di Luca Scantamburlo

31 Ottobre 2006

SecretumOmega Website

Ricupero a traverso il Sito Web WayBackMachine

 

 

 

Che cos’è il cosiddetto “Jesuit Footage”?

 

Chi scrive ha battezzato con tale espressione un breve e controverso filmato di circa due minuti (un montaggio di due riprese) proveniente dal materiale video realizzato da una presunta sonda spaziale segreta denominata “Siloe”, che sarebbe stata spedita dal Vaticano nello spazio remoto all’inizio degli anni ’90 con l’obiettivo di riprendere alcune immagini del fantomatico Nibiru, decimo pianeta del Sistema Solare conosciuto ed adorato dalle antiche genti mesopotamiche.

 

 

 

 

Il filmato, recapitato per posta nel 2001 a Cristoforo Barbato (un ricercatore indipendente membro della comunità ufologica italiana ed ex caporedattore di alcune riviste di settore), si tratterebbe di una copia di una copia, non del master. La fonte di questo materiale? Un padre Gesuita operante a Roma presso la Santa Sede all’interno di una struttura d’intelligence denominata Servizio Informazioni del Vaticano, in breve SIV.

 

Questo religioso ha incaricato Barbato di fungere da apripista all’interno dei mass media per il rilascio d’informazioni cruciali per le prossime decadi della storia umana. Una scelta insolita, ma comprensibile se si riflette per un attimo sul fatto che nell’affrontare una vexata quaestio potenzialmente destabilizzante come quella del “Pianeta X”, è certamente da preferirsi un giovane considerato coraggioso ed onesto, ma poco noto, ad un giornalista affermato e legato ad affetti familiari, questioni d’immagine ed interessi di varia natura.

 

 


Il SIV (Servizio Informazioni del Vaticano) e la sua quinta colonna

La decisione di rompere il vincolo di segretezza, stando alle dichiarazioni della gola profonda vaticana, sarebbe scaturita da drammatiche consultazioni avvenute all’interno di una minoranza del SIV (Servizio Informazioni del Vaticano), una segreta struttura d’intelligence che il Vaticano annovererebbe almeno dagli anni ’50 del secolo scorso. Questa minoranza, costituita da teologi appartenenti all’Ordine dei Gesuiti, si sarebbe costituita come una sorta di Quinta Colonna non per tornaconto personale, ma perché dilaniata da una questione vicina alla morale di Antigone.

 

La decisione di rilasciare del materiale classificato, attraverso una fuga controllata di notizie, sarebbe scaturita allora dalla volontà di rispettare al meglio il messaggio cristico, aiutando l’umanità ad affrontare determinati eventi climatici e politici che paiono profilarsi all’orizzonte e che sembrano destinati a coinvolgere tutte le creature del pianeta. In tal caso, il discutibile operato di questo manipolo di religiosi della Chiesa Cattolica Apostolica Romana a mio avviso onorerebbe il sangue versato sulla croce dall’ebreo Yeshū’a, crocifisso da uomini convinti d’agire nel nome della giustizia di Dio e di Cesare.

 

In questi ultimi anni, soprattutto a causa di dubbie notizie non verificate e poco sottoposte al vaglio del pensiero critico, la querelle sorta attorno al Pianeta X ha determinato confusione ed anche, talvolta, una certa stanchezza presso l’opinione pubblica. Invece le informazioni rilasciate da questo sedicente membro dell’intelligence vaticana sembrano essere attendibili.

 

Esse si situano in un contesto storico-scientifico già presente (quello della ricerca teorica ed osservativa di uno sconosciuto corpo planetario a lungo periodo e responsabile delle anomalie orbitali di Urano, Nettuno e della cometa di Halley), e spiegherebbero per esempio la presenza di una struttura d’osservazione di prim’ordine che il Vaticano ha allestito in Arizona alcuni anni fa (il VATT, un telescopio di classe mondiale); per non parlare delle sibilline dichiarazioni pubbliche di dotti ed accademici religiosi come Malachi Martin (crf. l’intervista radiofonica del 1997 all’americano Art Bell).

 

L’esistenza del SIV è inoltre coerente con alcune riflessioni storiografiche già emerse a partire dagli anni ’90 su un paio di testi di storia moderna e contemporanea (cfr. i saggi Ratlines, pag. 26, di M. Aarons e J. Loftus, Newton Compton Editori, 1993, e L’atlante delle spie, pag. 89, di U. Rapetto e R. Di Nunzio, RCS BUR, 2002). Di certo c’è l’autorevolezza della fonte: Barbato ha potuto verificare con i propri occhi le credenziali di tale personaggio, che all’epoca operava effettivamente all’interno della Santa Sede come religioso dell’ordine dei Gesuiti.

