ANTROPOMORFI

 


I Felini (Sek)
 

 

 

Il Leone nella mitologia Greca e Indù

Il leone Nemeo viveva a sud est di Corinto in una caverna con due aperture dalla quale usciva per uccidere gli abitanti del luogo che diminuivano a vista d'occhio, era una bestia invulnerabile di incerti natali, correvano voci che fosse stato generato dal cane Ortro, ma anche che fosse figlio del mostro Tifone e persino di Zeus, il re degli Dei, e Selene, la dea della Luna.

 

Aveva la pelle a prova di qualsiasi arma, perché il suo mantello era assolutamente indistruttibile e ciò lo rendeva invulnerabile, come scoprì Ercole quando lo colpì con tre frecce e queste si limitarono a rimbalzare, oppure quando la spada si piegò come di stagno e la clava si spezzò colpendolo. Ercole era stato sorpreso dalla bestia mentre viaggiava nei boschi, il leone gli ruppe l'armatura con i fendenti degli artigli ed arrivò a strappargli un dito.

 

Nel terribile duello, l'eroe afferrò la belva per la testa e la folta criniera, sino a quando si accasciò a terra sconfitto, Ercole, quindi, se lo caricò in spalla in segno di trionfo e lo portò a Micene.

 

Alla morte, il leone Nemeo fu posto da Zeus tra i segni dello zodiaco, dove formò la costellazione omonima. E’ chiaro che l’origine di tali miti sia molto più antica e che affondino le proprie radici in culture antecedenti come quella Egizia e, ancor prima, quella Indù.

 

Difatti, Narasimha ("uomo-leone"), chiamato anche Narasingh e Narasinga in devanagari, era la quarta incarnazione o avatar di Shri Visnu nei Veda e nei Purana, testi sacri dell'Induismo. Con un suo precedente avatar, Varâha, Visnu aveva ucciso il rakshasa Hiranyaksha, il fratello di questi, Hiranyakashipu, ebbe dunque in odio Sri Visnu e i suoi seguaci e decise di guadagnare poteri magici per combatterlo.

 

Ma a sua insaputa, il divino saggio Narada parlò della grandezza di Visnu al figlio di Hiranyakashipu, Prahlada, mentre questi era ancora nel grembo materno e così Prahlada nacque già ardente devoto di Visnu.

 

Hiranyakashipu non riuscì a convincere suo figlio ad unirsi a lui nella lotta contro Visnu e tentò di ucciderlo, ma il fanciullo era protetto dal dio ed egli non riuscì a toccarlo. Alla richiesta di riconoscere il padre come Signore dell'Universo, Prahlada rispose che questo titolo spettava a Visnu, essendo egli onnipresente, allora Hiranyakashipu indicò una colonna e chiese se Visnu si trovasse lì.

 

Alla risposta affermativa del figlio, Hiranyakashipu infuriato distrusse la colonna e da essa comparve Visnu nelle sembianze di Narasimha, attaccandolo. Dopo aver ucciso Hiranyakashipu, Narasimha non riuscì a contenere la sua furia animalesca.

 

Secondo lo Shiva Purana, Narasimha fu placato da Sri Śiva sotto le sembianze di Sarabhesvara, ma nel Bhagavata Purana si dice che nessuno dei semidei presenti fosse in grado di fermarlo, finché, su richiesta di Narada, Prahlada fu portato al suo cospetto e Narasimha si placò alle preghiere del suo devoto.
 

 


Sekhmet e Bastet, le figlie di Ra
In Egitto, Sekhmet, il cui nome significa "Colei che è potente", era una divinità solare zoomorfa della mitologia, veniva raffigurata come leonessa o come una donna dalla testa leonina ed a partire dalla XVIII dinastia acquisì anche i simboli divini quali il disco solare, l'ureo ed il bastone uadj.

 

Dalla parola egizia sekhem che significa potere derivano sia lo scettro e con l'aggiunta della desinenza et indicativa del femminile, il nome della dea. Figlia di Ra, nella tarda teogonia menfita a partire dal Nuovo Regno, era membro della triade come sposa di Ptah e madre di Nefertem, prendendo anche l'epiteto di "La grande, amata da Ptah".

 

Era la terribile dea della guerra che, impersonificando i raggi dal calore mortale del sole, incarnava il potere distruttivo dell'astro, ma anche l'aria rovente del deserto i cui venti erano il suo alito di fuoco e con i quali puniva i nemici che si ribellavano al volere divino, inoltre, rappresentava anche lo strumento della vendetta di Ra contro l'insurrezione degli uomini imponendo l'ordine del mondo.

 

Portava morte all'umanità ma era anche la dea protettrice dei medici come citano alcuni papiri.

 

Era temuta persino nell'Aldilà dove il malvagio Seth ed il serpente Apopi, venivano sconfitti dalla dea che abbracciava con le sue spire di fuoco Ra nel suo viaggio notturno. Sekhmet incarnava persino il fiammeggiante Occhio di Ra ed era in questo caso assimilabile a Tefnet. Narra il mito della Dea Lontana che Ra, adirato con gli uomini che avevano cospirato contro di lui, la inviò per ucciderli, ma dovette poi fermarla ubriacandola con la birra, colorata di rosso come il sangue, per far sopravvivere il genere umano.

 

La dea, assetata di sangue e che stava uccidendo sistematicamente tutti gli uomini, dopo aver bevuto la birra si addormentò ed al risveglio prese le sembianze di Bastet che rappresentava solo le qualità benefiche del sole.

 

Per ricordare la terribile circostanza, nacque la Festa dell'Ebbrezza, celebrata nella stagione di Akhet, ossia dell'inondazione del Nilo e nella quale venivano preparate grandi quantità di birra.

 

L'attributo di Colei che è potente era in realtà della dea Hathor e fu quest'ultima, per punire gli uomini ribelli, che si trasformò in Sekhmet a sua volta identificata, oltre alle già citate Bastet e Tefnet, anche in Uadjet, senza dimenticare che Bastet era uno degli "Occhi di Ra" e veniva mandata specificamente ad annientare i nemici dell'Egitto e dei suoi dei.
 

 


La costellazione del Leone
Il Leone (in latino Leo) è una grande costellazione zodiacale del cielo settentrionale, si trova infatti lungo la linea dell'eclittica, tra la debole costellazione del Cancro ad ovest e la vastissima Vergine ad est.

 

Il Leone è una grande costellazione zodiacale dell'emisfero nord, individuabile con facilità nei mesi fra dicembre e giugno nell'emisfero boreale, la sua presenza ad est dopo il tramonto indica il prossimo arrivo della primavera, mentre nell'emisfero australe diventa una costellazione tipica dei cieli tardo-estivi e autunnali.

 

Le sue stelle principali formano un grande trapezio, al quale è connesso un famoso asterismo, noto come La Falce, composto da Regolo, η Leonis e Algieba, assieme alle stelle più deboli Adhafera (ζ Leonis), Ras Elased Borealis (μ Leonis) e Ras Elased Australis (ε Leonis). Anticamente la costellazione era più estesa: la parte della testa comprendeva la zona settentrionale del Cancro e della Lince, mentre la parte terminale della coda era rappresentata dalla famosa chioma di stelle della costellazione di Berenice.

 

La stella principale è Regolo (designata α Leonis secondo la nomenclatura di Bayer, in latino Regulus) ed è anche la stella più brillante della costellazione del Leone. Il nome Regulus deriva dal latino e significa "piccolo re", data la sua posizione nella costellazione è conosciuta anche come Cor Leonis, "il cuore del Leone" ed insieme a Aldebaran, Antares e Fomalhaut era una delle quattro "stelle regali" dei Persiani.

 

Regolo presenta una magnitudine apparente da Terra di 1,36 ed è la ventunesima stella più brillante del cielo notturno terrestre, distante dal sistema solare 77,5 anni luce.

 

La stella appartiene alla sequenza principale, è di tipo spettrale B, ed è 4 volte più massiccia del Sole, trattandosi di una stella bianco-azzurra, molto più calda del Sole e circa 130 volte più luminosa. Inoltre ha una piccola compagna distante 4200 unità astronomiche, essa è in realtà a sua volta una stella doppia, le cui componenti sono un astro di tipo spettrale K1 con una massa pari all'80% di quella solare e una luminosità pari a poco meno di un terzo di quella del Sole, più una compagna molto più debole di classe spettrale M e di massa pari a un quinto di quella solare. Queste due componenti distano fra loro 95 UA ed entrambe orbitano intorno alla principale con un periodo di almeno 130.000 anni.

 

Anche le altre stelle sono tutte importanti e alquanto vicine al nostro sistema solare.

  • γ Leonis (Algieba) è una stella doppia con componenti di magnitudine 2,01 (la primaria, azzurra) e 3,80 (la secondaria), la sua distanza è stimata sui 126 anni luce.

  • β Leonis (Denebola) è una stella bianca di magnitudine 2,14, distante 36 anni luce (dunque relativamente vicina), si trova nella posizione opposta a Regolo rispetto alla costellazione ed indica la coda dell'animale.

  • δ Leonis (Zosma) è una stella bianca di magnitudine 2,56, distante 58 anni luce.

  • ε Leonis (Ras Elased Australis) è una stella gialla di magnitudine 2,97, distante 251 anni luce.

  • θ Leonis (Coxa) è una stella bianca di magnitudine 3,33, distante 178 anni luce.

Nel Leone si trova persino una delle stelle più vicine alla Terra: Wolf 359, distante 7,7 anni luce.
 

 


Il loro mondo
Descrivere il mondo degli alieni Felini e il sistema solare in cui vivono non è compito facile, data la complessità del sistema stesso che presenta ben 3 soli e un ampiezza tale da contenere un qualcosa come 27 pianeti.

 

La vita si è quindi sviluppata in un modo del tutto diverso da come la concepiamo noi, non solo perché è sempre presente una illuminazione prodotta dai tre soli che, salvo particolari congiunzioni o eclissi verificantesi una volta ogni decina di migliaia di anni, rendono il buio pressoché sconosciuto, ma anche perché la maggior parte di questi pianeti sono stati colonizzati e quindi soggetti a modifiche ed interventi esterni.

 

Il pianeta dei Felini si trova nella fascia interna più prossima alla stella Regolo, ed è un pianeta massiccio e roccioso grande quasi 8 volte la Terra. A causa del forte irraggiamento solare presenta un atmosfera azzurro-elettrico, con alte concentrazione di Azoto, Argon, Anidride Carbonica, Metano e soprattutto Ossigeno.

 

L’atmosfera del pianeta, inoltre, è unica nel suo genere con formazioni di gigantesche tempeste all’equatore (zona pressoché disabitata) con un clima più temperato man mano che ci si avvicina ai poli.

 

Stranamente, seppure il pianeta sia molto caldo, presenta ampie distese di ghiaccio ad entrambi i poli, con avanzamento delle calotte sino a basse latitudini in ampi periodi misurati in migliaia di anni e che quasi arrivano a lambire le città-stato. Su tutto il pianeta esistono ben otto grandi continenti, circondati da dodici oceani e dove le profondità degli abissi possono raggiungere anche i 20.000 metri di profondità, mentre la montagna più alta, tocca quasi i 30.000 metri di altezza; senza dubbio un pianeta pieno di record geofisici.

 

Gli altri pianeti, in particolar modo i nove abitabili e colonizzati, presentano una grandezza diversa, seppure tutti minori rispetto al pianeta principale, con variegate caratteristiche atmosferiche, geologiche e ambientali.

 

Ogni pianeta è stato comunque modellato in grado di renderli simile al pianeta di origine e quindi del tutto vivibili nelle migliori condizioni. Ricchi di materie prime, sono sottoposti a pressanti e spesso distruttivi interventi di sfruttamento e che spesso creano problemi a cui raramente viene trovata una soluzione. Un decimo pianeta, un tempo abitabile, si è trasformato in un “deserto”, mentre ampie zone della superficie sono collassate al seguito del completo svuotamento di gas, liquidi naturali e materiali di vario genere presenti nel sottosuolo e in superficie.

 

Sul pianeta di origine esistono migliaia di città-stato sparse sulla terraferma, tutte posizionate nella fascia temperata, a nord e a sud dell’equatore.

 

Ogni città-stato è amministrata da un governatore, l’insieme dei governatori (il “Senato”) che ogni 3 mesi (un anno dura 22 anni terrestri) si riunisce nella capitale per deliberare leggi e decisioni insieme al “Comandate Supremo”. Rispetto ad altre razze aliene, questo “comandante supremo” viene eletto ogni 12 anni (264 anni dei nostri) in modo del tutto democratico, attraverso una rosa di candidati scelti dal “Senato”.

 

Essendoci completa parità dei sessi, si alternano al vertice sia comandanti maschi che femmine, cambiando ad ogni amministrazione tipologia di guida spirituale: patriarcale o matriarcale.

 

La capitale, che fa da modello a tutte le altre città del pianeta, è divisa in migliaia di settori, ben delimitati e perfettamente squadrati e allineati tra di loro, formando infiniti quartieri per una migliore ed efficiente organizzazione e presentando edifici dall’architettura avveniristica a forma triangolare. In genere si parte dalle periferie con edifici bassi (decine di metri) dove abitano singole famiglie, sino a crescere per quantità ed altezza man mano che ci si avvicina al centro. Le enormi dimensioni della città si caratterizzano per una latitudine di più di 300 km (nord-sud) e una longitudine di 300 km (est-ovest), su un territorio di centinaia di migliaia di chilometri quadrati.

 

I palazzi nel centro cittadino, sede del potere politico, religioso e amministrativo, sono strutture gigantesche alte sino ad un massimo di 10 km, intersecate tra di loro grazie alla particolare struttura triangolare.

 

Ogni edificio ha un colore nero ebano che riflette la luce dei soli, creando degli effetti luminosi del tutto particolari e impressionanti.

 

Il pianeta presenta un numero incalcolabile di forme di vita, sia vegetali che animali, molte delle quali sottoposte ad esperimenti genetici. Alcuni, i più adatti e con particolarità specifiche, sono stati trasformati in robot biologici, svolgendo funzioni di vera e propria schiavitù, mirate al benessere e alla supremazia della razza felina.

 

Negli oceani esistono specie acquatiche, di cui una simile alle nostre balene (anche se sono biologicamente diverse) che riescono a raggiungere la lunghezza record di quasi 100 metri. Altresì, sulla terraferma, l’animale quadrupede più grande raggiunge i 9 metri di altezza e i 6 di larghezza, per un peso di svariate tonnellate.

 

La grandezza è dovuta ad una gravità minore, quasi di leggera sospensione, data dalla forza traente dei 3 soli e dagli innumerevoli pianeti presenti.
 

 


Aspetto fisico
La loro raffigurazione è quanto mai semplice, dato che sono visti con un corpo umano ma con la testa da Leone, interamente ricoperti di una pelliccia color marroncino chiaro, quasi dorata.

 

Alti più di 2 metri (forse sino a 3 o 4 metri) portano tutti una tuta (blu, spesso argentata) aderente e degli stivali, neri per i maschi e bianchi per le femmine. Presentano vari simboli al petto, il più comune è formato da una coppia di ali, simile al disco solare egizio (guarda caso la dea leonessa Sekhmet nell’antico Egitto, era la figlia del dio sole Ra).

 

Possiedono grandi capacità telepatiche, poteri di telecinesi, impressionante forza fisica e una complessa filosofia di vita, unita ad una visione spiritualmente elevata del cosmo. Vige una parità dei sessi tra maschi e femmine per la gestione regolare del potere, con conseguente cambiamento nelle linee guida in stati patriarcali e matriarcali; tutta la società è strutturata secondo uno schema fortemente militare.

 

Civiltà antichissima, tra le prime apparse nella nostra Galassia, ha sempre condotto una politica ambigua, mirata a tenere saldi i rapporti con i “vertici del potere” e a sostenere dall’altra, la ribellione aliena e l’inizio del progetto Abductions. In questo modo rimangono abilmente in bilico tra due fronti, cambiando più volte nel corso della storia alleanze e obbiettivi.

 

Attualmente svolgono un ruolo di protezione nei confronti degli Alieni Umanoidi che vivono su Sirio e da quando è nata questa “protezione”, si è avuta persino una simbiosi che ha portato la razza degli Umanoidi a sviluppare maggiormente una certa conoscenza spirituale, altamente evoluta nei Felini, nonché una visione comune ed uno scambio reciproco di conoscenze e risultati conseguiti.

 

Si riscontra, quindi, la necessità di condurre in silenzio il proprio compito, i Felini, non essendosi mai sporcati le mani direttamente nel progetto, hanno delegato gli Umanoidi nel svolgere questa missione, dove a loro volta hanno tenuto un comportamento evasivo e per certi versi misterioso.
 

 


Interferenze con l’Uomo
L’intervento della razza Felina sul genere umano è intimamente connesso alla protezione che nutre nei riguardi degli alieni Umanoidi.

 

Come spiegherò successivamente, gli Alieni Umanoidi sono parenti lontani della razza umana e persino responsabili della nostra creazione, possiedono la mappatura genetica dettagliata dell’umanità, tanto che sanno distinguere gli esseri umani che vanno scelti per i rapimenti da quelli che vanno scartati perché non possiedono quell’energia per loro necessaria, se è invece la razza Felina ad intervenire direttamente la situazione cambia radicalmente.

 

Al momento non disponiamo di molti dati al riguardo, sia perché questo genere di interferenza è molto raro, sia perché il lavoro che svolgono è ancora avvolto dal mistero.

 

La razza dei Felini, insieme a quella dei Canidi e agli Adam fa parte di una potente e temuta “Gerarchia Superiore”, questa Gerarchia è una sorta di “cupola” dove si detiene il potere galattico sul progetto alieno-umano, per il controllo della forza energetica presente nell’Universo: l’energia animica.

 

Compito della “Gerarchia Superiore” è quello di mandare avanti il “Progetto di Perfezionamento Umano”, ovvero una sorta di missione astro-biologica nel quale sia possibile fondere l’attuale Uomo con le razze aliene, soprattutto quelle della Gerarchia, con l’unico scopo finale di acquisire l’immortalità ed arrivare, attraverso una Coscienza quasi divina, alla conquista Universale.

 

Sappiamo per certo che esiste una collaborazione attiva tra le razze che compongono questa Gerarchia, aiutandosi a vicenda per raggiungere determinati obbiettivi.

 

Svolgono azioni di interventi per rimuovere o inserire nuovi microchip, molto più sofisticati e tecnologicamente avanzati, seguono alcuni tipi particolari di impianto di feti (ibridi umano-alieni) nelle donne, sembra siano persino in grado di possedere altri corpi, sostituendosi mentalmente e spiritualmente, in questo caso sarebbero responsabili della creazione continua di blocchi di acquisizione di Coscienza, soprattutto nei loro riguardi.

 

Essendo una tra le prime e più antiche razze create, grazie alla sua particolare evoluzione e potenza, è sempre stata al vertice del potere, quasi assoluto, interferendo su ogni sviluppo di qualsiasi altra razza aliena presente nella Via Lattea. Sono i Felini coloro che hanno suddiviso i centri di poteri, il controllo sulle altre razze aliene per monitorare e mandare avanti il progetto delle Abductions.

 

Sono sempre i Felini che hanno deciso le sorti di altre razze aliene, decretando persino la distruzione di molte civiltà nemiche.

Torna a Alienologia

 

 




I Canidi (Anubis)
 

 

 

Protettore dell’altro mondo
Nella religione egizia, Anubi era la divinità che proteggeva le necropoli ed il mondo dei morti, per il quale veniva anche chiamato "Il Signore degli Occidentali".

 

Prima divinità dell'Oltretomba, come recitano i "Testi delle Piramidi", venne successivamente sostituito da Osiride già verso la V dinastia, ma restava il dio protettore del XVII nomos dell'Alto Egitto il cui capoluogo, Khasa, venne chiamato in epoca ellenistica Cinopoli, ossia "Città dei Canidi" per il culto che vi veniva celebrato.

 

Aveva numerosi titoli che coglievano i vari aspetti della complessa natura del dio, tra i quali:

"Colui che presiede l'imbalsamazione"

"Colui che è sulla montagna" intendendo la montagna ove erano scavati gli ipogei

"Colui della necropoli"

"Colui che è nelle bende" intendendo le bende funerarie ma dall'oscuro significato

Nel primitivo culto zoolatrico, Anubi era raffigurato come un cane dal pelo rossiccio, con grandi orecchie e lunga coda, ma a partire dal Nuovo Regno veniva rappresentato con il corpo di uomo e testa di cane, chiamata poi genericamente testa di sciacallo, per identificare così l'animale che si nutre di carogne e quindi strettamente connesso alla morte.

 

La testa era raffigurata nera perché questo colore indicava la putrefazione dei corpi, il bitume impiegato nella mummificazione ma anche il fertile limo, simbolo di rinascita, quindi, la comune immagine di questo dio, altro non era che un geroglifico indicante la "natura e le caratteristiche" della divinità.

 

Le divinità ibride con testa di canide erano diverse e ne citiamo tre:

Anubi, Upuat e Khentamentyu.

Anubi veniva definito nei "Testi delle Piramidi" come quarto figlio di Ra generato con la dea Hesat, dalla testa di vacca.

 

Le varie teologie, in realtà molto confuse, lo indicavano anche come figlio frutto di un rapporto tra Osiride e Nefti oppure della coppia Nefti-Seth ed era anche indicato come fratello di Osiride mentre, inizialmente, negli antichi testi non venivano citati né genitori né coniuge. La dea Qeb-hwt, anche conosciuta come Kebechet ossia "Colei che versa l'acqua fresca" che ristorava i defunti, era considerata la figlia di Anubi e qualche volta la sorella.

 

La sua paredra era la dea Inpwt avente anche lei per simbolo il canide ed un centro di culto sempre nel XVII distretto dell'Alto Egitto.

 

Protettore della sacra terra della necropoli, aveva il compito di accompagnare il Ba del defunto davanti al tribunale supremo degli dei, così come narrato nel "Libro dei morti", illuminando il cammino con la Luna tenuta nel palmo della mano. In questo caso diveniva la forma sincretica del dio Upuat che significa "Colui che apre la strada" ed era anche assimilato all'altra divinità canide, Khentamentyu, ossia "Colui che è a capo della necropoli".

 

Ebbe anche un ruolo importante nel mito di Osiride del quale imbalsamò le spoglie su ordine di Ra, facendone così la prima mummia e divenendo il dio protettore dell'imbalsamazione. Gli stessi imbalsamatori erano suoi sacerdoti e quello che presiedeva ai riti funebri indossava la maschera nera con le sembianze del dio, assumendo egli stesso la personificazione della divinità.

 

Partecipava inoltre alla psicostasia ove conduceva il defunto nella "Sala delle due verità" e ne pesava il cuore assieme al dio Thot che, come scriba, ne registrava la pesatura.
 

 


Procione nella costellazione del Cane Minore
Il Cane Minore (in latino Canis Minor) è una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo ed è anche una delle 88 costellazioni moderne; rappresenta uno dei cani che seguono Orione, il cacciatore.

 

Il Cane Minore è una piccola costellazione dell'emisfero boreale che consiste principalmente di due stelle,

  • Procione (α Canis Minoris)

  • Gomeisa (β Canis Minoris)

Procione (α Canis Minoris) è una stella bianco-azzurra di sequenza principale di magnitudine 0,38 e trovandosi alla distanza di soli 11,4 anni luce è la tredicesima stella più vicina al Sole.

 

Gomeisa (β Canis Minoris) è una nana bianco-azzurra di magnitudine 2,89 ed è distante 170 anni luce, mentre γ Canis Minoris è una gigante arancione di magnitudine 4,33 distante 398 anni luce. Costituisce il vertice nordorientale dell'asterismo del Triangolo Invernale, ciò rende la costellazione, nonostante le sue piccole dimensioni, immediatamente individuabile anche dalle aree urbane più popolate.

 

Procione, in realtà, è una stella doppia, la componente principale (Procione A o α Canis Minoris A) è una nana sub-gigante giallo-bianca con un massa 1,4 volte quella del sole e 7,5 più volte luminosa, la componente secondaria (Procione B o α Canis Minoris B) è una nana bianca.

 

Procione B orbita ad una distanza media dalla principale di circa 14,9 UA (2,229 miliardi di km), poco meno di quella che separa Urano dal Sole, sebbene l'eccentricità dell'orbita la porti da una distanza minima di 9 a una massima di 21 UA.

 

L'età della stella era stimata sui 3 miliardi di anni, ma nuove stime hanno ridotto questo valore a 1,7 ± 0,3 miliardi di anni, ritenendo che la stella nei prossimi 10-100 milioni di anni ultimerà la sua espansione, sino a diventare una gigante rossa di dimensioni da 80 a 150 volte quelle attuali.

 

Il nome Procione deriva dal greco antico e significa "Prima del Cane", per il fatto che precede Sirio (la "Stella del Cane") durante la rotazione della sfera celeste a causa della rotazione della Terra sul proprio asse.

 

Presso i Romani la stella era nota con la traduzione latina del nome greco Antecanis, gli arabi la conoscevano invece come Al Shira ed Elgomaisa.

 

Il primo nome deriva dal termine "il Segno Siriano" (l'altro segno era Sirio), il secondo da "la donna dagli occhi annebbiati", in contrasto con "la donna con gli occhi lacrimanti", ovvero Sirio. Il nome moderno in arabo di Procione è ghumūş, in Cina è noto con il mandarino nánhésān, "la Terza Stella del Fiume Meridionale".

 

Queste due "stelle del cane" sono menzionate nella letteratura sin dall'antichità ed erano venerate sia dai Babilonesi che dagli antichi Egizi.
 

 


Un pianeta oscuro scavato nella roccia
Dalle ultime e più recenti ricostruzioni, sembra che tra Procione A e B siano collocati ben 13 pianeti rocciosi.

 

Solamente il secondo e il terzo pianeta hanno condizioni favorevoli ad ospitare la vita, ed è nel secondo che abita la razza Canide o degli Anubis. Il pianeta ha una grandezza poco più ampia della nostra Terra, ma a confronto risulta essere completamente diverso, in quanto al primo impatto appare come un mondo oscuro, con ampie zone della superficie annerite, completamente rivestito di una intricata rete di catene montuose.

 

E’ del tutto roccioso, con poche zone pianeggianti e fertili, inoltre sono presenti anche dei “piccoli oceani” sparsi qua e là su tutto il globo, non rivestendo comunque una qualche importanza fondamentale.

 

L’aspetto ancora più particolare di questo mondo risiede nell’atmosfera, pressoché intrisa di nubi e/o nebbia in modo perenne, questo dovuto al massiccio irradiamento solare che rende il pianeta caldo e umido. Anticamente il pianeta doveva essere molto più simile alla Terra, ma una qualche catastrofe, probabilmente dovuta all’impatto di un planetoide, ne ha bruciato l’intera superficie, sterminando buona parte di tutte le creature in esse presenti.

 

La conseguente vivacità geologica ha scatenato successivi terremoti ed eruzioni vulcaniche che, nel corso dei millenni, hanno modificato per sempre l’aspetto di questo pianeta, nell’opaco e nero di cui abbiamo testimonianza. Certamente un luogo non adatto alla vita dell’Uomo, ma a quanto pare mondo ideale per questa razza aliena.

 

Gli Anubis vivono all’interno di alte montagne, in immense costruzioni completamente scavate all’interno della roccia, luoghi che presentano tutti i canoni comuni di una normale convivenza tra i propri simili.

 

Centri di potere, uffici, negozi, luoghi di incontro, case, si trovano tutte internamente a queste caverne, attraverso un intricato reticolo ben costruito e funzionale. L’interno delle montagne, oltre a rendere più accettabile il clima, quindi più temperato, ha anche la particolarità di rendere sicuro da attacchi esterni e di qualsiasi natura, tutto il loro apparato.

 

Il pianeta è privo di qualsiasi altra forma di vita animale o vegetale, a parte qualche mostro carnivoro che vive negli oceani o pozze d’acqua sparse nelle risacche, e tutte le materie prime (se si escludono sostanze presenti all’interno del pianeta, come gas o combustibili fossili, etc.), provengono dalle due lune che orbitano attorno o dal terzo pianeta.

 

Le due lune sono tra i satelliti più affascinanti conosciuti, il primo, grande più o meno quanto la nostra Luna, è completamente ricoperto di acqua.

 

A causa della sua particolare orbita e della composizione atmosferica, durante il suo lento movimento attorno al pianeta, e la sua posizione rispetto a Procione A, presenta metà della superficie acquatica rivolta verso il pianeta ricoperta di ghiaccio, mentre l’altra metà rivolta verso la stella, allo stato liquido. Questa continua fusione e congelamento delle acque, produce una forte attività atmosferica con la formazione di gigantesche cellule temporalesche che riversano continuamente pioggia o neve su tutta la Luna.

 

La seconda luna, metà della prima, è un piccolo mondo roccioso privo di atmosfera ma ricchissimo di metalli, gas naturali, etc. Nel terzo pianeta, molto più temperato e simile al nostro, sono presenti forme di vita vegetali e animali in grande quantità e varietà.

 

Questo mondo è sottoposto ad una forte pressione e sfruttamento da parte degli Anubis, utilizzato come una sorta di immenso e totale “mondo da allevamento”, nel quale ogni materia prima, forma animale o vegetale, esiste in funzione alla sussistenza e alla sopravvivenza della specie.
 

 


Un alieno di nome Anubi
La razza aliena degli Anubis, rispetto a tante altre che già conosciamo, è tra le poche che presenta un aspetto simile a quello conosciuto nelle nostre antiche culture terrestri.

 

Vedere una rappresentazione del dio Anubi degli antichi Egizi è come vedere in fotografia un esemplare di questa razza aliena, per quanto siano pressoché somiglianti. Fisicamente presentano un altezza variabile dai 3 ai 6 metri, più alti sono i maschi, più basse le femmine ed entrambi i sessi, come tutti gli appartenenti alla specie, hanno il colore della pelle di un nero ebano, più lucido nei maschi e leggermente più opaco e rossiccio nelle femmine.

 

La corporatura è del tutto umana, possente e forte, le uniche differenze che esistono con il genere umano si riscontrano nelle mani e i piedi, a forma più di zampa che di arto umano, anche se in grado di poter tenere oggetti di qualsiasi fattura.

 

Altra differenza è la testa dalla forma canina, simile a quella di un lupo nei maschi, con il muso allungato in avanti e le orecchie lunghe, mentre al contrario più tondeggiante nelle femmine. Entrambi i sessi presentano una capigliatura somigliante a capelli intrecciati finemente, che diventa quasi rasta nei maschi, di lunghezza variabile, ma che non oltrepassa le spalle.

 

Questa unione di faccia canide con capelli, conferisce un aspetto a caschetto o di copricapo. Sono simili gli uni con gli altri, ci sono leggerissime differenze tra singoli individui, inoltre il loro abbigliamento non lascia spazio ad ulteriori identificazioni. Quasi del tutto nudi, portano soltanto un gonnellino alla vita, di vario colore a seconda della funzione, mentre ai piedi indossano dei calzari o sandali.

 

Raramente vestono con delle tuniche, soprattutto quando si svolgono funzioni pubbliche di una certa importanza, al contrario, portano svariati gioielli e bracciali, gli unici che permettono di far riconoscere il livello di appartenenza nella società.

 

Più ornamenti sono presenti sul corpo, più elevato è il potere, anche carismatico dell’individuo sugli altri della stessa specie.

 

La loro società è gestita in modo “democratico” da un “Consiglio degli Anziani”, retaggio di una antica tradizione e di quando il popolo dei canidi viveva in un diverso mondo, allo stato brado e dove al posto delle città si trovavano tribù erranti guidate dagli anziani (una società simile a quella degli indiani d’America).

 

Nel consiglio si accede dopo aver raggiunto l’età della massima maturità ed aver conseguito durante la lunga vita (attualmente 1.600 / 1.900 anni, dato provvisorio) innumerevoli riconoscimenti.

 

Dotati di grande forza fisica, possiedono anche una straordinaria capacità psichica, con la quale riescono a comunicare tra di loro telepaticamente e a riconoscersi.

 

Nei più anziani sono presenti anche casi di telecinesi, amplificata con l’utilizzo di una appropriata tecnologia.
 

