenni, quello che guardava e
ascoltava nei notiziari era puro teatro."
(Luyendijk 2009, p
20-22, 76, 189)
In altre parole, il corrispondente comune non è generalmente in
grado di fare ricerche indipendenti, ma piuttosto si occupa di
quegli argomenti che sono già stati scritti dalle agenzie di stampa
- il famoso "effetto mainstream".
Inoltre, per risparmiare i costi, molti media oggigiorno devono
condividere i loro pochi corrispondenti esteri. Per cui, all'interno
di un singolo gruppo di media, i rapporti sugli
esteri vengono spesso usati da diverse pubblicazioni, nessuna delle
quali concorre a cambiare l'articolo.
"Ciò di cui l'agenzia non parla, non avviene"
Il ruolo centrale delle agenzie di stampa spiega anche perché, nei
conflitti geopolitici, la maggior parte dei media usa le stesse
fonti originali.
Durante la guerra in Siria, per esempio, "l'Osservatorio Siriano per
i Diritti Umani - Syrian
Observatory for Human Rights" - un'organizzazione ambigua gestita da un solo uomo
con sede a Londra - ebbe un posto di rilievo.
I media raramente si rivolgevano direttamente a questo
"Osservatorio", poiché il suo unico operatore era davvero difficile
da raggiungere, persino per i giornalisti.
L'Osservatorio consegnava invece le sue storie alle agenzie globali,
che poi le inoltravano a migliaia di media, che a loro volta
"informavano" centinaia di milioni di lettori e spettatori in tutto
il mondo.
Il motivo per cui le agenzie di tutto il mondo per i loro rapporti
facessero riferimento a questo strano "Osservatorio" e chi lo
finanziasse davvero, erano domande che raramente venivano poste.
Manfred Steffens, l'ex capo redattore dell'agenzia di stampa tedesca
DPA, nel suo libro "The Business of
News" afferma che:
"Una notizia non diventa più corretta semplicemente perché si è in
grado di fornire una fonte. Invece, sarebbe lecito chiedersi se
confidare più in una notizia semplicemente perché viene citata la
fonte.
Dietro lo schermo protettivo, la "fonte" di una notizia significa
molto, per cui alcune persone sono inclini a diffondere cose
piuttosto avventurose, anche se hanno legittimi dubbi sulla loro
correttezza.
Da un punto di vista morale, almeno la responsabilità può essere
sempre attribuita alla fonte citata."
(Steffens 1969, P. 106)
La dipendenza dalle agenzie globali è anche una delle ragioni
principali per cui la copertura mediatica dei conflitti geopolitici
è spesso superficiale e irregolare, mentre le relazioni storiche e
il contesto sono frammentati o del tutto assenti.
Come disse Steffens:
"Le agenzie di stampa ricevono i loro impulsi quasi esclusivamente
dagli eventi di attualità, quindi, per loro natura sono astoriche e
riluttanti ad aggiungere più contesto di quanto sia strettamente
necessario."
(Steffens 1969, pagina 32)
Infine, il predominio delle agenzie globali spiega perché certi
eventi e questioni geopolitiche, che spesso non si adattano molto
bene alla narrativa USA/NATO o sono troppo "poco importanti", non
vengono affatto menzionati dai nostri media:
se le agenzie non segnalano un evento, la maggior parte dei media
occidentali non ne verrà mai a conoscenza.
Come fatto notare in occasione del 50° anniversario della DPA
tedesca:
"Ciò di cui l'agenzia non parla, non avviene."
(Wilke
2000, pagina 1)
"L'aggiunta di storie discutibili"
Mentre alcuni argomenti non appaiono affatto sui nostri media, altri
sono molto importanti anche se in realtà non dovrebbero esserlo:
"Spesso i mass media non parlano della nuda realtà, ma di una
costruita o messa in scena.
Diversi studi hanno dimostrato che i mezzi di comunicazione di massa
vengono prevalentemente stabiliti dalle attività di pubbliche
relazioni e che gli atteggiamenti passivi e recettivi prevalgono
sulla ricerca attiva."