 

Nondimeno per deontologia professionale egli ne protegge l’identità (in gergo giornalistico si dice che salvaguarda la fonte), rispondendo alla richiesta d’anonimato rivoltagli dal padre Gesuita, ma soprattutto consapevole degli enormi rischi al quale il religioso s’è esposto bruciandosi (anche se in minima parte) e compromettendo del materiale classificato ai più alti livelli.

Il lavoro giornalistico-investigativo di Barbato, quando minuziosamente esaminato, costituisce un’indubbia garanzia e dovrebbe da solo catalizzare almeno l’interesse, scevro da pregiudizi ideologici, degli addetti ai lavori del mondo ufologico ed anche del giornalismo investigativo.

 

Se Barbato ha atteso ben quattro anni prima di divulgare il “Jesuit Footage” e le informazioni ad esso inerenti, lo si deve all’estrema prudenza del ricercatore partenopeo, il quale nel corso di tale periodo ha effettuato tutta una serie di controlli incrociati e verifiche per capire se questa inquietante storia avesse un fondamento di verità. Mi chiedo se l’onestà intellettuale diffusa presso la stampa italiana ed il mondo intellettuale d’oggi sarà sufficiente a gettare un’occhiata più seria agli studi dell’orientalista russo Zecharia Sichin ed al lavoro giornalistico di Cristoforo Barbato.

 

 


Conferme indirette del Secretum Omega, la più alta classificazione di segretezza vaticana

Ora procederemo ad un’analisi, il più esaustiva possibile, degli elementi in nostro possesso che possano indicare la fondatezza del “Jesuit Footage” classificato “Secretum Omega” e della testimonianza del padre Gesuita che contattò Barbato sei anni fa.

 

Cercheremo dunque, se esistono, ricerche scientifiche al riguardo e se si sono verificati recentemente eventi che potrebbero costituire ulteriori conferme indirette della struttura d’intelligence che il Vaticano annovererebbe (il SIV, Servizio Informazioni del Vaticano), e degli sforzi scientifico-tecnologici che sarebbero stati compiuti per approntare la presunta missione spaziale classificata “Secretum Omega” e denominata “Siloe”.

 

Secondo le parole del Gesuita romano che nel 2001 rilasciò a Barbato un inedito video VHS contenente le presunte immagini raccolte dalla sonda interplanetaria Siloe concepita per monitorare il Decimo pianeta in avvicinamento al Sistema Solare, la propulsione spaziale della suddetta sonda sarebbe “non convenzionale” ed il motore funzionerebbe ad “impulsi elettromagnetici”.

 

 


SILOE: una sonda interplanetaria segreta a magnetoplasma?

Detto così sembra il plot fantascientifico di un film hollywoodiano, ma per chi ha la pazienza di documentarsi ecco che emerge qualche elemento di consistenza che può provarne l’autenticità: io, per esempio, mi sono imbattuto in alcuni dati molto pregnanti i quali non farebbero altro che avvalorare la testimonianza della fonte di Barbato.

 

Nel settembre 1996 il numero 16 della rivista bimestrale I Misteri (Edizioni Cioè, Roma) pubblicava una lettera nella rubrica della posta a firma di un certo Ingegner Angelo Genovese, di Ospedaletto (la città toscana in provincia di Pisa).

 

Genovese, “ingegnere aeronautico specializzato in propulsione spaziale”, ricordava gli studi redatti per l’Astronautic Laboratory della base statunitense di Edwards da uno scienziato di nome P.L. Cravens, e raccolti in un rapporto intitolato “Electric Propulsion Study”.

 

In tale rapporto Cravens si diceva interessato ai “forti campi elettrici pulsanti e non statici”, utilizzabili per la propulsione spaziale. Genovese concludeva la sua lettera sostenendo che studi in materia venivano, all’epoca, portati avanti dal laboratorio di Los Alamos e da quello di Lawrence Livermore, studi che tuttavia erano ancora secretati. Ho trovato un’altra indiretta conferma in un testo di divulgazione scientifica firmato da autori davvero autorevoli ed insospettabili: Alessandro Braccesi, Giovanni Caprara e Margherita Hack.

 

Alle pagine 250-251 del loro testo Alla scoperta del sistema solare (ediz. riveduta ed aggiornata nel 2000 del volume del 1993 uscito per la Mondadori) si discute di propulsione elettrica:

“sono in corso da diversi anni ricerche su tre diversi tipi di propulsori elettrici noti rispettivamente come arcogetti, propulsori ionici e a magnetoplasma”.