 


Interferenze con l’Uomo
L’intervento della razza Canide sul genere umano è legato alla sua protezione e monitoraggio nei riguardi degli alieni Horus e, a diretti contatti, con entità extra-dimensionali (questi ultimi sopravvivono in Universi paralleli al nostro), se è invece la razza stessa ad intervenire direttamente, la situazione si presenta sotto molteplici aspetti.

 

Al momento non disponiamo di molti dati al riguardo, sia perché questo genere di interferenza è molto raro, sia perché il lavoro che svolgono è ancora pressoché sconosciuto.

 

La razza dei Canidi, insieme a quella dei Felini e degli Adam fa parte della potente e temuta “Gerarchia Superiore”. Sappiamo per certo che esiste una collaborazione attiva tra le razze che compongono questa gerarchia e che si aiutano a vicenda per raggiungere determinati obbiettivi.

 

Come spiegato per la razza Felina, svolgono anch’essi azioni di interventi per rimuovere o inserire nuovi microchip, molto più sofisticati e tecnologicamente avanzati, seguono alcuni tipi particolari di impianto di feti (ibridi umano-alieni) nelle donne, sembra non parassitino a livello di memorie aliene, ma sono responsabili della creazione continua di blocchi di acquisizione di coscienza, soprattutto ad un livello fortemente spirituale.

 

Essendo tra le prime e più antiche razze create, grazie alla sua particolare evoluzione è sempre stata al vertice di un potere, quasi assoluto e soprattutto militare, interferendo su ogni sviluppo di qualsiasi altra razza aliena presente nella Via Lattea.
 

 


Guardiani della Galassia?
Se i Felini Sek sono coloro che hanno suddiviso i centri di poteri, per meglio monitorare e controllare le altre razze aliene e mandare avanti il progetto delle Abductions, gli Anubis sono il braccio armato che detta legge nella Galassia (o buona parte di essa), decretando persino la distruzione delle civiltà nemiche.

 

Compito della Gerarchia Superiore, come ampiamente scritto, è quello di mandare avanti il “Progetto di Perfezionamento Umano”, ovvero una sorta di missione astro-biologica nel quale sia possibile fondere l’attuale Uomo con le razze aliene, soprattutto quelle della Gerarchia, con l’unico scopo finale di acquisire l’immortalità ed arrivare, attraverso una Coscienza quasi divina, alla conquista Universale.

 

E’ in questa potente razza aliena che la Gerarchia Superiore ha trovato la propria arma per mettere a tacere ogni voce fuori dal coro, soggiogando con la potenza distruttiva in loro possesso, ogni ribellione.

 

Dotati di avveniristiche astronavi dalle forme più bizzarre (si pensa che possiedano una flotta di migliaia di astronavi, alcune di grandezza simile ad un planetoide), sono equipaggiate con armamenti per noi sconosciuti, ma in grado di distruggere interi pianeti attraverso armi che utilizzano frequenze vibrazionali, in grado di cuocere il pianeta dall’interno (lo stesso effetto che viene innescato dai forni a microonde, ovviamente su scala planetaria).

 

Ci sono testimonianze uscite da alcune visualizzazioni di addotti, i quali asseriscono di aver visto in stati di trance interi pianeti distrutti da un calore innaturale e che, oltre a surriscaldare l’atmosfera, provocava anche un incremento esponenziale di terremoti ed eruzioni vulcaniche.

 

Civiltà dalla natura ambigua, stranamente rispecchia la visione che abbiamo della figura del Cane nella visione delle antiche civiltà della Terra, il quale rappresenta simbolicamente la fedeltà e la vigilanza.

 

Non di rado viene considerato guardiano dell’aldilà oppure viene sacrificato ai defunti per poter servire loro da guida anche nell’altro mondo. I cani sono considerati in grado di “vedere gli spiriti” e quindi di salvaguardare dai pericoli invisibili. In alcune culture primitive, il cane, a causa della sua intelligenza e della facilità di apprendimento, veniva invece considerato portatore di molti beni per la civiltà umana.

 

Nell’antichità si citavano l’adulazione e la spudoratezza dei cani, ma si sottolineava il loro attaccamento alla casa e le loro doti di guardiani del gregge, ma nel medioevo Cani infernali accompagnavano Satana, il cacciatore di anime.

 

Nell’antica Cina il cane è l’undicesimo segno dello zodiaco, ma il suo significato simbolico-mitico ha invece caratteri diversi, perché in primo luogo i cani dovevano scacciare i demoni, ma in alcune regioni venivano ritenuti carne commestibile (quindi portatori di cibo), mentre per la popolazione dello Yao, nella Cina meridionale, diviene progenitore dell’Uomo, attraverso numerose leggende di uomini dalla testa di cane.

Torna a Alienologia

 





Gli Horus (Falconiani)
 

 

Horo, che significa probabilmente “il lontano”, è una divinità celeste egizia che ha la sua ipostasi nel falco, Horo o Horus è la forma latina del nome egizio Hr la cui lettura è Heru o Hor.

 

Il culto di Horo nell’antico Egitto è attestato dal periodo predinastico fino all’epoca romana, quando il suo culto venne unito a quello della madre Iside. In epoca predinastica si ebbero, con molta probabilità, diverse divinità di falco di cui la più importante era venerata nell’Alto Egitto e quando i sovrani del Basso e dell’Alto Egitto unificarono le Due Terre, Horo assunse il carattere di Unificatore del regno.

 

Il sovrano egizio è considerato la personificazione di Horo, ossia L’Horo vivente, la prima tra le molte titolature che identificano un sovrano è il serekht, il nome-Horo caratterizzato appunto dal falco.

 

In alcuni miti è considerato figlio della dea-vacca Hathor, il cui nome significa letteralmente casa di Horo, il mito maggiormente famoso, però, è quello che lo vuole figlio di Osiride (l’attuale costellazione di Orione) e Iside (l’attuale stella Sirio) e vendicatore del padre nei confronti di Seth, il quale gli tolse un occhio durante lo scontro.

 

I figli di Horo sono quattro divinità protettrici dei vasi canopi, i contenitori delle viscere nel processo di imbalsamazione.

 

Presso i Greci e i Romani fu noto con il nome di Arpocrate e rappresentato come un bambino con un dito in bocca, gesto interpretato come un invito al silenzio. Dall’etimologia del nome e dal suo aspetto di uccello, si deduce che Horo fosse una divinità del cielo, i suoi occhi simbolizzano la Luna e il Sole, il cui viaggio nel cielo è dovuto al volo di Horo.

 

Inoltre il mito dello scontro tra Horo e Seth, spiega la minore luminosità della luna rispetto al sole, col fatto che l’occhio lunare sarebbe quello staccato da Seth in combattimento e in seguito riposizionato dal dio della magia Toth.
 

 


Alnitak o Al Nitak
Rispetto ad altre razze aliene di cui conosciamo i loro mondi, ma di cui sappiamo molto poco del contesto astronomico in cui possono essere collocate (ad accezione degli Umanoidi siriani), di questa razza, quella degli Horus, è possibile teoricamente poter stabilire la provenienza.

 

Alnitak (Zeta Orionis) è una delle tre stelle della Cintura di Orione e che costituisce la porzione centrale della costellazione omonima, è la più ad est delle tre stelle, essendo Mintaka la più occidentale e Alnilam quella centrale. Il suo nome deriva dall’arabo al nitaq, che significa appunto “cintura” o “fascia”.

 

Il termine Cintura di Orione (Cr 70) indica l’insieme di tre stelle, praticamente allineate su una retta al centro della costellazione, e che, nella mitologia, raffiguravano appunto la cintura del gigante Orione. La sua posizione sulla volta celeste, quasi perfetto a cavallo dell’equatore celeste, fa si che sia visibile per intero da tutte le latitudini della Terra.

 

Le tre stelle che la compongono sono brillanti, riconoscibili nel cielo invernale, anche se la loro locazione è apparente, dovuto alla loro posizione rispetto alla Terra, dato che distano tra di loro e dal nostro pianeta alle seguenti distanze:

Alnitak 820 anni luce, Alnilam 1340 e Mintaka 915.

La Cintura di Orione è riscontrabile in molti popoli antichi situati su tutto il nostro pianeta, nella tradizione cinese viene chiamata San Xing (i tre astri) in quanto rappresentano delle divinità i cui nomi sono Lu Xing (astro della prosperità), Fu Xing (astro della buona sorte) e Shou Xing (astro della longevità).

 

La magnitudine apparente di Alnitak è di 1,74. Si tratta di una stella multipla formata da una stella principale Alnitak Aa, una caldissima stella supergigante blu, che raggiunge temperature superficiali di 31.000 K. La sua massa dovrebbe essere circa 28 volte quella del nostro Sole e il suo raggio 20 volte più grande.

 

Essendo così massiccia, Alnitak Aa è molto luminosa, si stima che la sua luminosità sia 10.500 volte quella solare, tuttavia essendo molto calda, emette parte della sua radiazione nell’ultravioletto; se preso in considerazione questo fattore, la sua luminosità sarebbe di ben 100.000 volte quella solare.

 

Essendo una stella massiccia, Alnitak Aa ha anche una vita molto breve, nonostante abbia un’età di soli 6 milioni di anni, ha probabilmente esaurito l’idrogeno all’interno del suo nucleo e la stella si sta preparando a diventare una supergitante rossa, destinata al termine della propria evoluzione ad esplodere in una supernova. La principale ha una compagna, chiamata Alnitak B.

 

Essa è una gigante blu che orbita in 1500 anni ed è forse separata da 680 UA. La compagna sembra avere una massa pari a 14 e una luminosità pari a 1100 volte quella del nostro Sole. Sembra vi sia anche una terza componente al sistema, di magnitudine apparente 9, notevolmente distante e probabilmente non legata al sistema principale.

 

Al momento non sappiamo con precisione se la razza aliena degli Horus sia legata a questo sistema solare o se, essendo stata da sempre un punto riferimento, rappresenti una “strada stellare” preferenziale (come vedremo più avanti nella mitologia greca ed egizia), sappiamo comunque che la costellazione di Orione, la Cintura e la stella Alnitak, sono fondamentali nel capire qualcosa in più sul mondo da dove proviene questa razza aliena e che con molta probabilità può essere legata ad essa.

 

Vorrei far notare la complessità di questo sistema, essendo multiplo e nel quale si parla di una possibile terza componente o stella, probabilmente estranea ad Alnitak, ma estremamente vicina.

 

Da alcune ipnosi di addotti o ricostruzioni condotte, sembra emergere che la razza degli Horus provenga senza alcun dubbio da quella regione, ma da “dietro” la stella Alnitak, quindi è non da escludere la possibilità che il loro pianeta si trovi nascosto dietro questo interessante ammasso stellare.

 

Tolta la descrizione del pianeta, che come accaduto per le altre razze, potrà essere anche molto dettagliata, il contesto astronomico risulta sempre difficoltoso da ricostruire, perché andiamo ad agire in un campo dove l’entità della razza canalizzata, magari non ha conoscenze specifiche o usa termini diversi dai nostri per esprimere uno stesso concetto.

 

L’esempio che possiamo fare come metro di paragone a questo specifico caso, come in tanti altri, è che se un Uomo del pianeta Terra è ignaro di quanti pianeti si trovino nel nostro sistema solare (8, con Plutone declassato, 9), di quante Lune vi siano attualmente al suo interno, fasce di asteroidi o di quanti anni di vita sia stimato il nostro Sole, risulterà difficile anche nel nostro caso poter conoscere in dettaglio aspetti dei vari mondi alieni studiati.
 

 


Il loro Mondo
Al momento possiamo sostenere che il pianeta degli Horus si trova in una regione ben più distante da Alnitak ed è perennemente illuminato da ben 3 soli (forse un quarto molto più piccolo o distante).

 

Non è da escludere che il pianeta si trovi all’interno del sistema della presunta terza stella e che fa parte comunque di questo enorme complesso stellare, seppur indipendente, vista la ravvicinata distanza dei tre astri interni. Il pianeta è “enorme”, ancora oggi risulta difficile quantificarne la reale grandezza, ma al momento si può stimare che sia almeno 10 volte più grande del nostro, ma mancano ancora dati certi per sostenere una cosa simile, perché non si possiede al momento un metro di paragone necessario.

 

In questo particolare sistema solare esistono anche altri 4 pianeti più piccoli del primo, ma comunque sempre più grandi del nostro, in ordine: il secondo pianeta ha un aspetto rosso (un colore più cupo del nostro Marte), il terzo ha un colore grigio, mentre il quarto è molto più piccolo e forse ricoperto di ghiaccio.

 

E’ altamente probabile la presenza di un super-pianeta, un quinto ed ultimo, sicuramente gassoso, ma è talmente inconcepibile che al momento non è possibile essere più precisi.

 

Sappiamo soltanto che dal pianeta degli Horus è chiaramente visibile perché in grado con il suo disco di occupare una buona fetta di cielo e creare continue eclissi con le altre stelle. Credo si possa sostenere che il pianeta degli Horus sia “un mondo all’interno di altri mondi”, data la complessità del sistema stellare in cui si trova e i rapporti giganteschi tra le stelle e i pianeti che lo compongono. Tornando più in specifico sul pianta dove vivono gli Horus, non è che ci sia molto da dire in quanto è un enorme sfera, piena all’inverosimile di vegetazione.

 

E’ un susseguirsi continuo di montagne, colline e pianure, completamente ricoperte da una fitta vegetazione di alberi, questi alberi, inoltre, sono simili alle nostre sequoie, ma ovviamente la loro grandezza è mostruosamente superiore. Sono alberi giganteschi ed altissimi centinaia di metri che ricoprono tutto quanto, persino le zone lacustri o gli “oceani”.

 

Perché non esistono mari nel vero senso della parola e tutta l’acqua presente è dolce, piuttosto esistono degli “oceani verdi”, immense distese non molto profonde di acqua, ma ricoperte da questi alberi, l’equivalente delle nostre zone lacustri o paludose. Un ottimo esempio per capire questo particolare ecosistema è la parte paludosa della Florida, in quel caso trattasi di una sola regione che coniuga vegetazione ed acqua, nel caso di questo pianeta è su una scala molto più grande e vasta.

 

Il clima è caldo umido, con regioni più fresche ai poli e molto più calde all’equatore, in questa zona si concentrano anche gli alberi più alti e maestosi, ma grazie alla vegetazione presente e ad un complesso sistema di venti, il clima rimane caldo-temperato su tutto il pianeta. Esistono due cicli meteorologici, un primo secco e con scarse piogge, seguito da un secondo dove si susseguono imponenti cicloni monsonici.

 

La grande quantità di pioggia scaricata in quest’ultimo periodo, viene assorbita dal terreno arido della prima, facendo in modo che l’intero sistema rimanga in equilibrio.

 

Anticamente il pianeta aveva un aspetto molto diverso dall’attuale e decisamente più “piccolo”, non era ricoperto di vegetazione perché l’enorme forza gravitazionale delle stelle e dei pianeti, lasciava in “sospensione” qualsiasi cosa in esso presente, persino l’acqua. Gli oceani si trovavano quindi sospesi ad una certa altezza dal suolo (anche centinaia di metri), fluttuando nel cielo come “nuvole” e ricadendo sul terreno sotto forma di leggerissima pioggia.

 

Questo continuo scambio di liquidi permise, poi, lo svilupparsi delle prime forme di vita vegetali che, come una sorta di metastasi, nei milioni di anni seguenti ricoprirono l’intera superficie. Questa continua lotta fu necessaria per lo sviluppo della vita e il contrasto tra le immani forze in atto (la gravità degli astri, etc.), contribuì al nascere di forme sempre più complesse e che trovarono la loro ragion d’essere nel “gigantismo”.

 

Successivamente le forme vegetali cominciarono a svilupparsi in altezza e grandezza, sino a quando la forma predominante (gli alberi attualmente presenti), prese il sopravvento. Più gli alberi si moltiplicavano, più aumentava anche la massa del pianeta stesso, tanto da incrementare il materiale che costituisce il suo terreno, portandolo così ad un equilibrio perfetto.

 

Riepilogando: inizialmente il pianeta aveva una massa più “piccola” era spoglio e privo di vita, con immense distese di acqua che fluttuavano nel cielo, a causa delle colossali forze gravitazionali degli astri presenti (pianeti e altre stelle).

 

Successivamente cominciarono a svilupparsi le prime forme di vita vegetali, che per sopravvivere avevano bisogno di aumentare la loro grandezza, ben presto, più queste forme (alberi) aumentavano di grandezza, più colonizzavano l’intera superficie. Mentre si estendevano moltiplicandosi a dismisura nel loro ciclo vitale di nascita e morte, contribuivano ad incrementare la massa del pianeta con nuova “terra”, aumentandola di centinaia di metri (forse chilometri).

 

Più si moltiplicava la massa, più il pianeta si stabilizzava, gli alberi popolavano il pianeta, trattenevano l’acqua, sino ad arrivare al momento in cui è stata possibile la formazione delle prime forme viventi più complesse.

 

Ed è qui che entra in gioco il nostro protagonista, l’Horus.
 

 


Il pianeta delle piramidi
Il pianeta è costellato di Piramidi, enormi costruzioni in pietra rivestite di lucente roccia calcarea bianca (o simile), queste costruzioni emergono dagli enormi alberi, dai quali tuttavia, restano alla base ricoperti.

 

Le piramidi più grandi possono raggiungere anche vari chilometri di altezza, le più piccole alcune centinaia, purtroppo non è possibile quantificarne il numero ma sicuramente si pensa siano qualche migliaio. Sono interamente costruite in pietra, utilizzando le rocce più dure delle montagne e rivestite di calcare (o da un simile composto roccioso) sul quale vengono poi scolpiti dei geroglifici, colorati di uno strano colore verde-oro.

 

Sulla cima si trova quello che noi conosciamo come il Pyramidion, ovvero la cuspide piramidale monolitica delle piramidi che rappresenta la sacra pietra Benben. Il Benben nella mitologia egizia, era la collina primigenia che emerse dall’oceano primordiale del Nun, e sulla quale il dio creatore Atum, generò se stesso e la prima coppia divina.

 

La funzione delle piramidi è quella di antenne di comunicazione ma anche di imponenti strutture in grado di catturare l’energia del pianeta, che a sua volta viene impiegata per il sostentamento delle città.

 

Ogni piramide, infatti, è l’apice di una città o città-stato, dato che al vertice comanda un Horus-Capitano, investito del ruolo di amministratore e comandante del proprio popolo. Ma la vera città non si estende in superficie, in quanto popolata dalla vegetazione e dove le piramidi sono soltanto il riconoscimento di un potere, ma bensì nel sottosuolo, in enormi cavità scavate nella terra generata dagli alberi.

 

Ogni città è un capolavoro di ingegneria, capace di unire le risorse di un pianeta e le esigenze di una civiltà nel sopravvivere.

 

Queste cavità si estendono in larghezza e in profondità per decine, in alcuni casi anche centinaia di chilometri, suddivise in ampie sale o “regioni”, comprendono edifici interamente costruiti nel terreno e che vanno a creare un tessuto urbano semplice ed efficiente, rafforzato dall’avanzatissima tecnologia. La loro visione d’insieme la possiamo paragonare ai gironi infernali danteschi, quanto per vastità, magnificenza, diversità e struttura.

 

Gli edifici più importanti, si ergono per metà nel sottosuolo e per un’altra metà sulla superficie, restando comunque coperti dagli alberi, benché più bassi, andando a creare dei satellite alla piramide centrale. Nel sottosuolo si svolge la maggior parte delle attività lavorative degli Horus, dall’amministrare l’imponente apparato legislativo, le funzioni comuni e quotidiane, la vita militare, medica e scientifica; in superficie, invece, si svolge l’attività ludica, l’allenamento o le attività ricreative.

 

Grazie alla loro imponente forza fisica, uno degli sport preferiti degli Horus è quello di arrampicarsi in cima agli alberi, scalando centinaia di metri nel più breve tempo possibile. Esistono delle vere e proprie gare di coraggio, dove colui che riesce a raggiungere la vetta degli alberi più alti è persino in grado di avere una promozione nella scala sociale o gerarchica della società in cui vive.

 

Gli Horus hanno una tecnica molto particolare per scalare questi giganteschi alberi, una forza ed una velocità impressionante, nonché un abilità unica, anche se, data la pericolosità dell’impresa, molti di loro non sfuggono ad incidenti dove si possono procurare ferite, menomazioni o persino trovare la morte.

 

La ricerca di una promozione o del potere è comunque una caccia spietata, che deve essere conquistata e raggiunta con ogni mezzo possibile, anche a costo della propria vita.
 

 


Descrizione dell’Horus
Un Horus medio ha un’altezza che varia dai 4 ai 6 metri, e su questi parametri possiamo identificare buona parte di tutta la popolazione.

 

I cuccioli, alla nascita, sono già alti poco più di un metro e vengono alla luce uscendo da una “sacca” o placenta, che viene a formarsi esternamente al corpo della madre, per poi venire assorbita una volta partorito.

 

Per quanto volatili, non procreano attraverso le uova come avviene nelle specie del nostro pianeta, piuttosto formano un uovo di placenta, nel quale si forma il cucciolo di Horus, perché il continuo legame con la madre, che dura molti mesi, contribuisce alla formazione del feto e alla trasmissione di “informazioni”.

 

Un tempo dotati di grandi ali, le hanno perse durante il corso della loro evoluzione, praticamente quando sono diventati in grado di levitare con la forza del pensiero e senza dover utilizzare e sprecare ulteriore energia fisica. Di quelle ali, attualmente non rimane nient’altro che delle strane protuberanze all’altezza delle spalle. Tutti gli Horus sono “magri”, presentano un aspetto quasi rinsecchito nel quale sono prominenti le lunghe gambe, il tronco centrale del corpo e le braccia.

 

Sono dotati di mani e piedi, sui quali sono presenti tre dita che finisco come dei veri e propri artigli e che curano finemente, a volte dotandosi anche di anelli straordinariamente intarsiati. Il tronco e/o busto del corpo è molto particolare, rispecchia la magrezza in simmetria, forse anche in modo leggermente eccessivo, con una parte incavata sul “bacino” e un “torace” molto più prominente e sviluppato, nel quale risiedono i forti polmoni.

 

La testa è decisamente particolare, in quanto la possiamo considerare come la fusione di tre nostre specie di volatili presenti nel nostro pianeta: un mix di aquila, falco e ibis.

 

La fronte è prominente anche se slanciata verso l’indietro, vi si trovano due occhi molto sottili e completamente neri, che spesso brillano se illuminati, al centro si trova una fessura a forma di rombo che si apre e si chiude, dallo strano colore interno azzurro-verde, da molti identificato come un terzo occhio e dal quale proviene tutta la loro forza telepatica.

 

Più sotto si trova il becco, con all’apice due fessure per la respirazione e che si spinge in giù verso la punta un po’ arcuata. Ancora più sotto si trova il barbiglio, sorta di protuberanza molto evidente e stretta che scende sin quasi sul torace e che, attualmente, serve come riserva di acqua, avendo la funzione di tenere la temperatura del loro corpo sempre equilibrata.

 

Dietro la nuca, sul collo, si trovano le “piccole ali”, ovvero una membrana che in momenti di quiete viene tenuta ripiegata all’indietro, ma nei momenti agonistici o durante le discussioni o la lotta, si apre, creando l’effetto di un vero copricapo, con la funzione di impressionare l’avversario. Nel mondo animale è riscontrabile un simile effetto nel Cobra, mentre nell’antichità umana si trovano analogie con i copricapo, raffigurante uno dei poteri regali del faraone, ripreso poi anche dalle alte cariche e la popolazione.

 

La pelle è rugosa, simile a quelle delle nostre tartarughe con un colore che varia dal marrone scuro per i maschi, al verde scuro per le femmine, non è certo ma è probabile che abbiano la capacità di mimetizzarsi all’interno della fitta vegetazione del pianeta, metodo efficace per le battute di caccia o per le sfide agonistiche tra città o clan.

 

Comunicano tra di loro per via telepatica, ma sono in grado di emettere anche dei suoni.

 

Spesso non indossano abiti, soprattutto nella vita quotidiana e sportiva, singolarmente, invece, si vestono in momenti celebrativi, nei rituali, nelle funzioni pubbliche e/o politiche o nei momenti di incontro privati. Nella vita pubblica vige il diritto di doversi mostrare alla pari, cosa che invece non avviene in privato o nelle funzioni, dove le gerarchie mostrano il loro potere sui simili e sul popolo.

 

I loro abiti sono vari e funzionali alle loro attività, hanno un aspetto decoroso e se vogliamo “barocco”, nelle adduzioni non è raro vederli nudi, ma anche vestiti di questi abiti, proprio a seconda dell’importanza della situazioni o delle gerarchie coinvolte.

 

A capo dell’intera razza degli Horus si trova un comandante, un timoniere, una sorta di guida spirituale e guerriera che nell’antica Roma veniva definito Dittatore. A questa carica possono aspirare solo Horus che raggiungono altezze massime di 10 / 12 metri e che fanno parte della casta più antica, quella regale.

 

La discendenza è maschile, in una società del tutto patriarcale, anche se la femmina ricopre ruoli di primaria importanza.
 

 


Una razza parassitata
Stabilire il momento in cui l’Horus ha fatto un patto con il suo burattinaio (il Demiurgo Oscuro) non è impresa facile, per certo questo patto è stato stipulato prima che gli Horus arrivassero sul nostro pianeta, dato che questa coesistenza ha permesso loro l’acquisizione ad un salto tecnologico non indifferente, utile per ogni futura mossa nello scacchiere galattico.

 

Quella degli Horus è una specie in via di estinzione, probabilmente arrivata su questo pianeta “verde” del sistema di Alnitak, migrando da altri pianeti, anche perché la sua voracità è talmente enorme, che un pianeta non è in grado di reggere la sua fame di dominio e sfruttamento.

 

Per vivere gli Horus hanno bisogno di ingenti quantità di carne e vegetali, ma se la prima ne subisce immediati effetti, con rapide estinzioni di massa del mondo animale presente su un pianeta, nel secondo caso, lo sfruttamento vegetale può essere ritardato, grazie alla facilità di riproduzione e crescita propria delle piante, in un pianeta dove le condizioni climatiche ed una intelligente regolamentazione, lo permettono.

 

Sfamare milioni di esseri con una tale corporatura non è un impresa facile e non sono mancati casi di cannibalismo in tempi remoti, quando gli Horus si cibavano degli esseri più anziani, ormai arrivati al limite della loro vita. Tale pratica è rimasta in uso solamente nelle alte gerarchie, dove il cibarsi dell’anziano capofamiglia è visto ancora oggi come un rituale magico, dove l’atto in se, acquista la funzione del nutrirsi del sapere e della conoscenza del proprio Spirito-Guida.

 

In questo contesto sociale variegato e alquanto strano, dove questa civiltà rischiava l’estinzione e per la propria sopravvivenza era stata costretta a cambiare più volte pianeta, ecco che si presentò una nuova opportunità.

 

Fare un patto con un entità molto più potente che sosteneva di provenire da un’altra dimensione, promettendo loro maggiore potere, soprattutto all’interno di un contesto galattico complesso, unito al rinnovamento di una tecnologia che li avrebbe dotati di mezzi altamente sofisticati, in grado di gareggiare con qualsiasi altra razza presente.

 

In questo contesto, gli Horus conquistarono una posizione a se stante, dove da una iniziale appartenenza alla Gerarchia Superiore, se ne allontanarono per finire declassati, ma comunque riuscendo a restare al di fuori della grezza manovalanza delle altre razze aliene (Sauroidi, Grigi, Luciferini, Mantidi, etc.).
 

 


Il burattinaio
Rispetto alle altre forme di parassitaggio alieno, dove il Luciferino, essere incorporeo che parassita altri corpi per cibarsi della loro energia, o i Satanidi, entità incorporee che vivono in un universo morente parallelo al nostro, a sua volta parassitati dallo stesso burattinaio, gli Horus sono una razza aliena presente nell’Universo e nati all’interno della nostra Galassia, quindi, controllati direttamente in questa realtà.

 

Il burattinaio in questione è colui che un tempo si trovava nel nostro Universo e che un giorno fu deciso di allontanare, probabilmente bandito perché aveva commesso irregolarità nel “Gioco della Creazione”.

 

Si tratta in questo caso di quella entità che nella nostra ricerca abbiamo definito il Secondo Demiurgo o Demiurgo Oscuro. Non è questa la sede per dilungarmi su questo aspetto, dato che viene affrontato in altri studi, ma possiamo ribadire alcuni concetti di base: il burattinaio è il Demiurgo Oscuro che da un tempo inimmaginabile si trova in uno o più universi (probabilmente due, ma in differenti modi) paralleli al nostro e dove sta conducendo una sua battaglia, del tutto personale, mirata al ritorno nel nostro Universo nel quale ha avuto origine ed ha contribuito alla sua iniziale formazione.

 

Co-formatore con l’altra sua metà, il Demiurgo Luminoso, di tutta la forma materica presente nel nostro Universo (galassie, stelle, pianeti, forme di vita, etc.), ad un certo punto venne bandito perché aveva osato troppo e, con uno stratagemma, probabilmente ingannato. In questo salto ad un altro Universo perse la sua energia animica (o le anime che lo costituivano), rimasto privo e imprigionato in questa nuova realtà dimensionale, avviò da subito un progetto di riconquista.

 

Modificando l’Universo in cui si trova e attraverso la sua forza, comunque rimasta, anche se privo di Anima, dette vita a nuove gerarchie aliene, ad una creazione alternativa, dove tra i tanti si annoverano i Satanidi.

 

Al tempo stesso riuscì lo stesso a sfruttare anche alcune forme di vita nel nostro universo, dal momento che sono sue creature, stipulando patti con i Luciferini ed infine con gli Horus, una delle poche razze fortemente telepatiche presenti nel nostro Universo (ad eccezione delle Mantidi, che entrando in contatto telepatico con i Satanidi, permisero il loro ingresso virtuale nel nostro Universo).

 

In questo modo si è venuto a delineare un complesso rapporto di mutuo-soccorso, dove nel primo caso si riconosce una razza aliena antica e in via d’estinzione con una disperata necessità di aiuto, dall’altra il suo stesso Creatore, bandito, che attraverso il parassitaggio di una sua creatura, ne promette la salvezza.
 

 


La loro azione sull’Uomo
La piana di Giza è come un orologio stellare che segna l’epoca di Osiride, ovvero quell’epoca in cui gli Dei fraternizzavano con gli uomini e che gli Egizi chiamavano Zep-Tepi: il Primo Tempo.

 

Quest’epoca coincide con l’età dell’oro della mitologia Greca, una data che forse potrebbe coincidere con la distruzione di una antichissima ed evoluta civiltà di nome Atlantide, suggerita da Platone nel Timeo.

 

A questo punto si avrebbe un quadro molto più chiaro e particolare, dato che a Giza si trova una struttura leonina (la sfinge), risalente probabilmente al 10.000 - 12.000 a.C, che punta la sua figura centrale verso l’orizzonte celeste e che si troverebbe allineata con la sua corrispettiva parte di cielo, la costellazione del Leone.

 

Le tre piramidi segnano sul terreno la posizione delle tre stelle della Cintura di Orione o Osiride (padre mitologico di Horus), con la piramide di Cheope, raffigurante il sistema stellare ternario di Alnitak, dal quale proviene lo stesso alieno Horus. In questo breve quadro storico, si evince l’assetto iniziale di una presenza aliena sul nostro pianeta, che nella piana di Giza porta la loro firma.

 

La piramide è un chiaro edificio alieno horusiano, denota quanto inizialmente fosse influente la loro presenza e con questo chiaro simbolo alieno, che l’umanità ha sempre creduto proprio (seppure inspiegabile nella sua concezione costruttiva), si capisce quanto potente sia stato, e lo è ancora oggi, il volere di questa civiltà sulla nostra.

 

Ed è nel contesto delle abduction, che Horus delinea la sua presenza come inizialmente sfuggente e al tempo stesso opprimente, contribuendo ad una ennesima forma di parassitaggio anche nell’Uomo.

 

Sono stati riscontrati persino dei rari casi di Memorie Aliene o possessione da parte degli Horus, dal momento che la razza aliena è presente nella nostra galassia è comunque soggetta agli stessi problemi di perpetuazione, ma spesso nell’interloquire con queste entità, si riscontra un mischiarsi di ricordi propri o altrui, legati ad una entità ancora più superiore e oscura, ancora poco conosciuta, e che prende il sopravvento soprattutto nelle sedute ipnotiche:

il Demiurgo Oscuro.

