di Franca Giansoldati
20 Giugno 2024
dal Sito Web
IlMessaggero
Informazione inviata da NM
Carlo Maria Viganò
Carlo Maria Viganò,
l'arcivescovo castigamatti e moralizzatore che in questi anni ha
accusato reiteratamente Papa
Francesco di aver accettato
solo esteriormente la carica di pontefice nascondendo la reale
intenzione di fare il male della Chiesa con un "comportamento
anticattolico" rispetto all'essenza stessa del Magistero, è finito a
processo in Vaticano, al tribunale del Dicastero della Fede.
È così stato invitato a presentarsi munito di un documento di
riconoscimento il 20 giugno alle 15,30 perche possa prendere nota
delle accuse e delle prove del delitto di scisma di cui è accusato.
Si tratterebbe per le affermazioni che avrebbe
fatto pubblicamente e che lo avrebbero messo fuori dalla comunione
con la Chiesa.
Viganò avrebbe pure rifiutato il Concilio
Vaticano II.
Con l'atto di citazione che porta la firma del
cardinale prefetto, l'argentino Victor Fernandez, viene
avvertito di poter nominare un suo avvocato altrimenti il Vaticano
provvederà a dargliene uno d'ufficio.
La vicenda
Si tratta di un passaggio che fa seguito ad una indagine previa e
alla decisione della plenaria del Dicastero presa il 10 maggio
scorso.
Praticamente un percorso quasi obbligato per Bergoglio a
seguito della strenua battaglia di Viganò, iniziata sei anni fa,
quando pubblicò un corposo dossier sul caso dell'ex cardinale
McCarrick,
pedofilo e ridotto allo stato
laicale da Francesco ma solo dopo che il caso scoppiò a livello
mondiale e furono ritenute credibili le accuse sugli abusi.
Si trattava del primo cardinale a essere dimesso
dallo stato clericale nella storia moderna della Chiesa.
Viganò allora aveva puntato l'indice contro il
pontefice per avere inizialmente taciuto sulla gravità del caso:
diceva che si trattava di un suo amico e suo
sostenitore progressista.
Viganò ripeteva che lui stesso quando ricopriva
l'incarico di nunzio apostolico a Washington aveva informato
personalmente il pontefice nel 2013 sulle
abitudini sessuali di McCarrick ma senza ottenere risultati immediati.
La reazione di
Viganò
Viganò ha commentato l'atto di citazione con le seguenti parole:
"Considero le accuse nei miei confronti un
motivo d'onore. Io credo che la formulazione stessa conferma le
tesi che ho difeso a più riprese nei miei interventi.
Non è un caso che l'accusa nei miei confronti
riguardi la messa in discussione della legittimità di
Bergoglio e il rifiuto del Vaticano II, il concilio
rappresenta un cancro ideologico, teologico, morale e liturgico
di cui la Chiesa sinodale bergogliana è la necessaria
metastasi".
Viganò che vanta forti appoggi anche economici da
parte dei fedeli americani ha sempre predicato che la Chiesa
dell'attuale pontefice è ormai in mano ad
una sorta di "deep state"
ispirata ad una governance globale.
In passato ha anche espresso valutazioni
favorevoli al presidente Trump ("La gente sa che i media
mentono e io prego per lei"), facendo riferimento ai figli della
luce contro i figli delle tenebre.
Nel frattempo l'arcivescovo ha fondato vicino a Viterbo, in un
eremo,
l'Exsurge domine, per far fronte alla crisi della Chiesa che
starebbe attraversando.
L'associazione
Exsurge domine ha come
scopo sociale quello di provvedere all'assistenza, al sostegno e
all'aiuto materiale di chierici, religiosi e laici consacrati
tradizionalisti,
"che versino in condizioni di particolare
difficoltà economiche e logistiche; di difendere la tradizione
immutata e incorruttibile della fede cattolica; conservare e
promuovere la liturgia tradizionale; incentivare lo studio e
l'approfondimento teologico e culturale dell'immenso patrimonio
religioso, storico e artistico della cristianità; favorire
occasioni di dialogo e d'incontro tra le diverse associazioni,
esperienze o gruppi operanti nell'ambito della tradizione
perenne della chiesa cattolica".
Tra i motivi dello scisma anche il fatto che
Viganò si sarebbe fatto riordinare dal più radicale vescovo
consacrato da monsignor Lefebvre,
Richard Williamson, espulso
persino dalla Fraternità San Pio X per insubordinazione.
In pratica l'ex nunzio apostolico negli Stati
Uniti si è convinto della tesi che tutti i sacramenti amministrati
dopo la riforma liturgica siano "dubbi", e che non sarebbe certa la
loro validità a causa,
"delle deviazioni dottrinali operate dal
concilio stesso".
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