Discutendo del terzo tipo gli autori parlano proprio di “interazioni fra correnti elettriche e campo magnetico” e del propellente usato in tale innovativa, anche se teorica, propulsione: del teflon potrebbe venire “vaporizzato e scaricato a impulsi che si ripetono diverse volte in un secondo” (pag.251). Se queste ricerche fossero state portate avanti e testate da équipe scientifiche operanti in strutture militari, naturalmente sarebbero ancora coperte dal massimo riserbo.

 

Qualcuno presente ad un mio recente intervento come relatore ad un convegno ufologico (Melara, Ottobre 2006) mi ha fatto privatamente osservare che secondo lui tali studi non possono essere di molto più avanzati rispetto alla tecnologia a disposizione della NASA. Altrimenti, egli si chiede, perché l’ente spaziale americano userebbe ancora la gravity assist per le sue sonde interplanetarie (la cosiddetta fionda gravitazionale, un sistema di viaggio non molto veloce ma a costo zero)?

Si tratta di un’obiezione legittima ed intelligente ma è mia opinione che la risposta sia semplice: se esiste un nemico terribile, o esistono uno o più interlocutori di natura sconosciuta e dalle potenzialità belliche ignote, la migliore risposta militare è conservare il più possibile il fattore sorpresa. Nel mondo dell’intelligence militare una potenziale minaccia al sistema va isolata ed identificata.

 

A tal fine è necessario che gli studi tecnici in campo bellico siano il più possibile riservati. Inoltre, se una tale tecnologia (propulsione ad impulsi elettromagnetici, o “a magnetoplasma”) fosse resa pubblica e disponibile a tutti, nel breve volgere di pochi anni altre agenzie spaziali sarebbero in grado di raggiungere in breve tempo i confini del Sistema Solare, ponendo fine alla supremazia spaziale di un’unica potenza.

 

A quel punto, un’eventuale presenza aliena sarebbe identificabile e fronteggiabile anche da Paesi che spendono pochi punti percentuali del loro prodotto interno lordo sulla ricerca spaziale; senza poi considerare che una simile propulsione potrebbe rivoluzionare il sistema di trasporti, ridimensionando il peso dell’industria del motore basato sulla combustione dei propellenti chimici, con inevitabili ripercussioni sull’economia mondiale.

 

In ogni caso, anche se le mie considerazioni non vengono ritenute valide, ricordo a tutti che la missilistica moderna è nata durante il secondo conflitto mondiale ad opera del genio di W. Von Braun, che si mise al servizio delle Forze Armate tedesche soltanto perché furono le uniche ad avere la lungimiranza di credere nei suoi progetti, investendo ingenti somme di denaro.
 

 



Le ricerche militari e le nuove generazioni

Dov’è allora la punta di diamante della ricerca scientifico-tecnologica? Quasi sempre sotto l’ala protettrice dei ministeri della Difesa, che non esita a secretarla se lo ritiene necessario per motivi di sicurezza nazionale. Non è una novità. Forse è una verità amara, ma lapalissiana, che non può essere misconosciuta. Sarebbe certamente più auspicabile una maggiore trasparenza pubblica ed un equilibrio di stanziamenti sulla ricerca, oggi assente: civile e militare dovrebbero procedere di pari passo, cooperando fra di loro.

 

Questo forse eviterebbe il clima di sospetto e l’ossessione per la segretezza che tante conseguenze nefaste ha comportato nella storia umana. Non sarebbe la fine dell’intelligence, necessaria e fondamentale per il mantenimento di una struttura statale, ma un suo uso diverso e capace di responsabilizzare la gente. Spetta soprattutto ai politici tracciare vie diverse, inaugurare nuovi corsi. Ma siamo davvero pronti a tutto ciò? Ad una rivoluzione copernicana?

A volte mi chiedo se la responsabilità del cover up, della congiura del silenzio e della confusione che sembra averne preso il posto, non sia in parte anche nostra, del pubblico e del giornalismo in senso lato. Leggiamo ancora il mondo con l’errata convinzione che la verità del mondo scientifico sia epistème, quando invece è anch’essa doxa, come è stato dimostrato ampiamente dall’epistemologia contemporanea.

 

E chi prende decisioni cruciali, non sono forse uomini e donne? I politici, i religiosi, i militari, e gli scienziati che lavorano per i ministeri della Difesa, sono tutti in massima parte esseri umani, fallaci, con le loro paure e speranze. Come noi. Se davvero vogliamo un’umanità pronta ad accogliere l’alterità massima, dobbiamo stimolare l’allargamento delle coscienze dal basso, a partire dalle scuole dell’obbligo.

