a cura della Redazione 01 giugno 2024 del sito web MPR21 Recuperati tramite il sito Web WayBackMachine traduzione di Nicoletta Marino Versione originale in spagnolo
I piani che la Commissione Europea ha approvato con pretesti pseudo-ecologici sono sia di deindustrializzazione che di reindustrializzazione.
Entrambi i progetti comportano investimenti giganteschi, che dovrebbero essere finanziati con denaro pubblico.
Si tratta di importi senza precedenti nella storia del capitalismo, dell'ordine di 650.000 e 1 miliardo di euro all'anno. A quella cifra vanno aggiunte le spese per il riarmo, che si sovrappongono alle precedenti.
Tali importi sono in contrasto con l'attuale politica della Banca Centrale Europea (BCE) perché sono inflazionistici.
Secondo il suo statuto, il compito della Banca Centrale non potrebbe essere più semplice:
La transizione ecologica è inflazionistica.
La tassa sul carbonio aumenterà i prezzi dei beni a base di carbonio per i consumatori, così come il finanziamento di massicce capacità di produzione di energia rinnovabile e gli investimenti in attrezzature, macchinari e altri edifici a basse emissioni. Insomma, la decarbonizzazione è solo per chi può pagare prezzi molto più alti.
Se la Banca Centrale non mantiene bassi i tassi di interesse, i tassi di interesse aumenteranno e con essi il costo degli investimenti necessari alla decarbonizzazione, siano essi pubblici o privati.
Naturalmente è possibile un'altra soluzione:
È un'alternativa che né la classe operaia né ampi settori sociali possono permettersi, il cui reddito è già ampiamente esaurito.
L'aumento delle tasse finirebbe per mettere la stragrande maggioranza degli Europei di fronte a politiche verdi, qualcosa che finora rimane limitato, con eccezioni come i gilet gialli o le recenti mobilitazioni agrarie.
A Bruxelles cercano alternative.
In un'Europa in crisi, il discredito potrebbe essere trasferito dall'Agenda 2030 alla stessa Banca Centrale e, in ripresa, all'Euro...
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