(Blum 1995, pagina 16)
Infatti, a causa delle prestazioni giornalistiche piuttosto basse
dei nostri media e della loro alta dipendenza da una manciata di
agenzie di stampa, per le parti interessate è davvero facile
diffondere propaganda e disinformazione al pubblico mondiale in un
formato apparentemente rispettabile.
Steffens, l'editore della DPA, avvertì di questo pericolo:
"Più il senso critico si placa, più rispettabile diventa l'agenzia
di stampa o il giornale.
Chiunque voglia introdurre una storia discutibile nel mondo della
stampa, deve solo provare a darla a un'agenzia ragionevolmente
stimabile; in questo modo sarà sicuro che in seguito apparirà anche
sulle altre.
A volte capita che una bufala passi da un'agenzia all'altra,
diventando sempre più credibile."
(Steffens 1969, p. 234)
Tra i protagonisti più attivi nel diffondere discutibili notizie
geopolitiche ci sono le forze armate e i ministeri militari.
Ad esempio, nel 2009 Tom Curley, il capo dell'agenzia di stampa
americana AP, rese noto che il Pentagono impiegava più di 27.000
specialisti in pubbliche relazioni, dotati di un budget di quasi $ 5
miliardi l'anno per lavorarsi i media e far circolare delle
manipolazioni mirate.
Inoltre, i generali di alto livello degli Stati Uniti minacciarono
di "rovinare" sia lui che l'AP se i giornalisti avessero parlato
troppo criticamente dell'esercito americano.
Nonostante o in seguito a tali minacce, i nostri mezzi di
comunicazione pubblicano regolarmente storie ambigue provenienti da
"informatori" anonimi che sono nella "cerchia della difesa
statunitense".
Ulrich Tilgner, un veterano corrispondente del Medio Oriente per la
televisione tedesca e svizzera, nel 2003, poco dopo la guerra in
Iraq, parlò degli inganni dell'esercito e del ruolo svolto dai
media:
"Con l'aiuto dei media, i militari determinano la percezione
pubblica e la usano per i loro piani.
Gestiscono le aspettative e diffondono scenari ingannevoli. In
questo nuovo tipo di guerra, le strategie dei PR
dell'amministrazione americana svolgono una funzione simile a quella
dei piloti dei bombardieri.
I dipartimenti speciali per le pubbliche relazioni nel Pentagono e
nei servizi segreti sono diventati i combattenti nella guerra
dell'informazione.
L'esercito americano usa specificatamente la mancanza di trasparenza
nella copertura mediatica per effettuare le sue mosse ingannevoli.
Il modo in cui diffonde le informazioni, che vengono poi raccolte e
distribuite dai giornali e dalle emittenti televisive, rende
impossibile per i lettori, gli ascoltatori o gli spettatori,
risalire alla fonte originale.
Pertanto, il pubblico non si renderà mai conto della vera intenzione
dei militari."
(Tilgner 2003, P. 132)
Ciò che è noto all'esercito americano, non è estraneo ai servizi di
intelligence statunitensi.
In un eccellente servizio su British Channel 4, alcuni ex funzionari
della CIA e un corrispondente della Reuters parlarono candidamente
della diffusione sistematica di propaganda e disinformazione nei
reportage sui conflitti geopolitici:
John Stockwell, ex ufficiale della CIA e whistleblower, riguardo al
suo lavoro sulla guerra in Angola disse:
"Il tema di base era farla sembrare come un'invasione [nemica] in
Angola.
Quindi, ogni storia che è stata scritta e trasmessa nei media di
tutto il mondo riguardo a quell'argomento, era la nostra. In questa
task force, un terzo del mio personale era sotto copertura; era
formato da propagandisti, la cui professione era quella di inventare
notizie e trovare il modo di farle pubblicare.
I redattori della maggior parte dei giornali occidentali non sono
troppo scettici nei confronti dei messaggi conformi alle opinioni e
ai pregiudizi generali.
Dopodiché inventavamo un'altra storia che facevamo andare avanti per
settimane. [Ma] era solo finzione."
