di Riccardo Petrella dal Sito Web Other-News
Professore emerito
dell'Università Cattolica di Loviano
Non c'è nessuna ragione
per pensare che le previsioni demografiche dell'ONU riguardo il 2050
(fra soli 30 anni) saranno lontane dalla realtà.(1)
La domanda non è né ingenua né provocatoria.
Precisiamo anzitutto cosa
s'intende per "resilienza".
Il concetto di resilienza viene dalla fisica e indica,
E' stato poi allargato alla psicologia ed al mondo comportamentale (individuale collettivo) per indicare,
E' diventato sempre più popolare nell'ultimo decennio a livello mondiale in tutti i campi.
Più il mondo é diventato
preda di sconvolgimenti maggiori, di grande insicurezza, di rischi
naturali e tecnologici, più la resilienza è stata percepita come la
soluzione ottimale necessaria in termini di capacità di resistenza e
di adattamento agli shocks.
Alla fonte della concezione della resilienza odierna, c'è sopratutto il rischio, percepito come una delle condizioni chiave dell'esistenza umana e delle sfide da affrontare.
Nelle società a tendenza capitalista, rischi e sfide sono visti come il recto/verso di una stessa realtà delle società umane del XXI° secolo.
Non è un caso che uno dei rapporti più letti dai dirigenti mondiali e divulgati dai grandi media è il Global Risks Report annuale prodotto sin dal 2006 dal World Economic Forum. (3)
Un rapporto utilizzato a buoni e cattivi fini soprattutto dalle grandi imprese multinazionali per "spiegare" le loro scelte con argomenti più "nobili" di quelli del profitto e della conquista dei mercati.
Il titolo del rapporto
2019 è piuttosto drammatico: "Out of control".
Oggi è punito, da solo,
non tanto perché si è reso conto che concepisce ed utilizza la
conoscenza senza precauzione e quindi sta bruciando la vita ma
perché (è mia convinzione) ha venduto il fuoco ai mercanti della
vita.
Come si puo' notare, la concezione predominante limita le sorgenti della resilienza ai rischi e shocks legati a fenomeni detti naturali (disastri, cambiamenti climatici, inevitabilità dei conflitti sulle risorse "vitali").
Cio' è sempre meno corretto nell'era dell'antropocene, la nostra, definita tale proprio perché la vita della Terra è sempre più "man made" e la sua evoluzione è dettata prevalentemente da fattori antropici.
Siamo di fronte ad una visione della resilienza che deve essere necessariamente corretta e riconoscere che la strategia della resilienza non riguarda più principalmente fattori esterni alla specie umana (vecchia concezione della "natura") ma a fattori interni al sistema societario umano.
Si tratta di un cambiamento considerevole di prospettiva, soprattutto sul piano economico, sociale e politico.
Il rischio "maggiore" è nei sistemi costruiti dalle società umane,
Per questo si puo' dire che non vè resilienza senza cambiamento dei sistemi umani e che la parola chiave è soprattutto cambiamento di sistema anziché mitigazione e/o adattamento agli shocks.
Una verità che è stata
ben captata dai movimenti per una Terra sostenibile con il motto
"cambiare il sistema, non il clima" ma che i dirigenti mondiali
rifiutano ostinatamente di vedere ed ammettere.
La potenza tecnologica è
considerata alla base della costruzione del futuri del mondo
("Information society", "Smart economy", "AI based society"...) di
cui i capi delle imprese GAFA (7) prefigurerebbero i
"signori" e le "signorie globali" di domani.
Essi gettano una luce piuttosto debole, sufficiente pero' per dare una vaga idea di quel che rischia di diventare nel 2050 uno stato delle cose.
In queso caso quel che
conta non sono le cifre ma il senso delle tendenze a vasto raggio.
Sui 10 paesi più pesanti in termini di PIB nel 2050 (8) 4 apparterebbero al mondo occidentale (USA, Giappone, Germania e UK) rispetto a un solo paese (gli USA) in ternini di popolazione.
Il che significa (e cio'
vale ancora di più se si prendono i top 30 paesi per il PIB), che i
paesi "sviluppati", rischiano di mantenere la loro relativa
supremazia in termini di potenza economica (e soprattutto
finanziaria).
Per cui non sorprende di vedere fra i primi 10,
Il che non significa che la capacità di resilienza delle loro popolazioni aumenterà.
Forse si puo' immaginare che 400 milioni d'Indiani riusciranno ad essere resilienti su una popolazione di 1,6 miliardo di persone. Forse in Cina essi saranno 500 milioni su 1,4 miliardo.
E' inoltre difficile immaginare che, allo stato delle cose, in paesi come,
...caratterizati da enormi ineguaglianze sociali, economiche e politiche interne, riusciranno in 30 anni a capovolgere la situazione.
Cio' potrebbe solo
accadere qualora una classe di dirigenti alla Lula si
moltiplicasse e restasse saldamente al potere per una o due
generazioni.
...rappresentano il 70% dei brevetti depositati soprattutto nelle "famiglie" di brevetti strategicamente più sensibili e determinanti.
Solo 5 paesi del resto del mondo,
...sono riusciti ad occupare una posizione crescente in seno al 30%, grazie anche al fatto che i paesi occidentali, per ragioni di competitività e di convenienza, tendono a depositare parte dei loro nuovi brevetti anche in Cina, India, Corea del Sud.
Altrimenti detto, occorre modificare le regole sulla legalità della brevettabilità a titolo privato e a scopo di lucro del vivente e del'intelligenza artificiale, introdotte solo nel 1980 dagli Stati Uniti e poi, a suo seguito, nel 1998, dalla Univone Europea.
L'obiettivo dovrebbe
essere la sottrazione della conoscenza dalle logiche del mercato e
del capitale finanziario e la sua ripubblicizzazione come bene
comune planetario da mettere al servizio del diritto di ed alla vita
di tutti gli abitanti della Terra.
L'impoverimento di tante centinaia di milioni e milioni di esseri umani è stato in tutti questi secoli il modo efficace di rubare loro la vita spiegando loro che la causa principale è stata il loro non-adattamento al sistema ed ai suoi prerequisiti. (11)
Allo stesso modo, la strategia della resilienza, in assenza di un cambiamento strutturale globale del sistema imperante:
...rappresenterà una maniera cinica di legittimazione del furto planetario della vita a vantaggio esclusivo dei gruppi sociali resilienti dei paesi forti sul piano economico, finanziario e tecnologico.
Come è concepita e prevista oggi, la resilienza contribuirà non a soluzionare i problemi ma ad aggravare le condizioni di esistenza per tutti gli esseri umani che non saranno forti tecnologicamente e economicamente.
E' inaccettabile di
considerare inevitabile che ci siano sempre i dannati della Terra.
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