La voracità, già insita nell’alieno, dopo il parassitaggio è aumentata a dismisura e l’attaccamento che l’Horus dimostra con gli addotti, assume spesso connotati al limite del morboso.

 

Sono gli Horus (e i militari umani) che generalmente detengono le copie degli addotti, sfruttabili ad ogni occasione, sono sempre gli Horus che, legati ad un simbolismo arcano e creatore, comunicano nei modi più svariati, spesse volte anche teatrali. Il suo essere barocco, ancestrale e similmente assimilabile ad un animale preistorico, lo rendono unico ed affascinante, per questo è riscontrabile in lui la figura del diavolo dall’aspetto animale, ma furbo, raffinato e astuto.

 

Privo della malvagità estrema di altre razze aliene, diventa esso stesso simbolo di una forma di dominio o dittatura nel quale si fa l’artefice futuro, perché egli è l’estrema sintesi di ciò che conosciamo con il nome archetipico di Male, in quanto prediletto. Per questo è sempre a lui associato il numero della bestia, 666 o 999, perché il simbolo del Male diventa proprio dell’Horus in una simbiosi bestiale catartica.

 

La potente telepatia, notevolmente aumentata dall’oscuro burattinaio è ciò che lo rende inavvicinabile e che incute timore, non solo tra gli uomini, ma anche tra le altre razze aliene, trovando in lui un nemico indipendente ma da rispettare, anche per le Gerarchie Superiori.

Torna a Alienologia


 




Le Mantidi (Insettoidi)
 

 

 

Lo Scorpione nella Mitologia
Selkis (o anche Serket, Selqet, Selket, Selkit, Serqet) era, nella religione egizia, la dea scorpione della magia, dea funeraria insieme a Iside, Nefti e Neith, aveva il compito di proteggere uno dei vasi canopi: Qebeshenuf, dalla testa di falco, che conteneva gli intestini.

 

Veniva rappresentata con l’immagine stilizzata di un pungiglione di scorpione sul capo, più raramente con l'immagine di un scorpione con il volto da donna e nella sfera medica, proteggeva dalla puntura dello scorpione, degli insetti velenosi e dei serpenti.

 

La dea, inoltre, veniva associata alla costellazione dello Scorpione, tanto che nel Libro dei Morti degli antichi egizi, molte delle creature celesti cercavano di ostacolare il viaggiatore in tutti i modi; ad esempio, cercando di rubare al morto il testo senza il quale egli sarebbe perduto, e la loro condotta, da come era descritta nei testi sull’Aldilà, risultava nel complesso strana.

 

Così, nel capo.32 del Libro dei Morti, il coccodrillo dell’Ovest fu accusato di aver divorato certe stelle, ma l’Anima ben premunita sapeva come affrontare i mostri celesti e il viaggiatore si rivolse, quindi, al coccodrillo del Nord con queste parole:

“Va indietro, perché la dea Selkis è dentro di me e io non l’ho ancora data alla luce”.

Ma Selkis, situata al di sopra della coscia del Toro rappresentava un opposizione anche al perpetuo centro dell’attenzione Sirio/Sothis.

 

Addirittura nell’epopea di Gilgames, Enkidu malato e in preda alle allucinazioni, la considerava una “puttana”, madre di sette figli con i quali intratteneva con essi rapporti sconvenienti. Originariamente, la parte di cielo che ci è nota come Bilancia era infatti occupata dalle chele dello Scorpione, infatti i Greci chiamavano questa zona Chelai (in latino Chelae), che significa appunto «chele», una identificazione che perdura nei nomi delle singole stelle della Bilancia.

 

Oggi, a separazione avvenuta, la Bilancia è una costellazione appena più grande dello Scorpione, ma molto meno visibile. L'influenza di tale non separazione dei due segni zodiacali si trova riflessa in alcune raffigurazioni basate sulle opere astronomiche degli autori greci antichi. Gemino, scrittore che fiorì verso l'80 a.C., fu il primo che distinse il settimo segno zodiacale, utilizzando il termine Zugos, tradotto poi da Cicerone come Jugum.

 

Il termine Libra fu formalmente adottato dai Romani nel Calendario giuliano. Nella mitologia questa figura mitica risultava essere lo scorpione che punse a morte Orione il cacciatore, per quanto ci siano resoconti diversi a riguardo delle circostanze in cui ciò avvenne.

 

Eratostene ne offre due versioni, nella sua descrizione dello Scorpione dice che Orione cercò di violentare Artemide, la dea della caccia, e che lei mandò lo scorpione a colpirlo, una versione che è sostenuta da Arato di Soli. Ma quando parla di Orione, Eratostene dice che la Terra mandò lo scorpione a pungere Orione dopo che lui si era vantato di potere uccidere qualsiasi animale selvaggio.

 

Anche Igino riporta entrambe le storie, mentre Arato dice che la morte di Orione avvenne sull'isola di Chio, ma Eratostene e Igino la fanno accadere a Creta: in entrambi i casi, la morale è che Orione fu punito per la sua tracotanza.

 

Sembra che questo sia uno dei miti greci più antichi e che la sua origine potrebbe derivare semplicemente dalla sua posizione nel cielo, dato che le due costellazioni sono sistemate una di fronte all'altra in modo che Orione tramonta mentre il suo conquistatore, lo scorpione, sorge. Ma in realtà la costellazione è molto più vecchia dei Greci stessi, poiché i Sumeri la conoscevano come GIR-TAB, lo Scorpione, più di 5000 anni fa.

 

Lo Scorpione effettivamente assomiglia a uno scorpione vero e proprio, soprattutto nel particolare della disposizione ricurva delle stelle che formano la coda, con il pungiglione sollevato pronto a colpire, tanto che le vecchie carte celesti mostrano un piede di Ofiuco che goffamente si sovrappone al corpo dell'animale.
 

 


La costellazione dello Scorpione
Lo Scorpione (in latino Scorpius, abbreviato in Sco) è una costellazione dello zodiaco e si trova tra la Bilancia ad ovest e il Sagittario ad est.

 

L'eclittica transita solo nella parte superiore della costellazione, entrando nell'Ofiuco prima di arrivare al Sagittario, ma essendo una delle più brillanti costellazioni del cielo, si individua con estrema facilità ed è uno dei principali riferimenti nel cielo stellato. Lo Scorpione non è una costellazione particolarmente estesa, ma contiene una disposizione di stelle luminose che ben ricordano la figura di uno scorpione, inoltre, si trova vicino al centro della Via Lattea, il quale ricade tra le costellazione dell'Ofiuco e del Sagittario.

 

La sua stella più appariscente è la rossa Antares, il cuore dello scorpione e la costellazione, possiede, inoltre, il più alto numero di stelle di magnitudine più brillante di 3,0.

 

La costellazione si snoda poi verso sudest rispetto ad Antares, dapprima con una concatenazione di stelle di seconda e terza grandezza e poi con un gruppo più raccolto nella parte più meridionale, in sovrapposizione con uno dei tratti più brillanti della Via Lattea. Lo sfondo dell'intera costellazione ad occhio nudo appare molto ricca di stelle, grazie alla presenza di alcune associazioni di stelle giovani relativamente vicine a noi.

 

Lo Scorpione è una costellazione dell'emisfero australe, dalle regioni europee è osservabile per intero solo dalle coste mediterranee, ossia a partire dal 45º parallelo nord. Nell'emisfero australe invece è ben visibile per gran parte dell'anno, i mesi migliori per la sua osservazione comunque sono quelli che corrispondono all'estate boreale, da maggio ad agosto.

 

Nell'emisfero nord è una delle più tipiche figura dei cieli estivi, tanto che il suo tramontare subito dopo il tramonto del Sole indica che l'estate volge al termine. Grazie alla sua posizione sovrapposta alla Via Lattea, il cui centro ricade poco distante, questa costellazione comprende molti oggetti del profondo cielo, concentrati in particolare nella parte sud-orientale.

 

Tra gli ammassi aperti, uno dei più luminosi è M7, ben visibile anche ad occhio nudo, è formato da un gran numero di stelle a partire dalla sesta magnitudine, un altro ammasso ben noto, a breve distanza, è il denominato Farfalla, (M6), più piccolo del precedente, ma visibile anch'esso ad occhio nudo e risolvibile con facilità.

 

Di grande importanza è NGC 6231, posto nella parte più meridionale della costellazione, che risulta collegato anche ad altri ammassi aperti vicini, tutti visibili ad occhio nudo come un'unica macchia chiara allungata da nord-est a sud; si tratta in realtà di una vasta e brillante associazione OB, nota come Scorpius OB1, posta nel cuore del Braccio del Sagittario, il braccio di spirale galattico subito più interno al nostro.

 

Un altro ammasso aperto, NGC 6124, si trova poco ad ovest di questo sistema, vicino al confine con il Regolo. M80 è un altro ammasso globulare, meno esteso in dimensioni apparenti, ma più concentrato, visibile pochi gradi più a nord, mentre tra le nebulose planetarie, la più brillante è la Nebulosa Farfalla (NGC 6302) una nebulosa bipolare dalla forma molto complessa.

 

Un grande complesso di nebulose diffuse circonda il gruppo di stelle della testa, da Graffias fino ad Antares, questo sistema, noto come IC 4606, si estende anche al di fuori dello Scorpione, andandosi a congiungere con un altro sistema di nebulose oscure ben visibili come macchie d'ombra sul chiarore della Via Lattea nella costellazione dell'Ofiuco.

 

Lo Scorpione contiene anche alcune stelle con un sistema planetario conosciuto ma molto remote, alcune situate proprio nel bulge galattico, fra queste vi sono OGLE-2005-BLG-071L e OGLE-2005-BLG-390L, probabilmente delle nane rosse, la prima con un gigante gassoso e la seconda con una super Terra.

 

PSR B1620-26 è invece una pulsar situata all'interno dell'ammasso globulare M4, che possiede un pianeta, soprannominato "Matusalemme", con una massa doppia rispetto a quella di Giove.
 

 


Il Sistema Solare e il pianeta nel quale vivono
Dalle informazioni raccolto sino ad oggi nelle nostre ricerche, sappiamo che il loro sistema solare è formato da 4 pianeti interni di tipologia terrestre:

  • il primo, che si trova più vicino al loro sole, ha una grandezza simile alla Terra, ma somigliante molto al nostro Mercurio, in quanto oltre ad essere caldissimo (in alcune zone la roccia è quasi fusa) è costellato di crateri da impatto

  • il secondo pianeta è quello delle Mantidi, grande quasi il doppio del nostro

  • il terzo pianeta è grande più o meno come Marte ma completamente ricoperto di acqua e da una spessa foresta pluviale, da qui viene importata l'acqua dolce, utilizzata per vari scopi sul pianeta delle Mantidi, ma anche alcune forme di vita che permettono loro di creare dei sofisticati robot-biologici

  • il quarto è un pianeta poco più piccolo della nostra Terra, ricoperto di roccia e di ghiaccio

Infine, si trova un gigante gassoso grande il doppio di Giove, un pianeta molto instabile, probabilmente una stella nana mancata, mentre oltre la “fascia interna” se ne trova un’altra, ma formata da asteroidi e planetoidi di varia grandezza, composizione e forma.

 

Data la mole del gigante gassoso, molti asteroidi vengono assorbiti dalla forza magnetica provocando spettacolari impatti sul pianeta gigante, rendendolo ancora più instabile. Il terzo pianeta è unico e particolare, anch'esso come il pianeta delle Mantidi non ha grandi formazioni geologiche, quanto piuttosto è per la maggior parte pianeggiante, ricoperto per il 90 % di acqua dolce e di una fitta foresta pluviale (il restante 10 % è solo di terre emerse); su questo pianeta la vita si è sviluppata maggiormente, non solo per varietà e complessità della flora, ma anche della fauna.

 

La razza delle Mantidi vive su un pianeta semiarido, una sorta di mondo simile al nostro deserto del Sahara o i deserti americani, molto secco, con poche zone umide, dove ai poli continua questa aridità ma ovviamente molto più fredda (anche se non c’è del ghiaccio, salvo in minuscole quantità).

 

Ancora sconosciuto è il nome del pianeta e del sistema solare, del loro sole e della costellazione in cui si trovano, anche se recenti ricerche fanno presumere che si trovi tra le stelle della Costellazione dello Scorpione, mentre da altre fonti è emerso il nome di quello della Vergine.

 

Le informazioni pervengono in una lingua incomprensibile e che la nostra mente non riesce a tradurre con facilità, quindi la maggior parte delle conoscenze che abbiamo sono state decifrati tramite immagini e visioni, piuttosto che in dati. Il pianeta dove vivono è pianeggiante con poche catene montuose degne di nota, esistono anche delle particolari forme di vita vegetali, ma sono molto sporadiche e che sopravvivono grazie al terreno alcalino nel quale è presente molta salinità.

 

A quanto pare, anticamente il pianeta era ricoperto di acqua salato/acida, lentamente si è poi prosciugata a causa di una attività intensa del sole (molto più grande del nostro), molta acqua è evaporata, rendendo molto più densa l’atmosfera, mentre moltissima è penetrata nel terreno scendendo a grandi profondità, dove ancora si riesce a trovare.

 

Per sopravvivere non necessitano di molta acqua, piuttosto di sale che trovano in quantità enormi su tutto il pianeta, mentre, quando ne hanno bisogno in eccesso o scarseggia, la prelevano dal terzo pianeta, come sappiamo completamente ricoperto d'acqua e da una folta vegetazione, dal quale la trasportano con apposite astronavi cisterna. La storia del pianeta delle Mantidi è molto antica e complessa, all'inizio il loro sole, più grande quasi di un terzo del nostro, permise uno sviluppo consistente tanto da ricoprirlo quasi interamente di acqua salata, contenuta in vastissimi oceani.

 

A seguito dell'instabilità dell’astro, causata anche dalla particolare formazione del nascente sistema solare, il pianeta si surriscaldò, creando un effetto serra simile a quello che si pensa sia avvenuto su Venere, ma permettendo al pianeta di restare caldo il giusto per la sopravvivenza di forme di vita. Grazie alla massiccia evaporazione di acqua, l'atmosfera si fece più densa e spessa, senza contare che la grandezza del pianeta stesso e la sua durata giornaliera di ben 46 ore, permise un equilibrio nel perpetuarsi della vita.

 

Tantissima altra acqua, fu invece assorbita dal terreno anche a grandi quantità, in parte restando liquida, in altre a causa dell'evaporazione, creando vasti giacimenti di sale. L'unica forma di vita che sopravvisse è quella delle Mantidi (un tempo esseri acquatici, poi evoluti in terrestri con una sorta di ciclo biologico dilatato in milioni di anni, simile a quello che in piccolo avviene con la zanzare tra il passaggio larvale in acqua, sino alla maturazione completa nell'aria).

 

Esistono anche altre forme di vita, sopratutto vermi di varia grandezza e tipologia che vivono sotto il suolo e che spesso infestano i tunnel o gli agglomerati in cui vivono le Mantidi.

 

Come scritto in precedenza vi si trovano pochissime forme vegetali, sopravvissute e che un tempo erano forme di vita acquatiche (alghe), che si sono adattate al nuovo clima e che vivono sfruttando, come le Mantidi, i principi nutritivi del terreno alcalino, ricco di sale. Il pianeta ha un sistema meteorologico relativamente stabile e poco complesso, si può dire che non ci sono eventi estremi, ma generalmente quieti.

 

Essendo molto più grande del nostro, ha un sistema di correnti d'aria unidirezionali, che cambia ai poli in modo concentrico. Il risultato è che metà pianeta rimane ricoperto da una coltre di nubi che si sposta lentamente per centinaia di chilometri il giorno, mentre l'altra metà risulta sgombra. La zona di formazione massima dei sistemi nuvolosi è l'equatore del pianeta, ovviamente regione più calda del pianeta, e da questa fascia si formano altre nubi che seguono le correnti verso nord (e speculari verso sud), che unite alle altre, si spostano poi per tutto il pianeta.

 

Da queste nubi cadono delle leggerissime piogge e l'acqua di cui sono formate è molto acida, pertanto, durante il moto di questo gigantesco e compatto sistema nuvoloso su tutto il pianeta, una fascia trasversale del pianeta, che dall'equatore va in direzione verso nord e nell'altro emisfero verso sud, viene bagnata da questa pioggia e che una volta caduta a terra, da vita ad uno spettacolo a dir poco incredibile.

 

Questa acqua è in grado di far germogliare una particolare forma di vita vegetale, che per costituzione è simile ai nostri coralli, ma di colore verde.

 

All'inizio si presenta come un muschio verde e fitto che lentamente ricopre il terreno arido, con il caldo e le altre piogge, che comunque continuano a cadere, si allarga continuando ad estendersi sul pianeta e a crescere a dismisura, infine, passato l'ammasso nuvoloso e grazie alla luce del sole, questa erba o muschio, comincia a solidificarsi, prendendo l'aspetto di questo simile corallo di colore verde.

 

Questa forma vegetale (diversa dall'altra descritta in precedenza e che si trova solamente nelle zone più a nord e più a sud, dove le nubi non arrivano quasi mai) che nasce e prolifera in immense regioni del pianeta è la principale forma di sostentamento delle Mantidi, praticamente il loro cibo preferito e dal quale traggono tutti i principi nutritivi per vivere. In questo senso sono molto fortunati, hanno un sistema planetario funzionale ad uso e consumo per la loro specie, modalità a cui si sono adattati in milioni di anni di evoluzione in modo pressoché perfetto.

 

L'atmosfera del pianeta è molto particolare, si potrebbe dire che è una via di mezzo tra la nostra atmosfera terrestre e quella marziana, come se il pianeta fosse una fusione effettiva dei nostri due: vi si trova un'alta percentuale di Anidride Carbonica che rende le forme di vita giganti (sia le Mantidi, che quelle vegetali e le altre), ma anche Azoto, Ozono, Ossigeno, sopratutto Argon, Metano e altri composti in quantità scalari e bene equilibrati.

 

Per un essere umano vivere in un ambiente simile sarebbe pressoché impossibile, come per loro è difficoltoso sopravvivere al nostro, ad esempio: l'eccesso di Azoto e il troppo Ossigeno, provoca stati alterati della loro coscienza, con squilibri delle capacità psichiche e che possono portarli persino alla morte.

 

Una curiosità che potrebbe sorprendere un essere umano in vacanza su questo pianeta, è la presenza di un forte odore alcalino, simile a quello che si avverte nel liquido contenuto nelle nostre pile o batterie.
 

 


Le Mantidi
Esistono tre tipologie diverse di Mantidi: la prima, la più comune e conosciuta con una pelle di colore verde, una seconda dalla pelle color bruno, infine la terza che si trova al vertice di una gerarchia più importante, quella delle Mantidi Bianche; sopravvive anche una variante di Mantide dalla pelle color ruggine dorato, ma sembra che questo colore derivi da una specie di mutazione, un po’ come avviene ai nostri esseri umani albini.

 

Secondo il tipo di Mantide (verde, bruna, bianca, etc.) esistono diverse altezze e come accade per noi umani, possono esserci differenze per ogni individuo, sia con effetti di nanismo sino al gigantismo: le Mantidi più basse misurano sui due metri, in casi rari anche meno, le più alte possono arrivare addirittura sugli otto o persino dieci metri di altezza, quindi, in media, la loro statura misura tra i quattro e i sei metri.

 

Non hanno vere e proprie città in cui vivono, piuttosto una rete sotterranea di tunnel che si estende su quasi tutto il pianeta e dove, in alcune zone, esistono alcuni agglomerati dove convivono più esseri insieme.

 

I tunnel e gli agglomerati (che noi chiamiamo città, anche se sono del tutto diverse) sono scavati nel terreno sabbioso e in più in profondità nella roccia, per similitudine, sono simili ad un formicaio, ma ovviamente gigantesco e su scala quasi planetaria. Dopo l'acquisizione della tecnologia, hanno, per così dire, avviato un ammodernamento della struttura interna di questi "formicai", o meglio "mantidai", e del loro stile di vita, diventando meno duro e più sopportabile.

 

La struttura sociale è molto semplici: a capo esiste un elite, quella delle Mantidi Bianche, la razza più antica soggetta a gigantismo, ermafrodita, caratteristica che ha permesso la loro purezza sino ad oggi, subito dopo si trovano le Mantidi Brune, per il 98 % sono costituite dal sesso femminile (il restante 2 % delle Mantidi brune è anch'esso ermafrodito) e dall'unione delle Mantidi Bianche e delle Mantidi Brune nascono le Mantidi Verdi, riprodotte in grandi quantità dal momento che sono usate come operaie per ogni tipo di lavoro immaginabile e, dopo l'avvento tecnologico, anche per scopi scientifico-militari.

 

Curiosamente, molte Mantidi Verdi non conoscono i genitori e la maggior parte di loro ignora persino l'esistenza di questa elite formata dalle Mantidi Bianche.

 

Per riprodursi, invece, ritornano in superficie, esistono zone di "coltivazione della specie" dove a contatto della terra si trovano dei bozzoli bianco/grigi di notevoli dimensioni, collegati per un gambo al terreno e dal quale prendono evidentemente nutrimento. Dentro questi bozzoli sono messi e si sviluppano i piccoli feti (simili alle uova, ma molto diversi), che una volta schiusi, porteranno alla nascita della vera e propria Mantide.

 

Questi bozzoli, dove vengono messi a formare i feti di Mantide, sono delle vere e proprie batterie biologiche, in quanto usano le sostanze alcaline (e non solo) presenti nel terreno per nutrirli. I bambini di Mantidi sono molto piccoli, ogni ovulo che è inserito nei bozzoli di coltivazione, ha una grandezza variabile di un minimo di 50 centimetri (Mantidi Verdi) sino a 1,50 / 2 metri (Mantidi Brune e Bianche).

 

Anticamente sul pianeta esistevano diverse fazioni o famiglie, le quali si fecero lunghissime e sanguinose guerre, combattute spesso sulla superficie per avere la supremazia e un potere incontrastato. Successivamente, per salvaguardare la specie e la sopravvivenza, si innescò un processo di assimilazione dei vari clan e dei mantidai, contribuendo alla costituzione di un potere centralizzato che permise di raggiungere un elevato livello sociale in breve tempo.

 

Unite alle loro potenti facoltà psichiche, questi requisiti furono necessari per l'acquisizione della tecnologia da parte delle Gerarchie Superiori aliene che, in tempi remoti, visitarono il pianeta e aiutarono le Mantidi a progredire sino ad un livello capace di avviare tutta una serie di trasformazioni e conquiste. La tecnologia fu pertanto importata, grazie alla particolare evoluzione della specie, permettendo il consequenziale svilupparsi di molte facoltà psichiche e, grazie a queste capacità, vennero poi scelti da altre razze superiori aliene per far parte di determinati progetti.

 

Attualmente sappiamo che usano poco la forza fisica, tutto ciò che fanno è grazie ai loro poteri mentali, i quali, grazie alla tecnologia, sono stati ovviamente amplificati, permettendo così di far fare lavori impossibili a tutta una serie di robot o macchine semi biologiche, create manipolando le forme animali presenti sul pianeta acquatico presente nel sistema solare.

 

Grazie all'acquisizione delle tecnologia che ha permesso alle Mantidi di esplorare in tempi remoti l’intero sistema solare di origine, prima di avventurarsi nello spazio e di arrivare sulla Terra, sono andati a studiare i vari pianeti, classificando, studiando e poi manipolando le forme di vita ritenute più interessanti che vi hanno scoperto.

 

Dopo attenti studi, hanno così prelevato ben dodici forme di vita biologiche diverse, creandone dei veri e propri robot-biologici dalle strutture più varie, utilizzate come manodopera per tutti i tipi di lavori che sono per loro stessi impossibili da realizzare, a causa della particolare costituzione fisica.

 

La forma attuale di questi esseri è molto più simile a quella di macchine che a veri e propri esseri viventi, ma la componente biologica, permette alle Mantidi un assoluto e controllo su questi esseri, assoggettati grazie alle forti capacità telepatiche di cui dispongono.

 

La struttura sociale di questa particolare civiltà è così formata: ci sono 22 stadi diversi di cui è composta la piramide dei vari mantidai sparsi sul pianeta, ed è divisa in 7 gruppi.

 

La piramide è composta da un primo gruppo, lo "Stato della Verginità" formato dai primi 4 stadi (1°, 2° ,3°, 4° stadio) che si trovano in tutte e 4 i principali mantidai (o 4 grandi Città-Stato o capitali) sparsi sul pianeta. [Questi 4 grandi mantidai sono le antiche Città-Stato dei clan rivali, che col passare del tempo e dell'assimilazione della specie, si sono unite diventando un unico mantidaio, ovvero la rete di tunnel che si estende sotto la superficie di quasi tutto il pianeta].

 

Seguono altri due gruppi di sottopotere delle Mantidi Bianche, (2° gruppo e 5°, 6°, 7° stadio) una specie di "Senato" composto da poche decine di Mantidi Bianche, che attuano le leggi e il potere dello "Stato della Verginità", ed un'altro sottogruppo (3° gruppo e 8°, 9°, 10°) formato da migliaia di Mantidi Bianche adibite ad unirsi con le Mantidi Brune per la procreazione delle Mantidi Verdi.

 

Seguono il 4° gruppo (11°, 12°, 13° stadio) formato dalle Mantidi Brune ermafrodite (il 2% sopra descritto), adibite al solo scopo di procreare se stesse, mentre nel 5° gruppo ci sono gli stadi (14°, 15°, 16° stadio) costituiti da Mantidi Brune ermafrodite (il restante 98 % della specie di sesso femminile) che si uniscono esclusivamente con le Mantidi Bianche dell' 8°, 9° e 10° stadio per la procreazione in grandi quantità delle Mantidi Verdi o operaie.

 

Gli ultimi due gruppi sono formati dal 6° gruppo (17°, 18°, 19° stadio) composto da Mantidi Verdi operaie e il 7° gruppo (20°, 21° e 22° stadio) dalle Mantidi Verdi militari.
 

 


Lo “Stato della Verginità
Al vertice esiste quello che viene definito come lo "Stato della Verginità", composto da 14 Mantidi Bianche ermafrodite (sono vergini perché si rigenerano da sole) e che detengono il potere.

 

Se si considera che esistono 4 capitali antiche con 4 stati (o stadi) e che ognuno è composto da 14 Mantidi Bianche, il totale delle Mantidi Bianche al potere sul tutto il pianeta è di 56 individui fisici e 112 virtuali. Virtuali, perché per mantenere la purezza delle informazioni ogni Mantide Bianca genera a sua volta un figlio/a a cui poi viene impiantata la memoria del predecessore.

 

Quando il genitore muore, viene estratta la sua memoria e trasferita in un cervello alternativo (a volte umano), sino a quando non verrà generata un'altra creatura che sarà in grado di ospitarla. Da tutto questo complesso procedimento si comprende che esistono al potere, in ogni ognuna della 4 "capitali", 14 Mantidi Bianche fisiche, ma lo "Stato della Verginità" è formato virtualmente da 28 memorie di Mantidi Bianche.

 

Non subito alla nascita le memorie vengono impiantate nei figli, ma raggiunti i 1.000 anni di età, quando ciò avviene si attua una fusione di due personalità (la nuova e la vecchia) che accrescono ulteriormente la conoscenza della memoria primordiale.

 

Una Mantide Bianca è in grado di vivere anche per 12/14.000 anni, alcune, nei tempi storici più antichi, hanno persino raggiunto i 26.000 anni (terrestri ovviamente, ad esempio 12.000 anni terrestri, equivalgono a poco più di 1.100 anni sul loro pianeta), ma la durata della loro vita si sta riducendo a causa di un problema genetico ancora irrisolto, probabilmente dovuto ad un difetto insito nella caratteristica ermafrodita della specie.
 

 


Interferenze con l'Uomo
Le Mantidi hanno sempre avuto un rapporto privilegiato con la nazione ebraica sin dall'antichità, più o meno da quando nella Bibbia, si racconta che Abramo lasciò la Mesopotamia per cercare la Terra Promessa, la chiamata del Signore, quindi, non fu altro che la pianificazione dei loro piani e dell'elevazione a popolo eletto per perseguire tutti gli obbiettivi prefissati.

 

Pertanto tutte le persone con uno Spirito Alieno di Mantide hanno origini ebraiche, sia vicine che lontane nel tempo, anche se possono condurre esperimenti su addotti di altre razze.

 

Addirittura la scrittura ebraica e più anticamente semitica, deriva dalla scrittura mantidea, che in ambito umano è stata poi modificata durante i secoli, ma la tipologia di scrittura è aliena, come del resto buona parte delle forme di scrittura esistenti sul nostro pianeta. Questa elezione è dovuta ad una particolare conformazione del DNA che tra le varie razze umane, la rende più idonea, quindi semplifica tutti gli esperimenti e il lavoro che svolgono.

 

Gli interventi delle Mantidi sugli esseri umani sono invasivi quanto mai subdoli, dal momento che sono in grado di manipolare le nostra percezione della realtà attraverso la loro inusitata forza telepatica.

 

Conducono, inoltre, esperimenti genetici, ibridazioni attraverso la creazione di feti umano-alieni, impianti di microchip per il controllo psico-fisico degli addotti con un fare sistematico, razionale ed analitico.

 

Le esperienze riportate dagli addotti sono spesso controverse, fortemente drammatiche e sconvolgenti, rendendo le loro azioni tra le più significative tra quelle condotte dalle varie razze aliene coinvolte nel progetto umano.

Torna a Alienologia





I Sauroidi
 

 

“Questo pianeta è il nostro, siamo noi i veri terrestri, non voi.”

 


La figura mitologica del Serpente
I nativi americani Hopi raccontano dell’esistenza di una razza di uomini rettile che vivrebbe sottoterra chiamata Sheti o “Fratelli Serpente”, mentre nella mitologia precolombiana, l’Eva primordiale di nome Bachue si trasformò in un grande serpente, a lei ci si riferiva anche come “Il Serpente del Cielo”.

 

Quetzalcoatl, ovvero il serpente con le piume (anche chiamato Viracocha o Kontiki), era il nome azteco del dio Serpente piumato dell'antica Mesoamerica, una delle divinità più importanti per molte civiltà messicane e centro americane.

 

La divinità del serpente piumato rivestì una certa importanza, sia nell'arte che nella religione, in gran parte del territorio mesoamericano per quasi 2.000 anni, dall'età pre-classica fino alla conquista spagnola: tra le civilizzazioni che praticavano il culto del serpente piumato ricordiamo,

  • gli olmechi

  • i mixtechi

  • i toltechi

  • gli aztechi

  • i maya

In Asia, invece, nelle scritture e leggende indiane, i Naga (Devanagari) erano esseri a forma di serpente che si riteneva vivessero sottoterra, pur avendo contatti anche con gli uomini, in alcune versioni, si riferiva che tali esseri avessero vissuto su di un continente che si sarebbe poi inabissato nelle acque dell’Oceano Indiano; i testi indiani riferiscono anche di un’altra razza di uomini serpente chiamata Sarpa (Devanagari).

 

Nella cultura cinese, vietnamita, coreana e giapponese, si conoscono le storie dei Long (Yong in Coreano, Ryu in giapponese ) o dragoni, forme a metà tra il piano fisico e il piano astrale, ma raramente descritte in forma umanoide, e che possono assumere una forma tra l’umano e il rettiliano, mentre i Giapponesi raccontavano le storie sui Kappa, un popolo di rettili umanoidi. In Cina, Corea e Giappone, i reami sottomarini erano mitologicamente popolati da Re Dragoni e i loro discendenti sono considerati, ancora oggi umani, discendenti da una razza di dragoni, tanto che questa discendenza viene spesso rivendicata dagli Imperatori Asiatici, che si credeva fossero in grado di mutare volontariamente da una forma umana ad una forma di drago, forma ritenuta, presso le tradizioni asiatiche, migliore rispetto alla forma del diavolo.

 

Nel Medio Oriente sono conosciuti i Jinn, uomini serpente o dragoni di cui si parla fin dai tempi più antichi, mentre nella Genesi ebraica, Dio punì il serpente per aver convinto con l’inganno Eva a mangiare il frutto della conoscenza:

«Allora il Signore Dio disse al serpente: poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame, e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita.»

Questo passo della Bibbia suggerirebbe che i serpenti avessero originariamente le gambe.