Fred Bridgland, parlò del suo lavoro come corrispondente di guerra
per l'agenzia Reuters:
"Basavamo i nostri articoli su comunicazioni ufficiali.
Solo anni dopo appresi che un esperto di disinformazione della CIA
si era introdotto nell'ambasciata degli Stati Uniti a Lusaka
(Zambia) e aveva composto quel comunicato, il quale non aveva alcuna
relazione con la verità.
Fondamentalmente, e per dirla in maniera molto schietta, potete
pubblicare qualsiasi stronzata che verrà messa sui giornali."
Infine, l'ex analista della CIA
David MacMichael, descrisse con
queste parole il suo lavoro nella
guerra dei Contras in Nicaragua:
"Dissero che la nostra intelligence in Nicaragua era così buona che
potevamo persino registrare quando qualcuno andava in bagno.
Tuttavia, ho avuto la sensazione che le storie che stavamo dando
alla stampa fossero uscite direttamente dal cesso."
(Hird 1985)
Ovviamente, i servizi di intelligence hanno anche un gran numero di
contatti diretti nei nostri media che, se necessario, possono
lasciar "trapelare" delle informazioni.
Eppure, senza il ruolo centrale delle agenzie di stampa globali, la
sincronizzazione mondiale della propaganda e della disinformazione
non sarebbe mai stata così efficiente.
Attraverso questo "moltiplicatore di propaganda", le notizie ambigue
degli esperti che lavorano per i governi, l'esercito e i servizi di
intelligence, raggiungono il grande pubblico senza essere
controllate e filtrate.
I giornalisti fanno riferimento alle agenzie di stampa e le agenzie
di stampa fanno riferimento alle loro fonti.
Sebbene tentino spesso di evidenziare incertezza usando termini come
"apparente", "presunto" e roba del genere, la storia viene diffusa
nel mondo ottenendo in pieno il suo effetto.
Il Moltiplicatore di Propaganda:
I governi, i militari e i servizi di intelligence
utilizzano le
agenzie di stampa globali
per disseminare i loro messaggi
al
pubblico di tutto il mondo.
Come riporta il New York Times...
Oltre alle agenzie di stampa globali, c'è un'altra fonte che viene
spesso utilizzata dai media di tutto il mondo per trattare i
conflitti geopolitici, particolarmente sulle principali
pubblicazioni della Gran Bretagna e degli Stati Uniti.
Ad esempio, le agenzie di stampa come il New York Times o la
BBC
hanno fino a 100 corrispondenti esteri e altri dipendenti esterni.
Tuttavia Luyendijk, corrispondente per il Medio Oriente, sottolinea
che:
"I giornalisti olandesi, me incluso, si nutrivano delle notizie
scelte dai media di qualità come la CNN, la BBC e il New York Times.
Lo facevamo supponendo che i corrispondenti di quelle agenzie
capissero il mondo arabo e ne comandassero una visione. Tuttavia,
venne fuori che molti di loro non parlavano l'arabo, o almeno non
abbastanza per essere in grado di tenere una conversazione o seguire
i media locali.
Molti boss della CNN, della BBC, dell'Independent, del Guardian, del
New Yorker e del NYT, il più delle volte dipendevano da assistenti e
traduttori."
(Luyendijk, pagina 47)
Inoltre, le fonti di questi media non sono spesso facili da
verificare ("circoli militari", "funzionari governativi anonimi",
"funzionari di intelligence" e roba del genere), per cui possono
essere utilizzate anche per diffondere la propaganda.
In ogni caso, il diffuso orientamento verso le pubblicazioni
anglosassoni porta a un'ulteriore convergenza nella copertura
geopolitica dei nostri media.
L'immagine seguente mostra alcuni esempi delle citazioni sulla Siria
del più grande quotidiano svizzero, il Tages-Anzeiger.
Gli articoli risalgono tutti ai primi giorni di ottobre del 2015,
quando la Russia è intervenuta direttamente per la prima volta nella
guerra in Siria (le fonti USA e Regno Unito sono evidenziate):
Le frequenti citazioni dei media britannici e statunitensi,
mostrate
dagli articoli sulla guerra in Siria
del quotidiano svizzero
Tages-Anzeiger
nell'ottobre 2015.