 

A mio avviso dobbiamo aiutare le nuove generazioni a crescere consci della difficile storia umana, dei fallimenti e dei successi che l’hanno costellata, ridimensionando l’antropocentrismo ancora molto forte e riducendo le ideologie politiche e religiose a meri strumenti dell’uomo, purtroppo considerati ancora fari infallibili sul cammino del progresso. Dobbiamo riscoprire quel senso del divino che è mistero, e che affonda le proprie radici sia nell’intimo dell’uomo sia nello spazio infinito.
 

 



Il “Brookings Report”

Il “Brookings Report” del Novembre 1960, redatto dal Brookings Institute di Washington ed intitolato “Proposed Studies on the Implications of Peaceful Activities for Human Affairs”, è un’ analisi sugli aspetti sociologici ed antropologici di un possibile evento di “contatto” con una realtà aliena.

 

Tale rapporto, preparato per la NASA e presentato dal Committe on Science and Astronautics alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America il 18 Aprile 1961, raccomandava di effettuare ricerche nell’area sociologica ed antropologica che si occupa di studiare “il comportamento delle persone e dei loro leaders quando si confrontano con eventi drammatici e non familiari, o con pressioni sociali”.

 

Il testo focalizzava inoltre l’attenzione anche sull’eventualità di preparare studi ed incontri ad hoc per comunicare la scoperta di una presenza aliena, discutere degli scopi che invece potrebbero muovere all’insabbiamento delle informazioni sulla scoperta della vita extraterrestre (“withheld from the public”, letteralmente nascosto al pubblico), e su quale potrebbe essere il ruolo che gli scienziati della scoperta ed altre personalità dal potere decisionale rivestirebbero nell’annuncio della scoperta che non siamo soli nell’Universo.

 

Leggiamo a pag. 216 cosa si raccomanda:

 

 

 

“[…] Historical and empirical studies of the behavior of peoples and their leaders when confronted with dramatic and unfamiliar events or social pressures. Such studies might help to provide programs for meeting and adjusting to the implications of such a discovery. Questions one might wish to answer by such studies would include: How might such information, under what cirucumstances, be presented or withheld from the public for what ends? What might be the role of the discovering scientists and other decisionmakers regarding release of the fact of discovery?”

Ma il passo più significativo è senz’altro quello che si riferisce al clash culturale e sociale, a pag. 215, ove si dice:

"[…] Anthropological files contain many examples of societies, sure of their place in the universe, which have disintegrated when they had to associate with previously unfamiliar societies expousing different ideas and different life ways; others that survived such an experience usually did so by paying the price of changes in values and attitudes and behavior.”

Traducendo - [la traduzione dei brani in inglese è mia]:

“Studi antropologici, archiviati, contengono diversi esempi di società, sicure del loro posto nell’universo, che si sono disintegrate quando dovettero venire a confronto con società a loro non familiari ed a loro anteriori, mostranti idee differenti e stili di vita differenti; altre sopravvissero ad una tale esperienza generalmente pagando il prezzo di cambiamenti nei valori, nelle attitudini e nei comportamenti.”

 

 

L’orientalista russo Zecharia Sitchin ed il Vaticano

Ora veniamo all’orientalista Zecharia Sitchin. Tempo addietro (in concomitanza con l’uscita dell’intervista pubblicata su UFO Notiziario nr.62 di Aprile-Maggio 2006), Cristoforo Barbato mi fece una confidenza telefonica che rivelai per la prima volta sulle pagine del bimestrale UFO Notiziario (nr.64, agosto-settembre 2006, pagg.42-43), per dimostrare come anche i più scettici dovessero prestare molta attenzione al contenuto delle sue rivelazioni: egli mi disse che il Gesuita di Roma gli aveva riferito che Sitchin nel 2000 era stato ricevuto in Vaticano, ai massimi livelli s’intende. Io rimasi un po’ perplesso, allora, ma considerando la serietà di Barbato presi atto e considerai l’informazione attendibile.

 

Del resto, Barbato aveva avuto la fortuna d’interloquire con un insider della Santa Sede. Chi meglio di lui poteva conoscere i retroscena dei palazzi vaticani di Roma? Non ci pensai più per alcuni mesi, oberato com’ero da problemi di lavoro e dalla preparazione della mia tesi di laurea in bioetica, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Ca’Foscari di Venezia.

 

Tuttavia nel cuore dell’estate scorsa tornai a pensarci su e mi chiesi: il noto sumerologo russo era mai stato in visita in Italia? Sì, a Bellaria (in Romagna, in provincia di Rimini) proprio nel 2000, per partecipare ad un congresso, e fu proprio allora ch’egli incontrò Monsignor Corrado Balducci. È possibile che Sitchin, prima o dopo, si sia recato a Roma per ricevere udienza in Santa Sede? E se sì, fu una sua iniziativa od egli fu invitato ufficialmente?