 

Nella mitologia sumera il termine Anunnaki (o Anunnaku), ossia "figli di An", indicava l'insieme degli dèi sumeri ed essi erano costituiti in un'assemblea, presieduta da An, dio del cielo.

 

Tale assemblea si componeva dei sette supremi, di cui facevano parte i quattro principali dei creatori (An, Enlil, Enki, Ninhursag), con l'aggiunta di Inanna, Utu e Nanna e di 50 dei minori, detti anche Igigi.

 

Alcuni sostengono, tra cui Zecharia Sitchin, di aver individuato in tavolette sumere il riferimento a una razza aliena (gli Anunnaki) che avrebbe creato la razza umana (mischiando i propri geni con quelli dell’Homo Erectus) allo scopo di utilizzare gli uomini come schiavi in alcune miniere in Africa. Secondo altri, gli Anunnaki però avrebbero sembianze umane (sarebbero discendenti o facente parte della razza aliena Umanoide) e oggi abiterebbero il loro pianeta Nibiru.

 

Secondo Sitchin le tavolette attesterebbero che il popolo Sumero dalla “Testa Nera” sarebbe stato creato da questi esseri mescolando “l’essenza di vita” di “uomini e bestie” e il “Popolo dalla Testa Nera” sarebbe stato schiavo dei Sumeri, una casta gerarchicamente al di sotto dei loro creatori.

 

L’esistenza di uomini serpente secondo Sitchin sarebbe provata dalla concezione di regalità e dal suo collegamento alla figura del drago, definita in Babilonia come ‘Sir’ o dragoni (ossia “grande serpente”, dal sanscrito sarpa, parola che originariamente descriveva il grande “Dio-Dragone”, creatore e governatore della antichissima cultura dravidica).

 

Secondo Laurence Gardner, sarebbe esistita una “Linea del Sangue dei Dragoni”, una variante del Sacro Graal collocata nell’antica Sumeria quando gli Anunnaki sarebbero discesi sulla regione creando una linea di sangue reale attraverso una manipolazione genetica.

 

In Africa, l’antico dio egiziano Sobek veniva riprodotto come un uomo con la testa di coccodrillo, mentre nel Mali si trova ancora oggi una popolazione, i Dogon, che possiede un mito di fondazione che comprende un uomo rettile: i Dogon dicono di discendere dal dio Amma, proveniente dalla stella Po Tolo (Sirio B).

 

In Europa, il primo re mitico di Atene, Cecrope, era mezzo uomo e mezzo serpente e nella mitologia greca, avevano servitori serpenti i Titani e i Giganti e, talvolta, i Giganti stessi venivano raffigurati in forma “anguiforme”, ossia con le gambe formate da terminazioni serpentiformi, come il gigante Klyteros, raffigurato nel fregio della Gigantomachia sull’Altare di Pergamo.

 

Anche il vento Borea (Aquilone per i Romani) veniva descritto in questa forma. Si narra, ad esempio, che al matrimonio di Giove e Giunone ci fu una gara tra tutte le gerarchie divine nell’offrire alla coppia i doni più preziosi. La Terra non aveva voluto essere da meno e regalò degli alberi da frutto molto particolari: infatti ogni primavera sui loro rami nascevano delle mele d'oro.

 

Questi alberi erano custoditi in un meraviglioso giardino affidato a quattro ninfe, le Esperidi, le quali avevano posto a guardia del cancello d'entrata un drago con cento teste. Ogni volta che qualcuno si avvicinava al giardino con l'intenzione di rubare i pomi, le teste del drago iniziavano a gridare con cento tonalità diverse facendo fuggire via anche il più coraggioso degli uomini.

 

Ma una delle dodici fatiche date a Ercole da Euristeo chiedeva proprio di rubare quelle mele, ed Ercole grazie al consiglio di Prometeo di farsi aiutare da Atlante e grazie ad Atlante stesso, riuscì ad uccidere il drago e a rubare le mele; infine Era pose il drago nel cielo nella costellazione del Dragone in modo che tutti potessero ricordarlo.

 

Nei bestiari e nelle leggende greche ed europee, il basilisco (dal greco βασιλίσκος basilískos, "piccolo re" da βασιλεύς basiléus, "re"; in latino rēgulus) è una creatura mitologica citata anche come "re dei serpenti", che si narra abbia il potere di uccidere con un solo sguardo diretto negli occhi.

 

Secondo Solino e la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, il basilisco sarebbe un piccolo serpente, lungo meno di venti centimetri e nonostante questo sarebbe la creatura più mortale in assoluto. È infatti velenosissimo ed è in grado di uccidere con il solo sguardo.

 

Secondo alcune leggende medioevali, se un cavaliere cercava di colpire il basilisco con la lancia, il veleno vi si infiltrava immediatamente uccidendo cavallo e cavaliere. Il basilisco vivrebbe nel deserto da lui stesso creato, perché ha la capacità di seccare gli arbusti oltre che con il contatto, con il solo sguardo. A Plinio si rifece Isidoro da Siviglia, che lo definiva come il re dei serpenti, i quali lo temono per il suo soffio velenoso e per il suo sguardo mortale.

 

Alessandro Neckham attorno al XII secolo, fu il primo a riferire la teoria secondo la quale non era lo sguardo del basilisco a uccidere direttamente, ma la corruzione dell'aria che esso provocava. Viene chiamato "re" a causa della cresta a forma di mitra che ha sulla testa oppure, secondo Plinio, a causa di un marchio biancastro sulla sommità del capo.

 

Nell’iconografia dell’arte occidentale vi sono, inoltre, rappresentazioni di una donna con una coda di serpente, qualche volta con piedi da rettile, come nel quadro il Giudizio Universale di Hieronymus Bosch, tanto che nel Medioevo il Diavolo veniva spesso raffigurato con caratteristiche rettiliformi, così come i demoni nella maggior parte dell’iconografia.
 

 


Una leggenda: Rettiliani e Draconiani
Supponiamo che sul pianeta Terra in un periodo compreso tra i 245 e i 65 milioni di anni fa (probabilmente tra i 160 - 115 milioni di anni), in piena “Era dei Dinosauri” e tra le variegate razze di Sauri che popolavano il pianeta, si sia sviluppata una razza intelligente, capace di dar vita ad una prima civiltà terrestre.

 

Supponiamo, inoltre, che attorno a 65 milioni di anni fa un cataclisma di proporzione gigantesche abbia scosso l’intero pianeta, sterminando i Dinosauri e costringendo questa civiltà ad abbondare il pianeta e a trasferirsi verso altri sistemi solari. Infine, supponiamo che comunque, non tutte le forme di vita scomparvero, poche sopravvissero e tra queste, anche alcuni superstiti di questa civiltà di Sauri intelligenti che, per vivere all’inverno nucleare che seguì, si rifugiarono nel sottosuolo, contribuendo poi milioni di anni dopo, ad alimentare il mito della Terra Cava o del regno perduto di Agharti.

 

Secondo la tradizione induista, esiste un grande regno sotterraneo, dove dimorerebbe il Re del Mondo, colui che da Shamballah (in sanscrito "Città degli Smeraldi"), la capitale di questo grande luogo mitico, domina le menti dei grandi, dei re, degli imperatori e dei capi di stato di tutto il mondo.

 

Qui vivono esseri superiori, da tempo immemorabile, esseri capaci di cose inaudite, in grado di usare ancora quell'energia che noi, uomini di superficie, abbiamo ormai dimenticato ad usare, un'energia che, volendo, può essere ancora risvegliata, in quanto è presente ancora in tutti noi, ma è "addormentata".

 

La capitale di questo regno, che dovrebbe trovarsi in profondità sotto il deserto del Gobi, in Asia, è solo il centro dato che dovrebbe estendersi, attraverso un'immensa rete di gallerie, sotto tutta la superficie del globo, collegando tra loro i diversi continenti. Agharti è questo, un'estesissima rete di gallerie sotterranee abitate da questi esseri, terrestri, che ancora oggi vivono nelle profondità della Terra e che per comodità chiameremo i Rettiliani, dato che è un termine comune agli studiosi di questa teoria.

 

Ma la razza dei Sauri che era fuggita dalla Terra, si evolse in modo se stante, i “Draco o Draconiani” (gli alieni Sauroidi), andando alla conquista del Cosmo. Per milioni di anni vagarono nella Galassia, entrando in contatto con altre civiltà, sfamando la loro voracità attraverso la conquista e nel predominio dei mondi altrui.

 

Infine, stabilirono la loro nuova patria nel sistema solare della stella Thuban, nella costellazione del Dragone, da qui continuarono le loro scorribande galattiche arrivando a conoscere le entità luciferine, che divennero ben presto un fedele alleato. Da questa ricostruzione è facile capire come nel loro lungo peregrinare, milioni di anni fa, le due razze entrarono in contatto, più o meno quando i Sauri si erano già da tempo insediati tra i pianeti della costellazione di Orione e, ancor prima, avevano preso contatti con la razza degli Horus, con la quale iniziarono un importante collaborazione futura.

 

Dapprima, questo vampirismo dei Luciferini iniziò in modo subdolo e silenzioso, poi quando i Sauroidi si evolsero tanto da arrivarne a scoprirne la presenza, iniziarono uno scambio di informazioni, sino a stipulare un patto di mutuo soccorso reciproco.

 

I Sauri avevano bisogno di acquisire maggiore conoscenza del creato e dell’Universo, sfamando la loro voracità di conquista grazie ad un maggiore sapere, mentre il Luciferino trovava in esso una forza impressionante e un contenitore dove vivere e nel quale sarebbe stato in grado di trarne molta energia, seppur per un tempo limitato (il mito del “Frutto della Conoscenza” di cui i Serpenti furono i portatori e che poi doneranno anche all’Uomo attuale, ovvero la “Conoscenza Luciferina”).

 

Ma quando entrambi scoprirono che nella Galassia (e in tutto l’Universo) erano stati creati esseri intelligenti dotati di una energia inesauribile, un energia eguagliabile a quella di Dio, decisero di cambiare i piani e di andare a sfruttarla per altri scopi e a loro vantaggio.

 

Trovata una variante ibrida dell’Uomo (Giganti o Nephilim) su un pianeta meraviglioso e dal quale curiosamente provenivano (l’Eden o la Terra), dopo aver compreso che non era possibile assoggettarlo al proprio volere, decisero di comune accordo con altre razze aliene, che nel frattempo si erano unite al progetto, di creare un contenitore più piccolo in grado di contenere ugualmente quell’energia per poi sfruttarla.

 

Fu così che apparve sulla scena l’attuale Essere Umano, sintesi di una operazione genetica che vide l’unificazione del genoma alieno, con quello dei Giganti e delle scimmie. Tutta questa parte è approfondita in diversi studi paralleli e analoghi, ma già è possibile trarre molti spunti di riflessione.

 

I Sauroidi, che nella mitologia sono i Serpenti, concessero all’uomo nel Giardino dell’Eden (il pianeta Terra), il “Frutto della Conoscenza”, in realtà questo frutto è ciò che portavano dentro di se da molto tempo, la “Conoscenza Luciferina”, questa entità di luce generata dalla stessa materia di cui sono formate le stelle. In questo ritorno al pianeta di origine, ma che da tempo avevano dimenticato, ripresero contatti anche con la razza dei Rettiliani, rimasta nel sottosuolo Terrestre e che aveva visto svilupparsi in superficie, la venuta dei mammiferi e delle altre forme ibrido-umane.

 

Superata una prima diffidenza iniziale che spesso è sfociata anche in aperti conflitti, attualmente è in atto un programma di riunificazione, dato che gli obbiettivi finali e le origini sono comuni.

 

I Sauroidi continuano a vivere in varie colonie, la principale si trova su Thuban nella costellazione del Dragone, le altre a Bellatrix nella costellazione di Orione, Zeta Reticoli in quanto fondatori del “Nuovo Ecosistema Alieno” che coinvolge la razza dei Grigi, e su Sirio, in un pianeta esterno al sistema binario, il quale è occasione di scontro e di veri e propri conflitti con la razza degli Umanoidi.
 

 


La costellazione del Dragone
Il Dragone (in latino Draco) è una costellazione settentrionale, è una delle 88 moderne costellazioni ed era anche una delle 48 elencate da Tolomeo.

 

Quella del Dragone è una delle costellazioni più grandi della volta celeste, si presenta completamente circumpolare fino alle latitudini temperate boreali, come le regioni del Mediterraneo. Il gruppo della testa è rappresentato da quattro stelle, tra cui le più luminose chiamate Eltanin e Rastaban, la prima stella riveste una grande importante storica, poiché fu misurando la parallasse di questo astro che James Bradley scoprì nel 1725 il fenomeno dell’aberrazione della luce, che costituisce una delle prime prove della rotazione della Terra attorno al Sole.

 

Inoltre tra 1.5 milioni di anni, la stella che attualmente si trova a 148 anni luce da noi, transiterà a soli 28 anni luce, a questo punto sarà la stella più brillante del cielo (ovviamente dopo il Sole), arrivando a rivaleggiare con Sirio. Il resto della costellazione si snoda attorno al polo nord celeste, insinuandosi tra l’Orsa Maggiore e quella Minore, circondando quest’ultima sui lati est, sud ed ovest.

 

Circa 2.700 anni fa, il polo nord celeste si trovava in direzione di questa costellazione e in particolare nella parte della coda, all’altezza della stella Thuban, che all’epoca era considerata la Stella Polare.

 

Thuban (α Draconis/ Alpha Draconis) è una stella della costellazione del Dragone (Draco, in latino), nell'emisfero boreale e in buone condizioni atmosferiche è individuabile dato che si trova immediatamente sopra l'asterismo del Grande Carro dell'Ursa Major.

 

Per la precessione degli equinozi, Thuban è stata la stella di riferimento del polo nord dal 3.942 a.C., prendendo il posto di θ Bootis fino al 1.793 a.C., quando venne soppiantata da κ Draconis; il momento in cui è stata più vicina al polo nord è stato nel 2.787 a.C., quando si è trovata a soli 2 gradi e mezzo dal polo. Nonostante la vicinanza al polo è stata usata come punto di riferimento fino circa al 1.900 a.C. quando la più brillante Kochab (β Umi) entrò nella zona del polo nord, allentandosi lentamente negli ultimi 4.800 anni.

 

Arriverà al massimo di lontananza dal polo nord intorno nel 10.000 d.C., per poi riavvicinarsene gradualmente e tornare ad essere la stella polare nel 20.346 d.C. Thuban, attualmente, ha finito la fusione dell'idrogeno ed è passata alla fusione dell'elio, è quindi una stella gigante brillante circa 250 volte più del Sole e distante circa 300 anni luce, inoltre è una stella binaria, con un periodo di orbita di 51 giorni e la compagna è probabilmente una nana rossa o bianca.

 

Poche indicazioni abbiamo sui pianeti che compongono questo sistema solare, anche perché la stella essendo una gigante ha inglobato molti di essi durante la sua espansione.

 

Attualmente presenta pochi mondi, il primo è un gigante roccioso, grande la metà del nostro Giove dove vivono i Sauroidi. Il pianeta, che si trova ad una considerevole distanza dalla stella, ne subisce comunque tutti gli effetti, in quanto il pianeta è arido e caldo e i Sauri vivono nel sottosuolo, ancora ricco di materie prime e in parte di acqua. La sua superficie è per buona parte interamente ricoperta di rocce, mentre vaste aeree sono soggette a continue e spettacolari eruzioni vulcaniche.

 

Praticamente è un ambiente simile ad un Inferno, deserto e caldissimo, ma base ideale per lo svernamento di questa razza che comunque è riuscita a creare nelle viscere del pianeta, un intricato complesso di città altamente funzionale e sofisticato, sfruttandone ogni proprietà geotermica. Seguono piccoli pianeti, residui di giganti gassosi, nutrite fasce di asteroidi e meteore.

 

Altre fonti di sostentamento, invece, provengono da un pianeta ancora più esterno, un tempo ricoperto di ghiacci mentre attualmente ricoperto da un vasto oceano allo stato liquido, con un clima temperato ai poli e caldo umido all’equatore, nel quale vivono moltissime specie animali.

 

Da questo mondo, i Sauri, prelevano l’acqua di cui hanno bisogno e il cibo ittico che vi viene coltivato, nonché viene utilizzato, addirittura, come un vero e proprio luogo di villeggiatura per le classe più abbienti.
 

 


Chi sono i Sauroidi
I Sauroidi (anche se spesso vengono erroneamente chiamati “Rettiloidi”) sono in realtà anfibi, tra i quali non è evidente la presenza di sessi e se ne possono riconoscere di due tipi.

 

Il primo è alto circa 2,80 m, ha cinque dita nelle mani e nei piedi, più sull’avambraccio distante dalla mano, un’unghia rostrata simile al dito che i gatti hanno nelle zampe posteriori, ma con una struttura chitinosa molto dura. La pelle, che sembra sempre umida e traslucida, è di colore verde-marrone e vista da vicino, appare dotata di scaglie, le quali se esaminate attentamente, si rivelano più morbide del previsto.

 

Sul torace, alcuni esemplari, presentano inoltre un piumaggio, raro da vedersi, perché spesso ricoperto da una tuta o divisa che indossano, questo piumaggio dal colore cangiante con alcune striature azzurre e verdi, si confonde perfettamente con le scaglie presenti. Sembra che questo piumaggio sia presente in un alcune razze di alto lignaggio, probabilmente denotano l’appartenenza ad una casta altolocata o di regnanti.

 

La pelle diventa progressivamente rossa nella zona ventrale e nei polpastrelli delle mani, in quelle zone si fa addirittura più sottile e si può veder scorrere una linfa rossa all’interno di un intricato quanto mai affascinante sistema sanguigno, soprattutto quando l’alieno sembra comportarsi in modo collerico. Le dita delle mani e dei piedi sono abbondantemente palmate.

 

Il cranio sui lati destro e sinistro è caratterizzato dalla presenza di due superfici cornee, tondeggianti e poco sporgenti, mentre al centro esiste una struttura più morbida, sotto la quale si vede pulsare la linfa; questa struttura sembra una spina dorsale in rilievo e percorre, bene in evidenza, tutta la lunghezza della testa, del collo, del dorso e della grossa coda.

 

Disponiamo di pochi dati anatomici sulla lingua, che sembra, però, anch’essa tozza e bifida.

 

Gli occhi sono dotati di una sotto-palpebra (membrana nittitante) che scorre in diagonale, dal basso verso l’alto e dal naso verso l’esterno. Le pupille sono verticali e le iridi cambiano di colore, dal giallo verde al rosso vivo, a quanto pare secondo l’umore. L’orecchio esterno è inesistente, mentre l’orecchio interno sembra chiudibile a comando.

 

L’aspetto generale viene descritto come quello di un “drago” o a volte, come quello di un “coccodrillo in piedi”, anche se il viso (o muso?) è arrotondato come quello di un serpente, con labbra sottili e narici poste in fondo al setto nasale, ma laterali, piuttosto che frontali come le nostre. La grossa e tozza coda viene utilizzata come terzo punto di appoggio quando il Sauroide sta fermo sulle due corte e tozze gambe.

 

Altre volte, viene utilizzata come vera e propria arma per attaccare il nemico, soprattutto nelle battaglie agonistiche per la supremazia del più forte. Ci sono rapporti su “draghi” di varie dimensioni e pare che queste dipendano dall’età, cioè che essi continuino a crescere sempre, senza un vero e proprio limite massimo. Il secondo tipo è rappresentato da Sauroidi senza coda, alti circa 2 m, con pelle traslucida, occhi a palla che conferiscono rigidità allo sguardo (perciò li chiameremo “Rane”) e denti verticali, lunghi e sottili, che ricordano i fanoni delle balene.

 

Sulla testa hanno come dei piccoli corni che, da lontano, ricordano una capigliatura a spazzola; non si tratta tuttavia di capelli, ma di molte escrescenze cornee ravvicinate.

 

Questi esseri sono talmente simili l’uno all’altro da rendere impossibile l’identificazione di differenze, anche quando se ne vedono diversi contemporaneamente. Sono caratterizzati da un abito simile alla divisa dei militari nazisti dell’ultima guerra mondiale, spesso presentando dei simboli simili a quelli dell’alfabeto runico e, anche tra di loro, non si nota la presenza di sessi.

 

Conosciamo poco della loro dieta, anche se è ben nota la loro voracità, alcuni sostengono che i Sauri userebbero gli umani anche come cibo. Fortemente indipendenti e autoritari, soggetti a colleriche reazioni, da sempre si sono imposti una guida o re supremo, definito anche “Re del Mondo”, colui che ha la facoltà di imporre le sorti a tutta la popolazione e prendere le decisioni più importanti, soprattutto riguardo le conquiste da intraprendere su altri mondi (stessa carica di “Re del Mondo” è comune anche nei Rettiliani terrestri).

 

Comune a molte razze aliene è la struttura piramidale, dove al vertice si trova questo Re e a scendere tutto un intricato sistema di sottocomandanti, una componente strutturale simile al nostro feudalesimo medievale con al comando una sorta di “Barone”. Tutti i “Baroni” formano una “Suprema Casta o Consiglio”, seconda carica più importante dopo quella del “Re”.

 

Ogni “Barone” comanda un proprio territorio, non solo nel pianeta-capitale, ma anche negli altri pianeti colonizzati sparsi per la Galassia. Sotto di lui e ai suoi servigi, si trova una popolazione composta da funzionari, amministratori, sacerdoti, istruttori, scienziati, ginnasti, operai e schiavi che compongono il tessuto sociale.

 

Ogni baronia è fortemente autarchica e il suo potere è dovuto non solo allo sfruttamento delle risorse, sia planetarie o sauriane (nel nostro caso si direbbe in materie prime e umane), ma anche alla capacità di conquista di altri mondi e lo sfoggio di potenza e autorevolezza, con la conseguente capacità distruttiva e di saccheggio più totale.
 

 


Interferenze con l’Uomo
Grande capacità dei Sauroidi, durante le adduzioni, è quella di manipolare il tempo, creando quella condizione meglio conosciuta come “missing time”.

 

Questi vuoti di tempo, che possono variare da pochi secondi a qualche minuto, sono tipici di quelle adduzioni dove si rende necessaria un interruzione temporale, in grado di creare un buco quantico e nel quale l’alieno può agire indisturbato. Comune a molti addotti è la visione, nelle paralisi apparenti o nei sogni, di serpenti viscidi dallo strano comportamento, di solito di colore marrone, spesso anche di draghi dalle fattezze possenti e dagli occhi rossi, sino ad arrivare alla visione indistinta di ombre o di aloni olografici in movimento.

 

Spesso nei ricordi più vividi è sovente rammentare un respiro pesante, profondo e rumoroso, accompagnato da sibili e grugniti.

 

Artefice sin dai primi tempi del vasto progetto di manipolazione genetica su vasta scala, è la razza che per prima arrivò sulla Terra, dopo averla abbandonata milioni di anni prima per motivi di sopravvivenza, nel quale attuò un iniziale piano di nuova conquista e ricerca insieme alla razza aliena degli Horus, a quel tempo all’interno dei vertici della “Gerarchia Superiore”.

 

Non è un caso che la figura del Serpente o del Drago, sia presente insieme a quella dell’Aquila o del Falco (ma anche del Leone o gli Uomini Pesce), in quanto erano le principali divinità presenti in quel periodo sul nostro pianeta e direttamente responsabili di quanto è stato realizzato.

 

Durante i vari millenni di permanenza sulla Terra sono cambiate molte cose, non soltanto il progetto di ibridazione umano-aliena per il controllo futuro delle Anime, ma anche la composizione gerarchica delle varie razze aliene. Un tempo potenti e temuti, persero ben presto potere per essere declassati anche da altre civiltà più recenti, ritenuti troppo collerici, voraci e pericolosi, fu necessario ridimensionare il loro potere, per meglio contenere la loro “fame”.

 

Inoltre, il grande errore imputato ai Sauri fu quello di aver concesso ai Luciferini di entrare all’interno dei contenitori umani, regalando, involontariamente, quello che comunemente nelle nostre religioni è meglio conosciuto come il “Frutto della Conoscenza”.

 

Il passaggio dei Luciferini, dal Sauroide all’Umano, dette una spinta a quest’ultimo in fatto di intelligenza, portandolo ben presto ad una maggiore consapevolezza di se, attuando, al tempo stesso, un forte parassitaggio condizionando il comportamento umano (vedi la religione, la politica, l’economia).

 

I Sauri, inoltre, non sono stati da meno in tutta questa operazione, intervenendo molto spesso di persona sulla Terra, portando e regalando importanti conoscenze all’Uomo. E’ molto probabile che questo sviluppo dell’Uomo, sia stato deciso per avere esseri viventi più “svegli e meno dormienti”, in grado di regalare molta più energia, rispetto ad un soggetto più spento o peggio ancora ridotto ad un automa.

 

Sia i Luciferini che i Sauri, hanno bisogno di grandi risorse energetiche per sopravvivere che solo gli umani sono in grado di dare, per questo sono stati tra i primi a creare i macchinari necessari per strappare le Anime dagli addotti ed immetterli per breve tempo all’interno dei loro corpi per auto-rigenerarsi. La sua invadenza, non solo nelle gerarchie aliene è ovviamente opprimente, ma anche sulla civiltà umana, perché non a caso il Serpente nella nostra cultura è associato al diavolo e di quanto più malefico possa esistere.

 

In lui si ritrova uno dei tanti demoni che vogliono rapirci l’Anima, che vivono negli inferi, profusori di versi aberranti, affamati di potere ma anche della nostra carne, del nostro sangue, nonché della nostra energia animica.

 

Nelle ricostruzioni delle adduzioni, la parte mistico-religiosa di questo essere ha assunto componenti più scientifiche, facendo notare la sua vera natura, la tecnologia che dispone, le grandi capacità tattiche, ma anche una frustrazione latente dovuta ad un ridimensionamento del suo potere, che spesso l’ha portato in aperto contrasto e in lotta con le altre razze.

 

Infondo si considera padrone di questo mondo, perché qui è nato, ed aspetta un passo falso delle altre razze aliene per riscattare questo diritto.

 

E’ ovvio pensare che considera l’Uomo di sua esclusiva proprietà, prospettando per lui un futuro di schiavitù a livello sociale ed energetico.
 

 


Moderne teorie cospirazioniste
Alcune teorie della cospirazione hanno sostenuto la presenza sulla Terra di stirpi di “rettiliani” di origine extraterrestre, in alcuni casi in grado di mutare la propria forma.

 

Secondo tali teorie sarebbero per esempio rettiliani gli alieni provenienti dalla costellazione del Drago, che sarebbero le “eminenze grigie”, i padroni nascosti degli alieni più famosi, i cosiddetti Grigi, provenienti dal sistema di Orione, Zeta Reticuli e Bellatrix.

 

Di extraterrestri rettiliani racconta Herbert Schirmer, che sostiene di essere stato rapito ad Ashland nel 1967 da esseri umanoidi, alti tra 1,4 e 1,8 m, rivestiti da una tuta aderente, con testa sottile e allungata e pelle grigio-bianca; la bocca sarebbe stata simile ad una fenditura e non si sarebbe mossa mentre parlavano e i loro occhi sarebbero stati inclinati. Sulle tute Schirmer avrebbe visto un emblema a forma di “serpente alato”.

 

Secondo sempre Schirmer tali esseri proverrebbero da un’altra galassia e sarebbero provvisti di basi sul nostro pianeta.

 

John Rhodes raccolse insieme le testimonianze dei presunti contatti tra esseri umani e rettiliani umanoidi, ha fondato nel 1997 un apposito centro di ricerca ed è apparso in televisione e alla radio per illustrare le sue scoperte e le presunte prove scientifiche di sostegno alle sue teorie.

 

Rhodes afferma che i rettiliani umanoidi discenderebbero dai dinosauri e sarebbero quindi un sottoprodotto dell’evoluzione terrestre. Rhodes per avvalorare le proprie tesi cita le teorie di Dale Russel degli anni ottanta, relative alla descrizione di quale sarebbe potuta essere l’evoluzione dei dinosauri in una specie intelligente. Secondo Rhodes l’attenzione umana sarebbe intenzionalmente spostata dai mondi sotterranei allo spazio profondo, proprio allo scopo di mantenere segreti gli argomenti riguardanti le dimore dei popoli sotterranei e le loro antiche civiltà.

 

Secondo David Icke, come pubblicato nel suo libro “The Biggest Secret: The Book That Will Change the World” (in italiano “Il più grande segreto: Il libro che cambierà il mondo”) gli umanoidi rettiliani sarebbero una forza occulta che manipolerebbe e controllerebbe l’umanità.

 

La razza sarebbe costituita da esseri alti 2,13 m e bevitori di sangue e proverrebbe dal sistema stellare Alpha Draconis.

 

Ad essa apparterrebbero molti leader mondiali, tra cui,

Torna a Alienologia
 

 




 
I Luciferini (Esseri di Luce)
 

 

Il portatore di Luce
Lucifero significa letteralmente "Portatore di Luce", in quanto tale denominazione deriva dall'equivalente latino Lucifer, composto di lux (luce) e ferre (portare), sul modello del corrispondente greco phosphoros, phos (luce) pherein (portare), e in ambito sia pagano che astrologico esso indica la cosiddetta stella del mattino, cioè il pianeta Venere che, mostrandosi all'aurora, è anche identificato con questo nome.

 

Lucifero o Lucifer, è quindi una divinità della luce e del mattino della mitologia romana, corrispondente alla divinità greca Fosforo (o "Torcia dell'Aurora"), nome dato alla "Stella del mattino".

 

Era figlio di Eos (l'Aurora) e di Astreo e fu padre di Ceice (Ceyx), re di Tessaglia e di Dedalione. Lucifero (in ebraico helel) è il nome classicamente assegnato a Satana dalla tradizione giudaico-cristiana in forza dell'interpretazione prima rabbinica e poi patristica di un passo di Isaia.

 

Nella tradizione popolare con questo termine generalmente s'intende un ipotetico essere incorporeo e luminoso di natura eminentemente maligna e come tale potenzialmente pericolosissimo. Secondo i principali filoni teologici del giudaismo e del cristianesimo, questa entità sarebbe perfettamente assimilabile alla figura di Satana, sebbene altri studiosi contestino vivacemente questa identificazione, prediligendo la teoria che siano due entità diverse e distinte.

 

Ma della visione patristica riguardo Satana/Lucifero risente tutta la letteratura e la filosofia cristiana almeno fino al XVIII secolo (e oltre), per cui Dante Alighieri e John Milton diedero una rappresentazione di Lucifero che ben palesava la sua totale identificazione con l'origine prima del Male, il Principe dei Demoni, delle Tenebre, dell'Inferno e di questo mondo, il Nemico di Dio e degli Uomini.

 

L'idea di Lucifero come principio positivo nonché il suo accostamento alla figura di Prometeo saranno dei motivi ripresi da una lunghissima tradizione gnostica e filosofica che nella storia ha trovato echi nell'Illuminismo, nella Massoneria, nel Rosacrocianesimo, nel Romanticismo di Byron, Shelley, Baudelaire, persino di Blake, e in tempi più recenti nella teosofia di Madame Blavatsky e nella contemporanea derivazione New Age inaugurata da Alice Bailey, in ultimo si può aggiungere a tale lista anche il cosiddetto transumanesimo, nonché i movimenti neopagani.

 

Tutta questa enorme cultura, la cui matrice luciferina è rimasta sempre più o meno celata, presenta il culto di Lucifero come entità spirituale, oppure più semplicemente come simbolo ideale tra l'identità di Dio e Sophia (la Sapienza) e dunque la divinità della luce di conoscenza nell'uomo, nonché infine la benignità essenziale di qualsiasi entità che sia Portatore di Luce, cioè Portatore di Conoscenza.

 

Accanto alla tradizione teologica e letteraria riguardo Lucifero, si sviluppò già nei primi tempi di fioritura e di espansione delle dottrine cristiane, una corrente gnostica che tentò la re-interpretazione della figura luciferina in chiave salvifica e liberatrice per l'uomo dalla tirannia del Dio Creatore.

 

Secondo tale dottrina, che ha radici tanto nel Marcionismo quanto nel Manicheismo, il Serpente/Lucifero descritto nella Genesi sarebbe colui che ha indotto l'uomo alla conoscenza, e dunque l'elevazione dell'uomo a divinità, pur contro la volontà del Dio supremo che avrebbe voluto invece mantenere l'uomo quale suo suddito e schiavo, cioè quale essere inferiore.