La Versione Desiderata
Perché i nostri giornalisti non cercano semplicemente di fare
ricerche e articoli indipendentemente dalle agenzie globali e dai
media anglosassoni?
Luyendijk, corrispondente per il Medio Oriente, descrive le sue
esperienze:
"Potreste dirmi che avrei dovuto cercare delle fonti di cui fidarmi.
Ci ho provato, ma ogni volta che volevo scrivere una storia senza
usare le agenzie di stampa, i principali media anglosassoni e i
notiziari la facevano a pezzi. Ovviamente, come corrispondente avrei
potuto raccontare delle storie molto diverse sullo stesso argomento.
Tuttavia i media potevano presentarne uno solo e, molto spesso,
sceglievano esattamente quello che confermava la versione
prevalente."
(Luyendijk p.54ff)
Lo studioso di
comunicazione Noam Chomsky ha descritto questo effetto nel suo
saggio "What
makes the Mainstream Media Mainstream":
"Se abbandonate la versione ufficiale, se date vita ad articoli
dissenzienti, allora ve ne accorgerete presto. Ci sono molti modi
per rimettervi in riga velocemente.
Se non seguite le direttive, non manterrete a lungo il vostro
lavoro.
Questo sistema funziona piuttosto bene e riflette le prestabilite
strutture di potere."
(Chomsky 1997)
Tuttavia, alcuni giornalisti importanti continuano a credere che
nessuno possa dire loro cosa scrivere.
Come si aggiunge al resto?
Chomsky, studioso di comunicazione,
chiarisce l'apparente
contraddizione:
"Il punto è che non sarebbero lì, a meno che non avessero già
dimostrato che nessuno può dire loro cosa scrivere perché stanno già
scrivendo la cosa giusta.
Se avessero iniziato in un piccolo giornale locale, o qualcosa del
genere, e avessero inseguito il tipo sbagliato di notizie, non
avrebbero mai raggiunto la posizione che hanno e che per cui possono
dire tutto quello che vogliono.
Sono passati attraverso il sistema di socializzazione."
(Chomsky
1997)
In definitiva, il "processo di socializzazione" porta a un
giornalismo che generalmente non fa più ricerche in modo
indipendente e non critica i conflitti geopolitici (e alcuni altri
argomenti), ma cerca di consolidare la versione desiderata
attraverso idonei editoriali, commenti e interviste.
Conclusione - La
"Prima Legge del Giornalismo"
L'ex giornalista dell'AP Herbert Altschull, l'ha definita la Prima
Legge del Giornalismo:
"Nel mondo della stampa, i mezzi di informazione sono gli strumenti
di coloro che esercitano il potere politico ed economico.
I giornali, i periodici, le emittenti televisive e quelle
radiofoniche non agiscono indipendentemente, sebbene abbiano la
possibilità di esercitare un potere indipendente."
(Altschull
1984/1995, pagina 298)
In questo senso, è logico che i media tradizionali - che sono
prevalentemente finanziati dalla pubblicità e dallo stato -
rappresentino gli interessi geopolitici dell'alleanza
transatlantica, dato che sia le società pubblicitarie che gli stati
stessi dipendono dalla struttura transatlantica economica e di
sorveglianza dominata dagli Stati Uniti.
Inoltre, i nostri principali media e le persone chiave al loro
interno, sono nello spirito di "socializzazione" di cui parla
Chomsky e spesso fanno parte della rete dell'élite transatlantica.
A questo proposito, tra le istituzioni più importanti ci sono:
Date un'occhiata a uno studio approfondito su questi network:
The American Empire and its Media.
In effetti, la maggior parte dei quotidiani più famosi può essere
vista come "l'establishment dei media."
Questo perché, in passato, la libertà di stampa era piuttosto
teorica, date le enormi barriere all'ingresso, come:
-
le licenze di trasmissione
-
le bande di frequenza
-
i requisiti per l'infrastruttura tecnica e finanziaria
-
il numero limitato di canali in vendita
-
la dipendenza dalla pubblicità,
...e altre forme di restrizione.