 

 

Monsignor Corrado Balducci

 

 

Fui molto fortunato allora nelle mie ricerche perché per caso, navigando nella Rete, m’imbattei in una notizia che confermerebbe sorprendentemente la confidenza di Barbato, altrimenti difficilmente dimostrabile: il sito SkySpyTV del canale televisivo TVAmsterdam (www.skyspy.tv/sitchin.html) riporta ancora oggi sulla sua homepage la notizia dell’intervista concessa da Sitchin alla locale televisione olandese in occasione del Millennium UFO Congress tenutosi ad Amsterdam alla fine di marzo 2000.

 

Si dice espressamente:

“Zecharia Sitchin visited the Millennium UFO Congres in Amsterdam in March 2000, TVA was able to interview mr. Sitchin, Stanton Friedman and Jaime Maussan. Sitchin announced that he was invited by the Vatican later that month.”

Se questo non bastasse, trovai un’ulteriore conferma: presso il sito http //www.planetwork.org/ si riporta la testimonianza di uno spettatore del congresso di Amsterdam. Nel raccontare la sua esperienza dice:

“Only a few days later, a meeting with the Pope in the Vatican in Rome was scheduled! –“.

Le parole non lasciano adito a dubbi: “scheduled” in lingua inglese significa “messo in programma”, ed il riferimento a Roma ed al Papa è esplicito. Dunque l’incontro con Monsignor Balducci e la discussione storica e teologica che ne seguì a Bellaria forse sono stati propedeutici ad un successivo incontro privato con i vertici della Chiesa Apostolica Romana. Sitchin, si evince dalle dichiarazioni fatte in terra olandese sei anni fa, quasi certamente aveva in programma di fare tappa a Roma per incontrare Giovanni Paolo II, e pare su espresso invito della Santa Sede.

 

Il fatto che prima il sumerologo lo dichiarò pubblicamente di fronte agli olandesi e poi non ne parlò più, si potrebbe spiegare o con una forte richiesta espressa da parte di certi ambienti del Vaticano desiderosi di mantenere la riservatezza in proposito, oppure con una decisione autonoma presa da Sitchin in seguito ad altre circostanze ed eventi della sua vita privata a noi non noti.
 

 



COSMIC TOP SECRET: Il più alto livello di classificazione di segretezza in ambito NATO

E riguardo alla espressione inglese COSMIC TOP SECRET che compare nel “Jesuit Footage”? Si tratta di una trovata da film (una bella spy story) oppure ha una sua realtà? Basta avere la pazienza di documentarsi: presso la Rete esistono diversi siti ufficiali delle Forze Armate.

 

Prendiamo per esempio uno dei siti ufficiali della Marina Militare degli Stati Uniti d’America (la U.S. Navy) e scarichiamoci il documento di estensione .pdf da questo indirizzo.

Il nome del file è intro-natosecuritybrief.pdf, ed il documento ivi contenuto riassume brevemente il significato della struttura politico-militare della NATO nata dall’omonima alleanza fra diversi Stati; spiega poi in cosa consistono le informazioni della NATO, i relativi marchi di classificazione (classification markings) e le categorie delle informazioni NATO.

 

C’è inoltre un paragrafo intitolato Classification Markings and Categories of NATO Information. In esso si illustrano i quattro livelli di classificazione di segretezza in uso presso la NATO.

 

Essi sono:

  • il COSMIC TOP SECRET (CTS)

  • il NATO SECRET (NS)

  • il NATO CONFIDENTIAL (NC)

  • il NATO RESTRICTED (NR)

 

 

 

Ulteriori indizi sul coinvolgimento del Vaticano nella questione del contatto extraterrestre

Jimmy Carter, il Congressional Research Group ed il Vaticano

Jimmy Carter (Plains, Georgia 1924), ufficiale dell’Accademia Navale Americana ch’egli lasciò ben presto alla morte del padre, è stato un leader politico moderato e molto attento ai diritti umani.

Eletto Presidente degli Stati Uniti d’America (1977-1981) non solo fece da mediatore per la pace in Medio Oriente ma sottoscrisse a Vienna nel 1979, con il premier sovietico Leonid Brežnev, gli storici accordi SALT II sulla limitazione delle armi nucleari strategiche.

 

Unica macchia del suo mandato presidenziale: la crisi politico-diplomatica degli ostaggi americani in Iran, conclusasi con un fallimento totale (e la morte di 8 militari delle forze speciali americane) nel tentativo di liberare con un blitz i 66 cittadini membri del personale diplomatico sequestrati da un gruppo di sostenitori della rivoluzione islamica. Nel 2002, per il suo impegno diplomatico nelle aree più insanguinate del mondo, Carter è stato inoltre insignito del Premio Nobel per la Pace.