 

In tale dottrina il nome Satana scompare quasi del tutto in favore del nome Lucifero, che viene interpretato alla lettera come "Portatore di Luce" e viene perciò eletto quale salvatore dell'uomo.

 

È San Paolo il primo a ricordare che:

«Anche Satana si traveste da Angelo di Luce. Non è dunque cosa eccezionale se anche i suoi servitori si travestono da servitori di giustizia; la loro fine sarà secondo le loro opere.»

(2 Corinzi 11,14-15)


 

Le basi per forme di vita alternative
Per spiegare l’esistenza dei Luciferini dobbiamo fare un passo indietro e capire alcune dinamiche del nostro Universo, ancora sotto molti aspetti del tutto sconosciute.

 

Attorno agli anni 60 del XX secolo, il premio Nobel per la Fisica (1970) Hannes Alfven, teorizzò la cosmologia del plasma. Esperto nel campo della magnetodinamica, Alfven sostenne che i campi magnetici hanno avuto e hanno un ruolo fondamentale nella composizione delle strutture cosmiche.

 

Fu lui che dimostrò che la Via Lattea aveva un campo magnetico che non era la semplice somma di quelli stellari e ipotizzò che tale campo magnetico galattico, fosse dovuto ai moti del plasma interstellare. Il premio Nobel ipotizzò che anche il plasma intergalattico abbia, con i suoi moti, la capacità di generare forti campi magnetici in grado di sovrapporsi all'azione della forza di gravità.

 

Pensava inoltre, che si verificassero immani scontri tra materia e antimateria, dando origine a moltitudini di mini Big Bang.

 

Le comuni teorie sull’Universo sono basate su forze deboli (forza magnetica + forza gravitazionale) e sulla neutralità elettrica della materia ottenuta nei laboratori terrestri, ma che non si possono applicare nello spazio nel quale domina il "plasma", ovvero il 4° stato della materia, dove gli altri tre sono quello gassoso, liquido e solido.

 

La maggior parte della materia presente nell'Universo è allo stato di plasma, esso si costruisce e costituisce quando alcuni elettroni con carica negativa si separano dai rispettivi atomi in un gas; lasciandoli con carica positiva diventano quindi liberi di spostarsi separatamente sotto l'influsso di una tensione applicata o di un campo magnetico, generando con il loro spostamento una "corrente elettrica".

 

Questo significa che il plasma ha come proprietà principale quella di trasportare la corrente elettrica, formando "filamenti" di energia che seguono le linee dei campi magnetici, infatti nel cosmo questi filamenti sono ovunque presenti.
 

 


I Luciferini
Queste sono le basi nel quale nasce, cresce e si sviluppa l’alieno Luciferino, detto anche “Essere di Luce”.

 

Il Luciferino non è altro che un entità vivente di plasma e che in alcune risacche di nebulose nelle Galassie, ha trovato gli elementi di base costituiti dalla materia, capace di generarlo in forme di energia intelligente. Nel corso dell’evoluzione dell’Universo, queste forme energetiche hanno sviluppato una loro capacità vitale, totalmente diversa da quella che si evolve all’interno di un pianeta in grado di ospitare la vita, dove il Cosmo stesso e lo spazio sono la “casa” in cui nascere ed esistere.

 

In miliardi di anni di evoluzione, poi, hanno raggiunto l’intelligenza, in quanto questa fonte di energia pura ha acquisito la capacità di pensare e di diventare un essere senziente.

 

Il Luciferino, fondamentalmente, è come un cancro che si auto-rigenera, un cancro talmente diffuso in grado di nascere e formarsi in ogni angolo dell’Universo conosciuto con le stesse proprietà, con cui i tumori si formano uguali in tanti corpi umani o animali diversi; come ogni tumore porta la materia che lo genera alla morte perché al tempo stesso la consuma totalmente.

 

Quando in alcune risacche di nebulose, la materia che avanza non è in grado di formare sistemi solari o al contrario si allontana da esse per una spinta eccessiva causata dall’esplosione iniziale che l’ha generata, questo materiale di energia comincia a condensarsi in strutture materiche che lentamente, attraverso un lungo e tortuoso percorso evolutivo, si uniscono in una unica entità energetica e luminosa.

 

Spesso tante entità o un Entità-Madre formano dei reticoli o filamenti all’interno di un sistema esteso diversi anni luce, dove si scambiano informazioni a livello elettrico.

 

Durante il continuo processo evolutivo, le Entità-Madri si resero conto ben presto, che alla fine la loro energia non sarebbe stata duratura, in quanto avrebbero consumato tutta la materia esistente dalla quale si sono formate, quindi hanno scoperto che nel creare tanti piccoli cloni di se stesse, tutte uguali e indipendenti, ed inviate attraverso il reticolo di plasma presente nell’Universo, si sarebbero potute diffondere alla ricerca di fonti di energia alternativa.

 

Il Luciferino è fondamentalmente un “dio minore”, un minuscolo sole intelligente e mobile, formato della stessa sostanza delle stelle ma dalla quale materia trova solo la spinta per generarsi e muoversi. Inoltre, fa parte anche della famiglia dei mutaforma, ovvero è in grado, grazie alla sua essenza energetica, di cambiare forma e acquisirne la più simile in base alle entità con cui entra in contatto.

 

Proprio per questo e grazie all’elettricità presente nel plasma cosmico (che gli permette uno scambio di informazioni di base per la propria esistenza), è capace di muoversi in ogni angolo della Galassia in cui si forma e di entrare in contatto con tutti gli altri esseri viventi.

 

Attualmente, si stima che solamente la Via Lattea sia popolata da una numero imprecisato di Luciferini, tanto da calcolarli in miliardi di individui.
 

 


L’incontro con le altre razze aliene e con l’Uomo
I Luciferini, appena si resero conto che la materia che li generava aveva un limite e non era più in grado di tenerli in vita, dato che una volta esaurita avrebbero finito anche loro di esistere con essa, capirono che l’unico modo per sopravvivere era quello di andare alla ricerca di altre fonti di energia alternative.

 

Suddividendo il proprio essere da un Entità-Madre gigante ad esseri più piccoli, molto più innumerevoli e in grado di assumere le più svariate forme, si propagarono in ogni dove, alla ricerca di mondi dal quale assorbire più energia vitale possibile, divenendo al tempo stesso una metastasi.

 

Dapprima cominciarono la loro opera di “vampirismo” su forme animali e vegetali presenti in molti pianeti sparsi nella Galassia, poi, appena incontrata l’intelligenza ed altre forme senzienti come loro, diedero inizio ad un vero e proprio parassitaggio, sia subdolo che consenziente con il corpo ospitante.

 

In questo lungo peregrinare, per quanto concerne i Luciferini della nostra Galassia, milioni di anni fa entrarono in contatto con la razza dei Sauroidi, che già da tempo si era insediata tra i pianeti delle stelle della cintura di Orione. Dapprima, questo vampirismo iniziò in modo silenzioso poi, quando i Sauroidi si evolsero tanto da arrivarne a scoprirne la loro presenza, iniziarono uno scambio di informazioni, sino a stabilire una sorta di mutuo soccorso reciproco.

 

I Sauroidi avevano bisogno di acquisire maggiore conoscenza del creato e dell’Universo, sfamando la loro voracità di conquista grazie ad un maggiore sapere, mentre i Luciferini trovarono in loro una forza impressionante e un contenitore dove vivere e nel quale sarebbero stati in grado di trarne molta energia, seppur per un tempo limitato (ecco che nacque il mito del “Frutto della Conoscenza” di cui i Serpenti sono i portatori e che poi doneranno anche all’Uomo attuale, ovvero la “Conoscenza del Portatore di Luce”).

 

Quando entrambi scoprirono che nella Galassia (e in tutto l’Universo) erano stati creati esseri intelligenti dotati di una energia inesauribile, un energia eguagliabile a quella divina, decisero di cambiare i piani e di andare a sfruttarla per altri scopi e a loro vantaggio.

 

Fu in quel frangente che apparve sulla scena l’attuale Essere Umano, sintesi di una operazione genetica aliena. I Sauroidi, che nella mitologia sono stati sempre identificati con il Serpente, concessero all’Uomo nel Giardino dell’Eden il “Frutto della Conoscenza”, in realtà questo frutto era ciò che portavano dentro di se da molto tempo, la “Conoscenza dei Luciferini”, questa entità di luce generata dalla stessa materia di cui sono formate le stelle.

 

Ma i Luciferini, in realtà, non erano e non sono a tutt’oggi soltanto delle entità di luce in grado di conoscere in profondità i segreti del Cosmo, ma anche delle entità intelligenti, consapevoli della propria mortalità, capaci di compiere qualsiasi gesto e stratagemma per sopravvivere perché la loro stessa esistenza non vada perduta.

 

Appena creato il Nuovo Uomo (noi) si inserirono all’interno del novello contenitore, parassitandolo e manipolandone ogni evoluzione futura.

 

(Il Plasma sulla Terra, al contrario che nel cosmo, è molto raro, pertanto quando il Lux arrivò sulla Terra all’inizio era in grado di spostarsi solamente attraverso l’avvicinarsi e il contatto fisico con gli altri individui, tipico dei passaggi da possessione angelico/demoniaca, attualmente invece, grazie allo sviluppo tecnologico umano, è in grado di muoversi sull’intero globo grazie all’energia elettrica e di entrare nelle nostre case con estrema rapidità e facilità, anche da un presa della luce o una lampadina).

 

Da allora, i Luciferini, hanno tenuto da millenni l’intera umanità soggiogata al loro volere, creando un misticismo falso che, agendo sul lato in parte animale e suggestionabile dell’uomo, è stato capace di indirizzarlo verso un determinato obbiettivo.

 

Hanno permesso la diffusione e moltiplicazione degli uomini sul pianeta, contribuendo allo sviluppo delle varie razze, poi da esse sono nate le innumerevoli culture, i primi popoli, i regni, le nazioni, gli imperi, ma soprattutto le religioni. Sulla religione hanno condotto un lavoro intenso e sistematico, perché agendo sulla psiche umana, incline al misticismo, sono stati in grado di manipolare la massa di Umani che lentamente nei millenni andava aumentando; facendo passare il suo “Frutto della Conoscenza” come un dono divino di cui l’Uomo ne era diventato l’unico portatore universale.

 

Per questo le modalità di parassitare dei Luciferini sono ambivalenti, mettono nel dubbio, tengono in un continuo stato di sdoppiamento l’Uomo che li ospita, lo gratificano e al tempo stesso lo sommergono con il senso di colpa, perché è la voce divina interna che ti parla e ti fa capire cosa è giusto o sbagliato.

 

Il suo essere vampiro o luciferino è totalizzante, perché più conduce l’uomo in un gioco millenario di manipolazione, più si nutre delle sue esperienze e della sua fonte energetica inesauribile.

 

Prelevano continuamente energia da Umani solo dotati di Mente e Spirito, creando contrasti, incomprensioni e guerre, e ottengono in cambio energia dagli Umani dotati di Anima, perché sono i creativi e coloro che possiedono la vera scintilla divina di cui si nutrono.

Torna a Alienologia






I Grigi
 

 

Da dove provengono
E’ considerazione comune tra i ricercatori del fenomeno alieno, sulla base di prove attualmente in possesso, che un possibile pianeta di nome “Serpodel sistema stellare Zeta Reticoli, sia la patria della civiltà degli alieni denominati “Grigi”; queste idee derivano da affermazioni riguardo al racconto del cosiddetto rapimento alieno dei coniugi Betty e Barney Hill nel 1961.

 

Anni dopo il presunto evento, Betty Hill disegnò sotto ipnosi regressiva una mappa stellare che mostrava la posizione relativa della patria di questi alieni, fu la studiosa Marjorie Fish che interpretò il disegno come la ricostruzione della costellazione di Zeta Reticuli.

 

Zeta Reticuli (ζ Ret / ζ Reticuli) è un sistema stellare binario localizzato a circa 39 anni luce dalla Terra, si trova nella costellazione circumpolare antartica del Reticolo, ed è visibile ad occhio nudo nell’emisfero sud; non è visibile a nord dei tropici. Attualmente le due stelle sono considerate tra le più giovani provenienti dal disco galattico, ma sempre più antiche del Sole, forse circa 8 miliardi di anni ed appartengono al gruppo stellare in movimento ζ Herculis.

 

Entrambe le stelle possiedono moti propri e distanze simili che confermano di essere un ampio sistema binario, infatti si trovano distanti circa 9.000 AU e ruotano attorno ad un centro di gravità comune, completando il periodo di reciproca traslazione in circa un milione di anni.

 

ζ1 Reticuli e ζ2 Reticuli sono entrambe stelle nane gialle della sequenza principale, simili al nostro Sole e non sono stati individuati pianeti giganti in orbita ad entrambe, rendendo così possibile la presenza di mondi simili alla Terra.

 

La metallicità di queste stelle è pari al 60 % di quella del Sole, tanto che secondo alcune teorie vigenti, pianeti ferrosi di dimensioni simili alla Terra sono meno probabili attorno a stelle con minore contenuto di metalli, mentre si pensa che vi siano le condizioni per lo sviluppo di pianeti gassosi.

 

ζ1 Reticuli è lievemente meno massiccia e luminosa rispetto al Sole, mentre ζ2 Reticuli ha sia luminosità che massa molto simili a quelle del Sole.

 

Si sospettava che la stella avesse un compagno stellare vicino, ma successivamente questa ipotesi venne scartata, mentre il 20 settembre 1996 venne annunciata la scoperta di un pianeta in orbita attorno la stella, il pianeta avrebbe avuto una stretta orbita (0.14 UA) ed una massa pari a circa il 27 % di quella di Giove; la scoperta venne presto smentita dal momento che si dimostrò che il segnale era causato da pulsazioni proprie della stella, stella che a sua volta è una binaria, con una compagna di magnitudo 7.95.
 

 


Un possibile sistema planetario
Molto probabilmente questo è il sistema solare dalla quale proviene la razza aliena dei Grigi, perché presenta tutte le caratteristiche del caso con un sistema binario ampio, entrambe le stelle simili al nostro Sole e con una età considerevole di miliardi di anni.

 

Soprattutto nella prima stella, ζ1 Reticuli, è da porsi la nostra attenzione perché nelle nostre ricerche non è stato riscontrato un sistema binario come in ζ2 Reticuli, e la stella è molto simile al nostro Sole, seppure un poco più piccola e meno luminosa. Inoltre, non sono presenti pianeti giganti, anche se sicuramente ce ne sono di gassosi.

 

La particolarità consiste nei pianeti interni formati da un piccolo pianeta: probabilmente un asteroide o una luna sfuggita all’orbita di un pianeta e che si trova più prossimo alla stella, a cui fanno seguito 3 pianeti “terrestri” di dimensioni più o meno uguali tra di loro, molto più piccoli rispetto al nostro pianeta, probabilmente leggermente più piccoli anche di Marte.

 

Ovviamente il primo, in rapporto di vicinanza con la stella, è il più caldo, il centrale presenta un clima più temperato, mentre il terzo è il più freddo e soggetto a bruschi cambiamenti climatici e piccole glaciazioni.

 

Tutti e tre i pianeti sono ricoperti di vegetazione: il primo, dalla conformazione terrestre, ha un ecosistema del tutto tropicale con vaste aeree ricoperte di vegetazione lussureggianti e mari interni anche molto ampi; il secondo, con il clima temperato (forse da riconoscere come il pianeta “Serpo”), presenta una vegetazione più scarsa, seppure presente, con un unico grande oceano che ricopre buona parte del pianeta; il terzo è più freddo, roccioso e in parte ricoperto di ghiaccio ma presenta una fascia equatoriale più calda, territorio ricoperto da una vegetazione rigogliosa, anche se più contenuta.

 

Oltre questi pianeti appena descritti, segue una fascia degli asteroidi molto ampia anche se presenta oggetti di poco conto e non molto numerosi, probabilmente il sistema contiene anche 2 o 3 giganti gassosi, ma non molto grandi, con una massa simile o inferiore al nostro Nettuno, di cui il più esterno sembra essere il più grande.

 

Escludendo il planetoide vicino alla stella, completamente disabitato perché troppo caldo e concentrandoci sui pianeti rocciosi interni, possiamo fare una distinzione che potrà aiutarci nella nostra ricerca: primo pianeta “il Tropicale” (o Agape), secondo pianeta “il Temperato” (o Serpo), terzo pianeta “il Freddo”.

 

Questa classificazione ci permetterà di capire maggiormente il rapporto tra i tre diversi pianeti e la razze di Grigi che vi abitano, essendo parte di un ampio progetto di sperimentazione genetica.
 

 


Panoramica generale
Quella dei Grigi è la razza aliena più nota, la prima di cui abbiamo vasta testimonianza e dalla quale è stata tratta una nutrita letteratura di ricerca e studio.

 

Da un punto di vista prettamente analitico si tratta di un tipo di alieno che esegue materialmente le abductions, sopratutto per conto di altre razze aliene, portando avanti progetti di manipolazione genetica, sperimentazioni a fini di ibridazione e nutrimento.

 

Dal forte potere psichico e telapatico, che spesso trae in inganno gli addotti, il loro punto debole si riscontra invece nella mancanza di forza fisica ed energia vitale. Il termine Grigi (dall'inglese "Grays" o "Grey") è di recente divulgazione, si tratterebbe degli stessi individui noti come “EBE's” (Entità Biologiche Extraterrestri) presumibilmente coniato dal Dr. Detlev Bronk in base ai rilievi autoptici eseguiti sui cadaveri recuperati a Roswell nel 1947.

 

Esistono diverse tipologie di questa forma aliena, le quali vengono descritte in modo simile, ma possiedono differenti caratteristiche morfologiche come, ad esempio, il colore della pelle e l’altezza.

 

Esse, descritte con precisione durante l’ipnosi, differiscono a seconda della razza aliena con cui si ha a che fare e già dalle prime sessioni ipnotiche risultò chiaro che le descrizioni dell’aspetto degli alieni non erano coerenti con l’ipotesi di una sola razza: o i soggetti sotto ipnosi inventavano descrizioni uguali nella sostanza, ma diverse nei particolari, oppure esistevano diversi tipi di alieni, simili ma non uguali.
 

 


Grigi Testa a Cuore (pianeta “il Tropicale” o “Agape”)
Una prima razza di Grigi di tipo mammiferomorfi (probabilmente quella originaria), è rappresentata da individui piccoli, alti 70 - 100 cm, con la pelle molto rugosa, il collo lungo con i muscoli che flettono e ruotano la testa.

 

La bocca si presenta piccola e con labbra di diverso spessore (il labbro superiore è vistosamente più piccolo di quello inferiore) e gli occhi scuri ed umidi; le dita delle mani sembrano essere cinque. Il cranio a forma di cuore è tipico, infatti è sviluppato in modo retroverso ma presenta un avvallamento al centro della fronte che scompare gradualmente verso la parte posteriore del cranio (da qui il nome di “Testa a Cuore”), mentre le orecchie sono piccole ed un po’ appuntite in alto.

 

Denominati anche “pig-nosed grey”, emettono un odore simile a quello dello zolfo.

 

I “Testa a Cuore” non sono padroni del proprio destino, un tempo sottomessi e schiavi dell’alieno Sauroide, si sono negli ultimi tempi discostati da questa autorità cercando nuovi padroni.

 

I Sauroidi si sono serviti di loro per dar vita ad altre varianti genetiche che andremo di seguito a descrivere.
 

 


Grigi o EBE (pianeta “il Temperato” o “Serpo”)
Una seconda razza di Grigi vista più frequentemente è alta 100-130 centimetri, di corporatura molto esile e dai lineamenti più delicati.

 

La fisionomia è caratterizzata da occhi neri inclinati, grandi e a mandorla, molto penetranti, privi di pupilla, da vestigia di orecchi e naso e da una testa molto grande con mento a punta e una fessura al posto della bocca. Il colore della pelle varia dal grigio scuro al marrone, fino al bianco latte o l’argento e sono glabri.

 

Non hanno un sistema riproduttivo e digerente, si sono evoluti oltre il processo di riproduzione sessuale così che i loro organi genitali e il tratto digerente risultino totalmente atrofizzati, per questo motivo, non hanno la capacità di nutrirsi o di appagarsi con attività sessuali. Sono stati creati attraverso un processo di clonazione per mezzo dell’ingegneria genetica, come una sottospecie della razza originaria dei “Testa a Cuore”.

 

I piccoli Grigi sono gli alieni coinvolti nelle mutilazioni di bestiame bovino, essi assorbono certe sostanze da parti del bestiame stesso che li stabilizzano durante il processo di clonazione.

 

Tali sostanze possono essere messe sotto la lingua per dargli sostentamento e stabilità per un certo tempo e provengono da membrane mucose: labbra, naso, genitali, retto ed anche da altri organi: queste sostanze ghiandolari servono come nutrienti al posto del cibo. Mettere tali sostanze sotto la lingua non è l’unico modo di nutrirsi dei Grigi, nelle mutilazioni di bestiame il sangue viene totalmente drenato dai corpi e confluito in enormi vasche dove si immergono, e dalla quale assorbono i principi nutrienti attraverso la pelle.

 

Utilizzano, inoltre, perossido di idrogeno nel processo di assorbimento e di eliminazione delle scorie, il perossido di idrogeno aiuta anche a preservare la mistura di liquido e di organi impedendogli di putrefare.

 

Le scorie, a causa dell’assenza di apparato digerente, vengono eliminate attraverso la pelle, per questo durante le adduzioni e in loro presenza, è spesso avvertito un forte odore di putrido o di marcio.
 

 


Grigi Neri (pianeta “il Freddo”)
Una terza sottospecie è simile alla precedente, salvo una statura leggermente maggiore ed un aspetto ancora più filiforme, simile ad una mantide religiosa, con arti estremamente allungati.

 

Questa tipologia di Grigi Neri sembra essere attualmente quella dominante e più vicina gerarchicamente alla razza padrona Sauroide. Vestono una tuta attillata, spesso vista di colore blu anche se risulta essere nera, l’alterazione del colore dipende dalla rifrazione della luce blu-violetto dei locali interni, dove compiono i loro esperimenti sul tipo di tuta “metallica” e lucente che indossano.

 

Sono privi di sentimenti ed emozioni e guardano gli esseri umani come una razza inferiore. La manipolazione genetica è il loro unico strumento per impedire l’estinzione della specie.
 

 


Progetto di un nuovo ecosistema alieno
Tra le molte razze aliene che esistono ed interferiscono con gli Esseri Umani, quella dei Grigi è tra le meno importanti da un punto di vista gerarchico o di potere, essendo essenzialmente degli schiavi che compiono il lavoro per quasi tutte le razze aliene, indistintamente.

 

Questa schiavitù, però, si è venuta a creare dopo aver concesso alle varie razze aliene di intervenire geneticamente per scongiurare un estinzione naturale, essendo una razza tra le più antiche che si conoscano.

 

Se si escludono i “Testa a Cuore”, i quali sembrano di recente aver alleggerito il giogo che li teneva legati ai Sauroidi, per gli EBE e i “Neri” è comune che siano associati con più o meno molte delle razze conosciute (Umanoidi, Satanidi, Sauroidi appunto, raramente Horus e Mantidi o persino Militari umani). Ad un certo momento della loro storia, i “Testa a Cuore”, abitanti nel “pianeta tropicale” o “Agape”, vennero a contatto con i Sauri, che in cambio dei loro servigi, chiesero di poterli aiutare a non morire grazie alla tecnologia ben più elevata che essi non possedevano.

 

Il progetto, però, ben presto si allargò smisuratamente perché tutte le razze aliene coinvolte nel “Progetto Umano”, trovarono in questo piccolo sistema solare una grande opportunità di sperimentazione.

 

Con queste premesse venne alla luce il progetto per un “Nuovo Ecosistema Alieno” che permise ad alcune razze, Sauroidi e Mantidi in primis, con il supporto degli Umanoidi, di dar vita a nuove forme aliene e infine alle sottospecie che oggi conosciamo; per questo motivo, i “Neri”, hanno un aspetto molto più simile a quello delle Mantidi e si differenziano molto dagli altri, perché il loro DNA è intimamente connesso con quello mantideo.

 

Gli EBE invece, sono stati un primo e modesto tentativo di legare il codice genetico umano con quello dei Grigi, non solo per una certa somiglianza tra le due razze, ma perché presentavano aspetti molto comuni ed interessanti.

 

Non è un caso che le maggiori ibridazioni umano-aliene vengano condotte proprio integrando il DNA umano con quello dei Grigi, e che molti dei feti o dei figli alieni che l’addotto dice di avere avuto, assumono sempre un aspetto conforme a questa razza. Una volta create le due nuove sottorazze, gli EBE e i “Neri”, furono ben presto divisi dalla razza originaria, ed ognuna, grazie alle caratteristiche del sistema solare di Zeta Reticoli e dei tre pianeti rocciosi interni, fu messa a vivere e a popolare un pianeta diverso.

 

Nel primo pianeta “il Tropicale” (o Agape), rimase a viverci la razza originaria dei “Testa a Cuore”, sul secondo pianeta “il Temperato” (o Serpo) furono messi a vivere gli EBE, mentre nel terzo pianeta “il Freddo”, i “Neri” dall’aspetto mantideo.

 

Grazie alla tecnologia che tutte e tre le razze possiedono, accresciuta attraverso i favori delle razze aliene più evolute, attualmente si sta avendo una maggiore fusione ed interferenza tra queste specie, ma che comunque rimangono indipendenti con un proprio assetto politico e gerarchico. Nel corso della loro storia anche la forma di schiavitù nei confronti delle altre razze aliene si è modificata, in quanto sono riusciti abilmente a sfruttare le diverse situazioni che si sono venute a creare.

 

I “Testa a Cuore”, inizialmente e per un lunghissimo tempo sottomessi ai Sauroidi, attualmente se ne sono distaccati, probabilmente perché sono riusciti a stipulare diversi accordi con la razza aliena degli Umanoidi. Gli EBE, invece, da sempre sono stati considerati di “uso e patrimonio comune” per coloro che ne avessero avuto bisogno, questo spiegherebbe la loro presenza in molti casi di abductions con le più diverse razze aliene.

 

Di queste tre razze, l’unica che ha avuto un percorso più particolare è quella dei “Neri”, inizialmente creata e sottomessa dalle Mantidi, a seguito dei contrasti emersi con i Sauri, sfociati poi in un vero e proprio conflitto, sono stati infine soggiogati da questi ultimi e ai quali ancora oggi ne sono succubi.

 

Essenzialmente le tre razze sono molto simili, presentano tutte un semplice sistema gerarchico, analogo a quello degli insetti, con un pensare comune, collettivo e dove il singolo difficilmente si impone sulla massa. Una certa autorità la si può riscontrare nei “Testa a Cuore” e i “Neri” che, data la loro particolarità, hanno bisogno di alcune figure di riferimento dal quale prendere gli ordini per i compiti assegnati che devono svolgere.

 

Non esiste la singolarità dell’individuo, sin dalla nascita ognuno è destinato ad un compito che dovrà svolgere sino al termine della propria vita. Non vivono molto a lungo, anche se la durata della vita è secolare (da un minimo di 150 ad un massimo di 300/400 anni). Non hanno un sistema politico ed economico, non possiedono nessuna forma d’arte, filosofica o religiosa, hanno una visione dell’Universo del tutto unica e particolare, come se fosse “svuotata”.

 

Gli unici che si distinguono, non solo per essere la razza originaria e più antica, sono i “Testa a Cuore”: presentano un aspetto filosofico e religioso più sviluppato, dove l’idea concettuale del Cosmo, acquisisce un valore centrale attraverso una forma germinale di spiritualità interiore e che li mette in connessione con esso; per questo e motivo non comprendono e non capiscono la natura umana, per loro completamente “aliena”.

 

Anche la tecnologia che possiedono non è molto avanzata, prima della comparsa dei Sauroidi e delle altre razze aliene, non erano riusciti a costruire una tecnologia tale da permettergli viaggi spaziali, avevano però concentrato le loro conoscenze per una migliore efficienza sociale e razziale.

 

La tecnologia è stata acquisita grazie all’aiuto delle altre razze aliene, dove oltre a permettergli di sopravvivere attraverso la clonazione, sono stati in grado di iniziare anche i loro viaggi stellari.

 

Resta comunque una inferiorità tecnologica, ovviamente voluta dalle altre razze aliene per tenerli costantemente sotto controllo, ed un certo modo di presentarsi, se vogliamo, anche scadente e grezzo che li contraddistingue. In genere preferiscono viaggiare sulle astronavi delle altre razze aliene, non solo per una maggiore sicurezza, ma anche perché hanno la possibilità di apprendere ulteriori informazioni e conoscenze scientifiche.
 

 


Le abduction
Artefici della maggior parte delle adduzioni da noi conosciute, è comune riconoscere in questo essere l’alieno per eccellenza, soprattutto dopo che anche il cinema si è interessato a questa entità.

 

Ovviamente è logico pensare che, concentrando l’attenzione sui Grigi, si distoglie lo sguardo dalle altre razze aliene, quelle che compiono effettivamente il lavoro sporco sull’Umanità e che stanno portando avanti il loro “Progetto Umano”.

 

I Grigi, disponendo di una modesta tecnologia ma di una elevata capacità telepatica, nei modi un po’ grezzi, lasciano nell’addotto un grave disagio, sia fisico che psicologico. In genere è comune ricordare l’apertura di una “porta olografica” nella propria camera, magari anche in posti poco pratici (angolo di pareti, dietro a tavoli, addirittura “dentro i mobili”), seguita da una strana oscurità, spesso accompagnata da una luce blu-violetto che inonda in parte la stanza.

 

Quando si presenta il Grigio, che spesso durante l’infanzia è riconosciuto come un “amichetto” e che può assumere varie forme (da un animale, un bambino dai lineamenti strani, un personaggio delle fiabe, un folletto, addirittura un cartone animato, etc.), le situazioni si complicano perché la loro azione psicologica è molto penetrante.

 

Usano una bacchetta (riferimenti alle “bacchette magiche” non è del tutto casuale), con la quale istruiscono i simili e inviano comandi agli addotti. Se si presentano in gruppo, in genere hanno un modo di agire a formazione piramidale, con il più forte all’apice e gli altri ai limiti, muovendosi come un cane che interviene sul gregge, soprattutto se è necessario accerchiare la persona che viene addotta.

 

La adduzioni che compiono possono essere di più tipologie, se hanno la tecnologia necessaria, rapiscono il soggetto facendolo levitare nella stanza per poi farlo passare attraverso la “porta olografica” che lo conduce direttamente in astronave, altre volte è il soggetto addotto che, alzandosi dal letto, viene indotto a camminare verso questa porta.

 

In casi più estremi, il Grigio stesso, soprattutto con soggetti piccoli o magri, prende di peso l’addotto e, in braccio, lo porta via con se.

 

In quest’ultimo caso, soprattutto se la persona dorme nuda, è comune a molti addotti risvegliarsi e ritrovarsi con parti del corpo macchiate di una strana sostanza giallastra. A quanto pare i Grigi, quando conducono le abductions, si cospargono di una sostanza simile al fosforo e che spesso, durante la notte, li fanno apparire luminescenti.

 

L’interno dei loro ambienti è quanto mai caotico, è comune a molti riconoscere una colorazione bluastra che si riscontra in ambiente, alterando così la percezione dell’addotto e una chiara visibilità di ciò che lo circonda.

 

Se l’adduzione avviene in una astronave o comunque in luoghi da loro gestiti, molti hanno ricordi di stanze dove regna il caos, sporche, con emanazioni di forti odori, spesso nauseabondi, con la vista di strani macchinari tecnologicamente arretrati.

 

Diversa è la situazione quando i Grigi operano per conto di terzi, in questo caso sfruttando luoghi e tecnologie altrui, l’addotto riesce ad avere una maggiore visione dell’insieme, arrivando persino a descrivere la stanza, le macchine utilizzate per gli esperimenti, i cilindri dove vengono contenute copie dello stesso o di altri addotti, e i piccoli contenitori dove vengono messi in gestazione i feti ibrido umano-alieni.
 