Fu solo a causa di Internet che la Prima Legge di Altschull venne in
qualche modo violata.
Pertanto, negli ultimi anni è emerso un giornalismo di alta qualità
e finanziato dai lettori, che sotto l'aspetto critico supera di gran
lunga i media tradizionali. Alcune di queste pubblicazioni
"alternative" raggiungono già un pubblico molto vasto, dimostrando
che la "massa" non deve essere un problema per la qualità del mezzo
di informazione.
Ciò nonostante, fino ad oggi i media tradizionali sono stati in
grado di attirare la maggioranza degli utenti online. A sua volta,
ciò è strettamente legato al ruolo nascosto delle agenzie di stampa,
i cui aggiornamenti in tempo reale costituiscono la spina dorsale
per la maggior parte dei portali di notizie.
Il "potere politico ed economico" riuscirà a restare fedele alla
Legge di Altschull e mantenere il controllo sulle notizie, oppure le
notizie "fuori controllo" cambieranno la struttura del potere
politico ed economico?
Gli anni a venire ce lo diranno...
Caso Studio - la Copertura della Guerra in Siria
Nell'ambito di un caso di studio, è stata esaminata la copertura
della
guerra in Siria di nove quotidiani importanti di Germania,
Austria e Svizzera, per osservare la pluralità dei punti di vista e
la dipendenza dalle agenzie di stampa.
Sono stati scelti i seguenti giornali:
-
Per la Germania: Die Welt, Süddeutsche Zeitung (SZ) e Frankfurter
Allgemeine Zeitung (FAZ)
-
Per la Svizzera: Neue Zürcher Zeitung (NZZ), Tagesanzeiger (TA) e
Basler Zeitung (BaZ)
-
Per l'Austria: Standard, Kurier e Die Presse
Il periodo stabilito per l'inchiesta andava dal 1° al 15 ottobre
2015, vale a dire le prime due settimane dopo l'intervento diretto
della Russia nel conflitto siriano.
Venne presa in considerazione tutta la parte stampata e la copertura
online di questi giornali. Furono escluse le edizioni domenicali, in
quanto non tutti i giornali esaminati ne avevano una. In totale, i
criteri indicati vennero soddisfatti da 381 articoli di giornale.
Nella prima fase, in base alle loro proprietà gli articoli furono
classificati nei seguenti gruppi:
-
Agenzie: rapporti delle agenzie di stampa (con codice agenzia)
-
Misti: semplici articoli (con i nomi degli autori) che si basavano
in tutto o in parte ai rapporti di agenzia
-
Reportage: analisi e informative editoriali
-
Opinioni e Commenti: le opinioni e i commenti degli ospiti
-
Interviste: interviste con esperti, politici, ecc.
-
Indagini: ricerche investigative che rivelano nuove informazioni o
contesti
La seguente Figura 1 mostra la composizione degli articoli per i
nove giornali analizzati.
Come si può vedere,
-
il 55% degli articoli erano rapporti delle agenzie di stampa
-
il 23% degli editoriali si basavano sul materiale di agenzia
-
il 9% erano rapporti informativi
-
il 10% i commenti e le opinioni degli ospiti
-
il 2% le interviste
-
lo 0% le ricerche investigative
Figura 1:
I vari tipi di articoli (in totale 381)
I testi delle agenzie - dalle brevi comunicazioni alle relazioni
dettagliate - erano per lo più sulle pagine Internet dei quotidiani:
-
da un lato, la pressione per le ultime notizie è più alta che
nell'edizione stampata
-
dall'altro, non ci sono limiti di spazio
La maggior parte degli altri articoli si trovavano sia nelle
edizioni online che in quelle stampate; alcune interviste esclusive
e i rapporti informativi si trovavano solo nelle edizioni stampate.
Per l'indagine, gli articoli sono stati raccolti tutti in una sola
volta.