 

Ma molti non sanno che Jimmy Carter durante la sua campagna elettorale come candidato democratico alla Casa Bianca promise pubblicamente che se fosse stato eletto avrebbe cercato di fare luce sul fenomeno UFO. Questa promessa nasceva proprio da un avvistamento UFO di cui Carter fu testimone nella sua Georgia, ove fu Governatore dal 1970 al 1975. I più maligni insinuano ch’egli vide il pianeta Venere particolarmente brillante in cielo, scambiandolo così per un UFO. Ricordiamo nuovamente come Carter fu un ufficiale dell’Accademia Navale Americana, e dunque perfettamente addestrato a riconoscere la fenomenologia celeste.

 

Ed una volta eletto Carter si adoperò in tutti i modi per mantenere la sua promessa. Infatti quasi subito il Congressional Research Group (CRG) della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti s’attivò in tal senso. Il CRG è un gruppo di ricerca di più di 400 persone che compie ricerche per il Congresso degli Stati Uniti.

 

Esso è organizzato in cinque diverse sezioni di ricerca interdisciplinari:

  • American Law

  • Domestic Social Policy

  • Foreign Affairs, Defense and Trade

  • Government and Finance

  • Resources, Science and Industry

Entro ciascuna di esse lo staff è suddiviso in sezioni più piccole che si occupano di problematiche specifiche. Il CRG dispone di un sito web ufficiale, per chi cercasse ulteriori informazioni.

 

 


Grant Cameron, ricercatore canadese indesiderato ospite: troppo scomodo?

Ora guardiamo da vicino l’attività del CRG in merito alla questione extraterrestre. Le informazioni che seguono sono state raccolte dal ricercatore canadese Grant Cameron. Le sue indagini si sono concentrate sulle azioni compiute dai Presidenti americani in merito alla questione UFO.

 

Stando alla biografia reperibile in rete sul suo sito, sono il frutto soprattutto di 20 visite ai National Archives che conservano documentazione storica.

 

 

Grant Cameron

 

 

Fra l’altro l’anno scorso Cameron è stato protagonista di uno spiacevole episodio, commentato dalla celebre ricercatrice statunitense Linda Moulton Howe:

Cameron, ricorda la Howe, era atteso negli Stati Uniti il 4 Settembre 2005 come relatore presso una conferenza organizzata dal NUFOC al Renaissance Hollywood Hotel, Hollywood, California. Inspiegabilmente, tuttavia, egli non si presentò. Inoltre, quando gli organizzatori provarono a contattarlo, il suo cellulare risultava essere disconnesso ed il suo indirizzo di posta elettronica non funzionava.

Davvero sospetto.

 

Solo pochi giorni dopo la Howe seppe da Grant al telefono ch’egli, la mattina del 2 Settembre, fu bloccato al Vancouver International Airport: non gli fu consentito di entrare negli Stati Uniti d’America dal U.S. Department of Homeland Security.

 

 

 

 

La motivazione del rifiuto all’ingresso fu la seguente:

“Notice of Inelegibility for Pre-Flight Clearance”, punto 212 (a) 5 (A) il quale dice:

“You appear to seek to engage in skilled or unskilled labor in the United States without having received a U.S. Department of Labor certification”.

In sostanza egli era sprovvisto di un’autorizzazione al lavoro, in quanto il suo intervento alla conferenza era considerato un’attività lavorativa. Un provvedimento davvero fiscale ma apparentemente ineccepibile. La domanda che mi sorge spontanea è la seguente: questa severità, nei confronti di un cittadino nordamericano, viene applicata con lo stesso zelo a tutti coloro che entrano negli Stati Uniti dal Canada? Il titolo del suo mancato intervento al convegno?

 

Era il seguente:

“64 Reasons Why The U. S. Government Can't Tell the Truth About UFOs."

Veniamo ora al CRG: racconta Grant Cameron sul suo sito Web che nel 1977 Marcia Smith, all’epoca esperta analista politica al Congressional Research Group ed in seguito direttrice della Library of Congress’ Science and Technology Division del CRG dal 1984 al 1985, avvicinò Daniel Sheehan, allora General Counsel (cioè Avvocato Generale) presso lo United States Jesuit National Headquarters.

 

 

Marcia Smith

 

 

A quanto pare a Sheehan fu chiesto di partecipare “ad un’importante ed altamente classificata valutazione dei fenomeni UFO, e dell’intelligenza extraterrestre” (in proposito si consulti cui).

 

 

Sheehan

 

 

Sheehan accettò e divenne così a tutti gli effetti,

“a special consultant to the Congressional Research Group”, cioè uno “speciale consulente per il Gruppo di Ricerca Congressuale”.