 


Le ibridazioni
Nel 1996 a Vargiha nello stato brasiliano di Mina Gerais, si registrarono segnalazioni di molteplici testimoni, che asserivano di aver visto strani ed inquietanti esseri nei terreni, attorno le fattorie e le campagne circostanti la cittadina; si tratta di testimoni civili e che in modo coerente descrivevano tutti lo stesso fenomeno.

 

In questi avvistamenti, soprattutto nelle fattorie di campagna, si avevano avvistamenti di oggetti nel cielo, il bestiame che impazzito, si metteva a correre all’interno dei recinti, sino ad arrivare a prendere contatto con quella che i bambini definirono una “strana bestia”, arrivando in alcuni casi a prenderli persino a sassate.

 

Alcuni di loro però furono catturati dai pompieri chiamati nella zona, portati in ospedale e sottoposti ad esami medici, non sopravvissero e molto probabilmente, la morte fu causata anche da auto-avvelenamento.

 

La cosa suscitò talmente grande interesse che ben presto si presentò l’esercito, personaggi strani conducibili ad agenzie di intelligence e persino l’ente spaziale americano, la NASA. Venne anche condotta un autopsia del "cadavere", ma che a tutt’oggi risulta avvolta nel mistero. Dopo tutti questi anni cosa ne è rimasto di concreto?

 

In primo luogo, gli esperti sottolineano l'esistenza di numerose testimonianze registrate da parte di persone che videro, senza ombra di dubbio, quelle due creature di fattezze umanoidi: testa molto grossa, calva, con tre piccola “corna”, ovvero protuberanze superiori, occhi privi di pupille di color rosso intenso, volto solcato da vene rosse in rilievo, bocca e naso quasi inesistenti, pelle scura, forse marrone, unta da una sconosciuta sostanza oleosa, vene in rilievo anche nelle spalle e nelle braccia, mani con tre dita, piedi grandi con due dita prive di unghie, statura non superiori al metro e sessanta, voce simile ad un ronzio.

 

Che cosa potrebbero essere stati i misteriosi esseri di Varginha? L'ipotesi più accreditata è quella di "errori genetici", ovvero "scarti" di operazioni genetiche effettuate da "qualcuno" che stava manipolando materiale biologico per creare supponibili "incroci".

 

Forse, si trattava di "feti" alieni o di "neonati" tarati da qualche imperfezione di cui ci si è voluti sbarazzare.

 

Alcuni elementi, infatti, metterebbero in relazione tali esseri con i neonati terrestri: la testa grossa e calva (sappiamo che i neonati sembrano spesso avere la testa più grossa del corpo e che sono quasi sempre calvi), le vene "in rilievo" (anche questo, in un certo senso, è un fenomeno riscontrabile in alcuni neonati, se consideriamo la finezza della pelle), la sconosciuta "sostanza oleosa" (e se fosse un residuo del liquido amniotico della madre?)

 

Ma l'ipotesi dello "scarto genetico", per quanto a mio parere plausibile, non ne esclude altre. Questi alieni, strettamente imparentati con la razza dei Grigi, presentavano una pelle particolarmente sudata e con vistose vene in evidenza, segno eloquente di una grande insofferenza forse dovuta al caldo o alla nostra atmosfera incompatibile con il loro organismo.

 

Sono denominati Grigi-Marroni per il loro aspetto molto simile per statura e dimensioni a quello dei Grigi ma con appunto la pelle di colore marrone, la testa con la presenza di tre corna alla sommità ed ai grandi occhi rotondi e non a mandorla dalla forte colorazione arancione.

Torna a Alienologia
 

 




I Saturniani
 

 

 

Una scoperta senza precedenti
Nel libro “The Ecological Theater and the Evolutionary Play”, Yale Evelyn nel 1965 teorizzò l'esistenza di organismi che avrebbero potuto vivere grazie al calore della Terra, ma fino al 1977 nessun biologo vide mai una comunità del genere.

 

Nel mare profondo la densità di organismi marini, con poche eccezioni, è molto bassa e raggiungono dimensioni minime, la loro crescita è lenta, la pressione è elevata, l'acqua è fredda e densa, manca la luce e gli organismi dipendono per sopravvivere da quello che "piove" dall'alto, ossia dalla superficie.

 

Nel febbraio / marzo 1977 due scienziati, Corliss ed Edmond, entrambi geologi marini, stavano andando alla ricerca di rocce basaltiche da campionare, lungo la dorsale delle Galapagos a 2.600 metri di profondità.

 

Durante una manovra del braccio meccanico del batiscafo Alvin, videro due grandi anemoni di mare, ma oltre l'acqua illuminata dai fari, fu fatta una scoperta senza precedenti:

"Fu così che arrivammo in vista di uno scenario incredibile. In genere la formazione basaltica tipica degli assi delle dorsali è molto squallida: monotoni campi di cuscini scuri tagliati da faglie e da spaccature, per metri quadrati non si trova un solo organismo, eppure qui, vi era una vera e propria oasi.

 

Scogliere di mitili e distese di bivalvi giganti ci apparvero nel tremolio dell'acqua insieme a granchi, anemoni di mare e ghiozzi. Le restanti cinque ore del tempo dedicato alla ricerca furono frenetiche [...] Lavorammo finché l'energia disponibile per le apparecchiature si esaurì."

Quel giorno furono osservate specie mai viste prima, tra cui vermi tubicoli alti due metri e bivalvi giganti da 30 cm.

 

Ma subito si palesò una domanda:

“in un deserto le oasi esistono grazie alla presenza di acqua, ma in fondo al mare, cosa permette la loro esistenza? Qual è l'ingrediente mancante che equivale all'acqua delle oasi dei deserti terrestri?”

La risposta giunse anni dopo, quando si cominciò a capire l'ecologia delle sorgenti idrotermali profonde e la fisiologia degli organismi che vi vivono.

 

Negli ultimi decenni gli scienziati sono arrivati alla conclusione che sulla Terra, ovunque sia possibile trovare acqua allo stato liquido, sono presenti forme di vita. Condizioni estreme in temperatura, radiazione, pressione, essiccazione, salinità e pH sono tutte superate da forme di vita in presenza di acqua liquida.
 

 


Le sorgenti idrotermali
Esempi di ambienti estremi sulla Terra sono il Lago Vostok e le sorgenti idrotermali del Golfo del Messico o dislocati lungo le dorsali oceaniche.

 

Il lago Vostok è situato nel continente antartico ed è sepolto sotto quattro chilometri di ghiaccio da milioni di anni, lo spessore del ghiaccio non permette alcun tipo di processo foto-sintetico, il che fa di quest'ambiente un modello ideale per determinare come una potenziale biosfera potrebbe sopravvivere in mondi alieni.

 

Ma lungo le dorsali oceaniche si ha fuoriuscita di magma basaltico che crea continuamente nuova crosta oceanica, la formazione di nuova crosta comporta lo spostamento dei fondali oceanici, che poi si insinuano sotto le placche continentali.

 

L'attività vulcanica delle dorsali, comporta ovviamente la risalita del magma che si inserisce tra le fessure della crosta neoformata, e riscalda l'acqua che poi fuoriesce attraverso le sorgenti sottomarine. Man mano che il fondale si allontana dalla dorsale, l'attività idrotermale viene meno, l'acqua non si risalda più e la sorgente si esaurisce. Le sorgenti idrotermali profonde sono state classificate in diversi modi: le “white smokers” sono le cosiddette "fumarole bianche", mentre le “black smokers” sono le "fumarole nere".

 

Queste ultime emettono acqua surriscaldata, tanto che la temperatura può superare i 400°C, ma non si tratta di vapore, perché la pressione elevata non permette il passaggio dell'acqua dallo stato liquido a quello di vapore.

 

L'incontro di quest'acqua surriscaldata con quella dell'ambiente circostante a temperature prossime ai due gradi (valore medio), determina un brusco abbassamento della temperatura stessa e l'immediata precipitazione dei solfuri di ferro, che colorano di nero, appunto, la nube di acqua tremolante. Si trovano tutte lungo la dorsale atlantica a profondità medie di 3.800 m., quindi sono dislocate a profondità maggiori rispetto a quelle del Pacifico.

 

Le fumarole bianche sono invece caratterizzate da emissioni di acque a temperature inferiori, comprese tra i 100 e i 300°C.

 

Esistono poi tipologie di fumarole con caratteristiche intermedie tra le black e le white smokers e in alcuni camini è stata persino misurata una radiazione luminosa associata all'alta temperatura dei fluidi emessi.

 

La radiazione emessa è compresa nell'infrarosso ed ha le caratteristiche di una vera e propria fonte di energia, infatti, in alcune fumarole nere al largo della costa Messicana a 2.500 m. di profondità, sono stati scoperti batteri fototrofi appartenenti al genere Chlorobiaceae, che utilizzano per la fotosintesi una fonte di luce diversa da quella del Sole.
 

 


Europa, il satellite di Giove
Europa, per dimensioni, è il quarto satellite naturale del pianeta Giove ed uno dei più massicci dell'intero sistema solare.

 

Venne scoperto da Galileo Galilei il 7 gennaio 1610 assieme ad Io, Ganimede e Callisto, da allora comunemente noti con l'appellativo di satelliti galileiani. Il suo nome deriva da quello di Europa, una delle tante amanti di Zeus, secondo la mitologia greca, lo stesso personaggio che ha dato origine anche al nome del continente europeo.

 

Europa orbita attorno a Giove con un periodo di circa tre giorni e mezzo. Osservazioni condotte nel 1994 tramite lo spettrografo di bordo del telescopio spaziale Hubble, hanno rivelato la presenza di una tenue atmosfera attorno al satellite, composta di ossigeno, e la pressione atmosferica al suolo nell'ordine di micropascal. Di tutti i satelliti naturali del sistema solare, solo altri sei (Io, Ganimede, Callisto, Titano, Encelado e Tritone) possiedono un'atmosfera apprezzabile.

 

L'aspetto della superficie di Europa, quasi completamente liscia e priva di crateri da impatto, rende plausibile un suo costante rimodellamento ad opera di un oceano di acqua allo stato liquido che, secondo le teorie comunemente accettate, dovrebbe trovarsi al di sotto dei suoi ghiacci.

 

Le immagini inviate a Terra dalla sonda Galileo, entrata in orbita nel dicembre del 1995 attorno a Giove, suggeriscono la presenza di un’immensa crosta ghiacciata simile al pack dei mari polari della Terra.

 

La temperatura superficiale si aggira intorno ai 120 K (circa -150 °C), ma al di sotto della crosta si potrebbero raggiungere temperature ben più elevate per via del calore prodotto dall'interazione mareale con Giove. Questo fenomeno, sebbene non vistoso come quello in atto su Io, sarebbe in grado di mantenere allo stato liquido gli strati interni di Europa.

 

La superficie di Europa è relativamente liscia, con poche colline di qualche centinaio di metri, facendo del satellite uno degli oggetti più lisci nel sistema solare. Questo sembra indicare una superficie giovane, attiva, e basandosi su stime della frequenza di bombardamento "cometario" che raggiunge Europa, la superficie ha da 20 a 180 milioni di anni circa (le caratteristiche superficiali mostrano chiaramente una grande varietà di età).

 

La caratteristica più notevole della superficie di Europa è una serie di striature scure che attraversano, incrociandosi tra di loro, l'intero satellite, mentre un esame da vicino ha mostrato che i bordi della crosta di Europa, su ogni lato delle crepe, si sono mossi rispetto agli altri.

 

Le bande più larghe sono di circa 20 km con dei bordi leggermente scuri, striature regolari e una banda centrale di materiale più chiaro. Questo potrebbe essere stato prodotto da una serie di eruzioni vulcaniche di acqua o geyser quando la superficie di Europa si allarga scoprendo gli strati più caldi sepolti. L'effetto è simile a quello visibile nelle dorsali oceaniche terrestri.

 

Confronti fatti tra le foto della Voyager e della Sonda Galileo, suggeriscono che la crosta di Europa ruota ad una velocità tale da fare un giro in più rispetto al suo interno ogni 10.000 anni.
 

 


Vita su Europa?
Europa da sempre è considerato un satellite candidato per ospitare la vita.

 

L’eventuale presenza di forme biologiche è ritenuta possibile nel suo entroterra, il luogo con al momento la più alta probabilità di supportare forme di vita extraterrestre in tutto il sistema solare. La vita potrebbe esistere nei suoi oceani sotto i ghiacci che sembrano essere ambienti molto simili alle bocche idrotermali presenti nelle profondità dell'oceano e, in speciale modo al Lago Vostok, in Antartide.

 

Fino agli anni '70 la vita, come generalmente riconosciuta, era ritenuta essere completamente dipendente dall'energia proveniente dal Sole.

 

Le piante sulla superficie terrestre catturano energia dalla luce solare ed effettuano la fotosintesi clorofilliana, per sintetizzare gli zuccheri dall'anidride carbonica e dall'acqua, rilasciando ossigeno durante il processo, per poi essere mangiate da animali che respirano ossigeno, trasferendo la loro energia nella catena alimentare.

 

Anche la vita nelle profondità oceaniche, molto al di sotto della zona eufotica, era ritenuta ottenere il proprio nutrimento dai detriti organici che piovevano dalla superficie o mangiando animali che, a loro volta, dipendevano da quel nutrimento.

 

Nel settembre del 2009 lo scienziato planetario Richard Greenberg ha calcolato, invece, che i raggi cosmici che colpiscono la superficie di Europa potrebbero convertire il ghiaccio in ossidanti ed essere assorbiti dall'oceano fino a riempire le crepe.

 

Attraverso questo processo, Greenberg ha calcolato che gli oceani di Europa potrebbero raggiungere una concentrazione di ossigeno maggiore di quelli della Terra in appena qualche milione di anni.

 

Questo permetterebbe ad Europa non solo di supportare semplice vita microbica anaerobica, ma potenzialmente grandi organismi aerobici come sono, ad esempio, i pesci. La fonte primaria di speculazione sulla possibilità di vita su Europa è data dalla probabile presenza di un oceano sotto i ghiacci che ricoprono il satellite.

 

Dopo un certo spessore di ghiaccio esterno, infatti, le forze di marea potrebbero aver fuso quello più interno lasciandolo sotto forma di acqua liquida. Questa teoria è supportata dal fatto che il ghiaccio in superficie è molto levigato, il che fa supporre che dopo grandi impatti meteoritici l'acqua risalga in superficie e congeli di nuovo saldando la crepa, lasciando la superficie estremamente levigata.

 

Anche se la presenza di un oceano è ormai quasi accertata da evidenze geologiche e geofisiche, rimane aperto il dibattito sullo spessore del ghiaccio in superficie e dell'oceano stesso.
 

 


Un possibile calcolo
L'energia è uno degli ingredienti fondamentali della vita, è richiesta energia sia per iniziare un'origine organica, sia per sostenerla nel tempo.

 

La principale fonte di energia di Europa è fornita dalle forze di marea di Giove che mantiene l'interno del satellite geologicamente attivo, effetto visibile in modo più evidente sulla vicina luna Io.

 

Europa orbita intorno a Giove in tre giorni e mezzo e, come la nostra Luna nei confronti della Terra, mostra al pianeta sempre la stessa faccia. Le forze di marea provocano all'interno di Europa continui movimenti, il che può rendere l'oceano interno abbastanza caldo da poter supportare forme di vita.

 

Mentre Europa, come la Terra, può avere un’energia interna dovuta al decadimento radioattivo, l'energia generata dalle forze di marea sarebbe comunque alcuni ordini di magnitudine più intensa di qualunque sorgente radiologica. In ogni caso, una simile energia non potrebbe mai supportare un ecosistema tanto grande e diversificato come quello basato sulla fotosintesi che si trova sulla superficie terrestre.

 

Europa, infatti, dista dal Sole circa cinque volte più della Terra e riceve solo un venticinquesimo del calore che arriva sul nostro pianeta.

 

Europa è situato all'interno della magnetosfera di Giove, il che lo rende bersaglio di un continuo bombardamento di ioni ed elettroni intrappolati all'interno del campo magnetico del gigante gassoso. Questi bombardamenti producono ossidanti ed altri elementi biogenici che, se riescono a passare attraverso il ghiaccio fino all'oceano, possono favorire la presenza di vita.

 

Il bombardamento delle particelle cariche intrappolate nella magnetosfera di Giove, infatti, insieme alla tenue luce solare, riscaldano il ghiaccio sulla superficie di Europa fino a far produrre vapore acqueo che, dopo una serie di reazioni chimiche, si trasforma in ossigeno. Ipotizzando che la vita su Europa respiri circa le stesse quantità di ossigeno dei pesci terrestri, allora la quantità di ossigeno che viene rifornito agli oceani dal ghiaccio proveniente dalla superficie, potrebbe sostenere circa 3 milioni di tonnellate cubiche di vita.

 

Per rendersi un idea di quanto siano 3 milioni di tonnellate, esse corrispondono a:

22.000 balene azzurre, il mammifero e l'animale più grande del mondo, oppure 60.000 capodogli, 3.000.000 di squali bianchi, 150.000.000 di Macrocheira Kaempferi, il granchio più grande del mondo (20 kg di peso).


 

Encelado
Encelado è un satellite naturale di Saturno, scoperto il 28 agosto 1789 da William Herschel ed è il sesto in ordine di grandezza.

 

Fino al passaggio delle due sonde Voyager, all'inizio degli anni 1980, le caratteristiche di questo corpo celeste erano poco conosciute, a parte l'identificazione di ghiaccio d'acqua sulla superficie, ghiaccio che riflette quasi il 100% della luce solare tenendo la temperatura di superficie a - 201 °C. Encelado è un satellite relativamente piccolo, con un diametro medio di 505 km, solo un settimo del diametro della Luna.

 

La sonda Cassini a metà degli anni 2000 ha acquisito ulteriori dati che hanno risposto a molte delle domande aperte dalle sonde Voyager e ne hanno poste di nuove.

 

Effettuando diversi sorvoli ravvicinati nel 2005, la sonda ha rivelato dettagli della superficie e dell'ambiente, in particolare ha scoperto un pennacchio ricco d'acqua che si erge nella regione polare sud. Questa scoperta, assieme alla presenza di fuoriuscite di calore interno e di pochi crateri da impatto nel polo sud, indica che Encelado è attualmente geologicamente attivo.

 

Le lune nei sistemi dei giganti gassosi sono spesso intrappolate in risonanze orbitali che comportano delle librazioni forzate o a eccentricità orbitali; la vicinanza con il pianeta madre può indurre, inoltre, il riscaldamento del satellite generato dalle forze mareali.

 

Encelado è uno di tre corpi celesti del sistema solare esterno (assieme alla luna Io di Giove e la luna Tritone di Nettuno) dove sono state osservate delle eruzioni attive, le analisi dei gas emessi suggeriscono che siano stati generati da acqua liquida situata sotto la superficie. Oltre ai crateri, ci sono pianure lisce, estese fessure lineari e catene montuose.

 

Il 14 luglio 2005 sono state riprese immagini che rivelavano una regione deformata circondante il polo sud di Encelado, questa area, che raggiunge a nord la latitudine di 60° sud, è coperta da fratture e creste, con pochi crateri. Si pensa che sia la regione più giovane del satellite e di tutte le altre lune ghiacciate di dimensioni medie: i modelli riguardanti il tasso di crateri suggeriscono che l'età sia inferiore a 10 - 100 milioni di anni.

 

I risultati spettrografici indicano che il materiale di colore verde presente in questa area è distinto chimicamente dal resto dei materiali presenti sulla superficie. Infatti è stato rilevato ghiaccio cristallino, che potrebbe essere molto recente (inferiore a 1000 anni) oppure alterato termicamente nel recente passato.

 

Sono stati rilevati anche composti organici, finora mai trovati in nessun altro satellite.
 

 


Un ghiaccio che scotta
Encelado è un piccolo corpo che orbita esternamente all'anello "E" di Saturno, inoltre è uno dei soli tre satelliti del Sistema Solare, sui quali sono stati osservati geyser attivi che espellono, come in un'eruzione vulcanica, materiale costituito da grani di polveri non molto grandi mischiati con vapore acqueo.

 

Un materiale che, in studi precedenti, gli scienziati avevano ipotizzato potesse essere addirittura la sorgente dell'anello “E” di Saturno.

 

Sotto la superficie ghiacciata della luna esiste acqua allo stato liquido, in equilibrio con il ghiaccio e il vapore, una scoperta che spalanca davvero una ancor più grande ondata di interessi per questo minuscolo oggetto del nostro sistema solare.

 

Strane cose stanno avvenendo su Encelado, dopo che la sonda Cassini ha immortalato la luna di Saturno mentre rigurgita dalla superficie lava di ghiaccio caldo proveniente dal mantello. Questi getti di grandi dimensioni osservati nelle regioni del Polo Sud, rappresentano l’ultimo atto del tumultuoso e rarissimo processo di ricambio della crosta lunare.

 

Lo spettrometro a infrarossi di Cassini rilevò infatti un flusso di calore nella regione polare di almeno 6 gigawatt, l’equivalente di una dozzina di centrali elettriche, inoltre anche la datazione della crosta di Encelado si è rivelata un puzzle per gli astrofisici a causa della grande variabilità: nell’emisfero nord alcuni crateri sembrano essersi formati più di 4 miliardi di anni fa, mentre la regione equatoriale avrebbe tra i 170 milioni e i 3,7 miliardi di anni.

 

Le rocce al Polo Sud invece sarebbero molto più giovani, si sarebbero formate meno di 100 milioni di anni fa, alcune forse appena 500 mila anni or sono.

 

Tutti questi misteri si spiegherebbero con la nuova teoria, per cui periodicamente parte del mantello interno di Encelado viene riciclato ed eruttato fuori attraverso bolle di ghiaccio leggero e caldo, mentre il ghiaccio freddo e pesante in superficie viene risucchiato all’interno della crosta.
 

 


Alternative forme di vita?
Il 30 gennaio 1998 apparve su alcuni quotidiani, un intervista fatta ad un astrofisica russo, Boris Rodionov, il quale sosteneva:

"Quando ho mostrato quelle foto agli ingegneri che costruiscono i nostri oleodotti e gasdotti, la reazione e’ stata unanime: sono tubature e condotti sotto una coltre di ghiaccio. Non avevo detto loro da dove venivano quelle foto. Pensarono che fossero foto da un satellite della Siberia, con risoluzione di nove chilometri".

Boris Rodionov, professore di micro e cosmofisica dell’Istituto Mifi (Ingegneria Fisica dell’Universita’ di Mosca), raccontava la sua "scoperta" con aria divertita.

 

Le foto sono quelle della sonda americana Galileo, che stava ancora girando attorno a Giove, fotografando ad ogni passaggio le lune del gigante del nostro sistema solare: Io, Europa, Ganimede, Callisto, e quelle che avevano attirato l’attenzione di Rodionov, mostravano la superficie di Europa.

"Strane, troppo strane per non far pensare – dice il professore - basta esaminarle con attenzione per escludere subito che si tratti di fessure naturali, di incrinature di tipo geologico".

Rodionov confutava in questo modo la tesi di molti planetologi, che interpretano quei segni come fratture causate dalle forze di marea esercitate da Giove: da queste fratture, secondo la tesi che Rodionov nega, uscirebbe acqua allo stato liquido, che poi si rapprenderebbe rapidamente. Quali altre ipotesi rimangono in piedi?

"Due soltanto - replicava Rodionov - una tecnogenetica, l’altra biogenetica. La seconda mi sembra fantastica, perché condurrebbe alla conclusione che quell’intricata rete di tubi e’ il sistema circolatorio di un essere vivente. La prima e’ da verificare, ovviamente, ma sta in piedi: quelle straordinarie vie di comunicazione (uso termini approssimativi per farmi capire) sono il prodotto di una civiltà. Per giunta di una civiltà molto più evoluta della nostra".

E qui cominciavano le stranezze notate dal professore russo.

 

La fittissima rete di condotte che emerge dalle foto, sebbene ricoperta dai ghiacci, è talmente regolare, con interconnessioni parallele del tutto geometriche, da escludere il caso. Si tratta - sosteneva Rodionov - di tubi, o canali della lunghezza di centinaia di chilometri, di profili diversi e diametri che possono arrivare a 200 metri, a più piani. Che non si tagliano l’uno con l’altro ma si scavalcano.

 

Sono tunnel, autostrade, abitazioni, impianti industriali?

"Non lo sappiamo, ma ripeto che chiunque analizzi quelle foto concluderà che sono prodotti artificiali".

Solo una civiltà molto antica ed evoluta, molto più della nostra, può permettersi di vivere in quelle condizioni, perché solo sotto uno spesso riparo di ghiaccio si può evitare il bombardamento dei meteoriti e quello non meno distruttivo della potente radioattività che proviene da Giove.

 

Ma quelle "riparazioni" lascerebbero pensare che quella civiltà è ancora in vita e non si è estinta. Rodionov aveva inviato tre cartelline di spiegazione anche a Edward Stone, direttore del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, ricevendo una risposta interlocutoria: la Nasa stava anch’essa analizzando le foto e aveva trovato "interessante" l’ipotesi dello scienziato russo.

 

Rodionov aveva però un piano, cercare di stabilire un contatto.

"Ma il contatto potrebbe comunque non esserci. Allora ci potrà servire moltissimo Galileo che ha ancora due anni di vita. Ci saranno altre foto, in altri momenti, da altre angolazioni.

 

Potremo ottenere le carte in rilievo e confrontare le eventuali variazioni sulla superficie delle zone lucide. Cioè se vi sono stati nel frattempo altri risanamenti delle ferite meteoriche. Insomma con opportune correzioni del programma scientifico di Galileo potremmo ricavare un’immensa quantità di informazioni.

 

Ma, in attesa di tutto ciò, quello che già vediamo è sufficiente a concludere che lassù c’è una vita intelligente."

 


La civiltà aliena dei Saturniani
I Saturniani sono una “nuova” razza aliena e che va ad aggiungersi al già nutrito corpus di civiltà extraterrestri sino ad oggi scoperte.

 

Rispetto alla casistica di quelle razze che compiono le abductions (Horus, Satanidi, Mantidi, Umanoidi, etc.), quella dei Saturniani sembra appartenere ad una fazione a se stante.

 

Seppure coinvolti in un progetto di ampia portata e che, comunque, al centro di tali interessi vi si trovi il Genere Umano, verso di noi hanno un approccio del tutto diverso perché, data la loro natura intrinseca, non hanno lo stesso programma o progetto di lavoro delle razze a noi già note. Inoltre i Saturniani fanno parte, probabilmente, di una fazione molto più ampia che include ulteriori civiltà aliene, tantissime delle quali ancora sconosciute e in continua fase di studio e ricerca.

 

Questi presunti esseri non hanno aspetto e una conformazione riconducibile ad un qualsiasi essere vivente conosciuto, pertanto non sappiamo al momento quale sia la loro attuale forma fisica.

 

Riteniamo, anche a seguito dello studio sui satelliti in cui vivono, che siano esseri acquatici, dato che sotto la crosta ghiacciata dove si trovano probabilmente immensi oceani di acqua tiepida e allo stato liquido, si siano evolute forme di vita acquatiche marine. Altra aggravante sulla “cecità” di questi esseri è data dalla completa oscurità in cui si troverebbero a vivere queste forme di vita (o vere e proprie civiltà), non avendo fonti luminose interne e impossibilitati dalla spessa coltre di ghiaccio a ricevere quella solare.

 

Siamo d’innanzi ad una nuova forma di vita aliena, senza dubbio intelligente, evolutasi in modalità totalmente differente da quelle ad oggi note e studiate, e che potrebbe addirittura variare da forme cellulari, micro o macroscopiche, sino a forme fisiche vere e proprie.

 

Da alcune ricostruzioni compiute da persone addotte e non solo, emerge un ritratto particolare, dove questi esseri sembrano assomigliare più ad animali marini dotati di “forza elettrica”.

 

Si pensa che nelle profondità di Europa, il nucleo sia composto da un minerale cristallino, metallico ma non magnetico, che produce una forza di tipo elettrostatica e che permette anche alla specie di “memorizzare dati”. Vivendo in luoghi bui non hanno il concetto del loro aspetto fisico, tanto che nelle visualizzazioni appaiono spesso di forma vagamente umana con fisiologia indefinibile: esseri quasi umanoidi spesso in sospeso nello spazio come se galleggiassero.

 

Si nutrono principalmente della fauna locale (quindi carnivori), anche se occasionalmente mangiano pure la flora (possibili alghe) ed hanno un periodo di letargo che dura diversi mesi, nei quali si riposano fisicamente, dedicandosi principalmente ai contatti spirituali con altre razze. La loro struttura sociale è ignota, non possiedono un sistema economico e si pensa che abitino in comunità formate da nuclei familiari composti da più individui.

 

Sembra siano in grado di utilizzare i numeri (contare) e immagazzinano le informazioni nel materiale cristallino. Dotati di sentimenti non conoscono la vergogna, lo stress, l’insicurezza, conoscono la serenità, la paura, il dubbio, l’amore come il nostro non lo intendono, anche se hanno una particolare sensazione d’affetto.

 

Possiedono una specie di calendario per contare il tempo o le fasi della loro vita quotidiana: esso si basa sui movimenti ciclici della superficie ghiacciata.

 

Imprigionati all’interno degli oceani, sotto una spessa coltre di ghiaccio, non potendo interagire con lo spazio esterno, questi esseri hanno sviluppato diversi piani di consapevolezza, cercando di oltrepassare le barriere fisiche attraverso la propria ricerca interiore.
 

 


Una Akasha cristallina
Probabilmente sono dotati di un elevato sviluppo spirituale che, mettendo in contatto loro stessi grazie alla cassa di risonanza vibrazionale del mare interno, ha contribuito allo sviluppo di un “corpo eterico”, ovvero di un corpo astratto e astrale nel quale potersi muovere liberamente nel cosmo, permettendo un’esplorazione alternativa dell’intero universo.

 

Spirito, essendo presente in tutto lo spazio, concede ai “corpi astrali” di potersi muovere liberamente in ogni angolo, anche più remoto del cosmo, e di entrare in contatto a livello eterico con qualsiasi altra forma vivente che abbia sviluppato uno stadio spirituale simile a quello della civiltà aliena coinvolta.

 

Grazie a queste capacità sono entrati probabilmente in comunicazione inizialmente tra di loro (satelliti gioviani e saturniani), successivamente con le forme aliene presenti nel nostro sistema solare, ed infine con gli esseri umani.

 

Probabilmente siamo di fronte ad una nuove frontiera della conoscenza della vita nello spazio e dello sviluppo di forme di vita che vanno sicuramente oltre la nostra concezione. Dai dati in nostro possesso emerge la nascita di una civiltà composta di entità dall’aspetto più variegato, da forme cellulari a veri e propri corpi fisici, sicuramente pesciformi e/o acquatici, diversificati in base allo sviluppo avvenuto nei diversi satelliti di Giove e Saturno.

 

Tale civiltà, che denomineremo “Saturniana”, si è poi evoluta nell’arco di milioni di anni (se non di più), riuscendo successivamente a creare una sorta di collegamento tra i vari esseri, nati frattempo nei satelliti dei due giganti gassosi.

 

Civiltà saturniana, perché si presume che la prima forma di vita si sia sviluppata su Encelado, in un periodo in cui il piccolo satellite era molto più caldo di oggi, presentando, quindi, un oceano allo stato liquido molto più grande. Nel corso del tempo, queste forme di vita si sono poi drasticamente ridotte a causa del raffreddamento e una migrazione al polo del sud del satellite, dove a causa della radiazione di fondo, esiste ancora del calore e che mantiene un piccolo mare ancora tiepido e non ghiacciato.

 

Nel corso dei milioni di anni successivi, anche a seguito del formarsi e il conseguente sviluppo di vita negli altri satelliti (Titano, sempre su Saturno, come su Europa, Ganimede e Callisto attorno a Giove), i Saturniani riuscirono a prendervi contatto tramite il corpo astrale, sfruttando quindi la loro innata e acquisita capacità spirituale. Successivamente, quasi a cassa di risonanza non appena sviluppata ulteriormente questa capacità, si sono avventurati oltre l’orbita di Saturno, entrando in comunicazione con altre entità similari, trovate nei tre satelliti di Giove.

 

Attualmente una delle più evolute civiltà di matrice saturniana non si trova più su Saturno, ma bensì sul satellite di Giove, Europa.

 

Questa civiltà, probabilmente evolutasi persino fisicamente, ha raggiunto livelli tali di comunicazione spirituale da conquistarne la supremazia, sottostando anche le civiltà degli altri satelliti ad un controllo più centralizzato, una sorta di Memoria o Akasha Saturniana, ma con sede su Europa.