La seguente Figura 2 mostra la stessa classificazione per ciascun
giornale. Durante il periodo di osservazione (due settimane), la
maggior parte dei giornali ha pubblicato tra i 40 e i 50 articoli
sul conflitto siriano (sia stampati che online).
Sul giornale tedesco Die Welt ce n'erano di più (58), mentre su
Basler Zeitung e sull'austriaco Kurier ce n'erano molti meno (29 e
33).
A seconda del giornale, la percentuale dei rapporti di agenzia è la
seguente:
-
quasi il 50% (Welt, Süddeutsche, NZZ, Basler Zeitung)
-
poco meno del 60% (FAZ, Tagesanzeiger)
-
dal 60 al 70% (Presse, Standard, Kurier)
Per quanto riguarda gli articoli basati sui rapporti di agenzia,
nella maggior parte dei giornali la percentuale è compresa tra il
70% e l'80% circa.
Queste proporzioni sono coerenti con i precedenti studi sui media
(ad esempio: Blum 1995, Johnston 2011, MacGregor 2013, Paterson
2007).
Sui rapporti informativi i giornali svizzeri erano in testa (da
cinque a sei pezzi), seguiti da Welt, Süddeutsche e Standard
(quattro ciascuno) e dagli altri giornali (da uno a tre).
Le analisi e le relazioni informative erano particolarmente dedicate
alla situazione e allo sviluppo del Medio Oriente, nonché ai motivi
e agli interessi dei singoli protagonisti (ad esempio la Russia, la
Turchia e lo Stato Islamico).
Tuttavia, la maggior parte dei commenti si trovavano sui giornali
tedeschi (sette commenti ciascuno), seguiti da Standard (cinque),
NZZ e Tagesanzeiger (quattro ciascuno).
Durante il periodo di osservazione, Basler Zeitung non ha pubblicato
alcun commento, bensì due interviste. Altre interviste sono state
condotte da Standard (tre), Kurier e Presse (uno ciascuno).
Infine, in nessuno dei giornali è stata trovata una ricerca
investigativa.
In particolare, nel caso dei tre giornali tedeschi, è stata rilevata
una mescolanza giornalisticamente problematica di articoli di
opinione e resoconti.
I rapporti contenevano forti opinioni anche se non erano
contrassegnati come commenti. In ogni caso, il presente studio si
basava sull'etichettatura dell'articolo da parte del giornale.
Figura 2:
tipo di articolo per giornale
La seguente Figura 3 mostra la suddivisione degli articoli di
agenzia (rappresentate dalle proprie sigle) per ciascuna agenzia di
stampa, in totale e per paese.
I 211 rapporti di agenzia riportavano in totale 277 codici di
agenzia (un articolo può essere formato da materiale proveniente da
più di un'agenzia).
In totale:
-
il 24% dei rapporti di agenzia proveniva dall'AFP
-
circa il 20% ciascuno da DPA, APA e Reuters
-
il 9% da SDA
-
il 6% da AP
-
l'11% erano anonimi (nessuna etichettatura e riferimento alle
"agenzie")
In Germania, sia la DPA, che l'AFP e la Reuters avevano una quota di
circa un terzo delle notizie ciascuna. In Svizzera, la SDA e l'AFP
erano in testa, mentre in Austria lo erano l'APA e la Reuters.
In effetti, le quote delle agenzie globali AFP, AP e Reuters erano
probabilmente più alte, poiché la svizzera SDA e l'austriaca APA
ottenevano i loro rapporti internazionali principalmente dalle
agenzie globali e la DPA tedesca collabora strettamente con
l'americana AP.
Per motivi storici, va anche notato che nelle varie parti del mondo
le agenzie globali vengono rappresentate in modo diverso.
Per gli eventi in Asia, Ucraina e Africa, la quota di ciascuna
agenzia sarà quindi diversa rispetto agli eventi in Medio Oriente.
Figura 3:
quota per agenzia di stampa
e per paese (in totale 277).
Nella fase successiva, sono state utilizzate le affermazioni
principali per valutare l'orientamento dei pareri editoriali (28),
dei commenti degli ospiti (10) e dei partner di intervista (7) (per
un totale di 45 articoli).