Marcia Smith contattò Sheehan perché venne a sapere da una comune amica, Rosemary Chalk (che all’epoca ricopriva la carica di Segretario del National Science Foundation), che in gioventù Sheehan aveva spesso sognato di diventare un astronauta ed incontrare altre civiltà nello Spazio.

Ma era soprattutto la sua posizione all’interno della comunità Gesuitica americana ad interessare il CRG. Le informazioni che il lettore apprenderà fra breve non farebbero altro che corroborare la testimonianza resa da Cristoforo Barbato, arricchendola ulteriormente: il sito estero già menzionato sopra (www.presidentialufo.com/marcia_smith_story.htm) racconta che a Sheehan fu chiesto di usare la sua influenza per,

“ottenere i documenti UFO tenuti alla Biblioteca Vaticana. Sheehan approcciò il suo contatto al Vaticano”.

L’espressione inglese usata non lascia adito a dubbi:

“to obtain the UFO documents held in the Vatican library, Sheehan made an approach to his contact at the Vatican”.

Leggiamo ora in una mia traduzione le parole pronunciate da Sheehan (e riportate sul sito) nel ricordare gli avvenimenti di allora:

“Lei chiamò […] e mi chiese se come Avvocato Legale per la Direzione dei Gesuiti (Jesuit Headquarters) potessi avere accesso per la Biblioteca del Congresso alla Biblioteca Vaticana. La Biblioteca Vaticana ha una sezione abbastanza grande che concerne il problema dell’intelligenza extraterrestre, e gli UFOs. M’impegnai a contattare il Gesuita che attualmente dirige la Biblioteca Vaticana, e con mio grande stupore, mi dissero che non potevamo avervi accesso… Informai di questo Marcia Smith.”

Successivamente, dopo un colloquio con Marcia Smith e Bill Davis (Director of the National Office), Sheehan fece un secondo tentativo con la Biblioteca Vaticana:

“Mandai una seconda lettera al Gesuita che era a capo della Biblioteca Vaticana, e gli spiegai che era un’ufficiale richiesta che era venuta dal Congressional Research Group della Biblioteca del Congresso – e che era venuta dal Congresso degli Stati Uniti, e che il Presidente stesso aveva espresso il desiderio di ottenere queste informazioni. Così pensai che ci avrebbe dato accesso alle informazioni, ma ricevetti una seconda risposta negativa dalla Biblioteca del Vaticano – Il Jesuit National Headquarters non sarebbe stato messo nelle condizioni di accedervi. Così dovetti con grande rammarico riportare il tutto a Marcia Smith comunicandole che non ero stato capace di riuscire.”

La documentazione fornita ed il ragionamento da me condotto dovrebbero ora far riflettere quanti hanno denigrato gratuitamente, sulle pagine della Rete, il lavoro di ricerca giornalistica di Barbato. C’è chi ha frettolosamente liquidato il “Secretum Omega” come “cose esecrabili”. Se avrà la pazienza di leggere con attenzione il nostro servizio dovrebbe ricredersi e, almeno privatamente, porgergli le sue scuse.

 

 

Jordan Maxwell

 

 

Concludo dicendo che l’orientalista russo Zecharia Sitchin (da me intervistato per UFO Notiziario, nr.64 Agosto/Settembre 2006), nel corso di un’intervista concessa nel 1997 a Jordan Maxwell [1] (uno studioso e ricercatore statunitense attivo nei campi dell’occulto, della religione e della filosofia), intervista che ho avuto la fortuna di vedere, nel rispondere ad una domanda di Jordan fa una sibillina affermazione che questa volta conferma clamorosamente (senza timore di smentite) quanto riferitomi da Cristoforo Barbato in via confidenziale e da noi discusso sulle pagine dello scorso numero:

Sitchin saprebbe molto di più di quanto emerge dalle sue pubblicazioni e, presumo probabilmente a causa di forze più grandi di lui oltre che per via del suo senso di responsabilità, è costretto di volta in volta a calibrare con grande attenzione le sue risposte nel corso dei colloqui e dei congressi, e ad agire con prudenza quando scrive i suoi articoli e saggi venduti in più di venti lingue. Io sinceramente non mi sento di biasimarlo.

[1] Pare che questa intervista sia stata rilasciata a Jordan Maxwell in occasione della World Conference of Planetary Violence in Human History, tenutasi nel Gennaio 1997 negli Stati Uniti.

 

Vista anche la prematura scomparsa del coraggioso Dr. R.S. Harrington, morte che ha lasciato sgomento il noto sumerologo residente a New York. Del resto Sitchin sta già facendo molto, da diversi anni, per raccontare alla gente la verità sul nostro passato. Quando allora i nostri giornalisti ed intellettuali s’interesseranno in modo serio delle sue ricerche e la smetteranno di considerarle pseudoscienza? Qualcosa si muove già, fortunatamente.