 

Non sappiamo molto sul livello di interferenza di questa civiltà con la nostra, ma è presumibile pensare, come per altre razze, che non interagiscono con il Genere Umano sino a quando nessuno di noi raggiunge un alto livello di presa di Coscienza. Non è da escludere un intervento silenzioso nei nostri confronti, se vogliamo “indolore”, e che può avvenire durante l’arco della vita di qualsiasi terrestre.

 

Non è loro intenzione palesarsi per non intralciare il nostro cammino, anche se facciamo parte del contendere per le altre razze aliene, le quali conducono su di noi le abductions e gli esperimenti conosciuti.

 

Dal poco che conosciamo, tendono a stabilire un contatto telepatico con determinate persone, magari a volte soggette a qualche forma di parassitaggio o mutuo soccorso, questo dovuto alla loro vorace curiosità di scoprire nuovi mondi ed esseri viventi, soprattutto senzienti, con i quali possono stabilire una continua comunicazione ed un proficuo scambio di informazioni.
 

 


Fonti

  • www.coscienzaliena.blogspot.com di Federico Bellini

  • “Handbook of deep-sea hydrothermal vent fauna” di Daniel Desbruyères e Michel Segonzac

  • “The ecology of deep-sea hydrothermal vents” di Cindy Van Dover, Princeton University Press

  • “Sistema Solare” di Giovanni Caprara, Mondadori

  • “La Stampa” del 30 gennaio 1998

  • “Sistema Solare” di Giovanni Caprara

  • http://storienelvuoto.wordpress.com

  • http://it.wikipedia.org

  • www.astrobio.net

Torna a Alienologia




 

 


I Theuthiani (Ibisiani)
 

 

 

Nel Libro dei Morti degli antichi Egizi, Osiride ad un certo punto prende la parola ed esclama:

“Salve o Thot! Che cos’è questo che è accaduto ai divini figli di Nut? Hanno combattuto, hanno sostenuto la contesa, hanno fatto strage, hanno provocato guai: in verità, in tutto il loro operato i potenti hanno agito contro i deboli. O potenza di Thot, concedi che ciò che il Dio Atum ha decretato (sia compiuto)!

 

E tu non vedi il male né ti lasci provocare dall’ira quando essi portano alla confusione i loro anni e si accalcano e spingono per disturbare i loro mesi; perché in tutto ciò che ti hanno fatto hanno operato iniquità in segreto.”

Thot è il dio della scienza e della saggezza, in quanto ad Atum egli precede, per così dire, la gerarchia divina, descritto in termini puramente metafisici, è l’entità misteriosa da cui ebbe origine il Tutto: il suo nome potrebbe essere Principio-e-Fine.

 

Egli è quindi la Presenza e il Segreto Consiglio che si è tentati di identificare con lo stesso cielo stellato e il suo decreto deve avere una perfezione immutabile. Qui però vi sono, a quanto pare, forze che hanno operato iniquità in segreto, forze che appaiono ovunque e che vengono regolarmente denunciate come “prepotenti” o “inique” o l’uno e l’altro insieme, ma queste “forze” non sono inique fin dal principio: si rivelano per tali, diventano prepotenti nel corso del tempo.

 

E’ il Tempo, solo il Tempo, che trasforma i Titani, già sovrani dell’Età dell’Oro, in “operatori di iniquità” e l’idea di misura, dichiarata o implicita, mostrerà il delitto di questi “peccatori”, la loro trasgressione, trascinando dietro tutte le altre divinità nella loro caduta.

 

Ma Thot è anche la divinità egizia della luna, sapienza, scrittura, magia, misura del tempo, matematica e geometria, è rappresentato sotto forma di ibis, uccello che vola sulle rive del Nilo, ma anche sotto la forma, meno frequente, di babbuino.

 

Originario del 3º distretto del Basso Egitto, capitale Damanhur (Hermopolis Parva), comparve già nel periodo predinastico, mentre la città dove venne maggiormente adorato fu Hermopolis Magna ("Città degli Otto"), capitale del 15º distretto dell'Alto Egitto, dove venne rappresentato in sembianza di ibis, di cinocefalo ed anche di toro.

 

Nella teogonia di Ermopoli, Thot assunse un ruolo di grande rilevanza e fu considerato una delle divinità creatrici del mondo, mentre come divinità lunare venne associato con il sole morto in quanto la luna stessa (Iah), compare raramente nella teologia egizia.

 

Come i cicli della luna regolavano molti dei rituali religiosi ed eventi civili della società egiziana, così Thot fu considerato anche il primo regolatore di tali attività. Compagna di Thot fu Seshat che con lui divideva il compito di scrivere nomi ed imprese dei defunti sulle foglie dell'albero ished; secondo altre tradizioni sposa di Thot fu anche la dea-rana Heket.

 

In quanto inventore della scrittura e patrono degli scribi era al servizio anche del dio Ra nelle vesti di segretario e visir, e di Osiride come scriba; nel Duat, il mondo degli inferi, aiutò Osiride giudicando le anime dei morti.

 

In un dialogo platonico, il Fedro, Thot viene nominato (come Theuth), in un breve apologo proposto da Socrate per contestare l'importanza della scrittura, di cui il dio egizio sarebbe stato l'inventore, a favore dell'oralità, la quale sola permetterebbe all'uomo di "possedere" nella propria memoria quello che la fredda scrittura fissa su supporti materiali. Successivamente venne identificato con il dio greco Ermes o Hermes Trismegistus.
 

 


Hermes Trismegistus
Ermete Trismegisto è un personaggio leggendario dell'età ellenistica, a volte considerato come una divinità, altre volte come un uomo, venerato come maestro di sapienza e ritenuto l'autore del Corpus Hermeticum, a lui fu successivamente attribuita la fondazione di quella corrente filosofica nota come ermetismo.

 

Ermete Trismegisto significa letteralmente «Ermes il tre volte grandissimo», con questo nome si voleva assimilare Ermete, dio greco del Logos a Thot, dio egizio delle lettere, dei numeri e della geometria.

 

Essendo costume degli egizi iterare l'aggettivo «grande» davanti al nome delle divinità, Ermete era quindi appunto indicato come il "grandissimo" per tre volte (tris-megisto). Entrambi erano al servizio di una divinità superiore (Ermete è messaggero di Zeus, Thot è lo scriba di Osiride), Ermete era dio della parola mentre Thot era dio della parola e della letteratura; entrambi psicopompi, accompagnavano le anime dei defunti nell'oltretomba.

 

Sia Ermete che Thot erano inoltre, nelle loro rispettive culture, gli dèi della scrittura, della magia e a seguito di un tale processo di assimilazione tra divinità greche ed egizie, avvenuto nell'atmosfera sincretistica dell'Impero romano, Ermete Trismegisto divenne il dio rivelatore della verità e mediatore tra gli uomini e gli dei.

 

Athanasius Kircher nel suo Obeliscus Pamphilius, affermava:

“Gli Arabi lo chiamano Idris, dall'ebraico Hadores, i fenici Tauto, gli Egizi Thot ma lo chiamano anche Ptha, e i Greci Ermete Trismegisto”.

Giamblico attribuiva ad Ermete decine di migliaia di opere, di grande antichità ed immensa importanza, anteriori persino a Pitagora e Platone che a quei testi avrebbero attinto. Nei dialoghi Timeo e Crizia lo stesso Platone riferisce che nel tempio di Neith a Sais vi fossero stanze segrete contenenti registrazioni storiche possedute per novemila anni, forse riconducibili ai famosi “Libri di Thot”.

 

Anche secondo Cirillo di Alessandria e Marsilio Ficino, Platone avrebbe conosciuto in Egitto una sapienza antica risalente all'epoca di Mosè e forse ancora molto più primitiva.

 

I “Libri di Thot” sono dei mitici libri, 42 in tutto, redatti dal dio egizio Thot e lasciati sulla Terra, nei quali si troverebbero i misteri dei cieli e predizioni di eventi planetari futuri, questi libri profetici sarebbero stati nascosti in biblioteche egiziane segrete ed ora risulterebbero dispersi. Si trattava di una conoscenza infinita e coloro che la padroneggiavano venivano indicati come "Capi della Casa dei Libri" e solo i sacerdoti potevano consultare tali testi.

 

Secondo alcuni studiosi le 22 figure principali dei tarocchi provengono dai libri redatti dal dio, secondo tale teoria le figure altro non sono che fogli staccati dai libri.

 

Si pensa che all’interno vi fosse spiegata la precessione degli equinozi, tale evento è un movimento dell'asse terrestre, simile a quello di una trottola, che ne fa cambiare l'orientamento rispetto alla sfera celeste, una rotazione talmente lenta che, per compiere un giro su se stesso, l'asse terrestre impiega quasi 26.000 anni, durante i quali la posizione delle stelle sulla sfera celeste cambia, per poi tornare al punto di partenza.

 

L'intento degli antichi, sarebbe stato quello di trasmettere ai posteri il modo per calcolare la fine di ogni ciclo precessionale, solitamente accompagnato da catastrofi planetarie. Per questo eressero costruzioni talmente imponenti da resistere al peggiore dei cataclismi, monumenti nelle cui proporzioni matematiche e allineamenti astronomici, era contenuto un messaggio che, in questo modo, sarebbe sopravvissuto al trascorrere dei millenni.

 

Secondo alcune teorie, questi libri, sarebbero nascosti in una camera segreta situata nel complesso monumentale di Giza, mentre altri sostengono che siano stati spostati nell’attuale Iraq.
 

 


Il Maestro e “Guardiano Spirituale
Si conosce dalle leggende e da quanto ci ha tramandato la tradizione, la persona dell’istruttore (guida, iniziatore) del popolo egiziano nella figura di Ermete Trismegisto.

 

Oltre ai misteri “Ermetici” che il Trismegisto stabilì nella città sacra di Thoth, Khemenu, Ermete fu iniziato ai misteri solari di Zoroastro e tramandò questi insegnamenti al centro di Eliopolis.

 

E’ quanto dire che la sua visione del mondo era dominata dall’idea del Male, dove l’uomo, a suo giudizio, doveva innanzi tutto aspirare alla perfezione ed alla purezza morale: compiendo la sua scelta fra i due opposti schieramenti quello di Ahura Mazdao e di Angra-mayniu (tra Osiride-Horus e Seth), dalla scelta dipendeva la sua salvezza individuale ed, indirettamente, quella del Cosmo.

 

Dall’accordo di queste due dottrine, Ermopolitana e Eliopolitana, incise sul “corpo” spirituale dell’Egitto, da queste “nozze alchemiche” e dalle sue reazioni particolari alla mentalità egiziana scaturì tutta la civilizzazione della vallata del Nilo.

 

Ermete Trismegisto, che ricevette per missione di orientare l’evoluzione storica dell’Egitto mediante questi due centri iniziatici, non era probabilmente di sangue egiziano e nemmeno umano, e l’impresa che dovette assumersi fu, anche per un super-uomo, prodigiosa. Si trovò di fronte ad un popolo ostinato, insensibile quasi insofferente a qualsiasi forma di governo, passibilmente amorale, indifferente al bene e al male, un popolo infine appassionatamente avvinto, poeticamente e nei suoi sogni romantici, alle dolci gioie della terra, indolente, incapace di astrazioni e di interessi speculativi di qualsiasi sorta.

 

Il Trismegisto seppe trasformare questa mentalità e questo carattere al punto di renderlo inconoscibile, facendo dell’Egitto la “Luce del Mondo”.

 

Il modo in cui risolse il problema con mezzi di ordine psicologico, esoterico, pedagogico su scala mondiale, può essere così riassunto: il procedimento iniziale tendeva a staccare dalla terra il pensiero egiziano ed imprimergli un sentimento entusiastico per l’Infinito spaziale e per la Durata senza Limiti.

 

La vita nell’Al di là, egli diceva, poteva essere, senza alcuna soluzione di continuità, indefinitamente prolungata ed organizzata a volontà, meditante una tecnica sapiente; così l’Egitto, con il suo abituale entusiasmo, si lanciò a corpo morto nell’oceano della magia teurgica ed operatoria.

 

Avrebbe potuto precipitare molto in basso, tanto profondamente quanto i loro contemporanei di Babilonia, votatisi alla magia nera, ma un colpo di timone del Trismegisto li preservò da questo pericolo, egli incise sul “corpo” dell’Egitto la sublime dottrina di Zoroastro ed insegnò a questo popolo amorale ed “interessato”, l’importanza pratica dell’attitudine morale, conforme alla struttura occulta del Cosmo.

 

Certamente non tutti gli egiziani erano degli stinchi di santo, tutt’altro, ma la realtà concreta dell’imperativo morale riviveva nelle coscienze dell’elite che guidava i destini del popolo, e per questa elite, l’ordine morale umano coincideva con l’ordinamento Cosmico. Era la struttura, l’ossatura (occulta) del Cosmo, l’insieme delle linee di forza che lo mantenevano in vita, le leggi spirituali che lo governavano e senza le quali il mondo sarebbe stato sommerso nell’anarchia e nel disordine: era l’Anima stessa del Mondo.

 

Il Sole, la Luna, i pianeti, procedendo nelle loro orbite, servivano a questo ordine morale, l’incarnavano, lo dirigevano: e la morale umana non era che un particolare aspetto dell’ordinamento cosmico.

 

Chiunque infrangeva la morale, attaccava frontalmente la Sinarchia Cosmica, diveniva il suo nemico dichiarato ed un alleato in Campo avverso. Grazie a questa prospettiva, così grandiosa quanto concreta, la morale diveniva un legame vivente tra l’Uomo e l’Universo, una fonte d’ispirazione artistica, religiosa e filosofica.

 

In tal modo, impercettibilmente, l’egiziano si staccava dalla Terra ed era conquistato all’ideale della perfezione morale, e il piano del Trismegisto, vera leva dell’Archimede di ordine psicologico ed esoterico, con le tre tappe della sua realizzazione, riuscì a sovvertire l’Egitto dalla cima alle fondamenta ed iniziarlo al Pleroma e al Cosmo Spirituale.

 


La civiltà di Theut
Al momento è ancora in fase di studio la loro provenienza, anche se diverse fonti ci indicano la costellazione dell’Aquila come sede originaria, un successivo e breve sviluppo nella vicina costellazione del Cigno, per poi approdare, infine, nella costellazione di Orione, dove probabilmente condividono pianeti con altre razze aliene.

 

Un Theuthiano medio ha un’altezza che varia dai 2 ai 3 metri e su questi parametri possiamo identificare buona parte di tutta la popolazione, sappiamo che ha l’aspetto di un volatile, ma è dotato di arti, braccia e gambe e che può camminare e levitare; la sua struttura ossea è possente in grado di reggerne la mole, la forza fisica e la considerevole altezza.

 

Dall’aspetto fisico del tutto quasi umano, si differenzia per la testa a forma di uccello (simile ad un Ibis terrestre) e da una strana capigliatura che si forma nel lungo collo, creando una sorta di ventaglio simmetrico e ben curato. La pelle varia di colore, forse soggetti a mimetismo, sono in grado di cambiare il loro aspetto esteriore in base alle più diverse circostanze climatiche.

 

Comunicano per via telepatica, ma sono in grado di emettere anche dei suoni e/o parole, attraverso una complessa lingua parlata e scritta. Sembra che non indossino abiti, anche se ci sono testimonianze che riportano di aver percepito questi esseri con indosso bracciali, collane, anelli o ornamenti di un metallo sconosciuto.

 

Altra caratteristica che ci accomuna è il parto delle femmine, dove i piccoli Theuthiani, una volta formatisi all’interno dell’utero materno, vengono partoriti in un modo simile a quanto avviene nel genere umano.

 

E’ chiara una forte somiglianza con una componente razziale “umana o umanoide” che si differenzia solamente per il volto decisamente “animale”, questo fa supporre una loro antica genesi, dove a seguito di lontanissime sperimentazioni antropomorfe, si passò successivamente alle ibridazioni umane.

 

I Theutiani sono cugini degli Horus, probabilmente sono nati da una “costola” di questa seconda e più conosciuta, quanto famigerata, razza aliena.

 

Nella vasta e complessa tematica della Genesi delle varie razze aliene, seguendo anche le antiche conoscenze terrestri sugli dei ad essi associati, si scopre in realtà che nell’Antico Egitto, si conoscevano due diversi Horus:

  • Horus il Vecchio, figlio di Ra

  • Horus il Giovane, figlio di Osiride e Iside

E’ evidente che Horus il Vecchio, molto probabilmente, corrispondente alla razza aliena degli Horus (conosciuta nei casi di adduzioni), era una delle creature primordiali del Demiurgo Oscuro, razza che successivamente, scendendo a patti con i nuovi signori (gli Adam o Primi Uomini), si rese disponibile a nuove ibridazioni (Umano / Umanoide / Aliene) per la loro sopravvivenza e che porteranno alla nascita dei Theuthiani, ovvero di esseri dalla forma umana ma dall’aspetto ancora “animale”.

 

Non è da escludere che inizialmente possano aver convissuto e collaborato insieme, questo spiegherebbe l’iniziale sede originaria su Altair (la stella principe della costellazione dell’Aquila) come punto di partenza, arrivando ad una scissione a seguito di contrasti e guerre e che porteranno i Theuthiani a trasferirsi brevemente nella vicina costellazione del Cigno, per poi approdare in quella di Orione, dove più tardi, sopraggiungeranno anche gli Horus, precisamente su Alnitak, la prima stella della Cintura.

 

Non a caso nell’antichità queste due costellazioni erano spesso unite insieme, mentre proprio sotto di loro se ne trova una terza, quella della Lira, che secondo la leggenda fu lo strumento musicale creato da Ermes/Thot.

 

Le leggende raccontano che:

“fu la prima lira a essere costruita, inventata da Ermes, il figlio di Zeus e di Maia (Zeus = Primo Uomo / Maia = razza aliena umanoide?).

 

Ermes fece la lira dal guscio di una testuggine che aveva trovato a brucare fuori dalla sua grotta sul Monte Cillene in Arcadia. Ermes pulì il guscio, fece dei buchi lungo il bordo e vi legò diagonalmente sette corde fatte di budello di mucca, tante quanto il numero delle Pleiadi. Grazie a quella lira Ermes si tirò fuori dai guai in cui s'era cacciato per un'impresa giovanile, che l'aveva portato a rubare del bestiame di proprietà di Apollo.

 

Infuriato Apollo si presentò a reclamare la sua restituzione, ma quando sentì la bella musica che proveniva dalla lira lasciò che Ermes si tenesse le bestie e in cambio si prese la lira.”

Sappiamo poco della loro società, non esiste un capo supremo dell’intera razza, ma un sistema democratico composto da tante piccole comunità auto-gestite e che riunite formano agglomerati di città.

 

Un sistema ad incastro e a numero chiuso, ben articolato e ristretto, dove tutti i componenti, pur nella massima libertà di agire e vivere il loro quotidiano, sono costantemente monitorati e sorvegliati.

 

La discendenza dinastica è maschile, in una società del tutto patriarcale, anche se non sono rari i casi di dinastie di stampo matriarcale.
 

 


Interferenze con l’Uomo
Sappiamo che non interagiscono con il Genere Umano sino a quando nessuno di noi raggiunge un alto livello di presa di Coscienza.

 

Anche se non è da escludere un intervento silenzioso, se vogliamo “indolore”, e che può avvenire durante l’arco della vita di qualsiasi terrestre, non è loro intenzione palesarsi per non intralciare il nostro cammino, anche se facciamo parte del contendere con le altre razze aliene, che invece conducono su di noi le abductions e gli esperimenti a noi conosciuti.

 

Dal poco che conosciamo, tendono a guarire le “ferite spirituale degli uomini”, chiedendo una sorta di tacito permesso alla Monade della persona coinvolta (soprattutto la parte Spirituale e Animica, escludendo la Mente, in quanto ritenuta corrotta).

 

Sembra che non inseriscano microchip, mentre dalle rare visite fisiche, dato che interagiscono con noi per lo più a livello spirituale, prelevano del tessuto organico in grado di monitorare il nostro livello di trasformazione genetica e, successivamente, di intervenire per arrestarne una ibridazione condotta dalle razze aliene della Gerarchia Inferiore, operazioni che conducono anche in collaborazione con altre razze aliene.

 

Una particolarità di queste entità aliene è quella di manifestarsi raramente negli esseri umani, e se ciò avviene, la forma o il nome che assumono, è quello di “Guardiani” o di “Maestri”. Ancora è incerto il compito del guardiano, mentre l’essere maestri si manifesta nella necessità di istruire alcuni uomini su antiche conoscenze e di farli elevare a stadi di sapienza superiore.

 

Quando avviene tale contatto, spesso non si mostrano mai nella loro forma aliena, ma agiscono attraverso la psiche della persona prescelta grazie ad un gioco di incastri archetipici, andando a pescare la figura più consona alla cultura e allo sviluppo della persona stessa.

 

Solo dopo un lungo periodo di apprendimento o di particolare ascesi, arrivano a manifestarsi per ciò che sono realmente, in base al diverso livello di coscienza raggiunto.

Torna a Alienologia



 



I Lemuri
 

 


Nel regno animale terrestre
I Lemuri (Lemuriformes Gray, 1821) sono primati del sottordine degli Strepsirrhini, endemici del Madagascar.

 

Il termine "Lemure" deriva dalla parola latina Lemures, che sta ad indicare gli spiriti della notte della mitologia romana: chiaro il riferimento al fatto che la maggior parte dei Lemuri possiede grandi occhi dall'aspetto spiritato, ben adatti alla vita notturna che la maggior parte delle specie conduce, ed emette versi simili a gemiti sofferenti.

 

[I Lemuri, dal latino "Lemures", cioè "spiriti della notte", detti anche Larva, sono gli Spiriti dei Morti della religione romana, considerati come vampiri, ossia anime che non riescono a trovare riposo a causa della loro morte violenta. Secondo il mito tornavano sulla Terra a tormentare i vivi, perseguitando le persone sino a portarle alla pazzia. Si credeva che queste creature, non ben identificate né definibili proprio per la loro condizione di fatale ed eterna transitorietà, vagassero senza posa per le strade come anime in pena, in una sorta di limbo, dopo una morte prematura o violenta. Il senso di orrore che circondava queste figure spettrali venne poi a caratterizzare quello della loro domina, la dea Ecate. Per tenere lontani questi spiriti erano state istituite delle feste chiamate Lemuria].

 

Il termine "Lemure" si riferisce genericamente a tutti i membri delle quattro famiglie attualmente viventi e delle tre famiglie estinte di lemuriformi.

 

Nell'immaginario comune i Lemuri sono visti come antenati dei primati più evoluti: tuttavia, sebbene essi mostrino analogie di carattere morfologico e comportamentale coi primati primitivi, discendono da questi ultimi proprio come gli altri primati attualmente viventi.

 

Gli antenati degli attuali Lemuri cominciarono a divergere dagli altri primati fra i 62 e i 65 milioni di anni fa, attorno ai 40-52 milioni di anni raggiunsero il Madagascar, probabilmente attraverso tronchi e masse di vegetazione galleggiante che permisero loro di attraversare i bracci di mare che separavano l'isola dalla terraferma, anche se non sono state escluse le possibilità della presenza di un istmo o di una serie di piccole isole raggiungibili a nuoto che collegassero le due masse di terra.

 

Non essendoci grande competizione interspecifica, poterono occupare numerose nicchie ecologiche vacanti ed evolversi in completo isolamento, differenziandosi in una moltitudine di forme e dimensioni.
 

 


Il mito dei continenti Lemuria e MU
Lemuria è il nome di un ipotetico continente scomparso e che si suppone si trovasse nell'Oceano Indiano o in quello Pacifico.

 

Le teorie su Lemuria, necessarie per le teorie della bio-geografia del XIX secolo, sono divenute obsolete in seguito alla scoperta ed alla comprensione della tettonica a zolle, sebbene Lemuria sia scomparsa dal regno della scienza, essa è sopravvissuta grazie agli scrittori esoterici, differenziando i loro racconti in base alle necessità di contestualizzazione degli stessi autori.

 

Quasi tutti condividono, però, l'elemento cataclismatico che avrebbe fatto affondare l'antico continente, in analogia con l'Atlantide di Platone.

 

Sebbene i Lemuri viventi oggi si trovino solo in Madagascar e nelle isole vicine, la scoperta di “famiglie” estinte dal Pakistan alla Malesia ha ispirato il nome Lemuria, coniato nel 1864 dal geologo Philip Sclater nell'articolo The Mammals of Madagascar uscito sul The Quarterly Journal of Science.

 

A seguito della presenza dei Lemuri sia in Madagascar che in India e dalla loro assenza in Africa e nel Medioriente, Sclater propose che il Madagascar e l'India fossero state un tempo parte di un continente più grande, chiamato Lemuria proprio dal nome di questi buffi animali.

 

Lemuria entrò nel lessico dell'occulto tramite le opere di Madame Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, che dichiarò intorno al 1880 che l'esistenza di questo continente, abitato da una razza di ermafroditi spiritualmente puri, le era stato rivelato dai Mahatma che le avrebbero permesso di visionare un testo pre-atlantideo, il Libro di Dzyan.

 

Secondo l'interpretazione teosofica, gli ermafroditi di Lemuria corrispondevano a una delle “Sette Razze Radicali” attraverso cui si muove ciclicamente l'evoluzione dell'umanità.

Mu è il nome di un altro ipotetico continente scomparso nell'Oceano Pacifico, descritto dall'angloamericano James Churchward (1852-1936), sulla base di una traduzione probabilmente errata del XIX secolo dall'abate fiammingo Charles Étienne Brasseur de Bourbourg da un manoscritto Maya.

 

Nel 1864 l'abate Charles Étienne Brasseur, detto de Bourbourg, ritenne di essere riuscito a decifrare il cosiddetto Codice Troano (facente parte del codice Tro-Cortesiano o di Madrid), applicando il metodo inventato nel Cinquecento da Diego de Landa, un monaco spagnolo che divenne vescovo dello Yucatan.

 

De Landa, che dal 1562 in poi aveva fatto bruciare i testi Maya ritenendoli "superstizioni e menzogne diaboliche", in un secondo tempo si interessò alla loro cultura e cercò di apprenderne la scrittura. De Landa tuttavia partì dal presupposto errato che la lingua Maya fosse scritta con un alfabeto fonetico (come la lingua spagnola e latina a lui note), mentre in realtà era basata su logogrammi, dunque, ricavò una tavola comparativa tra lettere dell'alfabeto latino e caratteri del tutto inaffidabile.

 

Tre secoli dopo Charles-Etienne Brasseur (1814-1874) rinvenne nella biblioteca dell'Accademia Storica di Madrid una copia ridotta del monumentale trattato scritto da Landa, libro che nel frattempo era andato perduto, come del resto buona parte della conoscenza della scrittura Maya.

 

Brasseur si applicò subito alla traduzione di uno dei pochissimi codici Maya superstiti, il Codice Troano, utilizzando l'alfabeto inventato da Landa, ottenendo un testo piuttosto incoerente che sembrava parlare di una terra che era sprofondata in seguito ad un cataclisma, trovando infine un paio di simboli che gli erano sconosciuti, Brasseur li tradusse con quelli di Landa che più gli sembravano simili, ottenendo la parola "MU", che egli ritenne fosse il nome della misteriosa terra.

 

Prima di Brasseur non c'è traccia reale e nota di Mu in nessuna cultura preistorica o protostorica.

 

L'interpretazione di Brasseur venne successivamente ripresa, ampliata e resa popolare da James Churchward (1851-1936). Churchward, generalmente presentato come un colonnello dell'esercito britannico in pensione, scrive che, nel corso dei suoi viaggi in Oriente alla fine dell'Ottocento, finì con l'imbattersi nella storia di una remota civiltà scomparsa nella notte dei tempi, Mu, l'Impero del Sole, fonte di tutte le antiche civiltà del pianeta, in una serie di antichissime tavolette di terracotta - le tavolette dei Naacal - custodite in un tempio indiano.

 

Nel libro Mu, il continente perduto (Mu - The Lost Continent), secondo le descrizioni di Churchward il continente, situato nell'oceano pacifico, era un vasto territorio ondulato che aveva come confine settentrionale le isole Hawaii e come confine meridionale una linea immaginaria tracciata tra l'isola di Pasqua e le Figi. Da est a ovest misurava 8000 km e in senso verticale 5000 km.

 

Mu era ricca di vegetazione tropicale, fiumi, laghi e grandi animali.

 

Era una sorta di grande giardino dell'Eden, spesso identificato anche con Lemuria.
 

 


Folletti, Gnomi e Fate
Il termine folletto, così come l'espressione piccolo popolo o spiritello (per esempio spiritello dei boschi), si riferisce a minuscole creature magiche del folklore, mediterraneo, europeo e nordico.

 

Il termine deriva per sincretismo linguistico tra i volgari folle, e forse folata, e l'arabo farfar. Il folletto è un personaggio fantastico della tradizione popolare che vive nelle fiabe e nelle leggende, identificato originariamente con un essere buffo e grottesco, veloce e sfuggente, piccolo e agile, ma anche con una creatura invisibile, un turbine di vento, un misterioso burlone che intreccia le criniere e i capelli.

 

Abita in tane nei boschi di conifere o presso le case degli uomini, nei cortili e nei granai, esce quasi sempre solo di notte per divertirsi a fare dispetti alle bestie delle stalle e a scompigliare i capelli delle belle donne, a disordinare gli utensili agricoli e gli oggetti delle case e a molestare le persone povere di spirito.

Il termine gnomo venne introdotto nella magia rinascimentale e nell'alchimia per indicare uno spirito ctonio, mentre in seguito il termine è stato adottato nel folklore europeo ed utilizzato nella letteratura fantasy per designare spiritelli legati alla terra.

 

Paracelso fu il primo a menzionare gli gnomi, facendone derivare il nome dalla radice greca gnosis ("conoscenza"). Paracelso considerava gli gnomi spiriti della terra e del sottosuolo, e sosteneva che potessero spostarsi all'interno del terreno con la stessa facilità con cui gli uomini camminano sopra di esso. Nel folklore europeo, gli gnomi (detti anche folletti o piccolo popolo) sono creature fatate simili a uomini minuscoli.

 

Sono tradizionalmente rappresentati come baffuti e barbuti, e a volte dotati di caratteristici cappelli a cono, spesso di colore rosso. Abitano nei boschi, e sono (come fate, nani ed elfi) strettamente legati alla natura in cui abitano.

La fata è una creatura leggendaria presente nelle fiabe o nei miti di origine principalmente italiana e francese, ma che trova comunque figure affini nelle mitologie dell'Europa dell'Est.

 

Nell'originale accezione dell'Europa meridionale (senza influenze celtiche) è totalmente sovrannaturale, cioè non ha nulla di umano se non l'aspetto. Il nome fata deriva dall'altro nome latino delle Parche, che è Fatae, ovvero coloro che presiedono al Fato (dal latino Fatum ovvero "destino").

 

La fata è un essere etereo e magico, una sorta di Spirito della Natura e che, come gli altri esseri sopra menzionati, vive in una realtà parallela alla nostra.
 

 


L’Altra Dimensione
Una dimensione parallela (anche realtà parallela, universo alternativo, dimensione alternativa o realtà alternativa) è un ipotetico Universo separato e distinto dal nostro ma coesistente con esso; nel senso scientifico del termine, nella stragrande maggioranza dei casi immaginati è identificabile con un altro continuum spazio-temporale; l'insieme di tutti gli eventuali universi paralleli è detto multiverso.

 

Alcune teorie cosmologiche e fisiche dichiarano l'esistenza di universi multipli, forse infiniti, in alcuni casi interagenti, in altri no, così come il viaggio nel tempo, il passaggio in una o più dimensioni parallele è un tema classico della fantascienza.

 

Una realtà parallela, nell'ambito del fantastico, è chiaramente un espediente che lascia infinite possibilità, poiché se nella nostra realtà certe cose si sono evolute in altre, in quella parallela potrebbe non essere successo così. L'invenzione di trame basate su una linea storica alternativa ha dato origine al genere distinto dell'Ucronia.

 

Il multiverso è, scientificamente parlando, un insieme di universi coesistenti previsto da varie teorie, come quella dell'inflazione eterna di Andrej Dmitrievič Linde o come quella secondo cui da ogni buco nero esistente, nascerebbe un nuovo universo, ideata dal fisico Lee Smolin.