Come mostra la Figura 4, l'82% degli articoli era generalmente
favorevole agli Stati Uniti/NATO, il 16% era neutrale o equilibrato,
mentre il 2% era prevalentemente critico nei confronti degli
USA/NATO.
L'unico pezzo prevalentemente critico degli USA/NATO, era un
editoriale dell'austriaco Standard del 2 ottobre 2015, intitolato:
"La strategia del cambio di regime è fallita: la distinzione tra i
gruppi terroristici "buoni" e quelli "cattivi" in Siria, rende
inaffidabile la politica occidentale."
Figura 4:
L'orientamento delle opinioni editoriali,
dei commenti
degli ospiti
e delle interviste (totale: n. 45).
La seguente Figura 5 mostra l'orientamento degli articoli, dei
commenti degli ospiti e delle interviste, a loro volta suddivisi per
i singoli giornali.
Come si può vedere, Welt, Süddeutsche Zeitung, NZZ, Zürcher
Tagesanzeiger e il quotidiano austriaco Kurier hanno presentato
esclusivamente le opinioni e i contributi degli ospiti favorevoli
agli Stati Uniti/NATO.
Questo vale anche per FAZ, ad eccezione di un articolo neutro e
imparziale.
Lo Standard ha pubblicato quattro articoli favorevoli agli USA/NATO,
tre neutrali, oltre ai contributi critici USA/NATO precedentemente
citati.
Presse è stato l'unico dei giornali esaminati a pubblicare opinioni
e contributi degli ospiti prevalentemente neutri e imparziali. Il
Basler Zeitung ha pubblicato un contributo favorevole agli Stati
Uniti/NATO e un contributo imparziale.
Poco dopo il periodo di osservazione (16 ottobre 2015), Basler
Zeitung ha pubblicato anche un'intervista al presidente del
parlamento russo.
Ovviamente, sarebbe stato considerato un contributo critico per gli
USA/NATO.
Figura 5:
orientamento principale dei pezzi di opinione
e delle
interviste per giornale.
Durante un'ulteriore analisi, è stata fatta una ricerca a tutto
testo della parola chiave "propaganda" (anche combinata con altre
parole), per indagare in quali casi i giornali stessi hanno
identifica la propaganda in una delle due parti del conflitto
geopolitico, USA/NATO o Russia (lo Stato Islamico o ISIS non è stato
preso in considerazione).
In totale, sono stati identificati venti casi.
La Figura 6 mostra i
risultati:
-
nell'85% dei casi, il termine propaganda è stato identificato per la
parte russa del
conflitto
-
nel 15% dei casi l'identificazione è stata neutrale o non dichiarata
-
nello 0% dei casi la propaganda è stata identificata per la parte
USA/NATO del conflitto
Va notato che circa la metà dei casi (nove) erano sul quotidiano
svizzero NZZ, che parlava abbastanza spesso della propaganda russa,
"la Propaganda del
Cremlino" "la Macchina della Propaganda di Mosca"
"articoli di
propaganda" "l'apparato russo di propaganda", ecc...
...seguito dal tedesco FAZ (tre), Welt e Süddeutsche Zeitung (due
ciascuno) e dal quotidiano austriaco Kurier (uno).
Gli altri giornali non hanno menzionato la parola propaganda, se non
solo in un contesto neutrale (o riguardo all'ISIS).
Figura 6:
attribuzione del termine propaganda
alle parti del
conflitto (in totale 20).
Conclusioni
In questo caso studio, la copertura geopolitica di nove importanti
quotidiani tedeschi, austriaci e svizzeri, è stata esaminata per la
diversità e le prestazioni giornalistiche usando l'esempio della
guerra in Siria.
I risultati confermano l'elevata dipendenza dalle agenzie di stampa
globali (dal 63% al 90%, esclusi i commenti e le interviste) e la
mancanza di ricerche investigative proprie, nonché il commento
piuttosto fazioso sugli eventi a favore del lato USA/NATO (82%
positivo, 2% negativo), le cui versioni non sono state controllate
dai giornali per individuare qualche tipo di propaganda.
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