 

 


Un'enciclopedia italiana per adolescenti menziona Nibiru e gli Anunnaki

Il 25 settembre scorso il prestigioso giornale milanese Corriere della Sera distribuiva in edicola, a 12,90 Euro più il prezzo del quotidiano, il volume enciclopedico della Rizzoli Junior intitolato Il Cielo, realizzato dall’Istituto Geografico De Agostini ma in
parte tratto dall’opera Enciclopedia of Discovery, della Weldon Owen Inc.

 

Il volume della Rizzoli Junior, cartonato e composto da 317 pagine a colori, si presenta ben rilegato ed è suddiviso in sette sezioni che sono:

il “Grande dizionario del Cielo e dell'Universo”

“Conoscere il Cielo”

“Il volo”

“Stelle e pianeti”

“Date e dati”

“Percorsi fotografici”

“Da leggere e vedere”

Il linguaggio chiaro e semplice, visto il target adolescenziale, non rinuncia tuttavia al rigore terminologico e concettuale. Pertanto ne consiglio vivamente l’acquisto non solo alle ragazze ed ai ragazzi ma anche al pubblico adulto che ama la divulgazione astronomica. La cosa degna di rilievo è il paragrafo presente a pagina 233 ed intitolato “Il decimo pianeta non è una novità”.

 

Inoltre nella stessa pagina campeggia l’illustrazione di una ziqqurat (si può scrivere anche ziggurat), antica piramide mesopotamica a terrazze di dimensioni decrescenti verso la cima. Nel trattare la conoscenza antica del Sistema Solare gli autori del testo si riferiscono alla cosmogonia sumera ed arrivano a scrivere:

“[...] il sistema solare contava tutti i pianeti a noi noti oltre a Tiamat e Nibiru. Quest’ultimo sarebbe il pianeta più lontano del Sistema [...]”.

Sorprendentemente si parla anche dei presunti abitanti di tale lontano mondo (gli Anunnaki), spiegandone l’etimologia del termine e definendoli “una stirpe di giganti semidivini”. Il paragrafo si conclude spiegando l’origine del sistema Terra-Luna e della cintura di asteroidi secondo i miti sumeri: la cintura dei pianetini sarebbe il risultato dello scontro di Nibiru con l’originario pianeta presente fra Marte e Giove (Tiamat), andato distrutto a seguito della collisione.

 

Peccato che in realtà secondo i Sumeri ed i Babilonesi non fu Nibiru ma furono uno o più dei suoi satelliti a cozzare contro Tiamat. Gli autori (certamente italiani perché è a partire dal pag. 234 fino a pag. 253 che i testi sono tradotti dall'opera straniera sopra menzionata) omettono la principale fonte del racconto cosmogonico:

l’Enuma Elish, l’Epica della Creazione (discussa da Zecharia Sitchin, storico orientalista residente a New York) ed è forse anche a causa di questo che essi commettono l’errore da me segnalato, che potrebbe anche essere interpretato come una voluta semplificazione.

Per chi volesse approfondire rimando direttamente al celebre primo testo di Sitchin uscito negli Stati Uniti nel 1976:

“[...] furono i satelliti di Marduk a colpire Tiamat, non Marduk stesso”

(Il pianeta degli dei, di Z. Sitchin, Ed. Piemme, 1998, pag.217).

Ricordo inoltre che Marduk è il nome dato dai Babilonesi al dio-pianeta Nibiru degli antichi Sumeri. Va comunque dato il merito ai redattori italiani della Rizzoli di aver rotto gli indugi: finalmente si ha l’audacia di osare con il grande pubblico, ed in particolare con le nuove generazioni.

 

E l’accenno a Nibiru ed ai suoi abitanti (gli Anunnaki), nonostante sia costruito sul modo verbale condizionale, è un segnale forte e che fa ben sperare per il futuro. Se esso sia una coraggiosa iniziativa individuale o di pochi intellettuali, oppure il frutto di una qualche indicazione venuta da ambienti istituzionali, beh, questo proprio non lo so dire, ma quello che conta è l’onestà intellettuale; in questo caso discretamente onorata seppur con una comprensibile prudenza.

 

Invece il passaggio dell’intervista a Sitchin realizzata da Maxwell e di cui parlavo precedentemente, per via delle pregnanti parole che fanno riferimento al ritorno di Nibiru non verrà discusso in questa sede ma all’interno del mio saggio attualmente in fase di stesura: The American Armageddon. Dal segreto di Eisenhower alla scoperta del Pianeta X.