 

Le dimensioni parallele sono contemplate anche in tutti i modelli correlati al concetto di D-brane, classe di P-brane inerenti alla teoria delle stringhe. Il concetto di multiverso viene proposto in modo serio per la prima volta nella cosiddetta "interpretazione a molti mondi" della meccanica quantistica, proposta da Hugh Everett III nella sua tesi di dottorato (The Many-Worlds Interpretation of Quantum Mechanics, abbreviata in MWI), questa interpretazione prevede che ogni misura quantistica porti alla divisione dell'Universo in tanti universi paralleli quanti sono i possibili risultati dell'operazione di misura.

 

La teoria del multiverso proposta da MWI ha un parametro di tempo condiviso, in molte delle sue formulazioni, tutti gli universi costituenti il multiverso sono strutturalmente identici, e possono esistere in stati diversi anche se possiedono le stesse leggi fisiche e gli stessi valori delle costanti fondamentali.

 

Altre interpretazioni dei molti-mondi sono quella di Copenhagen e quella delle "storie coesistenti", in queste ipotesi, lo stato dell'intero multiverso è correlato agli stati degli universi costitutivi dalla sovrapposizione quantistica, ed è descritto da una singola funzione d'onda universale. L'interpretazione a molti non può spiegare l'apparente universo antropico, questo perché le costanti fisiche di almeno una parte degli infiniti possibili "mondi" sono le stesse.

 

L'interpretazione a molti mondi può, comunque, spiegare l'esistenza di un pianeta come la Terra, quindi, se l'interpretazione a molti mondi fosse corretta, allora esistono così tante copie del nostro Universo, come dell'esistenza di almeno un altro pianeta come la Terra, con esso associato storie evolutive completamente diverse.

 

Ed è qui che entra in gioco l'Ucronìa (anche detta storia alternativa, allostoria o fantastoria) è un genere di narrativa fantastica basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale.

 

Per la sua natura, l'Ucronia è spesso assimilata al più vasto genere della fantascienza e si incrocia con la fantapolitica, mescolandosi all'utopia o alla distopia quando va a descrivere società ideali o, al contrario, indesiderabili. Il termine Ucronìa deriva dal greco e significa letteralmente "nessun tempo", per analogia con Utopia che significa "nessun luogo".

 

Indica la narrazione letteraria, grafica o cinematografica di quel che sarebbe potuto succedere se un preciso avvenimento storico fosse andato diversamente. Il termine è stato coniato dal filosofo francese Charles Renouvier in un saggio (Uchronie) apparso nel 1857, mentre gli anglosassoni usano invece il termine più immediato alternate history (storia alternativa).

 

È Ucronìa chiedersi, ad esempio, cosa sarebbe successo in Europa, se l'Impero Romano fosse sopravvissuto fino ai nostri giorni, se l'Impero Bizantino non avesse subito l'invasione islamica, se la Rivoluzione Francese non fosse scoppiata, se Napoleone avesse vinto a Waterloo, se l'andamento della Grande Guerra fosse stato diverso, se Hitler avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale o altrettanto se l'Operazione Valchiria fosse riuscita.

 

In America, se la Francia avesse vinto la guerra dei sette anni, se l'Inghilterra fosse riuscita a reprimere i rivoltosi americani alla fine del Diciottesimo secolo o se i confederati avessero vinto la Guerra di Secessione Americana.

 

In Italia, se gli Ostrogoti fossero stati capaci di respingere i bizantini, se Cristoforo Colombo si fosse impossessato dell'America per conto della Repubblica di Genova, se la Repubblica di Venezia e la Repubblica di Genova fossero rimaste indipendenti all'indomani del Congresso di Vienna o se Mussolini non fosse sceso in guerra al fianco di Hitler, etc.
 

 


Sviluppo e possibile civiltà
Al momento non conosciamo l’esatta provenienza degli alieni Lemuri, anche se a seguito di ricerche incrociate, si presume che la loro origine bisogna farla risalire ad un pianeta sperduto, all’interno di un sistema solare di una lontanissima Galassia dalla nostra.

 

Grazie ad una particolarità “tecnologica” che ha permesso loro di muoversi liberamente nello spazio e nel tempo, sono riusciti a crearsi una fitta ragnatela di colonie su vari mondi, popolandoli su di un diverso piano dimensionale, interagendo indisturbati con la popolazione autoctona per raggiungere i loro obbiettivi.

 

Del tutto indipendenti, bucolici ed immersi nella loro “natura”, si crede che siano nati allo stato brado di questo lontano pianeta, completamente ricoperto di una fitta vegetazione costituita da svariate forme di arbusti e alberi.

 

Nati inizialmente come una comune forma aliena, lentamente hanno acquisto una intelligenza che, oltre a farli emergere e distinguere dagli altri esseri viventi compresenti, ha permesso loro di cominciare ad interagire con forze a loro sconosciute. Non conoscendo inizialmente una tecnologia, hanno avviato un processo inverso di acquisizione di conoscenze, probabilmente l’inizio dei loro esperimenti attraverso lo spazio-tempo è avvenuto in modo fortuito e casuale, quando il loro sistema solare è entrato all’interno di una “anomalia” e che ha permesso il primo degli innumerevoli passaggi dimensionali.

 

Non appena sono stati in grado di sfruttare questa opportunità, ritrovandosi catapultati in altre galassie e su altri pianeti, hanno iniziato ad interagire con le nuove civiltà che, di volta in volta andavano a conoscere, acquisendo tecnologia e ulteriori informazioni che li hanno portati a sviluppare tutto un apparato di supporto alle loro ricerche.

 

Possiamo ad oggi affermare, con le nostre conoscenze in possesso, che sono una civiltà aliena venuta dal nulla e che è divenuta intelligente per puro caso e per una serie straordinaria di coincidenze.

 

Questo continuo vagare su vari pianeti e in un altro piano dimensionale, li ha condotti infine anche sul nostro pianeta, sfruttando queste pieghe spazio-temporali per muoversi all’interno di veri e propri stargate. Il fatto sorprendente è che i Lemuri non vivono sul nostro pianeta condividendo con noi lo stesso spazio-tempo, ma in uno parallelo, ovvero in una dimensione diversa e che ha visto il nostro pianeta evolversi in modo del tutto differente.

 

Se nel nostro viviamo in un pianeta che ha avuto un certo percorso evolutivo, il quale ha permesso infine all’umanità di emergere dopo miliardi di anni, nel pianeta Terra abitato dai Lemuri, la storia si è evoluta in modo completamente diverso e dove anche questa Terra stessa ha un aspetto geografico e morfologico irriconoscibile ai nostri occhi, molto simile, per certi aspetti alle antiche e fantastiche mappe rappresentati i continenti perduti di Atlantide, Mu e Lemuria.

 

Per questo motivo, nella nostra Terra, non è possibile riscontrare scientificamente dei continenti così grandi, perché la tettonica a zolle non è in grado di spiegare l’esistenza di terre, che invece esistono su una seconda Terra, esistente in una dimensione parallela alla nostra e con la quale, nel corso dei secoli e dei millenni, abbiamo avuto interferenze tali, da creare inaspettate sovrapposizioni.
 

 


Aspetto fisico dei Lemuri
Gli alieni Lemuri sono di piccolo aspetto, rispetto alle altre ben più note razze aliene, si presume che la loro altezza si aggiri attorno ad un minimo di 80 cm sino ad un massimo di 1 metro e 50 cm, possono assumere una posizione sia a quattro zampe che eretta, ovviamente a seconda delle diverse esigenze motorie.

 

Hanno una costituzione fisica che somiglia ad un incrocio di varie razze terrestri a noi ben note, tra i quali si ricordano ovviamente i Lemuri e i Capibara, presentando un folta peluria monocolore, ben pulita, curata, e che può variare di tonalità tra il bianco, il grigio o il marrone (chiaro e scuro).

 

Mostrano arti non molto lunghi e tozzi, con delle piccole mani formate da corte e sottili dita. Spesso non indossano indumenti, ma sono stati visti portare vestiti del tutto strani e dalle forme e i colori più fantasiosi, con ornamenti, capelli tondi o a punta, ricordando per la somiglianza gli antichi gnomi e folletti che da sempre hanno popolato il mondo delle fiabe della nostra infanzia.

 

I Lemuri, in quanto civiltà aliena, hanno società organizzate sul modello matriarcale, ovvero le femmine hanno una posizione di dominanza nei confronti dei maschi.

 

Ancora scarsa e sconosciuta e la tecnologia in loro possesso, anche se la particolarità della loro condizione esistenziale in una diversa dimensione dalla nostra, sembra permettergli di viaggiare nello spazio senza l’utilizzo di alcun specifica tecnologia o impiego di mezzi, utilizzando semplicemente le pieghe dello spazio-tempo per muoversi in mondi alieni sparsi tra le Galassie per i più svariati scopi.

 

I Lemuri, si crede che abbiano una vita molto lunga, ed una volta che finiscono la loro esistenza muoiono fisicamente, mentre il loro Spirito si incanta nelle piaghe dimensionali dove restano per l'eternità.

 

Inoltre, hanno la possibilità di mostrarsi sotto qualsiasi spoglia essi vogliano, mostrando pieni poteri di trasformarsi in ciò che vogliono attraverso complesse tecniche di manipolazione mentale.

 

La nascita dei Lemuri, invece, è avvolta nel mistero, alcune ipotesi ritengono che abbiano una madre comune, una specie di ape regina che li origina tutti.
 

 


Interferenze con l’Uomo
I Lemuri, infatti, sembrano ereditare i loro poteri ed il loro aspetto da alcuni personaggi della mitologia classica, sono quindi spiriti naturali che presiedono al destino dell'uomo, dispensando vizi o virtù.

 

Fin dai tempi più remoti si è sempre ritenuto che gli esseri fatati, ovvero, quelle creature che rappresentano l'infinità contenuta nel cuore e nell’anima di ciascuno di noi, avessero origini più antiche di quelle umane e perfino di quelle animali; quindi, essendo stato creato per ultimo, l’essere umano è considerato come una forma di vita che ha ancora molto da imparare dalle altre specie.

 

Per questo, nei secoli, sono emerse tra le più diverse leggende sul loro conto. Sembra che abbiano il potere di penetrare i segreti della natura ed inoltre hanno la possibilità di apparire dal mondo dell'invisibile, essi, inoltre, abitano in fondo ai pozzi, in riva ai torrenti, in oscure caverne o nelle parti più remote delle foreste ed il loro potere principale è molto simile a quello dei maghi.

 

Nelle leggende bretoni, in quanto Fate o Folletti, rivestivano un ruolo molto importante in quanto si credeva che la loro amicizia o il loro odio potessero decidere della felicità o della disgrazia di una famiglia, con l'avvento di una nuova nascita, i Bretoni avevano gran cura di apparecchiare, in una camera appartata, una tavola servita abbondantemente, con lo scopo di ottenere il loro consenso favorevole, di onorarli della loro presenza ed infine per dedicare le loro belle doti al nuovo nascituro.

 

Altre antiche leggende narrano che quando tutti dormivano, lavoravano nelle fattorie o nelle botteghe, e per imbonirsi i loro favori si offrivano loro dei doni in modo da ricevere protezione e fortuna, mentre quando c'era il fallimento dei raccolti o il susseguirsi di malattie, piuttosto che dare la colpa al destino o all'inefficienza umana, venivano incolpati gli spiriti maligni che venivano scacciati con riti e incantesimi.

 

Sono esseri che hanno come compito quello di vegliare sulle persone come angeli custodi, quindi di dispensare pregi e virtù e di proteggere i bambini, prendendosi cura di un figlioccio che viene da loro prescelto.

 

La loro indole tuttavia non è univocamente buona, oltre ad un egocentrismo che li distingue dalle altre razze aliene e con i quali spesso sono in contrasto, sono fortemente permalosi ed irascibili, un solo torto può scatenare la loro ira, mostrando quindi, oltre ad un ruolo di premiazione anche un ruolo fortemente punitivo del tutto atipico.

Torna a Alienologia
 

 




Arieti

 

 


Il loro mondo
Attualmente, del mondo in cui un tempo abitavano gli Arieti, non vi resta altro che desolazione.

 

Il pianeta che ancora oggi ruota attorno alla stella Hamal, nella costellazione a noi nota dell’Ariete, è un pianeta privo di vita, completamente morto. In tempi antichissimi, al contrario, è stato un pianeta brulicante di vita, dove la varietà della flora e della fauna era di una complessità tale da superare ogni immaginazione.

 

Il pianeta, grazie alla sua posizione, ha beneficiato di un clima semi-tropicale, favorevole allo sviluppo di una lussureggiante vegetazione e, tipica di molti mondi alieni, al gigantismo delle proprie specie, anche animali.

 

E’ in questo contesto che, probabilmente, è emersa la razza degli Arieti e nella quale ha operato finché non si è estinta.
 

 


Milioni, forse un miliardo di anni fa
Il pianeta, grande più o meno il doppio della Terra, era attraversato da una colossale catena montuosa che da nord si estendeva a sud del pianeta, creando una barriera naturale, capace di dividere il clima del pianeta in due distinte ed enormi aree.

 

Tale catena montuosa era il frutto di un’unica e gigantesca faglia, costellata di innumerevoli vulcani, che nel corso della sua evoluzione, ne ha persino aumentato la massa, continuando un processo di accrescimento del pianeta stesso. Da questa unica catena montuosa, a decrescere si stagliavano grandi distese di colline, che appiattendosi, diventavano poi pianure, perdendosi a vista d’occhio, sino ad arrivare alle zone più basse, lacustri, i mari e i grandi oceani (principalmente due, in entrambi gli emisferi).

 

Grazie all’unicità di questa catena montuosa, il clima sul pianeta era pressoché uniformato, distinguendosi nelle zone polari per un clima più fresco, che diventava poi sempre più caldo all’equatore. Ago della bilancia climatica sono sempre state le alte montagne, che dividendo il pianeta a metà, hanno contribuito alla formazione di due aree dal clima temperato su tutto il pianeta.

 

Le zone montuose sono da sempre state le più disabitate a causa delle avverse condizioni climatiche e della pericolosità sismica e vulcanica, mentre al contrario le ampie zone collinari, sono state utilizzate per l’agricoltura e l’allevamento.

 

Le grandi ed avveniristiche città degli Arieti, si stagliavano invece nel bel mezzo delle pianure, spiccando per l’incredibile tecnologia e la monumentalità degli edifici.

 

Pianeta pieno di vita e di colori, tra i più sgargianti e dalle sfumature più incredibili, anche nell’artificiosità delle costruzioni di questa civiltà, si rispecchiava un rispetto per il mondo circostante e l’utilizzo delle sue stesse particolarità naturali.
 

 


Oggi
Oggi di quel magnifico mondo non rimane altro che un pianeta caldissimo, arido e quasi completamente annerito.

 

Frutto di tale cambiamento non è stata una chissà quale catastrofe naturale, ma la conseguenza di una terribile guerra che, come vedremo in seguito, ha coinvolto in questo atroce destino anche un’altra razza aliena. Le grandiose città degli Arieti sono state rase al suolo, mentre ogni forma di vita è stata annientata.

 

Gli effetti collaterali di questa guerra e delle armi utilizzate, hanno poi contribuito al surriscaldamento globale ed una maggiore attività sismica e vulcanica.

 

Molto probabilmente il pianeta potrebbe spaccarsi in più parti e forse esplodere, in un prossimo futuro.
 

 


Chi erano gli Arieti
Essenzialmente la forma di questo essere alieno non si discosta molto da quella che ci è stata tramandata dal pantheon egizio.

 

Il dio Khnum veniva rappresentato con figura umana e testa di ariete dalle corna girate a spirale orizzontalmente verso l'esterno, spesso con il colore della testa colorato di verde, in altri casi marrone o rosa come la pelle umana. In realtà si è sempre trattato di raffigurare in forma umana un entità che in comune, aveva soltanto un vago aspetto umanoide.

 

La razza degli Arieti si distingueva in maschi (dalla pelle color verde, quasi fosforescente), femmine (dalla pelle color marrone) e una tipologia rara ermafrodita dalla pelle colore quasi rosato.

 

Tutte e tre le tipologie presentavano un corpo alto, quasi tre metri, possente e molto forte, muscoloso nei maschi e più aggraziato nelle femmine.

 

Caratteristica comune era la testa, con il muso simile a quello del nostro ariete, ma con debite differenze somatiche e la particolarità di larghe e forti corna orizzontali. Altra caratteristica era la pelle, costituita da un vasto reticolo poroso e che, presentava una vera e propria folta pelliccia posizionata tra il collo, gli avambracci, le spalle, sino quasi a scendere sul fondo schiena.

 

Tale pelliccia era di un colore simile all’oro, cangiante in più sfumature, dal rossiccio al marrone.

 

Fisico possente e forte, quasi del tutto umanoide e bipede, ancora portava insito nella sua natura l’aspetto primordiale e quadrupede. I fianchi, sporgenti e dalla grossa ossatura, permettevano ancora agli Arieti di poter prediligere a seconda delle situazioni, la posizione eretta o quella a quattro zampe e, proprio grazie a questa particolarità, avevano tenuto agli arti inferiori una sorta di zoccolo, mentre in quelli superiori si erano evoluti, otre allo zoccolo più piccolo ancora presente, degli arti simili a delle mani formate da quattro tozze dita.

 

La società degli Arieti era molto complessa e naturista, i cuccioli venivano cresciuti sino alla maggiore età allo stato brado, lontani dalla propria casa e dai genitori, ai quali sarebbero tornati una volta maturi, immersi nella più completa natura e seguiti da dei maestri di vita, ovvero dagli Anziani.

 

Lo “stato brado” della società degli Arieti era un esclusiva dell’età giovanile e anziana, iniziando e concludendo un ciclo della propria vita che principiava e si concludeva nella natura stessa.

 

L’età matura, invece, si svolgeva nelle città, nell’agio e il comfort della tecnologia più avanzata.

 

Appena raggiunta la maturità, i giovani venivano introdotti nell’alta società e immersi in un mondo artificioso e avveniristico, per la prima volta veniva presentata la loro famiglia di origine e nella quale avrebbero poi abitato e scalato la propria ascesa professionale. La tecnologia in possesso gli era stata donata, prima dell’avvento della definita “Era Moderna”, gli Arieti erano un popolo pacifico e bucolico, evoluto spiritualmente e con una propria cultura ben definita, ma lontani da idee di sviluppo e ricerca.

 

Tutto era cambiato quando quella razza primigenia fu modificata e resa più intelligente dopo un intervento esterno, lo stesso intervento che modificò anche lo sviluppo di altre razze, tra cui le Mantidi.
 

 


Che cosa accadde
La ragione della loro estinzione? Un sacrificio.

 

Questo spiegherebbe perché anche nelle culture antiche della Terra, era usuale nei sacrifici agli dei, porgere arieti o vitelli (ma non solo), portando sul piano umano un retaggio di un sacrificio molto più grande e che si era consumato in un mondo lontano.

 

Sacrificare l’ariete o l’agnello al Dio ebraico, significava sacrificare la razza degli Arieti al proprio Creatore (gli Adam o Primi Uomini), a colui che aveva modificato e permesso lo sviluppo di nuove forme di vita senzienti in una fetta di cielo galattico, del tutto ristretta e particolare.

 

Capire i meccanismi di tale gesto non è ancora un impresa facile, soprattutto nell’inquadrare il grado di influenza che questa razza aliena poteva avere sulle altre o nella nascente “Gerarchia Superiore”, ma sta di fatto che gli Arieti ad un certo punto si ribellarono alla “cupola settaria” che si era formata e, molto probabilmente, al loro stesso Creatore.

 

Grandi conoscitori della natura e delle sue capacità alchemiche, gli Arieti erano stati creati, per dar vita ad una razza aliena di abili manipolatori della materia. Una volta raggiunto un alto grado di evoluzione, non solo civile, ma anche scientifico, furono utilizzati per studiare e catalogare la maggior parte delle specie viventi, intelligenti e non, in tutti i pianeti allora conosciuti, compresi quelli del nostro sistema solare.

 

Successivamente furono gli Arieti che selezionarono i più idonei, non solo per dar vita a nuove forme aliene, ma arrivando a manipolare la natura e l’energia in essa contenuta, avviarono i germi di uno studio di manipolazione genetica, che avrebbe portato, infine, alla nascita del nostro genere umano.

 

Probabilmente quando gli Arieti capirono che sino a quel momento, erano soltanto stati usati per uno scopo ben preciso, quello di imbrigliare questa energia in un qualcosa di avverso alle stesse leggi della natura, si ribellarono, non solo al loro Creatore, ma anche alle altre razze aliene sino allora alleate.

 

La punizione fu spietata e arrivò per mano delle altre razze aliene, bramose del potere assoluto e che allora facevano parte della primigenia “Gerarchia Superiore”:

  • Felini

  • Canidi

  • Horusiani

  • Sauroidi

In questa guerra trovarono degli alleati, la razza dei Taurini, ma questo fronte, seppure potente e temuto, non ebbe la meglio contro un asse ben più numeroso e finì per soccombere, la loro civiltà annientata, insieme ai pianeti in cui erano vissuti.

 

Una incompresa razza aliena “buona”? Probabilmente, anche se la necessità primaria era sempre stata la propria salvaguardia esistenziale.

 

Fecero appena in tempo a gettare i germi della nascente nostra razza umana, quando gli Arieti vennero distrutti; altri, poi, presero in eredità e svilupparono successivamente le loro conoscenze per altri scopi.

 

Torna a Alienologia






Taurini

 

 


Vari pianeti per un unico popolo
Stabilire quale sia il pianeta di origine di questa razza aliena non è compito facile, possiamo però affermare che l’evoluzione di questa civiltà, si è svolta attraverso la colonizzazione di vari mondi, pressoché interni alla costellazione del Toro.

 

Aldebaran era una stella fortunata, che portava ricchezze ed onori, ed era insieme ad Antares, Regolo e Fomalhaut, una delle quattro "stelle reali" dei Persiani dal 3.000 a.C. Molto probabilmente la loro civiltà si è sviluppata su un pianeta attorno ad Aldebaran, un pianeta molto grande, roccioso e posto ad una considerevole distanza dalla stella, essendo una gigante.

 

Nel 1997 è stata annunciata la possibile scoperta di un grande pianeta, o di una piccola nana bruna orbitante attorno alla stella, con una massa minima pari a 11 volte quella di Giove e posto alla distanza di 1,35 unità astronomiche; il pianeta non è ancora stato confermato.

 

Forse potrebbe essere questo il pianeta di origine dei Taurini, un mondo dove, a causa delle particolari condizioni interne a questo complesso e affascinante sistema solare, la vita si è sviluppata in un modo del tutto inaspettato.

 

Probabilmente non doveva discostarsi molto dalle particolarità lussureggianti del clima e delle forme di vita presenti sul pianeta degli Arieti, in quanto l’origine “bovide”, sviluppata dall’Uomo Primo, era comune per entrambi, come molto probabilmente le due razze hanno avuto un origine, o comunque una manipolazione successiva ed esterna del tutto simile.

 

Il pianeta, gigantesco, era formato da imponenti catene montuose, pianure immense e vastissimi oceani. Con una atmosfera dall’altissima concentrazione di anidride carbonica, la vita in esso contenuta, si è sviluppata nel corso della sua storia raggiungendo forme ciclopiche, con vegetazione, tra cui “alberi” anche alti centinaia di metri o forse chilometri.

 

Forme di vita animali difficili da descrivere, non solo per la grande quantità in esso presenti, ma anche per varietà e tipologia. Anche i diversi pianeti dove la civiltà taurina ha abitato, sia nelle altre stelle della costellazione del Toro, che esterne, avevano più o meno le stesse caratteristiche del pianeta di origine, seppure con le dovute differenze.

 

Necessità di questo popolo era quello di avere un pianeta dai vasti spazi, dove poter prosperare liberamente e dal quale sfruttare ogni possibile risorsa. Sicuramente colonie ci sono state nelle stelle delle Iadi, nell’ammasso delle Pleiadi, soprattutto nella stella Alcione (η Tauri), in comune anche con altre razze aliene per periodi di tempo più o meno lunghi (attualmente abitate da ulteriori altre razze aliene).

 

Attualmente di quel pianeta originario attorno ad Aldeberan non rimane quasi nulla della bellezza di un tempo, non solo per la distruzione avvenuta in passato da parte di altre razze aliene e durante la prima guerra galattica, ma anche perché Aldebaran stessa, ha incrementato la sua massa e quindi il suo calore su tutti i pianeti in esso contenuti.

 

Stessa sorte è toccata anche agli altri pianeti colonizzati dai Taurini, distrutti o conquistati e riutilizzati da altre razze per diversi scopi ed esigenze, completamente diverse.
 

 


Arieti e Taurini, un origine in comune
Come accaduto sulla Terra, dove all’interno della razza bovide si trovano sia arieti che tori, anche nella galassia è avvenuta la stessa cosa.

 

Molto probabilmente la razza dei Taurini doveva trovarsi in origine sullo stesso pianeta in cui vi abitavano gli Arieti e che poi, successivamente, una volta manipolati, sono stati portati in un’altra costellazione, quella del Toro. Tale divisione è stata necessaria per permettere ad una sola razza di vivere e svilupparsi su un pianeta, in modo da non intralciare le rispettive evoluzioni e non creare conflitti.

 

E’ facile, analizzando le informazioni che abbiamo, riscontrare come doveva essere l’aspetto di entrambe queste razze, per molti aspetti del tutto simili.

 

Comune era il busto e il pube dalla forma quasi umana, mentre le gambe restavano animali e ripiegate, permettendo anche la posizione da “quadrupede”. Le braccia si concludevano con delle mani dove si fondeva la precedente forma di zampa e sul dorso, dal collo sino al fondoschiena, era presenta una folta pelliccia di diverso colore.

 

La testa ovviamente differiva notevolmente nella morfologia, soprattutto le corna: quelle degli ariete erano lunghe ed orizzontali, mentre le corna dei Taurini, possenti e verticali.
 

 


Chi erano i ribelli Taurini
E’ in questo contesto che appare la civiltà del “Toro”, un primordiale animale, possente, grande, dalla forza indescrivibile, un animale simile ai nostri tori, bisonti e bufali, fusi insieme in un qualcosa di unico.

 

Grazie a tutte questa particolarità, venne deciso in origine il suo sviluppo, come avvenuto con tante altre razze primigenie (arieti, tori, felini, canidi, sauroidi, mantidi, etc.), perché molto probabilmente le caratteristiche di questa razza aliena, sarebbero potute risultare utili per svariati scopi.

 

In effetti, questa antichissima razza fu tra le più potenti e temute della galassia, perché fu una civiltà altamente sofisticata e quanto mai complessa, sia culturalmente che tecnologicamente e perché venne investita, probabilmente dal suo creatore (Adam), del ruolo di guardiano per la messa in sicurezza di tutti i sistemi solari e le costellazioni, dove gli Adam Immortali, aveva avviato il suo nuovo progetto di vita.

 

Da qui nacque il mito del Minotauro e del suo compito di proteggere il celeberrimo labirinto, un labirinto che in realtà rappresentava, in modo archetipico, un complesso progetto di portata cosmica e che si trovava nel cielo tra le varie costellazioni attorno alla Terra, che doveva restare segreto e ben custodito.

 

Originariamente, animali selvaggi che vivevano allo stato brado e con caratteristiche di vita molto simili a quelle degli Arieti, ad un certo punto della loro tranquilla esistenza, si ritrovarono ad interagire con un entità che cambiò il corso degli eventi. L’Uomo Primo attuò una manipolazione che portò allo sviluppo di una civiltà evoluta, culturalmente e tecnologicamente, modificando pesantemente anche la loro costituzione fisica, la quale da quadrupede, diventò bipede e dall’aspetto molto più umanoide.

 

La razza degli Taurini si distingueva in maschi (dalla pelle color marrone scuro) e femmine (dalla pelle color marrone chiaro). Tutte e due le tipologie presentavano un corpo alto, quasi quattro metri, possente e molto forte, muscoloso sia nei maschi che nelle femmine. Caratteristica comune era la testa, con il muso schiacciato e forti e lunghe corna verticali.

 

Altra caratteristica era la pelle, quasi simile al cuoio, presentando una vera e propria folta pelliccia, come negli Arieti, posizionata tra il collo, gli avambracci, le spalle, sino quasi a scendere sul fondo schiena, tale pelliccia era dello stesso colore della pelle. Fisico possente e forte, quasi del tutto umanoide e bipede, ancora portava insito nella sua natura l’aspetto primordiale e quadrupede.

 

Altra somiglianza con la razza degli Arieti, erano gli arti. I fianchi, sporgenti e dalla grossa ossatura, permettevano ancora ai Taurini di poter prediligere a seconda delle situazioni, la posizione eretta o quella a quattro zampe, e proprio grazie a questa particolarità, avevano tenuto agli arti inferiori una sorta di zoccolo.

 

Gli arti superiori, invece, si erano evoluti diversamente perché oltre allo zoccolo più piccolo ancora presente, si trovava una sorta di mano, formata da cinque tozze dita. La società dei Taurini era molto semplice.

 

Originariamente abitavano sulla superficie del pianeta in agglomerati urbani dagli edifici dalla particolare forma cubica. Potremmo parlare di “Civiltà al Cubo”, data l’architettura sfaccettata, deformata, con edifici originari, inglobati all’interno di altri attraverso forme geometriche ben precise. Quando successivamente le condizioni diventarono proibitive a causa del surriscaldamento della stella Aldebaran, buona parte degli edifici furono abbandonati e tutta la loro civiltà si trasferì nel sottosuolo, riportando la stessa capacità in profondità e specularmente al contrario di come lo era in superficie.

 

Gli interni vasti e asettici, si contraddistinguevano per una intensa luce presente in alcune sale, al contrario di altre quasi immerse nell’oscurità. Questo contrasto era presente nella vita pubblica e privata, a seconda delle diverse esigenze e situazioni quotidiane.

 

La società, strutturalmente molto semplice, presentava al vertice una guida o sorta di dittatore, con funzioni di governatore dell’intero pianeta (stessa cosa avveniva in ogni colonia, l’unione dei dittatori di ogni colonia formava il “Grande Consiglio”), a scendere esistevano dei sotto-dittatori o governatori, incaricati di amministrare gli agglomerati urbani delle colonie-capitali.

 

I Taurini vivevano tutti insieme, non c’erano come sulla Terra, città o paesi sparsi, anche distanti o di pochi abitanti, da subito si erano concentrati in una vastissima pianura e li avevano creato la loro unica e gigantesca città, talmente grande da contenere miliardi di individui. Quindi, l’unica città o capitale era l’insieme di tanti agglomerati urbani, sparsi in un territorio sconfinato.

 

Fortemente militarizzati, sin da giovanissimi tutti i maschi venivano avviati ad un duro addestramento che alla maggiore età, li avrebbe portati a svolgere le più diverse mansioni nell’esercito.

 

Le femmine, al contrario, erano dedite al lavoro “casalingo”, alla crescita dei piccoli, ma anche a svolgere tutte le attività amministrative pubbliche, ricoprendo anche alte cariche.
 

 


Che cosa accadde
Come avvenuto per gli Arieti, un’altro sacrificio è alla base della loro scomparsa.

 

Questo spiegherebbe, come anche per gli Arieti, perché nelle culture antiche della Terra era usuale, nei sacrifici agli dei, porgere Tori, portando sul piano umano un retaggio di un sacrificio molto più grande e che si era consumato in un mondo lontano.

 

Tutto iniziò nel momento in cui gli Arieti si ribellarono al progetto del loro creatore (l’Uomo Primo), quando capirono che sino a quel momento, erano soltanto stati usati per un scopo ben preciso.

 

Da sempre grandi alleati, non solo per l’origine in comune, ma anche per una inossidabile amicizia e collaborazione, mossero guerra contro la primigenia “Gerarchia Superiore”:

  • Felini

  • Canidi

  • Horusiani

  • Sauroidi

Questa alleanza, seppure potente e temuta, non ebbe la meglio contro le altre razze, ben più numerose, e finì per essere completamente distrutta.

 

Si pensa che esistano ancora dei superstiti di questa razza, in qualche pianeta di costellazioni più lontane.

 

Torna a Alienologia